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5G e Energia: i buchi nella rete – fra sineddochi e paradossi

Riceviamo con piacere e diffondiamo questo opuscolo.

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Copertina

5G E ENERGIA

INTRODUZIONE
In questo mondo di dati

Il sentiero della critica è costellato di dubbi, spesso la via si biforca ponendo chi la percorre di fronte ad una scelta e non sempre le stelle sono ben visibili. La scelta di scrivere questo opuscolo, non è esente da possibili criticità. Ed è nel cercare di affrontare queste criticità che questo scritto ha preso forma così com'è. Ora, se si dovesse prendere in considerazione un interrogativo in grado di portarci il più possibile a sfiorare il nocciolo della questione, quello in grado di rappresentare al meglio tale perplessità potrebbe essere il seguente:
perché tanto tempo ed energie dedicate ad approfondire lo sviluppo e l'applicazione di una singola tecnica, rischiando in questo modo di instaurare una gerarchia fittizia tra le tecniche, quando le une come le altre contribuiscono, anche se in modi differenti, al buon funzionamento del sistema?

Molto si è sentito parlare negli ultimi tempi della rete 5G, tale considerazione non fa testo. L'interesse da cui è scaturito questo scritto però non ha nulla a che vedere con la "popolarità" di tale argomento. Nemmeno gli effetti nefasti di tale tecnica è ciò che si vorrebbe mettere a fuoco. Di certo l'intento non è quello di voler convincere tutti/e a buttarsi a capofitto in una lotta all'ultimo grido contro il nuovo peggior nemico di turno. Questo testo non ha lo scopo di dimostrare quanto lo sviluppo del 5G possa cambiare in peggio il mondo, né di come il suo utilizzo causerà un ulteriore perdita di libertà e un ulteriore depauperimento in ambito ecologico, sociale, intellettuale, emozionale, esistenziale. Fortunatamente già altri approfondimenti pubblicati su svariati giornali, riviste o siti affrontano la questione a mio parere esaurientemente. Ciò che si è cercato di fare qui è soffermarsi su alcuni aspetti che finora nessuno (o quantomeno che io sappia) aveva trattato. Lo scopo di questo scritto è quello di raccogliere e dare organicità ad una serie di informazioni e considerazioni che sono emerse nell'ispezionare le viscere di questa enorme idra tecnologica, di cui è diventato difficile scorgere l'addome date le innumerevoli teste.
Un contributo di questo scritto potrebbe essere quello di mettere in evidenza alcuni aspetti che potrebbero risultare di interesse per chi questa innovazione già la aborrisce e vorrebbe quindi conoscerla un po' meglio per capire con cosa si stia materialmente confrontando.

Ma resta ancora la perplessità: perché proprio il 5G?
L'entusiasmo nell'approfondire la questione dello sviluppo della rete 5G e di come questa tecnica andrà ad alimentare il progressivo processo di digitalizzazione, è per lo più scaturito da alcune riflessioni relative alle specificità di questa tecnica e in maniera più estesa al settore a cui essa appartiene, ovvero le telecomunicazioni.

Qualcuno già negli anni 80' scriveva:
"Non siamo più in una società dominata dall'imperativo di produzione, ma dall'emissione, dalla circolazione, dalla ricezione, dall'interpretazione di informazioni: esattamente ciò che permette la costituzione del sistema. Le parti non sono più solo coordinate, né semplicemente connesse le une alle altre. Non sono materialmente unite, ma ciascuna emette e riceve informazioni e il sistema regge grazie alla rete di informazioni incessantemente rinnovate."


Se l'informazione è il medium tramite cui è possibile il coordinamento delle svariate componenti del sistema tecnico, in un mondo sempre più digitalizzato, questo ruolo viene svolto principalmente da un caratteristico canale, ovvero quello informatico. I dati informatici sono al giorno d'oggi un materiale chiave attraverso cui si configurano nuove applicazioni del potere. Tramite la loro raccolta, in relazione a comportamenti, bisogni, parametri ambientali... l’esistenza nella società diviene sempre più prevedibile e controllabile. Raccolti e classificati in base a certe tipizzazioni, permettono al sistema di adattarsi verso una maggior efficienza e pervasività. Applicati alle procedure tecniche che regolano i meccanismi sociali permettono di adattare gli individui a tale paradigma.

