«La libertà può essere soltanto la libertà totale; un pezzetto di libertà non è la libertà»
Max Stirner, L'unico e la sua proprietà
Sembra che questo vaccino abbia cancellato con un colpo di spugna tutte le lotte portate avanti contro gli ogm, le biotecnologie, le nocività e il mondo che le produce. Abbiamo dimenticato che, come Cassandre, avevamo previsto che il cavallo di troia per fare accettare queste nuove tecniche sarebbe stata la salute: quale occasione migliore di questa pandemia che ha accelerato tale processo?
E oggi fatichiamo a prendere una posizione di critica verso quegli anarchici che scelgono di vaccinarsi, o peggio ancora sollecitano la vaccinazione, per paura di essere impertinenti in un ambiente ormai impregnato dal politicamente corretto… “Amare riflessioni. D’altro canto, se non si sollevano problemi spiacevoli, se non si sconvolge la pace di una lettura prima di addormentarsi, che senso può avere scrivere queste righe?” …parafrasando Bonanno.
Se la critica non è feroce, tagliente, e serve non a porsi domande ma a crogiolarsi nelle proprie sicurezze fatte di slogan e argomenti sempre uguali, che senso ha dibattere?
Allora non è più confronto, discussione ma sterile accondiscendenza per riconfermare la nostra identità chiusa in quel “noi” che si contrappone a quel “loro”. Restano solo opinioni che sono cosa diversa dalle idee. Queste ultime nascono dalla costante messa in discussione di noi stessi, aprono domande buie a cui si fatica a trovare risposte, talvolta richiedendo uno sforzo doloroso.
Ma, ben considerando, se il suo anarchismo è solo quest’insegna polverosa e ridicola, in un terreno di certezze monotone e scontate, restano quelli per i quali il proprio anarchismo è scelta di vita e non una concezione da contrapporsi in un tragico e irrisolvibile ossimoro ai mille problemi di apparenza che la società codifica e impone.
Un momento prima ad urlare che le scelte personali sono politiche e quello dopo a rimarcare che libertà di scelta è un fatto individuale… quanta ipocrisia per nascondere la propria pochezza di pensiero per chi considera il proprio anarchismo l’acquietante palestra delle proprie e delle altrui opinioni su come immaginarsi un mondo che non c’è – né mai ci sarà (A. M. Bonanno, Distruggiamo le carceri).
Parole forti, mi si dirà, ma il tempo che viviamo richiede prese di posizione forti perché se la democrazia è libertà di scelta, come recita lo slogan “Senza libertà di scelta non c’è democrazia”, dovremmo riflettere bene… altrimenti sarebbe più sensato andare a votare.
Non mi si chieda di non giudicare, con quel fare bigotto, le azioni altrui se hanno un impatto anche sulla mia vita perché io non ho fatto nessun voto clericale. E con le lotte contro gli ogm ci siamo dimenticati che, come ogni altra nefandezza di questo mondo, noi prima di tutto dovremmo essere contro la società che li produce. Quindi non siamo, solo a chiacchiere, contro gli ogm e le biotecnologie ma anche con i fatti. Fatti e preparazione di fatti (A. M. Bonanno, Distruggiamo le carceri).
La tecnica è la coscienza di un’epoca in cui gli individui sono stati reificati, trasformati in oggetti.
La tecnologia è prima di tutto un rapporto sociale, una costruzione dialogica di un “immaginario”, un modo di vedere le cose, di pensarle ancora prima di concretizzarle, che trasformando la percezione della realtà si sostituisce alla realtà stessa.
Stiamo vivendo un momento storico ben preciso, i rapporti di potere si stanno ristrutturando accelerati dalla pandemia e non riusciamo a cogliere il risvolto collettivo di ciò che la vaccinazione comporta in termini di apripista ad un mondo dominato dall’ideale scientista nato con il capitalismo. La Tecnica si sta rendendo sufficientemente indispensabile per imporre a ciascuno di arrendersi alle proprie condizioni.
Lì dove c’è ideologia si sviluppa un immaginario in cui viene ridefinito il concetto di libertà che diventa libertà di scelta e sposta l’accento da un piano collettivo ad uno non più individuale ma intimista.
Di fronte ai limiti della materia gli umani si lasciano affascinare dal discorso tecnologico nello stesso modo in cui si fanno trasportare dalla fede religiosa: le minacce e le promesse producono paura e speranza.
Non c’è necessariamente coincidenza tra libertà e molteplicità di scelta. In realtà esistono solo ordini di scelta e zone di scelta. La zona di scelta è perfettamente delimitata dal sistema tecnico: ogni scelta avviene all’interno del sistema, nulla lo oltrepassa. Si può dire che le scelte all’interno delle società tecnica vengano fatte altrove rispetto alla realtà di colui che sceglie. Le scelte possibili sono quindi delimitate dal sistema. Le nostre scelte non sono mai reali, si basano solo su ciò che la tecnica ci mette a disposizione.
L’abilità della tecnologia permette di ridurre le reali capacità di comprensione dello sfruttato.
Egli non riesce a vedere la sua co-responsabilità in una vaccinazione di gregge – come dicono gli esperti – che inocula materiale geneticamente modificato o bioingegnerizzato da cui non si potrà più tornare indietro al netto delle conseguenze. Non vede, come invece successe ai luddisti, la miseria a cui la tecnica lo condanna. Non vede che il mondo da domani sarà completamente diverso, che la dittatura tecnica astratta e benefattrice sarà molto più totalitaria della precedente. Non vede che la sua stessa vita è un susseguirsi di ricatti e dopo questo ne seguiranno altri sempre più invasivi.
Non vede perché accecato dalla paura. Di perdere il lavoro, di morire.
Ed è sulla paura che ogni dittatura democratica si fonda e cresce in potenza.
Abbattere il dominio significa fare i conti con le proprie interne paure, guardarle in faccia e superarle per non farsi appunto dominare. Forse questo è il compito più difficile di un anarchico: avere il coraggio di affrontare le paure (il carcere è la forma più alta di ricatto misto a paura che un individuo si trova a dover fronteggiare, credo) perché questo mondo è uno spavento senza fine. Allora forse solo in quel momento sarà libero, libero di apprestarsi ad infliggere un colpo distruttivo perché non avrà più paura. Quindi non potrà più essere dominato.
Allineati di paura ringraziamo
la paura che ci salva dalla follia.
Decisione e coraggio è merce rara
e la vita senza vita è più sicura.
Avventurieri ormai senza avventura
combattiamo, allineati di paura,
ironici fantasmi, alla ricerca
di ciò che fummo, di ciò che non saremo.
Allineati di paura, con voce fioca,
col cuore fra i denti, siamo
i fantasmi di noi stessi.
Gregge che la paura insegue,
viviamo così vicini e così soli
che della vita abbiamo perso il senso.
(Alexandre O’Neill, 1962)