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Grecia. Un 6 dicembre di fuoco in memoria di Alexis

athe_s6thDecine e decine di cortei hanno ieri attraversato le principali città della Grecia per onorare la memoria di Alexis Grigoropulos, quindicenne assassinato il 6 dicembre 2008 dalla polizia nei pressi del quartiere di Exarchia. In risposta all'omicidio la rivolta che infuocò quel dicembre di sette anni fa contro le prime misure di austerità. Il ricordo di Alexis mantiene viva la possibilità della rivolta, specie in quest'anno in cui, nella notte a cavallo tra il 5 e il 6 dicembre, l'ennesima finanziaria lacrime e sangue è stata approvata dal governo in cambio del nuovo piano di aiuti: 2,5 miliardi di risparmi grazie alla riforma sulle pensioni, tagli alla spesa pubblica e 3,2 miliardi di entrate grazie a nuove tasse.
Ad Atene si sono tenuti due cortei. Uno al mattino chiamato dagli studenti e un altro alla sera, convocato dai collettivi dell'estrema sinistra e dal movimento anarchico con base a Exarchia. Le principali città del paese – Salonicco, Patrasso, Irakleio, Volos - sono state teatro di manifestazioni analoghe, così come centri minori come Syros, Agrinio, Trikala, Karditsa, Thiva, Livadia, Lamia, Larisa, Orestiada, Samos, Mitilini, Chios, Chania, Komotini, Rodos. Nella maggior parte dei casi si sono verificati scontri in ragione sia della determinazione dei manifestanti sia dell'atteggiamento provocatorio della polizia. Anche nelle città con cortei più piccoli, con una partecipazione nell'ordine di alcune centinaia di manifestanti, si sono verificati scontri con la polizia come a Trikala, Kalamata, Komotini. A Komotini si registrano anche due arresti.

A Salonicco circa 2400 persone sono scese in strada a manifestare. La polizia con uno schieramento ingente di uomini, ha circondato provocatoriamente il corteo. La determinazione dei manifestanti ha evitato che il corteo venisse spezzato dalla polizia. Alla fine una parte del corteo ha costruito delle barricate scontrandosi per ore con la polizia. Nessun arresto è stato effettuato. A Volos circa mille manifestanti sono scesi in strada. Durante il corteo telecamere di sorveglinza, banchi dei pegni e le facciate delle banche sono state bersagliate dai manifestanti. Al termine del corteo sono state erette barricate e un attacco è stato sferrato a una stazione di polizia impegnando per ore gli agenti in duri scontri. Analogamente a Iraklio circa 1300 manifestanti in corteo hanno attaccato e distrutti due filiali bancarie e le vetrine di un centro commerciale. Il corteo si è concluso nel principale spazio occupato della città dove la polizia ha poi attaccato i manifestanti con gas i lacrimogeni.

Ad Atene l'intero fine settimana è stato animato da scontri e iniziative di piazza. Da venerdì notte ogni sera a Exarchia gruppi di militanti hanno condotto attacchi contro la polizia, surriscaldando il clima verso il corteo previsto per la domenica. Tra i vari incidenti resta da menzionare l'incendio appiccato dalla polizia a un piccolo negozio di vestiti a Exarchia. Il fuoco si è rapidamente propagato all'intero stabile, abitato nei piani superiori. L'intervento dei vigili del fuoco è stato rallentato dalla polizia che ha accusato i manifestanti di aver appiccato l'incendio.

Il corteo serale della domenica, convocato per le 17, ha visto la partecipazione di circa diecimila persone. Da subito la polizia ha attaccato la manifestazione con gas lacrimogeni, granate stordenti e con ripetuti tentativi di spezzare e disperdere la manifestazione. La maggior parte dei manifestanti si è poi riunita a Exarchia dove nelle vie del quartiere gli scontri con la polizia sono continuati fino alle prime ore del mattino. Da segnalare la provocazione della polizia che si è concentrata in forze fuori dalla grossa occupazione di sostegno ai migranti di via Notara, senza però procedere a un tentativo di sgombero. Alla fine della giornata si contano 35 manifestanti condotti in commissariato.

 

Il corteo di ieri notte a Exarchia

 

 

La notte tra sabato 5 e domenica 6 a Exarchia

Athens Clashes Black December, Exarcheia 05/12/15 from Ross Domoney on Vimeo.

Fonte: Atene Calling

Il 25 ottobre scorso a Genova si è suicidata Paola, la compagna di vita e di lotta di Gimmy, compagno in carcere per i fatti del G8.
Gimmy ci ha fatto sapere che i genitori di Paola sono in difficoltà economiche e che hanno bisogno di un aiuto per sostenere le spese del funerale.

