FISSATE LE LUCI, MIEI CARI!
di Jordan Brown (2017)
Viviamo in un mondo di schermi. L’adulto medio trascorre la maggior parte delle sue ore di veglia davanti allo schermo di un dispositivo. Siamo abbacinati, siamo letteralmente dipendenti da Facebook, Google, Instagram, Twitter…
Come siamo arrivati a questo punto?
Chi ne trae beneficio? Qual è il loro impatto sugli esseri umani e
sulla società nel suo insieme? Cosa succederebbe se l’intera esistenza
umana venisse ridotta alla portata di un clic? Ed è davvero questo che
vogliamo?
Fissate le luci, miei cari! — documentario indipendente
realizzato senza fini di lucro — solleva tali interrogativi nel
tentativo di tornare al mondo fisico reale, di formare una visione
critica dell’odierna pervasività tecnologica guidata dall’interesse
economico di poche compagnie e dalla ragione di ogni Stato. Affrontando
temi come la dipendenza, la «privacy», la sorveglianza, la manipolazione
delle informazioni, la modificazione del comportamento ed il controllo
sociale, ci pone tutti davanti ad una domanda semplice quanto immediata:
mentre il mondo è in fiamme, mentre ciò che resta dell’universo
sensibile sta scomparendo, distrutto da un algoritmo, noi dove siamo?
***
Sabato 11 maggio, dalle 17 in poi, è prevista una proiezione del documentario, cui seguirà una discussione sull’argomento.
L’iniziativa è ospitata da l’Accerchiata (piazza E. Alfieri 1, Milano)
È la metafora con cui per alcuni secoli, a partire da una frase del poeta latino Giovenale, si è indicato un fatto ritenuto impossibile. Poiché l’esperienza comune insegnava che tutti i cigni sono bianchi, l’esistenza di un tale animale dal piumaggio scuro veniva percepita come un’assurdità che mai si sarebbe materializzata. Ma poi, all’inizio dello scorso secolo, alcuni esploratori in Australia si trovarono davanti un esemplare di Chenopis Atrata — un cigno nero.
Da allora con «cigno nero» si intende un fatto inaudito, imprevedibile, inaspettato, il cui verificarsi potrebbe avere un forte impatto giacché con la sua stra-ordinarietà metterebbe fine a quella che viene considerata una norma generale indiscutibile. Ad esempio, in campo finanziario «cigno nero» indica un evento improvviso e catastrofico, impossibile da prevedere in anticipo, temuto dagli speculatori perché avrebbe come effetto il crollo dell’economia.
Ora, se la storia non procede strisciando — come vorrebbe il determinismo — ma a balzi, è proprio perché di tanto in tanto compare un cigno nero. E se ciò fosse possibile anche per il cosiddetto immaginario? L’apparizione di un’idea considerata inverosimile, inconcepibile, non potrebbe minare le fondamenta del pensiero più comune (trogolo di slogan di partito e spot pubblicitari, opinioni giornalistiche e cinguettii telematici), quello che riduce la fantasia più smisurata alle dimensioni di uno schermo?
Forse un’illusione destinata a svanire, comunque una scommessa da azzardare con testardaggine.
Abbiamo quindi deciso di porre sotto l’ala del Cigno Nero alcune iniziative pubbliche (proiezioni di documentari, dibattiti, mostre, rassegne cinematografiche…) che tenteranno di far avvistare il più insolito ed inatteso degli universi mentali, quello che vuole la libertà incompatibile con qualsiasi forma di potere. Sulla necessità, sulla ineluttabilità, sulla eternità di un dominio — in perpetua mutazione nelle sue numerose e talvolta contraddittorie varianti — è stata costruita l’intera civiltà. E la disponibilità alla servitù volontaria, il riflesso condizionato che fa scattare sull’attenti davanti ad un’autorità, si basa proprio sull’intima convinzione che la vita umana non possa fare a meno di gerarchie. Come se un’esistenza priva di ordini a cui obbedire fosse, per l’appunto, un’assurdità.
È nostra ipotesi, e nostro auspicio, che in ogni ambito della vita in questa civiltà, nessuno escluso, possa (e debba) apparire un Cigno Nero capace di sfidare la tradizione, di violare la sacralità, di sbriciolare il luogo comune. Ridando così senso, bellezza ed incanto ai nostri giorni sulla terra ed al mondo stesso che ci ospita, da troppo tempo soffocati da ragioni politiche, leggi di mercato, applicazioni tecniche e dogmi religiosi.
Il Cigno Nero non ha un nido. I suoi avvistamenti dipenderanno, nel tempo come nello spazio, dagli sforzi dei suoi appassionati ricercatori. A stimolo di intraprendenti curiosi che volessero a loro volta «guardare l’impossibile tanto da trasformarlo in una possibilità», le sue tracce verranno raccolte in questo blog.