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traduzione da non-fides - tratto da: sanspapiersnifrontiers

Dal 13 al 26 ottobre, in tutta Europa, attenzione alle retate di clandestini.

Da lunedì 13 a domenica 26 ottobre, ci sarà una grossa operazione di polizia, su scala europea, contro i/le migranti. Con il nome di “Mos Maiorum”, questa operazione ha come obiettivo l’arresto ed il controllo di centinaia di persone e la raccolta di informazioni, in previsione del rafforzamento delle loro politiche anti-immigatorie.

Il nome “Mos Maiorum” la dice lunga sulla filosofia che sta dietro questa operazione: in latino l’espressione significa “usanze degli antichi” o “costumi degli antenati” e, nell’antica Roma, indicava il modo di vita ed il sistema di valori ancestrali. I loro cinque fondamenti sono: fides: fedeltà, rispetto della parola data, lealtà, fede; pietas: essere una persona pia, devozione, patriottismo, dovere; majestas: sentimento di superiorità naturale dovuta all’appartenenza al popolo eletto [dei dominatori, NdT]; virtus: qualità propria al cittadino romano, coraggio, attività politica; gravitas: insieme delle regole di condotta del Romano tradizionale, rispetto della tradizione, serietà, dignità, autorevolezza. Tutte cose ben apprezzate da fascisti ed altri adepti delle teorie dell’invasione.

L’operazione Mos Maiorum viene condotta congiuntamente dall’Unione Europea, dagli Stati membri dello spazio Schengen e dalle agenzie europee Frontex ed Europol.

Frontex (Agenzia europea per la gestione della cooperazione operazionale alle frontiere esterne) è un’agenzia europea che, dall’ottobre 2005 (data della sua prima operazione), è incaricata di attuare diverse operazioni di sorveglianza e di controllo alle frontiere esterne dell’Europa (principalmente quelle meridionali ed orientali). L’UE e gli stati membri mettono a sua disposizione mezzi militari, tecnologici e polizieschi (navi, elicotteri, radar, sensori…) e ogni anno gli viene assegnato un budget di svariate decine di milioni di euro. Si tratta del braccio armato della politica anti-immigratoria europea: Frontex organizza la chiusura ermetica, militare e tecnologica, delle frontiere. L’agenzia interviene anche al di fuori dell’UE, in particolare nei paesi che confinano con le sue frontiere esterne, per esternalizzare le politiche anti-immigratorie europee. Organizza anche dei voli charter per espulsioni congiunte a partire da più paesi. Decine di organizzazioni europee ed internazionali lavorano con Frontex: agenzie internazionali di polizia e di giustizia, organizzazioni di gestione delle migrazioni e dei rifugiati, centri di ricerca e di sviluppo in materia di sicurezza, etc.

Europol è l’ufficio di polizia criminale intergovernamentale dell’UE che coordina il lavoro delle polizie nazionali in materia di terrorismo, traffico di stupefacenti e criminalità organizzata. Europol partecipa sempre più spesso alle operazioni condotte contro i/le migranti, con l’obiettivo dichiarato di “smantellare le reti di scafisti e di trafficanti di droga ed i gruppi terroristi”, il famoso trittico “immigrato, spacciatore, terrorista” che sta dietro tutta la politica europea nella sua lotta contro l’immigrazione e che serve da spaventapasseri per legittimare le sue azioni. L’attuale situazione politica in Iraq e Siria torna loro comoda. Un’altra operazione portata avanti da Europol (e alla quale ha partecipato anche Frontex), dal 15 al 23 settembre 2014, chiamata “Archimede” e diretta contro i gruppi criminali internazionali, ha portato anche al controllo di più di 10.000 migranti e all’arresto di 170 “scafisti”.

La zona in cui saranno effettuati i controlli [dell’operazione Mos Maiorum, NdT] si estenderà quindi sul territorio di 32 Paesi (i 28 dell’UE più 4 che non sono membri dell’UE, ma partecipano allo spazio Schengen) e sul mare: dalla Norvegia alla Spagna, dall’Islanda a Cipro, dal Portogallo all’Estonia, passando per la Romania. Per tutto ciò saranno mobilitati niente meno che 18.000 sbirri e guardiacoste e i costi dell’operazione saranno coperti a posteriori dagli Stati e da Frontex. Le zone dei controlli sono lasciate alla discrezione degli Stati ed organizzazioni partecipanti e possono quindi essere molto ampie: le acque territoriali, i porti ed aeroporti, le frontiere esterne ed interne dell’UE e dello spazio Schengen, le stazioni ed i treni, le autostrade, i trasporti pubblici e la strada, i posti di lavoro e gli uffici pubblici, etc.

