Lo stillicidio di misure cautelari contro chi decide di portare avanti iniziative di lotta è oramai routine, eppure sembra che stia diventando altrettanto consueta la coraggiosa scelta da parte di numerosi imputati e imputate di non sottostare ai divieti e agli obblighi imposti. È infatti di poche ore fa la decisione di alcuni dei colpiti da un doppio obbligo di firma giornaliero per una contestazione alla Turkish Airlines di non rispettare la misura, col sostegno e la forza di tutti gli altri imputati. Ancora una volta una misura minore, ossia non detentiva ma comunque funzionale all’allontanamento dai percorsi conflittuali, oltre che costringere a una vita estremamente sotto pressione e con grossi limiti di movimento. La creatività del nemico non smette di stupire.
Violare le misure è una scelta che per chiunque ha il sapore di scommessa e le tinte di un salto nel buio, ma proprio per questo sempre più sta mostrando l’impossibilità di relegarla nei confini di una decisione individuale rilanciando la palla ai tanti affetti e compagni di lotta che orbitano di volta in volta attorno agli imputati. È stato il caso dei primi 12 compagni con divieto di dimora, poi delle ultime misure in Val di Susa tra arresti domiciliari e obblighi di firma, infine con quest’ultima inchiesta. Per non restare sulla soglia della semplice ammirazione verso una tale scelta impavida, occorre cogliere l’occasione che porta con sé: la capacità di reagire collettivamente non è votata solo al risultato immediato, alla liberazione di compagni e compagne che vogliamo tra noi per continuare a lottare, ma alla possibilità di invertire una tendenza tra le file del nemico, alzando di nuovo l’asticella di ciò che può essere praticato senza che la controparte continui a poter reprimere ogni possibilità di azione. Un’occasione che di fatto si fa sempre più evidente con l’aumentare dei rifiuti alle misure. Una decisione che inoltre è spesso anche spinta emotiva a continuare le proprie lotte con più forza e determinazione. Che sia di pancia e viscerale o ponderata attorno a un tavolo, le scelte di questi compagni già si parlano tra di loro e si incoraggio anche nella prospettiva di affrontare le possibili conseguenze. Lo si legge nei comunicati e lo si sente gridare nei saluti fuori dalle mura di un carcere.
Allo stato attuale alcuni compagni si sono visti annullare, per vari motivi tra cui probabilmente anche l’influsso della propria scelta, la misura imposta. Luca e Giuliano imputati per un corteo in Val di Susa non hanno rispettato i domiciliari e sono invece rinchiusi al carcere delle Vallette, inoltre sono stati condannati in primo grado per evasione rispettivamente a cinque e sei mesi. Per altri non è ancora dato sapere cosa decideranno nel palazzo del Tribunale.
Con l’avanzare dell’estate e questo ritmo incalzante non ci è dato sapere se tra le fila del nemico riprenderanno fiato o si prepareranno a dare un altro colpo a chicchessia, di sicuro finché qualcuno rilancerà la partita è ancora aperta.
Per aggiornamenti e per ragionare sulle prossime iniziative riguardo a quest’ultima operazione repressiva, l’appuntamento è giovedì 28 luglio, ore 19.00, a Radio Blackout (via Cecchi 21/a, Torino).
Invece per scrivere a Giuliano e Luca:
Giuliano Borio e Luca Germano
c/o Casa Circondariale ‘Lorusso e Cutugno’
Via Maria Adelaide Aglietta 35
10149 Torino
macerie @ Luglio 23, 2016