In questi tempi in cui il pretesto della "lotta al virus" sembra aver paralizzato l'economia, oltre che ogni forma di socialità, il capitalismo, ma anche lo stato e il sistema tecnico, non stanno attraversando una fase di "debolezza" bensì di cambiamento. Ciò comporta un mutamento dell'organizzazione della società e degli equilibri del dominio.
Chiusi in casa l'esser-ci nella società è divenuto l'esser-ci di una piattaforma web. Così da un momento all'altro ciò che ancora aveva la parvenza di un' utile possibilità è divenuta l'unica dimensione concessa. Scuola, lavoro, consumo, svago, sesso... tutto mediato dai pixel di uno schermo e tra uno schermo e l'altro da quell'ammasso di cavi in fibra ottica in continua posa e da quei piloni metallici che in primavera sembrano spuntare tra i campi come gli asparagi.
Tracciare i movimenti, le abitudini, le attitudini comportamentali, per costruire un profilo della persona, diviene sempre più semplice grazie alla comparazione di una miriade di dati, accumulati da un’enorme quantità di dispositivi connessi, e non solo dai propri computer e smartphone utilizzati intenzionalmente, ma anche da tutti gli apparecchi dotati di sensori che fanno parte dell’arredo domestico e urbano. E quei dati che non sono immediatamente utili per il funzionamento del dispositivo, costituiscono quello che viene definito «surplus» di informazioni che poi potrà essere usato da polizia, aziende, centri di ricerca...

La tecnica che consente la raccolta di tutti questi dati viene chiamata IoT (Internet of Things). Essa in realtà più che una tecnica è una concezione della tecnica, ovvero l'insieme dei dispositivi connessi ad una rete, in comunicazione e interazione tra loro considerati come un tutt'uno. Mike Kuniavsky, pioniere e primo sostenitore di questa concezione, lo descrive come un modo di esistenza in cui "la calcolabilità e la comunicazione dei dati [sono] incorporati e distribuiti all'interno del nostro ambiente nella sua interezza". Ovvero una colonizzazione totale dell'esistenza dal punto di vista ambientale e comportamentale da parte della tecnica digitale. L'IoT più che una struttura in fase di costruzione può essere considerato come un progetto in continuo ampliamento, ma tale progetto necessita di una rete fisica su cui potersi configurare.
Arrivati a questo punto è possibile forse proporre delle buone argomentazioni in risposta al duddio che aleggia dall'inizio di questa introduzione.

Il fiume del progresso corre in un bacino artificiale: necessita di essere alimentato affinché non si prosciughi. Lo scioglimento dei ghiacciai incombe sul destino di questo corso d'acqua innaturale, sempre più depredato dai bisogni idrici delle città con i loro campi intensivi e le loro industrie. E una civiltà senza progresso è una civiltà destinata a decadere. Allora, affinché non si prosciughi, decine, centinaia, migliaia di affluenti devono essere incanalati al suo interno, così che il flusso continui ad aumentare. Ma solo un impegnativo lavoro di ristrutturazione è in grado di supportare questo piano. Migliaia di canali devono essere costruiti dove prima non vi era alcuna costruzione e l'intero letto del fiume dev'essere allargato per permettere al bacino idrico di continuare ad ampliarsi.
Ora, se al posto dell'acqua immaginiamo dei pacchetti di dati, al posto dei canali pensiamo a dei cavi in fibra ottica e il letto come alla rete di antenne/ripetitori 5G, la metafora forse un po' elaborata potrebbe render l'idea della ristrutturazione informatica in atto. La rete 5G è solo una parte di questo progetto, ma ha la peculiarità di essere forse la parte più vincolante. Per questo si è scelto di concentrarsi sulla rete 5G in modo prevalente rispetto al resto, nonostante questo elaborato consideri anche alcuni aspetti che vanno oltre questo singolo ambito. Perché essa è forse oggi una delle tecniche più funzionale a permettere questa evoluzione.