Per dare un contributo economico potete mandare un vaglia alla madre di Francesco a questo indirizzo:

Pace Giuditta
Via Zurria 37
95100 Catania

Si occuperà lei di fare arrivare i soldi ai genitori di Paola

Per scrivere a Gimmy:

Francesco Puglisi
Casa Circondariale "Nuovo complesso"
Via Raffaele Majetti 70
00156 Roma Rebibbia


Segue il testo di un volantino diffuso:

GENOVA NON E' FINITA, LIBERTA' PER GIMMY!

"Nell'ora della rivolta non si è più soli nella città. " Furio Jesi

Il 14 luglio 2012 la Corte di Cassazione condanna in via definitiva 5 compagni per i fatti del G8 di Genova nel 2001, con pene fra i 10 e 15 anni di carcere. Il 13 novembre 2013 la corte d'appello di Genova condanna altri 4 compagni a condanne comprese fra i 6 e gli 8 anni.
Dopo la sentenza della Cassazione del 2012 due compagni, Gimmy e Vincenzo, decidono di scappare e continuare a vivere liberi. Vincenzo ad oggi fortunatamente è ancora libero, mentre Gimmy viene arrestato insieme alla sua compagna nel giugno 2013 a Barcellona, dove si era rifugiato.
Da allora si trova nel braccio G9 del carcere di Rebibbia, dove deve scontare una pena fino al 2024.
Una condanna che è stata possibile grazie anche alle delazioni di un “pacifista” di Ravenna, presente in cui giorni a Genova.
Il 12 gennaio 2016 presso la corte d'appello di Genova ci sarà un udienza riguardo il “continuato” fra un arresto del 2000 e quello dei giorni della rivolta contro il G8. Un udienza cui Gimmy presenzierà e in cui sarà importante fargli sentire la solidarietà dei compagni.
In vista di questo giorno è importante scrivergli e supportarlo nei modi che ognuno reputa opportuno. Anche un aiuto economico è necessario, viste le varie spese da sostenere, fra cui anche quelle processuali.
Oltre alla difficile situazione legata alla detenzione, nei giorni scorsi Paola, la compagna di vita e lotta di Jimmy, ha deciso di togliersi la vita. Ora più che mai è fondamentale stargli vicino.
Un altra vita spezzata dalle sentenze dei giudici di Stato, pronti a seppellire in carcere per decenni compagni accusati di aver attaccato un bancomat o delle vetrine, mentre poliziotti, carabinieri e secondini che hanno ucciso e torturato in modo sistematico al g8 di Genova come nelle questure e nelle carceri negli ultimi anni vivono tranquilli nelle loro case.
Tutto ciò serve solo a rendere più evidente che mai quanto l'apparato della giustizia sia un apparato di classe, al servizio di chi detiene il potere politico ed economico di questo paese.
Solo la solidarietà dal basso può fare la differenza; può segnare il confine che esiste fra la nostra idea di società e la loro, fra la nostra idea di libertà e la loro.

Facciamo in modo che la solidarietà torni ad essere un arma, ancora più affilata.

Scriviamo in massa (e mandiamo vaglia) a:

Francesco Puglisi
Casa Circondariale “Nuovo Complesso”
Via Raffaele Majetti 70
00156 Roma Rebibbia

Fine corsa. La presente organizzazione sociale è giunta ad un punto di non ritorno. L'attuale modo di vivere è in guerra aperta con le risorse naturali, con la crosta terrestre, con la capacità stessa di riproduzione delle specie vegetali, animali e umane. Siamo semplici ingranaggi di una megamacchina di cui non controlliamo né gli strumenti né le conseguenze. Solo attraverso un profondo processo di rottura è possibile oggi reinventare una comunità umana in armonia con la Terra e i suoi cicli. Mettersi di traverso è l'unico gesto sensato.
Fine corsa sono delle note di viaggio per fermare l'Alta Velocità in Trentino, la più rovinosa nocività progettata per le valli e le montagne in cui abitiamo e allo stesso tempo simbolo concreto di un sistema che ci rende sempre più dipendenti, irresponsabili, scialacquatori e spossessati.
A redarle sono alcuni individui che partecipano alla lotta contro il TAV e che da tempo, nel tempo vivo dell'esperienza, hanno smesso di delegare e di lamentarsi.
Nei percorsi e nelle soste di questo viaggio non ci aspettiamo né danari né consensi, ma idee più acuminate, rapporti più appassionanti, azioni più conseguenti.

FINE CORSA Numero 1 [.pdf - 904 Kb]
FINE CORSA Numero 2 [.pdf - 1,3 Mb]

da Radiocane

Erano stati annunciati e puntualmente, chiuso il gran baraccone di Expo, arrivano nuovi arresti e perquisizioni per la manifestazione del Primo maggio di Milano, con l’accusa di devastazione e saccheggio. A oggi quattro compagni sono in carcere a Milano, altri sono indagati a piede libero, mentre per cinque greci è stato spiccato un mandato di cattura europeo: un’enormità che si aggiunge allo sproposito delle accuse.

