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Da Milano a Torino (aggiornato)

Milano

breve aggiornamento sulla sentenza arrestati No Expo: Molestio assolto, Iddu 1 anno e 8 mesi, Nano 2 anni e 2 mesi. L'unico capro espiatorio condannato x devestazione & sacccheggio è Casper con 3 anni e 8 mesi e il processo civile x Unicredit.

da Radiocane

Magro bottino per la procura di Milano. Si è concluso il primo grado del processo per devastazione e saccheggio in relazione ai fatti del primo maggio 2015: un’assoluzione piena, due condanne per resistenza e una per devastazione.

Alcune riflessioni a caldo con un compagno di Scateniamoli.

Torino

Fuori e dentro

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Un presidio rumoroso da stamattina alle 9 si è trovato davanti al tribunale torinese in occasione dell’udienza di Riesame per i dodici compagni colpiti da divieto di dimora.

Una sessantina tra compagni e solidali hanno intonato cori contro queste ennesime misure e per accompagnare l’ingresso al Bruno Caccia di alcuni banditi che hanno deciso di presenziare alla prima parte dell’udienza: giusto il tempo per la lettura di un comunicato scritto tutti insieme per poi uscire subito da quel luogo infausto e tornare al presidio tra gli amici.

Vi proponiamo il testo letto in aula:

“Sappiamo che uno dei ruoli di tribunali e procure è quello di stroncare i conflitti sociali.

Ovviamente non ce ne stupiamo né ci aspettiamo che vada diversamente.

In questi anni la stretta collaborazione tra giudici per le indagini preliminari e pubblici

ministeri ha permesso di applicare decine e decine di misure cautelari contro chi lotta.

Questi dodici divieti di dimora si inseriscono in questa strategia.

Dopo anni di attacchi repressivi abbiamo deciso di non rispettare queste misure.

Venerdì siamo tornati a Torino e non abbiamo intenzione di andarcene.

Non accetteremo da questo Collegio decisioni che ci dividano.

Nessuno di noi sarà lasciato indietro.”

Usciti i compagni dal tribunale, il presidio si è sciolto e i partecipanti si sono avviati verso Barriera di Milano per raggiungere un picchetto di resistenza a uno sfratto.

Per quanto riguarda le decisioni tribunalizie sarà necessario aspettare qualche giorno; intanto, oltre a puntare i piedi contro le misure, si continuano le lotte.

Ascolta il contributo sulla mattinata di una compagna bandita durante la mattinata informativa di Radio Blackout

macerie @ Giugno 14, 2016

Segue un comunicato diffuso da 12 compagne e compagni colpiti da diveti di dimora a Torino.
Ricordiamo che domani, martedì 14 giugno, vi sarà un appuntamento importante per la mobilitazione in loro solidarietà e contro queste misure repressive
Alle ore 9 presidio davanti al tribunale in c.so Vittorio Emanuele II in occasione dell'udienza di riesame
.

È a Torino che abbiamo visto portare via uomini e donne perché non avevano un documento. A Torino abbiamo visto la polizia caricare un corteo di operai che avevano osato ribellarsi.
A Torino abbiamo visto le pattuglie dei carabinieri aiutare padroni e banche a sbattere in strada i nostri vicini di casa in ritardo con l'affitto o con il mutuo.
A Torino abbiamo visto interi quartieri trasformarsi secondo le esigenze dei ricchi sulla testa dei più poveri che li abitano.
A Torino e nelle sue valli abbiamo visto la celere bastonare le persone accampate a difesa della terra in cui vivono.
Ma a Torino abbiamo anche visto decine di persone sollevarsi per permettere a un clandestino di scappare a un controllo e centinaia di facchini tener testa a chi li voleva cacciare dai cancelli del CAAT. Qui abbiamo visto intere vie chiuse dai cassonetti per respingere un ufficiale giudiziario e decine di abusivi riprendersi la piazza sotto gli occhi impotenti della polizia. È a Venaus che le stesse persone bastonate hanno rialzato la testa e spazzato via plotoni di celere riconquistando il terreno perduto.
Se è vero che ovunque soprusi e ribellioni sono all'ordine del giorno, è a Torino che noi abbiamo deciso di coltivare un sogno comune.
Puntiamo i piedi, qui vogliamo rimanere, qui vogliamo lottare.
Dodici divieti di dimora a chi in una giornata di ottobre era andato presso la sede di Ladisa, ditta fornitrice dei pasti all'interno del Cie di corso Brunelleschi, a restituirgli un po' della merda che quotidianamente somministra ai reclusi. Un'iniziativa all'interno di un percorso di lotta contro il Cie e contro chi lo fa materialmente funzionare.
Sono anni che la Procura ci colpisce incarcerando e allontanando i nostri affetti.
Abbiamo tenuto duro, giorno dopo giorno, affrontando la paura e il dolore che la repressione porta con sé.
Abbiamo portato avanti con fatica le lotte dei compagni allontanati, incarcerati e sorvegliati.
E se in tutti questi anni di lotte a Torino abbiamo affrontato gli attacchi repressivi cercando sempre di spingere un passo più in là i percorsi che si stavano portando avanti, questa volta ci siamo guardati e negli occhi di ognuno abbiamo ritrovato la medesima voglia di non partire.
Questi dodici divieti di dimora sono la goccia che fa traboccare il vaso, non siamo più disposti a razionalizzare la nostra rabbia.
Non accettiamo più di dover salutare compagni e affetti perché costretti ad andarsene
Non accettiamo più che le nostre vite, la nostra quotidianità siano determinate da un pezzo di carta
Non accettiamo più di rinunciare ai progetti che ognuno di noi ha costruito in città e di doverci reinventare altrove
Restiamo qui, esattamente nel punto in cui le nostre coscienze ci costringono a stare.
Per noi questi divieti di dimora sono carta straccia.
Saremo in una radio libera a trasmettere, davanti alla porta di J. per resistere al suo sfratto, sotto le mura del Cie per sostenere le rivolte dei reclusi, nelle strade per opporci alle deportazioni, ovunque ci andrà di stare.
Le conseguenze le conosciamo, con una certezza quasi matematica tra qualche giorno ci porteranno in carcere.
Precisamente nel punto in cui il Tribunale avrà la forza di metterci.
Nel centro esatto del ciclone che sta stravolgendo le nostre vite.
Consapevoli della nostra scelta, forti della solidarietà che non ci lascerà soli, noi da qui non ce ne andiamo.

Banditi a Torino

Aggiornamento:

Il Tribunale del Riesame ha annullato il divieto di dimora per i dodici banditi accusati di essere andati presso la sede della ormai arcinota Ladisa a restituire un po’ del marciume che quotidianamente forniva ai reclusi del Cie di corso Brunelleschi.

E dopo la decisione dei dodici compagni di non accettare l’ennesima misura repressiva e di violarla quindi pubblicamente, dopo le molte iniziative inserite nella settimana di mobilitazione che hanno portato banditi, amici e solidali in strada, sotto le mura del Cie e del Tribunale nel giorno del Riesame, oggi arriva questa notizia.

Le iniziative previste nei prossimi giorni restano comunque in calendario e ci pare  importante partecipare per tutti coloro ancora costretti sotto misure, per i quattro compagni in sorveglianza speciale da gennaio e per gli altri quattro per cui nei giorni scorsi c’è stata l’udienza d’appello richiesta dai pm.

Per ora però ci concediamo il pensiero che la lotta paga!