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Il re di tutti i virus: la paura

“Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra persone, mediato da immagini.”

“Lo spettatore più contempla, meno vive; più accetta di riconoscersi
nelle immagini dominanti del bisogno, meno comprende la propria
esistenza e il proprio desiderio.”

“Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso.”

Guy Debord, La societa dello spettacolo

In questo tempo, in questo mondo, cercare parole per descrivere e analizzare il presente è sempre una sfida che mi da i singhiozzi. Non so se sarò letto, compreso, strumentalizzato, gettato in pasto al tritacarne dei “post” e non so, cosa molto più importante per me, se riuscirò ad essere all’altezza delle mie necessita’ espressive.
Inoltre scrivere dal presente, sul presente, è come rincorrere i propri pattini stregati: ci sei sopra ma loro schizzano più forte, più avanti, sempre in movimento, sempre più veloci di te.
Ma solleticatx da notti a rigirarmi nel letto con frasi che traboccavano dalla mente nel tentativo di mettere caos nell’ordine dei miei pensieri tento un salto, una boccata di ossigeno e parole…

Non possedendo uno smartphone e nemmeno avendo una connessione perpetua alla rete internet per me il Coronavirus non esiste.
Dico questo con la piena consapevolezza che questo virus, così come altri che l’hanno preceduto (ma questo pare essere più imponente) è una pura costruzione spettacolare.
Ragionare di “dati reali” e di “proiezioni plausibili della realtà” mi porterebbe a dovermi inzaccherare di numeri e di cifre che nessunx, in buona fede, può dire di possedere come specchio “reale” dell’esistente fuori dagli schermi.
Qualsiasi specialista ben pagatx sarà dispostx a dire tutto il contrario di tutto non appena l’odore di promozione e/o di stipendio infoltito indorerà le sue narici.
Questo virus è esploso nell’etere ben prima che nei mercati, nelle sale di ospedale, nelle strade.
È un virus di strisciate di dito su uno schermo, un virus di cinguettii cibernetici, una escrescenza virtuale virale (non è geniale che si dica esattamente cosi’ anche per i video di youtube che spopolano?!) che ha attaccato la mente e le percezioni surrogate di miliardi di persone in tutto il mondo, ben più a fondo e più rapidamente di quanto non
abbia fatto il suo corrispettivo biologico sui corpi.
Potrei dire che per me esistono due virus: uno, quello vero (nel senso di vero Debordiano) che e’ quello che inonda le pagine di giornali online, di social, gli schermi e le tv di tutto il mondo e che i governi stanno trattando alla stregua di una catastrofe naturale con tutto il corollario di “emergenza” che ne consegue; e uno falso (idem) che è
quello che ha ammazzato circa millesettecento persone in tutto il mondo pare (il 98% in Cina) e che a me si è palesato quando ho iniziato a vedere le prime facce con le mascherine appiccicate sopra…ma non più di sei e su persone sane, che non avevano altri sintomi della malattia che lo smartphone.
A voler giocare al gioco del potere, delle sue statistiche, della sua retorica da padre-padrone che ti terrorizza del buio e poi ti porge la lampada (ma solo se fai x bravx) mi verrebbe da chiedermi: se la preoccupazione delle istituzioni è davvero la salvezza della popolazione, se i governanti sono dei filantropi cosi generosi da non voler vedere nemmeno una vita immolata sull’altare dell’incuria, allora dai, ditemi, quanti morti fanno all’anno le sigarette e l’alcol monopoli di Stato*?!
E se questi insigni filantropi inorridiscono alla vista dei cadaveri e dell’ingiustizia sociale che esprimono, cosa ne facciamo delle migliaia di morti all’anno (**) per causa delle frontiere che essi stessi hanno eretto a salvezza e glorificazione dei loro mercati?!
Perché non hanno messo fuori legge i sali-tabacchi, ostracizzato x tabaccax, quarantenato x tabagistx per salvarci tuttx dalla piaga del cancro ai polmoni e annessi e connessi?
Perché leggi su leggi che condannano individui a morire ammazzati, torturati, violentatx nei lager libici o affogati in mare?
O per contro, se non hanno trattato il tabagismo con pugno di ferro, come sta accadendo per il Corona, forse per spirito liberale, perchè non si sono allora limitatx ad affiggere, ora nel momento del contagio, dei cartelli nelle città, come quelli che stanno su tutti i pacchetti di tabacco/sigarette che avverte x sudditx dei rischi che, consapevolmente esercitando il nostro libero arbitrio, ci si assume girando in una piazza o in un teatro?
E non è sorprendente la svista che vuole che si debbano chiudere teatri e scuole e musei, ma non si faccia menzione dei centri commerciali? Che all’oggi sono forse i (non)luoghi, non direi più vissuti perché la Vita la destino ad altro, ma quanto meno più attraversati di una città!?
Era la mia anima cittadinista che parlava, quella che ho sepolto anni or sono sotto mole di gas lacrimogeno e disillusione…non mi interessa porre il discorso in questi termini.
Ossia non voglio criticare questo o quell’operato del sistema di potere come a voler dire che il potere potrebbe agire in una maniera più giusta, più rispettosa, più equa.
I termini del discorso per me sono da porre altrove, contro: disertare la narrazione spettacolare del sistema e dei suoi falsi critici, ossia quegli specialisti (medici in questo caso) che gareggiano per sottrarre lo scettro della verità al potere e cosi’ facendo, glielo riconsegneranno più lucido e più pulito appena passata l’emergenza.
Non è questione dunque che lo Stato sia troppo allarmista o troppo poco, è questione di prendere atto della strategia che gli stati stanno mettendo in campo sfruttando questa spettacolare (in tutti i sensi) occasione.
Se infatti non ho la capacità e forse nemmeno la pretesa ne la voglia di capire cosa sia reale e cosa no, dove stia il vero e dove risieda il falso (relativo, contestuale, non assoluto! Non esageriamo) ho però ancora la possibilità di fidarmi del mio corpo, delle mie viscere, dei miei occhi, dei miei sentimenti.
Posso ossia scorgere le “conseguenze” di questo virus.
Non posso stabilire se il virus Corona, quello biologico, venga un serpente o da una spia della CIA, ma, visto che non voglio salire sulla giostra del complottismo, mi basta (e mi avanza) rifarmi a ciò che vivo, in conseguenza dell’evento oramai scatenato.
Questo per me non significa indulgere sux responsabilx, ma piuttosto aver ben chiaro che e’ il sistema tecno-industriale nella sua totalità, attraverso tutte le sue emanazioni (umane e appendici tecnologiche) il
responsabile di sofferenze e morti che negano il vivente e i suoi ignoti palpitanti.