Ma il diritto è una scienza a passo variabile e la solidarietà talvolta è in grado di limitarne l’incedere. In Grecia la solidarietà nei confronti degli inquisiti è immediata e i giudici ellenici ritengono che, “all’evidenza dei dati forniti dalla questura italiana”, la carcerazione sia misura cautelare eccessiva e, in attesa della decisione in merito all’estradizione, appioppano ai compagni greci l’obbligo di firma. Alla singolarità di un mandato di cattura europeo corrisponde una solidarietà che vorrebbe valicare i confini nazionali.

In vista della mobilitazione di sabato 28 novembre 2015, una corrispondenza su questa vicenda con un compagno dell’assemblea popolare di Aghia Paraskevi (Atene).

Ascolta il contributo

«Regola principale: non agire in massa. Conducete un'azione in tre o in quattro al massimo. Il numero dei piccoli gruppi deve essere quanto più grande possibile e ciascuno di loro deve imparare ad attaccare e scomparire velocemente. La polizia cerca di schiacciare una folla di un
migliaio di persone con un solo gruppo di cento cosacchi. È più facile battere un centinaio di uomini che uno solo, specialmente se questi colpisce di sorpresa e scompare misteriosamente. La polizia e l'esercito saranno senza potere se Mosca è coperta di questi piccoli distaccamenti
inafferrabili. [...] Non occupare roccaforti. Le truppe saranno sempre in grado di prenderle o semplicemente di distruggerle grazie alla loro artiglieria. Le nostre fortezze saranno i cortili interni od ogni luogo da cui è agevole colpire e facile partire. Se dovessero prendere questi
luoghi, non vi troverebbero nessuno e avrebbero perso numerosi uomini. È impossibile per loro prenderli tutti poiché dovrebbero, per questo, riempire ogni casa di cosacchi.»
Avviso agli insorti, Mosca, 11 dicembre 1905

 

Che l'annuncio del leader della Lega Nord di voler marciare su Bologna avrebbe incontrato ostilità e resistenza era scontato, che il modo migliore per contrastare la calata razzista fosse quello di disertare gli appuntamenti annunciati per provare a essere ovunque è stata l'intuizione di alcuni e la scelta spontanea di molti.
Così, a fianco degli appuntamenti ufficiali dai copioni prevedibili, "l'8 novembre di Salvini" è stata un'occasione di resistenza diffusa che ha saputo fare dell'imprevedibilità la propria forza.
I cortei (blindati di sbirri e murati di giornalisti) sono stati di fatto principalmente dei diversivi che hanno permesso a tantissimi compagni (ma anche a tanti "semplici individui") di arrivare a contestare la kermesse leghista nei dintorni e, addirittura, dentro piazza Maggiore.
Se gli insulti, gli sputi e i furti di bandiere hanno accompagnato i seguaci del carroccio dall'arrivo in città fino al ritorno ai pullman, possiamo concludere che il messaggio di ostilità è sicuramente giunto.
A seguire, una raccolta di notizie e racconti di alcuni tra gli episodi di resistenza contro il comizio di Salvini. La raccolta non ha la pretesa di essere esaustiva e si basa sulle notizie trovate in rete e i racconti di chi era in piazza. Va per tanto intesa come un elenco che chiunque ha vissuto quei momenti di opposizione può contribuire ad aggiornare.
Svariate scritte, attacchinaggi e murales contro la Lega compaiono sui muri già dalle precedenti settimane. Cortei studenteschi rilanciano gli appuntamenti di contestazione per la domenica, una biciclettata antirazzista colora vari muri di scritte e manifesti contro la Lega.

Sabato 7
-⁠ Merola, il sindaco del Pd, viene contestato a una commemorazione di partigiani.
-⁠ In serata, un corteo si snoda tra le vie del centro.
-⁠ In via Emilia levante, la strada viene chiusa con due cassonetti incendiati e le vetrate della vicina Banca Etruria infrante a martellate. Viene lasciata la scritta: "guerra alle banche non tra poveri".

