Vai a votare, puoi anche fare a meno di mettere una croce, ma la
scheda mettila almeno nell’urna» — così ci bisbiglia nell’orecchio la buona coscienza democratica.
Questa voce, demenziale quante poche altre, è in vena di concessioni: in effetti può capitare che in una elezione non ci siano candidati capaci di riscuotere la nostra fiducia, e quindi in simili casi è anche giustificato non votare per nessuno.
Ma alle urne, bisogna comunque andarci. Perché è un diritto, strappato attraverso enormi sacrifici alla più feroce tirannia. Perché è un dovere, che ogni bravo cittadino è tenuto a rispettare. Con la nostra scheda bianca, con la nostra scheda nulla, dimostreremo che la nostra parte in ogni modo l’avremo fatta. E saremo contati fra i votanti.
Invece no. Noi non andremo a votare.
Recarsi alle urne sarebbe l’ennesima concessione a un sistema che
merita di sparire il più in fretta possibile.
Non vogliamo essere contati, non siamo numeri.
Non abbiamo né diritti da rivendicare, né doveri cui adempiere.
Le tirannie si combattono molto meglio con la spada che con la carta.
Quanto alla cittadinanza, tutti hanno capito che fa rima con sudditanza.
Lo spettacolo è finito, non l’avete ancora capito?
Non ci sono né mai ci saranno candidati in grado di governare senza sfruttare, ingannare, derubare, opprimere.
Non vi daremo la soddisfazione di scambiare la vostra eterna infamia per una momentanea debolezza.
Non aspettateci alle urne. Abbiamo altro e di meglio da fare.
Anarco-freaks, nichilisti,
sfruttati, punks, non-produttivi