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Per le strade di Cremona un volantino antielettorale contro tutti i partiti politici

Dov'è Van Der Lubbe?

Quasi tutti ne stanno già parlando, ma a molti non interessa granché fino a pochi giorni della fatidica data. É decretato come momento che possa cambiare le sorti dei più ma ad ogni tornata la pagliacciata è sempre compiuta. Ormai è deciso, il 4 marzo si terranno le elezioni per eleggere i nuovi dittatori democratici, in veste di primo ministro e parlamentari sanguinari al seguito. Nei bar, nelle osterie e sul web la pancia comunica già l'odio: ci vorrebbero le bombe in parlamento, sono tutti dei ladri, cambia il governo ma la frittata è sempre la stessa, la politica fa schifo, prenderanno le ennesime pensioni dopo aver scaldato per qualche anno uno scranno d'oro e via dicendo. Peccato che questo giustissimo odio verso tutti i politici sia solo il prodotto di un bispensiero latente, dove molti di quelli che avranno imprecato per mesi contro la fatidica data, si recheranno all'urna della morte per vomitare il loro voto. Questa è la forza del bispensiero di orwelliana memoria: sapere e non sapere, dire menzogne come verità incontrastate e ritenere valide due opinioni contraddittorie.

Si vuole però essere ottimisti per una buona volta, maledicendo un po' il pessimismo che accompagna un po' tutti quelli che vogliono farla finita con parlamenti, economie, galere, guerre ed elezioni. Se queste parole si trasformassero in pensieri sovversivi e divenissero desiderio di agire? Allora alla mente torna Marinus Van Der Lubbe, un sovversivo che diede fuoco al Reichstag, il parlamento tedesco, la sera del 27 febbraio del 1933, a pochi giorni dall'incoronazione al potere di Hitler. Un azione precisa: attaccare il simbolo massimo del potere nazista per dare impulso alla sommossa contro gli assassini in camicia bruna. Purtroppo la conseguenza non fu quella sognata da Van Der Lubbe e il mondo vide la propria continuazione della civiltà dell'orrore.

Oggi che il potere è cambiato e non ha più un punto preciso da distruggere, la pancia arrabbiata che dice: «Bisognerebbe andare a Roma e cacciarli tutti», non potrebbe indicarci di rivolgere il nostro sguardo altrove? Cosa sono gli uffici statali e comunali nei luoghi che viviamo se non diramazioni di quel parlamento che sta a Roma? E cosa sono le sedi dei partiti, dei grandi poteri economici, delle statistiche, dei giornali se non ingranaggi di tutta la macchina delle elezioni? Per porre fine alla colonizzazioni delle menti e all'angoscia di arrivare a fine mese, il problema non sta nell'eleggere chi sarà il prossimo ad indicarci come farlo, ma nella possibilità stessa che qualcuno ci dica cosa fare muoia per sempre. Già, ci stavamo dimenticando: come in 1984, il desiderio è uno psicoreato!

cip: via gli sbirri da ogni strada, 1312