Credo di poter dire sulla mia pelle e ricorrendo alla mia memoria (dal 2001 di torri gemelle e Genova, passando per strade sicure e terremoti…etc) che l’emergenzialità non ha nulla di emergenziale, ne di temporaneo; è invece un ben collaudato modo di governo politico-militare.
Questo momento storico, di assedio sociale da parte del virus virtuale/biologico, non fa eccezione, anzi, catalizza e amplifica e perfeziona tutti i dispositivi di dominio sperimentati fin’ora.
Gli onnipresenti militari (che se ax terroristx almeno potevano sparare, al virus che faranno?!), sbirri, guardie di ogni tipologia e divisa (protezione civile inclusa) mobilitati per primi, passando per  quarantene e intere regioni blindate e trasformate in “terra di nessuno” del diritto, fino alle vaccinazioni di massa che tarderanno giusto il tempo perchè la casa farmaceutica di turno sforni la strabiliante panacea (vaccinazioni di massa obbligatorie esattamente come quelle già imposte ax bambini di età scolare in Italia dallo scorso anno: nulla di fantascientifico).
Come sempre, mi pare, x primi a essere vessatx da queste sevizie repressive sono x ultimx.
Migranti, già odiatx e perseguitatx e oppressx piu di quanto ogni sopportazione possa immaginare, che anche prima del Corona erano, tra le altre cose, vistx come untorx e portatorx di contagi esotici (per esmepio la Legionella) ora sono definitivamente marchiatx come bombe virali deambulanti e che dicano quello che vogliono x specialistx garantistx, tanto la verità è nello schermo di ogni mano e quello schermo parla la lingua del padrone.
Ora, grazie al Corona, grazie alla paranoia endemica, grazie cioè al vero virus in espansione,  saranno legalmente sequestratx nelle navi che li traghettano dal mare aperto alle coste come misura di “quarantena”: è notizia del 26/02 che a una nave di un'ONG diretta in Sicilia sia stato vietato lo sbarco e imposta la “quarantena a bordo” e questo pare sarà il protocollo da seguirsi.
Esattamente quello che fece il testosteronico ministro dell’interno leghista, precorrendo i tempi, ora sotto processo (Ah! Ah! Ah!) per sequestro di persona, ma questa volta senza tante remore, senza nemmeno quelle flebili voci sinistrose o democratiche a lamentare l’ingiustizia e la disumanità del nazismo ministeriale e dei suoi sbirri esecutori.
Ultimx e dannatx che se possibile vedono ancora più buia la prospettiva di ogni giorno che passa, come x prigionierx delle carceri delle “zone contaminate” che non potranno avere colloqui con nessun esternx al carcere (come accade per Nat, compagna anarchica rinchiusa nel carcere di Piacenza) non ci è dato di sapere per quanto.
L’emergenza avvolge tutto di un manto di impenetrabilità: le domande sono sediziose e le risposte sono dominio di chi ha il sapere e gli strumenti per ottenerlo.

