Un altro passo della resistenza oltremisura
Martedì 2 agosto una cinquantina di solidali con gli indagati e le indagate per l'irruzione agli uffici della Turkish Airlines del 2015, sono tornati ad interrompere la tranquillità dell'aeroporto di Caselle durante l'orario degli imbarchi della compagnia aerea turca.
Sono tornati lì dove li avrebbero voluto tener lontani, per ostacolare nuovamente gli interessi dello Stato turco, ribadendo la propria totale avversità nei confronti del boia Erdogan e il sostegno al PKK ed a tutti e tutte coloro che resistono con dignità in quei territori. Ma anche per sostenere coloro che, colpiti dalle misure cautelari, hanno deciso di non sottostare alle limitazioni della propria libertà, così come già avevano fatto prima di loro i compagni e le compagne a Torino ed in Val Susa.
Lo stillicidio di misure repressive sempre più pretestuose con cui la magistratura sta tentando di soffocare i movimenti di lotta va fermato, per questo è estremamente importante continuare a sostenere coloro che si stanno mettendo di traverso con coraggio e determinazione.
Contro la politica terroristica ed assassina di Erdogan
Al fianco di chi lotta e resiste in Turchia e in Kurdistan
Al fianco di chi si ribella alle misure repressive
Libertà per tutti e tutte
I compagni e le compagne presenti ieri a Caselle
Informiamo che la sera di martedì 2 agosto, a seguito di una lite in casa, il nostro compagno Divine si è trovato alla porta la polizia. Immediatamente le merde entravano nell'abitazione effettuando una perquisizione ed allertando la digos. A seguito di questa perquisizione, come scritto dalla stampa di regime, venivano rinvenuti oggetti e sostanze di uso comune che se collegati tra loro con alchemica sapienza potevano generare un ordigno, oltre a svariato materiale cartaceo riconducibile agli ambienti anarchici. Come risaputo in casa di un anarchico, anche del minestrone andato a male può diventare un'arma.
Divine viene portato in questura dove viene trattenuto per più giorni in assenza di comunicazione con l'esterno e con gli avvocati. Il giorno dopo i giornali parlano di un soggetto che gravita intorno all'area anarchica trovato in casa con materiale potenzialmente esplosivo e immediatamente rilasciato con denuncia a piede libero. La notizia risulta falsa visto che, nonostante i tentativi, nessuno riesce a vedere Divine o ad avere notizie sicure sul suo rilascio.
Dopo 4 giorni infatti arriva la conferma che il compagno si trova rinchiuso nel carcere di Bologna con le stesse accuse già scritte sui giornali, in attesa che il giudice si pronunci sul da farsi.
Da sottolineare il ruolo infame e di copertura svolto dagli scribacchini di regime che, dando una falsa notizia, hanno permesso il prolungato isolamento di Divine. Non ci stupisce l'accanimento dello stato verso i suoi nemici e non ci ferma un tentativo di isolamento dal continuare l'attacco verso l'esistente e i suoi attivi collaboratori.
Siamo vicini a Divine, come lo siamo a tutti i compagni che subiscono la repressione dello stato e determinati più che mai a proseguire per la nostra cattiva strada.
Seguiranno aggiornamenti.
Per scrivergli telegrammi di solidarietà:
Divine Umoru
Via del Gomito 2, CAP 40127, Bologna
Alcun* anarchic*
da noborders ventimiglia
Questo è solo un breve e parziale ricostruzioni di quanto successo tra il 4 e il 5 Agosto. Piü Informazioni a breve.
Info da Ventimiglia:
Nella notte del 4 Agosto 2016 oltre 300 migranti lasciano il centro della Croce Rossa a Ventimiglia per andare al confine con la Francia, le persone senza documenti si sono fermate nei pressi dei Balzi Rossi a 50 metri dalla frontiera (dove l’estate scorsa c’era il No-Border Camp). Il loro obbiettivo era quello di abbandonare il centro della croce rossa, reclamare l’apertura del confine e il rilascio del ragazzo sudanese detenuto dentro il CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) di Brindisi.
Alcuni solidali arrivano sul posto per portare acqua ai migranti e vengono fermati dalla polizia e portati alla stazione di polizia di Ventimiglia. 2 compagni hanno ricevuto una restrizione amministrativa “foglio di via” che gli impedisce l’accesso a 16 comuni della prefettura di Imperia e altri 2 son stati trattenuti nella stazione francese della PAF (Police aux Frontières) e hanno ricevuto un interdizione dall’Italia per cinque anni.
La polizia sgombera i migranti dai Balzi Rossi con violenza, durante questa operazione 7 solidali vengono arrestati e sono attualmente nella questura di Imperia. Non sappiamo se sono in attesa di un processo immediato per resistenza o se verranno rilasciati a breve.
In totale 17 compagni europei sono stati fermati dalla polizia italiana e francese.
Durante l’operazione circa 200 migranti riescono a sfuggire alla polizia italiana, alcuni attraversando la frontiera a nuoto raggiungendo la spiaggia di Menton in Francia, la maggior parte attraversa a piedi e si scatena una caccia all’uomo per le strade di Menton, Cannes, Sospel, Nizza. La polizia francese reagisce con violenza, con cariche e sparo di lacrimogeni sui migranti che escono dall’acqua.
118 migranti sono attualmente detenuti nei container e altri 25 nella stazione della PAF.
La polizia francese impedisce ai giornalisti di effettuare riprese, distruggendo le telecamere e arrestandone molti per non far trapelare notizie e non far capire che hanno perso il controllo della frontiera.
Diversi bus della Linee Azur trasportano i migranti fino alla frontiera Italo-Francese per deportarli, si fermano e non li fanno scendere, perché non ci sono più posti per detenerli nei container previsti dalla PAF per il fermo dei migranti. Finora vi sono state solo 60 riammissioni in Italia, nel frattempo la polizia francese ha tentato un approccio diplomatico provando a calmare i migranti, dando cibo e bevande. Non sappiamo se verranno rinviati verso il centro della Croce Rossa o deportati verso gli hotspots o i CIE del sud Italia, essendo molto più numerosi che normalmente.
Secondo un’impasse pare che la polizia italiana non riaccetterà tutti i migranti anche per paura di non riuscire a rispettare il piano Alfano che prevede di risolvere la questione migranti con la loro deportazione nell’sud Italia.