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Una buona nuova e un appuntamento

Ci siamo stupiti non poco quando furono revocati i divieti di dimora comminati a dodici compagni e compagni lo scorso maggio e seppur questo agosto Rinaudo sia ricorso in appello lasciando la partita aperta, siamo convinti della forza espressa da quella prima violazione. Pochi giorni dopo rifiuto delle carte tribunalizie anche in Val di Susa e Giuliano e Luca hanno scelto persino di non stare ai domiciliari con tutte le restrizioni, misura cautelare custodiale appioppata loro per una manifestazione al cantiere di Chiomonte; a luglio ancora violazionidelle misure cadute a pioggia sui contestatori della Turkish Airlines dentro all'aeroporto di Caselle.

L'udienza del Tribunale del Riesame per quest'ultimo fatto si è tenuta ieri e l'esito stamani è un bel sospiro di sollievo: le misure cautelari (firme due volte al giorno e per qualcuno il conseguente aggravamento in obbligo di dimora) sono state revocate perché non sussisterebbero le condizioni per i reati di resistenza e violenza privata.

Per cercare di abbozzare un'analisi rispetto a qualsiasi possibile nesso tra violazioni e revoche, se mai ci fosse veramente e a noi fosse possibile coglierlo, aspettiamo un po'.

Intanto possiamo dire che ogni restrizione di libertà in meno aumenta è una possibilità di riconquistare pezzo alla volta terreno perduto nei percorsi conflittuali.

Sul finire ricordiamo un'altra notizia arrivata ieri di Giuliano e Luca trasferiti ai domiciliari senza restrizioni aggiuntive.

macerie @ Settembre 3, 2016

DICHIARAZIONE LETTA IN AULA

Come è noto, in quest'aula si discuterà la nostra sorte in merito alle misure cautelari comminateci nell'ambito dell'inchiesta per l'iniziativa contro la Turkish Airlines di Torino-Caselle.

La Procura torinese, in particolare nella persona del qui presente pubblico ministero Antonio Rinaudo, è ormai nota a chiunque per il suo accanimento nei confronti di ogni lotta sociale.

Altrettanto noto è il tentativo di genocidio e la brutale repressione del dissenso in corso in Turchia: le purghe, gli arresti di massa, le torture e gli stupri nelle carceri, i bombardamenti e i massacri di civili, sono ormai all'attenzione mediatica internazionale, ben più di quando noi li denunciammo irrompendo nella sede della compagnia di bandiera turca un anno fa. Il procuratore Rinaudo sarà dunque senza dubbio consapevole e fiero del proprio ruolo di difensore del buon nome della Turchia di Erdogan, dei suoi rapporti amichevoli con la Comunità europea, dei traffici d'armi, dei ricatti sui profughi e del suo ruolo di gendarme della NATO. Peraltro, non è difficile immaginare la fascinazione che un ligio funzionario di Stato può provare nei confronti di un Paese come l'attuale Repubblica di Turchia, il sogno realizzato di ogni burocrate di regime in vena di sfogare le proprie frustrazioni su prigionieri e dissidenti.

Le misure restrittive cui siamo sottoposti, del resto, non fanno mistero delle loro motivazioni: impedirci di reiterare le condotte di cui siamo imputati, ovvero sostenere la lotta rivoluzionaria in Kurdistan. A tal proposito temiamo di dover deludere il solerte procuratore: non abbiamo alcuna intenzione di interrompere una solidarietà di cui c'è oggi più bisogno che mai e per la quale, semmai dovessimo rimproverarci qualcosa, sarebbe piuttosto di non esser riusciti a fare abbastanza.

È per questo che la gran parte di noi non sta rispettando le restrizioni ricevute, e vi preannuncia che ha intenzione di continuare a farlo, qualunque sarà la decisione che prenderete in quest'aula. Noi abbiamo già deciso.

Non avendo ancora l'Italia raggiunto il livello di maturità democratica della Repubblica di Turchia, qualche scrupolo sconsiglia ancora di lanciarsi in deportazioni e carcerazioni di massa; è così che, negli ultimi anni, uno stillicidio di misure repressive a bassa intensità, tra divieti, obblighi, fogli di via, è stato messo in campo nel tentativo di soffocare i conflitti crescenti e i movimenti popolari. Il procuratore Rinaudo è ovviamente in prima fila in questa battaglia, ma – ci spiace dover nuovamente deludere le sue aspettative – è una battaglia persa. Non solo tale strategia non sta ottenendo gli effetti sperati, ma sta ottenendo l'effetto contrario, fornendoci occasioni insperate di rilanciare le lotte, di creare nuovi legami, di acquisire forze inedite. Sempre più persone si rifiutano di sottostare ai suoi stupidi divieti, e sempre più gente solidarizza e sostiene chi resiste. Sta diventando patetico, signor Rinaudo. Si metta il cuore in pace, non fa più paura a nessuno.

2 settembre 2016

Un appuntamento...

manifesto italiano