Tale evoluzione si inserisce in un processo chiamato "rivoluzione 4.0" che prevede una trasformazione complessiva del sistema tecno-industriale. Come in passato l'utilizzo del carbone e la macchina a vapore, l'estrazione del petrolio e la fissione nucleare, hanno permesso un accrescimento e accentramento esponenziale del sistema produttivo, oggi l'applicazione delle tecniche digitali annuncia l'avvento di una nuova accelerazione. Tale trasformazione è ben evidente da quando la gestione della pandemia del Covid19 ha permesso un espansione generalizzata dei processi di automazione, permettendo una gestione digitalizzata della maggior parte dei processi produttivi.

"Si tratta dell'integrazione e della convergenza delle tecnologie digitali, fisiche e biologiche in una nuova visione del pianeta e dell'umanità...Se buona parte dei processi produttivi nelle fabbriche sono già ampiamente automatizzati, anche altri settori stanno per subire analoghi cambiamenti. Secondo alcune stime, verso il 2035 potrebbero essere automatizzati l'86% di tutti gli impieghi nel settore della ristorazione, il 75% in quello del commercio e il 59% in quello dell'intrattenimento. Nel Regno Unito, nel periodo che va dal 2011 al 2017, con l’introduzione del pagamento tramite macchine è stato perso il 25% dei posti di lavoro alle casse dei supermercati. Il settore degli acquisti a distanza e delle consegne a domicilio è un altro settore in piena automazione, il cui grande modello è l'organizzazione del lavoro come avviene nei magazzini di Amazon o di Alibaba. Notevoli sperimentazioni sono in corso in diverse città in tutto il mondo per sostituire con robot e droni gli addetti umani alle consegne. Ulteriori stime più generali paventano una perdita del 54% dei posti di lavoro nei prossimi due decenni all’interno dell'Unione Europea, qualora l'espansione e lo sviluppo dell'automazione mantengano l’attuale ritmo. Pensiamo anche alla prevedibile generalizzazione delle stampanti 3D, che consentirebbero di sostituire gli operai che fabbricano oggetti con macchine che li stampano. Oppure alle possibilità aperte dagli algoritmi e dai Big Data per rimpiazzare gli impiegati agli sportelli e negli uffici, nella stipula di un contratto d’assicurazione o addirittura in una diagnosi medica effettuate in base a decisioni automatiche. È chiaro che la natura del lavoro cambierà negli anni a venire."

Affinché queste previsioni si concretizzino sarà quindi necessario lo sviluppo di una rete ultra-potente in grado di rendere fruibile il fluire di miliardi di dati, prodotti e utilizzati da milioni di dispositivi digitali. Congegni assemblati, a partire da materiali incredibilmente tossici, nei peggiori lager dell'apparato industriale. Ma d'altronde l'ampliamento della rete non è opinabile e nemmeno rimandabile, lo si può constatare anche solo dalla fretta e dallo zelo con cui lo stato e le compagnie se ne stanno occupando.

"L’emergenza che stiamo vivendo ha acuito l’importanza per il Paese di disporre di una infrastruttura di telecomunicazioni moderna e ha accelerato l’adozione di modelli digitali da parte di imprese e amministrazioni" afferma Aldo Bisio, amministratore delegato di Vodafone Italia "Proseguiamo quindi con la nostra strategia di investimenti per accompagnare la trasformazione digitale del Paese. Il 5G non è solo una opportunità, ma una necessità per sostenere il trend di crescita esponenziale della domanda di dati, accelerata dalla pandemia”.

Ora come già si affermava precedentemente il rischio in questo tipo di percorsi è quello di focalizzarsi su una chiave di lettura del mondo che potrebbe diventare monolitica. Allo stesso tempo, però, resta indubbio che, soffermarsi su questo argomento nello specifico, dia la possibilità di conoscere in modo più dettagliato un elemento del sistema a cui viene attribuita una notevole importanza e si auspica che tali informazioni possano essere un buon armamentario per chiunque avversi questo tipo di mondo e scelga in un modo o nell'altro di combatterlo.