Ogni controllo comporterà una procedura che raccoglierà i seguenti dati: informazioni sul controllo (luogo, data, ora, mezzo di trasporto), sulle persone arrestate (nazionalità, sesso, età, luogo e data di ingresso in Europa), sui percorsi fatti, i mezzi di trasporto e la destinazione finale, sui documenti in possesso, le pratiche amministrative già cominciate ed i pagamenti fatti agli “scafisti”. Sarà aperto, per il coordinamento dell’intera operazione, un ufficio in Italia e ogni procedura verrà loro trasmessa attraverso un indirizzo mail (gruppo.frontiere@interno.it). Sembrerebbe che questo tipo di operazione debba essere attuato ogni 6 mesi, sotto il coordinamento del Paese assegnatario della presidenza dell’UE. Nell’ottobre e novembre 2012 c’era stata un’operazione simile: “Afrodite”, con cui 5.298 persone erano state arrestate, in tutta Europa.

Si tratta di un’operazione di schedatura/censimento, visto che saranno controllate centinaia di persone (verranno loro prese le impronte digitali, saranno iscritte nei database europei, etc.), ma allo stesso tempo di una sorta di indagine, alla scala di Africa/Asia/Europa, per conoscere i nuovi percorsi intrapresi dai migranti, i nuovi Paesi di partenza e di transito; informazioni che permetteranno ai Paesi europei, in collaborazione con quelli “vicini”, di rinforzare il loro controllo e creare nuovi dispositivi.

Da anni, l’Unione Europea, la sua agenzia Frontex e gli Stati membri dello spazio Schengen impiegano mezzi colossali per rendere l’Europa inaccessibile a quelle e quelli che essa non vuole accogliere, con l’accresciuta collaborazione dei Paesi detti “di partenza” o “di transito”, nell’Europa dell’Est, nel Maghreb e in Africa. Da un sistema di visti sempre meno accessibili ai più poveri, alla chiusura delle frontiere esterne, la guerra ai/alle migranti infuria. Nell’Atlantico e nel Mediterraneo, i muri di filo spinato e di gadget tecnologici di Ceuta e Melilla e la presenza militare e poliziesca in mare rendono i percorsi sempre più lunghi e pericolosi per gli harraga. In 20 anni, più di 21.500 persone sono morte alle porte dell’Europa e questa cifra non smette di crescere di giorno in giorno.

A inizio 2014 è stato creato il progetto Eurosur. Esso permette di condividere i mezzi già esistenti per la sorveglianza delle frontiere marittime e di metterne altri (droni, radar, satelliti…) a disposizione. Le informazioni, raccolte 24 ore su 24, vengono allo stesso tempo centralizzate e diffuse, in modo che ogni Paese possa seguire una determinata situazione in tempo reale e prendere le misure necessarie, cioè intervenire per “ridurre il numero di immigranti illegali che entrano nell’Unione Europea senza essere scoperti”.
Fra qualche settimana, una nuova missione, chiamata “Frontex Plus”, rafforzerà la sorveglianza al largo delle coste italiane e maltesi. Richiesta dall’Italia in seguito ai recenti sbarchi di harraga sulle sue coste, essa deve sostituire “Mare Nostrum”, che sta arrivando alla sua fine.

Concretamente, si può pensare che con l’operazione “Mos Maiorum” il numero delle retate aumenterà, nella regione di Parigi e nelle grandi città, in special modo all’interno dei trasporti pubblici.
Ogni anno, migliaia di persone vengono controllate, arrestate, rinchiuse nei CIE ed espulse perché non hanno i documenti (nel 2012, 43.746 persone sono state rinchiuse nei CIE e 36.822 espulse dalla Francia, secondo quanto dicono le associazioni presenti all’interno dei CIE).

A partire dal 2005, con la creazione di obiettivi quantitativi per le espulsioni, il numero dei controlli “secondo il colore della pelle” non smette di crescere: nei trasporti pubblici, le strade, le stazioni ed i treni, negli aeroporti, negli uffici pubblici (uffici dei sussidi familiari, prefetture), nelle banche, alla posta, sui luoghi di lavoro (ristoranti, cantieri), nei centri di accoglienza, etc.

Prefettura e polizia organizzano regolarmente grosse operazioni che permettono loro di arrestare decine di persone alla volta.
Nella regione di Parigi, le zone prese di mira sono i quartieri popolari del nord-est parigino e quelli delle banlieues.
Gli sbirri possono agire in uniforme oppure vestiti “in borghese”, a piccoli gruppi oppure in massa. La maggior parte delle volte, poco lontano sono parcheggiati dei furgoni per caricare le persone controllate.
Queste retate passano spesso inosservate, talmente siamo abituati all’occupazione poliziesca.
Nei trasporti pubblici esse vengono spesso portate avanti congiuntamente da polizia e controllori della metro o delle ferrovie.

