Venerdì pomeriggio un corteo improvvisato di una trentina di compagni e compagne ha attraversato il centro di Como dietro allo striscione "Distruggere il razzismo e tutte le sue frontiere". Il corteo era in solidarietà ai migranti accampati in stazione S.Giovanni, ma anche a tutti coloro che non vogliono o non possono avere i documenti e contro ogni tipo di frontiera, sia essa un confine tra Stati, sia il razzismo dilagante.
I giornali di Como riferiscono, inoltre, di alcune scritte sulla Posta Centrale contro le frontiere le deportazioni, di cui la compagnia aerea delle Poste (Mistral Air) è complice.
Segue il testo del volantino distribuito:
DISTRUGGERE TUTTE LE FRONTIERE, OGNI GIORNO!
Le frontiere sono l'emblema della società in cui viviamo e ci circondano quotidianamente; alcune sono più tangibili, altre meno. Il risultato è che viviamo all'interno di recinti concentrici, spesso senza rendercene conto, che siano essi fisici, economici, psicologici.
Per tutti coloro cui questa situazione è diventata insostenibile, la scelta è di combatterle.
La frontiera più evidente rimane il confine tra nazioni. In questo momento storico in cui stanno avvenendo migrazioni di massa, spesso rappresentano un limite invalicabile per tutti coloro che hanno scelto di spostarsi da uno Stato all'altro. Questo tipo di frontiera trasforma gli individui e il loro desiderio di movimento in flussi da gestire e quote da spartire, nonché in migranti accettabili o indesiderabili, a seconda del luogo da cui uno proviene e delle competenze che si porta dietro. In pratica, è in atto una trasformazione di persone in numeri e una differenziazione di classe da parte degli Stati che “accolgono”. In questo modo gli esseri umani cessano di esistere e diventano merci, trasferibili, deportabili, utilizzabili a seconda della richiesta. Sorgono luoghi in cui stiparli, a seconda della destinazione d'uso: CIE, Hotspot, Cara, Cas, Sprar; nasce un florido mercato intorno a loro: enti di gestione (spesso Caritas, Croce Rossa e cooperative varie) che si arricchiscono sulla loro pelle, sfruttatori e consumatori d'ogni risma che utilizzano la forza lavoro dei migranti; la propaganda alimenta di continuo la percezione del fenomeno come qualcosa di emergenziale e pericoloso, da gestire a tutti i costi.
Esistono poi altre frontiere, non per forza direttamente tangibili e destinate a reprimere la volontà di muoversi degli individui al momento sul più basso gradino della scala sociale, ma potenzialmente dirette a sopprimere ogni anelito di libertà presente nella società odierna.
Spesso il laboratorio di sperimentazione delle nuove tattiche repressive parte proprio dall'evidenziazione di alcuni soggetti più consoni su cui agire, perché già ai margini o socialmente sacrificabili, ma poi estendibili a tutto il resto della popolazione, in via diretta o in via indiretta.
I continui attentati che stanno scuotendo l'Europa in questo periodo hanno portato ad un innalzamento paranoico del concetto e delle misure di sicurezza in tutto il continente e, più in generale, in tutto il mondo occidentale, spaventato dal fatto che un po' del terrore che esso stesso sparge in Medio Oriente da almeno il 1991 gli ritorni in casa.
A noi preme sottolineare, invece, come non ci siano precauzioni o misure di sicurezza che mettano al sicuro dall'attacco suicida individuale che colpisce nel mucchio e che quindi tutte le misure di sicurezza poste in atto hanno come scopo reale e concreto quello di gestire e controllare la popolazione e il continuo cristallizzarsi di stati di eccezione porta alla normalizzazione dell'eccezione.
Conseguenza è una sempre maggiore militarizzazione e un controllo sociale sempre più esteso dei nostri territori. Tale processo non ha i tratti dell'invasività, che potrebbe destare sospetti o indignazioni da parte di qualcuno, ma è uno stillicidio continuo. Se ci guardiamo intorno, infatti, possiamo notare un aumento esponenziale sia dei dispositivi di controllo tecnologici (telecamere private e pubbliche, telefoni cellulari, documenti elettronici, ecc...) che ormai non ci permettono di passare inosservati, sia di uomini delle forze dell'ordine e dell'esercito, pronti a scrutare ed identificare tutti coloro che loro stessi credono sospetti. Chiunque in teoria, in pratica tutti coloro che, anche solo apparentemente, non hanno un aspetto consono al giudizio di sbirri e soldati.
Ancora, la frontiera del razzismo: sempre più presente e serpeggiante inizia a diventare tangibile. E' innegabile che, soprattutto in questi momenti di trasformazione del capitale e spostamento di migliaia di individui, lo spettro del nazionalismo e della xenofobia possa attecchire più facilmente, anche a causa del panico diffuso dai media e dai pregiudizi che facilmente dilagano. E così, in tutto il territorio nazionale, si diffondono episodi di intolleranza e aggressione nei confronti di migranti e non bianchi, che hanno trovato il loro apice nell'omicidio fascista di Fermo. In questo clima i gruppi neofascisti hanno gioco facile a soffiare sul fuoco del razzismo, a fare propaganda e proseliti, indicando come capro espiatorio di tutto il malessere sociale gli individui al momento più esposti e a ergersi veri difensori della nazione.
