La solitudine nella promiscuità, tale è il destino del proletario. Dorme, mangia, viaggia, lavora e si riposa in massa. Fin dall'infanzia con la camera comune, il letto comune, l'asilo nido, la mensa, la scuola, l'officina, la caserma. E si conclude con la sala comune dell'ospedale o del manicomio, la zuppa in comune coi vecchi, la fossa comune. Molti bambini nelle città non si appartengono mai; prede di un controllo continuo, della presenza inevitabile della massa, non avranno un istante per isolarsi dalla costrizione sociale, per essere se stessi, per conoscere la sicurezza e il possesso di un proprio mondo, non avranno altro rifugio chiuso a chiave che il fetido bugigattolo dei cessi. Riparo precario del sogno, della conversazione con se stessi, di tutta l'inconfessabile intimità dell'essere con se stesso — succedaneo dell'utero materno, in cui si rifugia il timido, l'umiliato, per ritrovarvi silenzio, oscurità e pace. Il buen-retiro è la chiesa di coloro che non ne hanno una, la porta del giardino segreto, l'ultima fortezza dell'uomo.
Più tardi il bambino del proletario imparerà altre evasioni. Quella dell'alcool innalza un muro tra il miserabile e la sua miseria, lo libera per un attimo dalla vergogna e gli procura un accesso immaginario verso se stesso o il suo simile, fuori dalla città implacabile e feroce. Quella dell'alcova annulla per un istante il suo povero universo o lo trasfigura attraverso la fraternità dei corpi. Esistono anche altre partenze più o meno illusorie, per scoprire l'ignoto, la libertà, l'umanità perduta. Però, man mano che la vita va avanti, diventa più difficile trovare il tempo libero per ritrovarsi o perdersi conquistando lo spazio. Il proverbio inglese conferma che il gin è la via più breve per uscire da Manchester.
La condizione proletaria ha un altro sbocco oltre alla chiesa o al cabaret. È l'azione sovversiva, la comunità dei ribelli, la rivoluzione. Essa offre all'individuo un'altra possibile fortezza contro i tuguri, la stazione e la fabbrica, che lo riducono a una merda con la sua porta piena di buchi, decorata con disegni surrealisti e arricchita di testi automatici. Questa fortezza è l'orgoglio dell'Ideale anarchico. Tuttavia, per accedere alla pratica e all'ideale rivoluzionario, il proletario deve disporre del suo tempo libero. I governi odierni lo hanno capito perfettamente. Con la disoccupazione totale o parziale e con la riduzione della giornata lavorativa (che, spesso, non riesce a stroncare del tutto il suo uomo ed a farlo cadere inerte fino alla sirena del giorno dopo) si è sviluppata tra le istituzioni capitaliste l'arte più raffinata e più feroce della disumanizzazione governativa: mi riferisco alla militarizzazione del tempo libero.
In Italia il Dopolavoro Fascista. In Germania la Kraft durch Freude. La società, incarnata nel governo totalitario, esige che l'individuo rinunci anche alle ore lasciate dal capitalismo. Allo sfruttamento organizzato della forza lavoro succede il recupero organizzato di queste stesse forze e così via. La schiavitù non ha più limiti, si estende all'igiene fisica e morale dell'uomo asservito, a tutta la sua vita, all'intero suo essere. L'opera di spersonalizzazione cominciata dal cinema, dalla stampa, dalla radio, dall'invasione universale della politica in tutte le sfere dell'attività, continua con la direzione governativa del tempo libero, che sopprime ogni possibilità di solitudine, di meditazione, di evasione, di conquista o di cultura individuali, esaurisce ogni velleità di indipendenza, stermina ogni indisciplina, stupra perfino l'intimità del sonno. Lo Stato mussoliniano o hitleriano ammonisce l'individuo «Dalla culla alla tomba, tu sei tutto mio: anche i tuoi sogni mi appartengono». Dopo lo sfruttamento capitalista dell'uomo economico-razionale, nella sua attività superficiale ed esteriore e rimossa, il fascismo sviluppa un'arte dello sfruttamento politico dell'inconscio, del latente e del rimosso. La forza sotterranea dei ribelli è catturata dal fascismo per i suoi scopi!
Un ideale può vivere solo se in qualche misura viene praticato. Lo Stato totalitario proibisce a chiunque di praticare in qualsiasi forma un ideale diverso dal suo. E questo divieto non è in negativo. È in positivo. Si basa sul fatto che tutte le forze individuali disponibili, giorno dopo giorno, siano accaparrate dall'esercizio obbligatorio delle virtù civiche, dalla devozione patriottica, dalla religione di Stato. In nessun luogo il sistema è stato meglio sviluppato che in Russia. L'Italia e la Germania mantengono segretamente delle tradizioni politiche in qualche modo opposte all'ideale regnante. L'America ha visto il suo conformismo sociale venire scosso dalla crisi. In Russia, la controrivoluzione è onnipotente perché è stata in grado di monopolizzare al massimo le forze e le tradizioni rivoluzionarie. È la totale assenza di libertà che si manifesta attraverso il monopolio ufficiale dell'ideale libertario.
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Pensateci, compagni! Tutto ciò che non sapremo risvegliare alla vita e alla libera attività, sarà un giorno catturato e usato dallo Stato contro l'umanità e la libertà. È giunta l'ora di opporre alla «razionalizzazione» autoritaria del lavoro e del tempo libero, l'applicazione rivoluzionaria di una psicologia della rivolta e della libertà.
André Prudhommeaux, Terre Libre n. 25, giugno 1936