Dall'intro:
AMMUTINATI ALL’ARREMBAGGIO
Il 7 e l’8 luglio ad Amburgo si è svolto il G20, un summit fra i venti cosiddetti potenti della terra. I temi trattati durante il loro incontro sono stati clima, energia, flussi migratori, guerre e terrorismo. Prima durante e dopo queste giornate alcuni e alcune hanno deciso di non restare spettatori di fronte all’arroganza del potere.
Perché parlarne?
Interrogarsi su quanto è accaduto ad Amburgo, per cercare di rinfocolare le ostilità contro il potere, è quindi un modo per non lasciarsi fermare dalla repressione che esso mette in atto quotidianamente per proteggersi dai tentativi di sovversione. La solidarietà nei confronti di tutte e tutti passa cosi dal pensiero e dall’azione che si incontrano nell’agire.
Affascinati dalla rivolta, vediamo infatti in essa scorci di un mondo altrimenti impensabile e inattuabile.
In ciò che è avvenuto negli ultimi mesi riguardo al G20 di Amburgo, abbiamo trovato frammenti di una tensione a vivere senza autorità, facendosi beffe dei suoi sostenitori e dei suoi difensori. Dove tutto è merce, comprese le nostre vite ed i nostri corpi, sperimentare la gratuità dei rapporti vuol dire rompere con un quotidiano opprimente.
Ad Amburgo, come nel passato, è stato necessario l’attacco contro ciò che chiaramente partecipa a negare la possibilità di liberarsi. Le vetrine vengono distrutte e i supermercati vengono saccheggiati: il valore della merce viene annullato mentre scompare il divieto di soddisfare gratuitamente i bisogni, anche se parte di essi sono indotti da questo mondo consumista.
Macchine incendiate, strade bloccate dalle barricate, il secondo porto d’Europa inceppato: qui si mischia l’urgenza di interrompere la circolazione della merce, insieme alla critica luddista della città e il desiderio di vivere diversamente lo spazio.
Questura e Procura vengono attaccate con clamore: chi incarna l’autorità non risulta essere così intoccabile come vuole far credere. Quando la polizia si lecca le ferite e dichiara di non poter più controllare parti della città, quello che sarebbe potuto essere la finzione dello scontro diviene il rifiuto di questa finzione.
Bloccare il tempo della costrizione può aprire spazi inesplorati.
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