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Sabato 24 Gennaio, è stata indetta a Cremona una grande manifestazione
antifascista in risposta all'agguato squadrista di domenica scorsa, dove Emilio è stato mandato in coma a seguito delle sprangate inferte dai militanti di Casa Pound. Nonostante il terrorismo mediatico, la partecipazione al corteo è stata davvero consistente: per portare solidarietà attiva ad un compagno in fin di vita sono accorsi gruppi e individui da più parti, per esprimere la propria rabbia nei confronti dell'agguato fascista ai compagni del c.s.a. Dordoni.

Ad un dispositivo di sicurezza da guerra creato dalla polizia, con il solo obiettivo di difendere la sede di Casa Pound, rendendo ancora più visibile il legame indissolubile fra fascisti e polizia, il corteo ha risposto con uno dei tanti modi per comunicare: la rivolta.
La rabbia per quello che è successo ad Emilio, per la presenza di Casa Pound a Cremona, per il mondo soffocante in cui viviamo, non può essere controllata da nessuno: quando esplode si deve scegliere da che parte della barricata viversi questi momenti.

Qualcuno può dire che l'antifascismo non sia ribellione contro ciò che opprime? Solo coloro che fanno delle istituzioni il grimaldello delle proprie attività culturali possono avere l'interesse a mistificare le differenti tensioni di lotta. Per questo troviamo aberrante il tentativo di egemonizzare la lotta antifascista presentando il pacifismo come l'unica pratica corretta. Con buona pace di Anpi (qui a Cremona diretto dal PD), Arci (organizzazione che dall'alto della sua coerenza antimafia e No Tav è da un mese che sta vendendo i biglietti dell'EXPO nella sua sede), Cgil (chiedete ai lavoratori e ai disoccupati che ne pensano in questo momento dei sindacati) e associazioni varie (a braccetto con tutti i partiti responsabili della devastazione e del saccheggio delle nostre vite e dei territori), l'antifascismo, non appartiene solo a coloro che ne vorrebbero fare un corredo da museo; ma appartiene a tutti coloro che desiderano metterlo in atto - come tanti antifascisti hanno fatto nella rivolta di sabato.

Quante pratiche diverse usarono i partigiani per tentare di liberarci dai fascisti di ieri? In corteo si è urlato l'antifascismo è anticapitalismo. Il resto viene da sé.
Davvero curioso come dei vetri infranti facciano più scalpore di un compagno in fin di vita.

Solidarietà a tutte/i le/i compagni sotto attacco
Emilio Resisti

Kavernicole e Kavernicoli

Si è appena concluso il primo grado del cosiddetto “Processone No Tav”, il procedimento nel quale 53 compagni sono imputati per la resistenza allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena del 27 giugno 2011 e per l’assedio al cantiere di Chiomonte del successivo 3 luglio. Le accuse di lesioni e violenza aggravate, di resistenza a pubblico ufficiale, di danneggiamento e travisamento si sono tramutate in condanne che vanno dai pochi mesi ai quattro anni e mezzo di carcere per 47 imputati. Condanne pesanti, inferiori alle richieste dei Pm Pedrotta e Quaglino - che lo scorso 7 ottobre avevano chiesto 200 anni di carcere complessivi - fuorché per alcuni compagni contro i quali i giudici hanno deciso di calcare la mano più di quanto avesse proposto l’accusa. Cinque, in ogni caso le assoluzioni.

All’uscita dall’ aula i No Tav presenti al processo hanno invaso la strada e hanno bloccato per una ventina di minuti   corso Regina Margherita in tutte e due le direzioni all’altezza dell’aula bunker per protestare contro la sentenza formulata dai giudici.

Un primo appuntamento per reagire a questa sentenza è per questo pomeriggio alle 18 al piazzale della stazione di Bussoleno.

macerie @ Gennaio 27, 2015

A Emilio

Incontrarsi nella lotta, dove ho visto la tua tenacia

apprezzarsi nella diversità, prendere un sentiero scosceso,

attraversare la rivolta, perdersi nella vita dove non ti sei mai arreso,

con in mente il tuo sguardo, la tua faccia.

 

La vita di qua, la morte dall'altra parte.

Fra le barricate dove ci siamo visti,

la libertà dove ci siamo spinti,

dove la leggerezza dell'ammutinamento da questo mondo si fa arte.

 

Il pensiero fugge a te,

le urla nel cranio non escono,

si sentono.

Resistere per esistere, far scoccare la scintilla.

Attaccare i fascismi, dove la polvere fa da sibilla.

Toccare la propria rivolta esistenziale,

per andare contro un presente che ci soffoca, banalità essenziale.

 

Da soli o insieme, disarmiamo l'autorità,

armando i nostri desideri, camminando insieme nella solidarietà.

Poco da dire, tanto da fare.

Cuore e porfido,

ribellione e istinto,

rabbia e sofferenza,

gioia e insurrezione.

 

Emilio, non ti preoccupare,

c'è una rivoluzione da fare.

un compagno

Ieri sera, un  folto gruppo di fascisti, anche venuti da fuori città,
hanno aggredito alcuni compagni del CSA Dordoni che si trovavano
dentro la loro sede. Questa è stata la risposta dei fasci ad un giorno
precedente abbastanza ad alta tensione, 
dove alcuni fasci le hanno prese
nelle vie del centro di Cremona.

I pochi compagni si sono difesi da questo atto squadristica, 
dove i numeri
erano sproporzionati. 
Ne ha avuto la peggio Emilio, un compagno che nel difendersi
dall'attacco è stato colpito da una spraganta 
e caricato di calci e pugni quando
era a terra già privo di sensi.

Oggi Emilio si trova in terapia intensiva 
all'ospedale di Cremona ed è in
coma farmacologico.

Per sabato questo, 24 gennaio, 
è stato chiamato un corteo antifascista per le
strade di Cremona.

Tutto il nostro pensiero va ad Emilio e 
tutto il nostro odio alle merde
fasciste!

Daje Emi, che hai la pelle dura!

alcuni antifascisti

Seguiranno aggiornamenti.