Da molti anni, in alcuni quartieri gruppi di persone tentano di organizzarsi contro queste retate: catene di sms di allerta, attacchinaggi e volantinaggi, presidi, assemblee di quartiere, disturbo dei controlli, presenza alle udienze in tribunale, etc. Molte volte, la solidarietà delle persone del quartiere ha fatto sì che la polizia fosse obbligata a smettere ed andarsene.

LA CACCIA È APERTA? BLOCCHIAMOLA!
OCCUPIAMO LE STRADE, INFORMIAMO, OPPONIAMOCI AI CONTROLLI.
NESSUNA FRONTIERA, NESSUNA NAZIONE, STOP ALLE ESPULSIONI!   

Duecento anni di prigione, è questo quello che vorrebbero per i 52 notav imputati nel maxiprocesso, i pubblici ministeri che compongono la squadretta con l’elmetto che da oltre due anni a questa parte porta avanti la crociata contro il movimento notav.

Duecento anni suddivisi tra 52 persone con richieste minime di 6 mesi e massime di 6 anni, giusto per voler giustificare il termine “maxiprocesso” in tutto e per tutto. (da Notav.info)

«Esiste nei vostri codici di legge una violenza legale e una illegale.

Noi siamo accusati della seconda, voi vi fate forza della prima ed essa è fondamento della legge a cui vi appellate.

La vostra violenza legale è quella che rende possibile lo sfruttamento di milioni di persone, che uccide con le sue guerre “umanitarie”, che butta in strada chi non riesce a pagarsi un affitto, che devasta i territori in cui viviamo, che ingabbia vite umane dentro Cie e galere.

Il monopolio legittimo della violenza è ciò che rende possibile che chi detiene il potere possa cercare di costringere un’intera popolazione ad astenersi dal compiere un determinato atto, in questo caso lottare contro un’opera nefasta come il Tav, e parallelamente possa creare le condizioni per continuare ad imporla.

Non risuona familiare a lorsignori quest’espressione? Avete accusato di terrorismo quattro nostri compagni, ma nelle giornate del 27 giugno e 3 luglio 2011, come nell’azione di sabotaggio del 13 maggio 2013 eravamo presenti tutti e tutte.

Non è in quest’aula di tribunale che troverete le motivazioni che ci spingono a lottare. Noi, per contro, una volta usciti di qua sapremo dove trovarle: lungo quei sentieri di montagna, nelle strade e nei quartieri in cui viviamo.

Ora e sempre No Tav! Ora e sempre resistenza!»

Con queste parole è stata interrotta questa mattina la requisitoria della Pm Pedrotta nel cosiddetto processone contro 53 No Tav accusati di aver partecipato alle giornate del 27 giugno e del 3 luglio 2011. L’udienza, sospesa, è riiniziata solo dopo lo sgombero dell’Aula Bunker e terminerà con le richieste di condanne da parte dell’accusa. (Da Macerie)

Questo è un testo che sta girando per le strade di Cremona. Buona Lettura!

Estate di Rivolta

“ (...)Dopo essere rientrati tutti in cella, vari detenuti si sono resi irriconoscibili e , con estintori ed altri oggetti contundenti, prima hanno fatto saltare le telecamere, dopodichè una volta che non vedeva nessuno, essendo le telecamere fuori uso, si è passati al gabbiotto dell'agente (…) E come dice qualcuno 'quando parti e pensi non sai mai dove arrivi, a volte apri gli occhi e vedi dove vivi'; insomma nel giro di poco, tutta la sezione era distrutta. (...)”.
Un detenuto dal carcere di Cremona, sulla rivolta del 27 agosto 2014.

Nel corso dell'estate, sotto al carcere di Cremona, sono avvenuti vari momenti di solidarietà: alcuni saluti a gran voce, fuochi d'artificio ed un presidio solidale molto partecipato ad inizio settembre.
Da 4 anni a questa parte, una lotta contro il carcere a Cremona esiste. Alcuni avvenimenti in passato, come i presidi di solidarietà, la corrispondenza con i detenuti, le tentate evasioni, i “suicidi di Stato”, emersi anche a Ca' del Ferro, le mobilitazioni dello scorso anno e dell'aprile 2014, hanno aumentato lo scambio umano tra la sofferenza dei detenuti che non si arrendono e di chi subisce l'oppressione fuori dalle mura, ovvero nella società in cui esistiamo.

Nell'ultimo periodo a Ca' del Ferro sono successi vari episodi.
A fine luglio un nostro compagno, Francesco, prigioniero No Tav accusato di aver sabotato il cantiere dell'alta velocità in Val di Susa, è stato trasferito da San Vittore al carcere di Cremona.
Pochi giorni dopo, un detenuto ha dato fuoco alla sua gabbia, dando alla critica sul carcere uno spunto significativo... C'è stato anche chi, durante quest'estate convulsa, ha tentato il suicidio.