Domenica 8
-⁠ All'alba viene sabotata la linea ad alta velocità tra Bologna e Milano e tra Bologna e Verona, con una scritta vergata sul luogo: "8-⁠11 sabotare un mondo di razzisti e frontiere."
-⁠ A Milano vengono colpiti due pullman di leghisti diretti a Bologna. Al primo vengono tagliate le gomme, al secondo, in un altro punto della città, viene tirata della vernice sul parabrezza.
-⁠ Nella mattinata si formano quattro concentramenti ufficiali di manifestanti, due dei quali proveranno a muoversi verso il centro.
Saranno bloccati da un ingente schieramento di polizia.
Uno dei due cortei verrà effettivamente circondato dalle forze dell'ordine che procederanno all'identificazione di tutti i presenti
(bloccando per ore, oltre ai manifestanti, anche i viali).
L'altro corteo, dopo svariate cariche d'alleggerimento sul ponte di Stalingrado (durante le quali un agente della digos viene portato via in
ambulanza perchè colpito da un grosso petardo), tornerà indietro verso via del Lavoro per raggiungere poi la zona universitaria e, in serata,
una piazza Maggiore ormai vuota.
-⁠ Mentre il grosso del dispositivo di polizia è impiegato nel contenere i cortei ufficiali, piccoli gruppi (di compagni ma anche di "semplici bolognesi" poco tolleranti verso l'adunata di camicie verdi) iniziano a raggiungere piazza Maggiore e le zone limitrofe.
-⁠ Alle 9 del mattino, volantini colorati che irridono a Salvini vengono lanciati dalla Torre degli Asinelli.
-⁠ Poco dopo alcuni compagni riescono a entrare in piazza Maggiore con volantini contro la Lega che diversi passanti accolgono con favore, mentre i leghisti si infuriano e li lanciano indietro.
-⁠ Un gruppo di contestatori in bici disturba l'afflusso dei militanti della destra che s'accingono a raggiungere piazza Maggiore.
-⁠Nel mentre in zona san Donato 4 compagni, che attaccavano alcuni striscioni tra cui: "Salvini ed i Marò alle tigri del Bengala (A)",
vengono fermati e trattenuti per ore.
-⁠ Il Pratello, che per protesta esponeva molte bandiere rosse con l'immagine di una zecca e ospitava un concentramento di soundsystem, diventa presto uno dei punti principali in cui si concentrano e ripartono vari gruppi di compagni, chi a piedi chi in bici, diretti verso piazza Maggiore. Gruppi che spesso fanno ritorno al Pratello con le bandiere delle più disparate formazioni fascistoidi, ultracattoliche ecc. a mo’ di trofeo.
-⁠ Da una delle vie d'accesso a piazza Maggiore partono dei lanci di bottiglie tra un gruppo di contestatori e dei giovani militanti della destra che facevano il saluto romano. Colta in contropiede, alla fine la polizia si adopererà per disperdere gli antifascisti.
-⁠ Berlusconi viene fischiato mentre parla e diventa bersaglio di alcune uova quando alla fine lascia piazza Maggiore.
-⁠ Buonanno s'infila dentro la chiesa di San Petronio per sfuggire a un gruppetto di contestatori, ma sbaglia a calcolare i tempi d'uscita:
accerchiato viene insultato strattonato e centrato in faccia dagli sputi mentre scappa.
-⁠ Anche il deflusso dei partecipanti al comizio di Salvini è fatto oggetto di contestazioni, insulti e scaramucce a macchia d'olio.
-⁠ Nel pomeriggio al Pratello si sparge la voce dell'arresto di 3 compagni: un gruppetto di solidali raggiunge la questura intonando cori solidali. Le accuse per i 3 sono lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Verranno rilasciati il lunedì, l'udienza è fissata per il 23 novembre.
In serata anche il carro col soundsystem dal Pratello raggiunge piazza Maggiore in corteo.

Crediamo che nel suo piccolo l'opposizione al comizio bolognese di Salvini offra degli spunti teorico-⁠pratici interessanti.
Lontano dai rituali mediatici della contestazione antagonista, un intreccio plurale di pratiche più o meno conflittuali ha contribuito in maniera assai più significativa a guastare la festa di Salvini di qualunque "corteo unitario": perchè intrupparsi tutti dov'è stato previsto che lo si faccia quando anche in pochi, e con idee anche semplici, possiamo riuscire ad essere dove non ci aspettano? Quanto accaduto a Dresda il 19 febbraio 2011, quando in opposizione ad una marcia neonazista la città venne paralizzata da una molteplicità di azioni e iniziative anche diversissime tra loro, e a Francoforte il 18 Marzo scorso per l'inaugurazione della nuova sede della Bce, quando
prima dei cortei principali vennero tra le altre cose attaccati gli sbirri incendiandogli numerose auto, pensiamo possano offrire dei suggerimenti stimolanti.

Negli ambiti di compagni qualcuno chiama questo approccio “asimmetria”, e ci sta facendo una fortuna spacciandola per una propria trovata, qualcun altro invece insiste da anni che si debba sempre e comunque solo essere altrove rispetto ai grandi cortei: dopo una giornata come quella
dell'8 diciamo semplicemente che essere altrove può essere un'opzione e che praticarla è possibile!

Anarchiche e anarchici Bolognesi

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