Contro tutto ciò bisogna lottare fermamente non solo per permettere a chiunque di spostarsi dove meglio crede, ma per riconquistare, pezzo dopo pezzo, le nostre libertà, sempre più soffocate ed erose.
Se oggi i più colpiti sono i migranti, non è detto che domani, una volta sedata questa situazione, lo Stato non rivolga le sue attenzioni contro chi ancora osa esprimersi in direzione ostinata e contraria.
Abbattiamo ogni frontiera che ci impedisce di vivere come vorremmo!
Alcuni nemici e alcune nemiche delle frontiere
Domenica pomeriggio a Chiasso, un presidio di circa una cinquantina di nemici delle frontiere si è trasformato in un corteo che ha attraversato la città, portando la propria rabbia sia contro la dogana di Como-Chiasso, sia contro la presenza sbirresca nella stazione di Chiasso.
Segue il testo del volantino distribuito:
LE FRONTIERE E IL RAZZISMO UCCIDONO!
NON ESSERNE COMPLICE!
Oggi il razzismo ristagna silenziosamente e sottilmente nelle coscienze di molte persone. Alla parola razzismo tutti pubblicamente ne condannano fermamente sia l’atteggiamento sia l’esistenza avvenuta i periodi storici ormai lontani, ma poi, nel vivere quotidiano, l’enfasi scompare e cede alla tacita approvazione della reclusione, persecuzione sociale e la deportazione di persone ree solamente di non avere i documenti in regola.
Questo sentirsi superiori ponendosi come giudici delle vite altrui usando come criterio di giudizio il paese di provenienza, colore della pelle e l’estrazione sociale (gli “extracomunitari” con grandi capitali da investire o interessi economici in Svizzera non hanno nessun problema di permessi) è lo stesso sentimento di superiorità che ha portato i nazisti ad autoproclamarsi “razza” superiore autorizzando la deportazione di migliaia di fasce sociali considerate “sbagliate”, “impure” o minacciose” (gay, zingare, dissidenti politici e ebrei).
Questo parallelismo ad alcuni potrà sembrare forzato, ma ciò solamente perché oggi la persecuzione e la repressione sono più velate e inconsciamente condivise dalle masse, che ammaestrate da TV e media in generale cadono nei vortici degli allarmismi e insicurezze sociali approvando qualunque decisione liberticida che promuova la “sicurezza del cittadino”.
Facendo leva sulle paure usate per disciplinare la popolazione, l'immagine del migrante è diventata quella di una persona illegale, ospite di un paese che la vorrebbe solo come manodopera a basso costo, usa e getta, un comodo capro espiatorio per distogliere l'attenzione dalle reali cause del disagio sociale.
Viviamo in un mondo paradosso di se stesso, dove forze politiche democratiche professano libertà e uguaglianza dove la merce viene prima delle persone e gli interessi prima degli esseri umani. Il benessere occidentale è la pricnipale causa di sfruttamento, morte e sofferenza nei paesi dell'emisfero sud. L'industria bellica della “neutrale” Svizzera trae profitto, tramite l'esportazione di armi, dalle guerre che colpiscono i paesi delle persone che forzate dalle circostanze si spostano dal proprio paese in cerca di una vita dignitosa. La sofferenza da noi generata ci bussa alla porta.
Chiudergliela in faccia significa alimentare la stessa morte e sofferenza che abbiamo creato, restare indifferenti vuol dire esserne complici!
Centinaia di persone sono oggi bloccate alla stazione di Como San Giovanni in attesa di continuare un viaggio per cui hanno e continuano tutt'ora a rischiare la loro stessa vita.
La causa di questa situazione è la totale chiusura delle frontiere svizzere, in particolare in Ticino. Ogni giorno guardie di confine svizzere perquisiscono i treni provenienti dall'Italia prelevando fi forza queste persone, utilizzando come criterio di scelta il colore della pelle.
Trattate come merce di scarto vengono identificate, schedate e deportate in Italia.
Nostro nemico non sono i/le migranti ma questo regime democratico, nostro nemico è il politicante che strumentalizza il fenomeno dell'immigrazione in modo da distogliere l'attenzione dai reali motivi che caratterizzano le problematiche di questo sistema.
Nostra nemica è la frontiera che decide il valore o meno di un essere umano, nostri nemici sono il sistema capitalista, ogni razzismo e nazionalismo.
ROMPI IL SILENZIO E PRENDI POSIZIONE CONTRO LA CHIUSURA DELLE FRONTIERE!
Nemiche e nemici di ogni frontiere