Il 27 agosto, trenta prigionieri decidono di ribellarsi distruggendo una parte del carcere, usando strumenti di autodifesa, come coprirsi il volto, attaccando con una fiammata il sistema carcerario.
Quest'azione collettiva, nata da tanti piccoli gesti individuali e dalla condizione di oppressione che vivono i prigionieri, come un fiume ha rotto gli argini, spaventando politicanti, giornalisti e sbirri, che in risposta hanno chiamato a gran voce strumenti di repressione più incisivi a tutela del sistema imperante.
In questi momenti, la paura ha cambiato di campo, finalmente!

In risposta, il potere si è difeso: tre detenuti che si sono ribellati sono stati trasferiti e alcuni solidali fuori dalle mura sono stati denunciati per manifesta complicità.
Tutto ciò significa che se una rivolta colpisce al cuore il ricatto della pena, il fuoco della ribellione riscalda i cuori di chi vuol farla finita con questo mondo fatto di denaro, autorità e sfruttamento.
SOLIDARIETA' AI TRE RAGAZZI TRASFERITI, A FRANCESCO E A TUTTE/I LE/I PRIGIONIERE/I!! TERRORISTA E' LO STATO!

COMPAGNE/I CONTRO UN MONDO INCARCERATO

Oggi, domenica 5 ottobre, bordello e contestazione contro la manifestazione di Sentinelle in Piedi. Brandendo un megafono, uno striscione con scritto "Facciamo l'amore con chi vogliamo No Nazi No Omofobia" e distrubendo molti preservativi per le strade del centro di Cremona, alcuni anticleraricali hanno destabilizzato una squallida iniziativa.

Naturalmente la violenza poliziesca attuata anche oggi non ci fermerà!

Questo il volantino letto e distribuito per le strade:

NÈ DIO NÈ STATO NÈ SERVI NÈ PADRONI

“Sentinelle In Piedi è una resistenza di cittadini che vigila su quanto accade nella società e sulle azioni di chi legifera, denunciando ogni occasione in cui si cerca di distruggere l'uomo e la civiltà.”

Si presentano con queste parole un gruppo di cittadini che si ritiene in difesa della libertà, ma cosa si nasconde dietro queste belle parole e le loro pacifiche e neutrali manifestazioni?
Se davvero si parla di “libertà di espressione”, a quale dovere si riferiscono quando parlano di difesa dell'uomo, della civiltà e della società?
Tradizionalismo, bigottismo, omofobia, moralismo e conservatorismo. Tutto questo non fa pensare a nulla di libertario, anzi, ricorda quel mondo e quella società fatta di gabbie e oppressione in cui viviamo ancora.
Le religioni sono la repressione dei desideri, la mortificazione dei sentimenti, l'incitamento alla rassegnazione, l'apologia alla sottomissione e l'esaltazione della miseria.
La famiglia tradizionale è quella “cultura” che incatena le individualità con il dovere e l'onore.
Qualunque legge contro l'omofobia non cambierà nulla, perchè la legge è uno strumento del potere che ha la funzione di opprimere e controllare, per tenere a bada momenti destabilizzanti.
Ne dio ne stato, ne servi ne padroni sono e continueranno ad essere le nostre alternative per la liberazione umana e totale.
A tutti le libertà, a nessuno le gerarchie.

Alcuni anticlericali

All’indomani delle orgogliose e toccanti dichiarazioni di Mattia, Claudio, Niccolò e Chiara al processo per il sabotaggio al cantiere di Chiomonte, abbiamo chiesto all’avvocato Eugenio Losco alcune valutazioni sul prosieguo del dibattimento e sulle prospettive per i quattro, anche in vista del tribunale del riesame del 6 ottobre che deve rivedere le misure cautelari alla luce della caduta dell’accusa di terrorismo.

Appare quantomeno “inopportuno” il fatto che, dopo uno slittamento di tre volte della data, il 6 ottobre il collegio del riesame sia lo stesso del 9 gennaio scorso, ovvero quello che accolse in toto le accuse di terrorismo confezionate dal Padalino-Rinaudo e poi cadute in Cassazione.

Dopo il riesame il processo in corte d’Assise riprenderà il 9 ottobre, e dopo le ammissioni dei quattro i tempi (o le udienze) diminuiranno.

Per gli altri tre No Tav in carcere, Francesco, Lucio e Graziano (quest’ultimo da poco in carcere a Vigevano, con una situazione un pò migliore rispetto all’isolamento totale di Lecce), è stato depositato un ricorso in Cassazione contro il tribunale del riesame che a luglio aveva confermato la detenzione. Ricordiamo che per loro l’accusa di terrorismo non è stata neppure formulata.

Ascolta la diretta di stamattina (copia il link per ascoltare):

Prigionieri No Tav: scadenze e prospettive dopo le dichiarazioni dei 4