Col virus si è come in guerra, e la guerra, si sa, è sempre stata un collante sociale potentissimo o quanto meno uno spartiacque sociale: stai con la patria o coi nemici della patria. Punto.
E già si parla di “governo di unità nazionale” per fare uscire l’Italia dalla crisi del virus, con tute verdi e democratici e destra e sinistra e centro e bla bla bla a fare facce serie e responsabili nelle tv, a stringersi le mani come degli operosi Churchill nostrani.
La solita vomitevole farsa, che però ha la pesantezza gretta delle catene che si stringono di più, il puzzo fetido dell’aria che comincia a mancare serratx dietro alla finestra che si ha sempre piu paura ad aprire, l’oleosa consistenza della democrazia poliziesca che giunge al suo apice (per ora): non aver nemmeno bisogno di un nemico in carne ed ossa come furono Comunistx, Talebani e Terroristx di piu vasta gamma.
Oggi basta la paura per la paura, l’invisibile, il virus che esiste perché si , senza bisogno di tanti morti o di sintomi, basta la sensazione del contagio per esserne contagiatx.

DI “CHE FARE” O DI “DOVE STARE”
Io credo che il sistema non soffra colpi quando si visibilizzano le sue contraddizioni, perché mi pare che il sistema sia divenuto abilissimo a gestire e recuperare le proprie contraddizioni.
Credo che il dominio possa soffrire quando c’è chi queste contraddizioni le affronta da una prospettiva che nega la sua appartenenza al gioco.
La negazione che non punta l’attenzione sull’utilità o meno di questo o quel voto, ma diserta e incendia l’urna; la negazione che non vuole scegliere tra “accoglienza” nazista nei campi o “diffusa” e democratica
ma combatte l’esistenza stessa di società privilegiate che “accolgono” persone oppresse che fuggono. Che combatte l’esistenza stessa, direi io, di qualsivoglia società.
La contraddizione e’ tale se c’è chi la coglie, perché credo sia una relazione sociale anch’essa tra differenti aspetti del tessuto economico-sociale-politico. Ma la contraddizione di questo virus non c’è, è tutto perfettamente logico e funzionale: se c’è un virus mortale (e io credo che pur essendo evidente per me che NON c’è alcun
virus e altrettanto evidente che C’È un virus) ci vogliono misure straordinarie per assicurare la sopravvivenza al popolo.
E la guerra dei dati che potrebbe dar ragione allo schieramento meno allarmista e far emerge quelle discrepanze di trattamento a cui si accennava sopra è truccata in partenza: le carte, il tavolo da gioco, il pubblico pagante si chiamano mass media e sono struttura ossea della società stessa.
L’intangibilità di questo virus, dei suoi effetti sui corpi è compensata dalla concretezza dell’azione repressiva introiettata in anni di politica-della-sicurezza.
Mi pare che pochissimi individui oggi nel paese chiamato Italia sfiderebbero la quarantene dei corpi e delle emozioni per desiderio di non vedersi annullare la libertà.
La legge è pura astrazione, è un assunto teorico che introiettiamo e per obbedienza ad essa arriviamo a non sorpassare una staccionata non perché sia troppo alta per le nostre potenzialità di scalata, ma per la scritta rossa su sfondo bianco che impone“non oltrepassare”.
Come un virus la legge si installa nei corpi ed evolve, muta, si difende dagli attacchi degli antidoti, dagli slanci liberatori. La legge si concretizza con la forza del manganello e del chiavistello, il virus con
la quarantena, col camice, l’isolamento, la siringa, ma il cuore del problema è identico.
Non sono x mortx ammazzatx dalle bombe che piovono dal cielo i cadaveri dai quali rifugge il popolo terrificato serrandosi in casa, sono numeri, cifre, ordini, dettami, ordinanze.
La paura e l’immediata ricerca di rassicurazione sono il moto perpetuo della repressione.
Mi pare che il potere stia ben dimostrando quale siano le priorità (quantomeno alcune) della sua azione repressiva: chiudere.
Chiudere il più possibile spazi, strade, luoghi, agibilità, dissenso.
Nulla di nuovo né di differente da quanto portato avanti dallo Stato italiano negli ultimi decenni, solo che adesso con una capacità tecnologica e una rapidità d’esecuzione (anche per mancanza di resistenza e ossequiosità sociale) davvero virali.
State chiusx in casa, chiusx nei comuni, nelle regioni.
Recinti che si sommano a recinti in una spirale di repressione senza fine potenziale.
Io credo che il potere sia multiforme così come l’attacco che scelgo di portare contro di esso.
Oggi è la reclusione e l’autoreclusione che sta applicando con forza sul territorio posto sotto il suo dominio (e in questo terreno metto anche le coscienze e i corpi degli individui) allora credo che sia lì che voglio stare, all’aperto.
Aprire spazi di dialogo, di gioco, di discussione, disertare la narrazione dex “terrorizzatorx” e la contronarrazione dex piu “cautx”, aprire le strade, le braccia, gli spazi cementati.
L’immagine più mirabolante che posso produrre nella mia testa pulsante sono individui selvaggi che si abbracciano e scambiano effusioni davanti al fuoco di farmacie in fiamme e servx (in divisa e non) inorriditx…ma anche solo il presentarsi nelle piazze laddove c'è divieto assoluto può essere un inizio.
Capire cosa (se) la legislazione d’emergenza prospetta per chi infrange la quarantena, camuffarsi (oggi le mascherine vanno di moda), disertare l’annichilimento, rifiutarlo, sputare in faccia al virus della paura il virus della rivolta.
I tempi del potere sono sempre più rapidi e sempre più sicure e forti e senza contrapposizione appaiono le azioni del dominio: chissà per quanto ancora si potrà stare all’aperto senza doversi nascondere, per quanto potrò scrivere testi come questo con la consapevolezza che qualcunx lo potrà “liberamente” pubblicare; per quanto ancora avremo la possibilità di rifiutare protesi biotecnologiche sui nostri corpi per correggere la fallibilità della nostra finitezza.
Uscire all’aperto mi pare un esercizio anche per noi stessx (anarchicx, antiautoritarx, individui in rivolta…) per non appassire nell’insinuante paranoia che più si delegano le percezioni alle macchine, più si rafforza mentre appassiscono i nostri istinti e diveniamo incapaci di fidarci di noi stessx, di guidarci, di prenderci cura di noi.
E non credo che il popolo acclamerà un pugno di piratx avvelenatx dal germe inestirpabile della sovversione, ma forse qualche individuo alla ricerca di un Altro/ve rispetto allo schermo che l’ha contagiato si
unirà alle danze o più semplicemente l’avrò fatto per me stessx. Per stare là dove mi piace stare, dalla parte sbagliata, contraria, ignota.

Sarà che la Corona l’ho sempre immaginata solo sulla testa di un Re e poco importa che questo abbia le fattezze di un ominide con pompose  parrucche o di un virus circolare, il Re detiene il potere assoluto… l’importante, però, è che la testa del Re rotoli nella cesta.

unx Appestatx

(*) Giusto per sfizio numerologico:
Rapporto di ricerca, “Indagine sull’Alcolismo in Italia. Tre percorsi di
ricerca”, realizzato nell’ambito delle attività previste
dall’Osservatorio permanente Eurispes-Enpam su “Salute, previdenza e legalità”. Dal 2008 al 2017 in Italia sono stati 435mila i morti per
malattie alcol-correlate, incidenti, omicidi e suicidi ad esso dovuti.
Fumo di sigarette, dati maggio 2019: Solo in Italia muoiono ogni anno circa 70’000 persone. Globalmente inoltre, secondo le stime OMS, 165.000 bambinx muoiono prima dei 5 anni di infezioni respiratorie causate dal fumo passivo.

(**)Amnesty International parla di circa 15’000 morti nel solo
Mediterraneo dal 2015-2019. Possiamo ben dirci, se la mente riesce a
concepire numeri di così vasta e orrifica portata, che siano molti di
più quelli reali.

Fonte: Round Robin