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Ieri sera, 12 dicembre a 45 anni dalla strage fascista di piazza fontana,
sono stati tratti in arresto due compagni di Cremona.
Durante un contropresidio antifascista in opposizione ad una "pagliacciata" anti-immigrati di forza nuova a Formigine, in provincia di Modena, la celere e la digos non hanno esitato a caricare subito gli antifascisti presenti.
Durante la carica due compagni sono stati fermati, portati in questura a Modena, e trattenuti.

ARO E VIVI LIBERI! TUTTI E TUTTE LIBERI

Aggiornamenti:

Ore 13,30 del 13 dicembre:

i compagni sono stati tratti in arresto con i reati contestati di resistenza, violenza e travisamento. Nel pomeriggio saranno trasferiti nel carcere di Modena, in attesa della convalida dell'arresto, dove il GIP si esprimerà lunedì mattina.

Vivi e Aro liberi subito!

La vostra lotta è la nostra lotta!

Anarchici

Non c'è tempo da perdere

L'unica cosa di cui tutti erano certi sul processo del “compressore” è che avrebbe fatto scuola.
Ne erano sicuri i dottori della legge, che avrebbero avuto altre sentenze di Cassazione da citare nei loro ragionamenti per confortare le proprie tesi.
Ne erano sicuri gli avvocati, che mai avevano fronteggiato un'accusa così creativamente formulata.
I giornalisti poi (e la cosa è molto indicativa) furono i primi ad usare la parola terrorismo in un ambito così popolare com'è il movimento No Tav.
Con così tante novità si capisce bene come a Torino, più che ad un processo, si stia assistendo ad un esperimento repressivo di grande portata.

Che le istanze portate avanti dai movimenti vengano derubricate dal Potere vigente a questioni di ordine pubblico, non è di per sé una grande novità... Da Spartaco in poi non c'è sovversivo che non sia stato trattato come criminale.
Ma lo slittamento concettuale verso un'idea di terrorismo
omnicomprensivo che questa inchiesta vuole mettere a segno credo meriti attenzione.

Oggi, nei nuovi assetti dell'economia globale dei flussi, lo Stato ha perso ogni residuo di quell'aggettivo “sociale” che spesso, in decadi precedenti, aveva utilizzato come contraltare della repressione. Il suo ruolo si sta riducendo a quello di gendarme di una società sempre
più frammentata e sempre meno gestibile. Ma un Potere che sa governare solo tramite lo strumento giacobino della paura va in panico per ogni piccola virgola fuori posto che potrebbe potenzialmente minacciare il suo ordine, è per questo che ha una fame incessante di strumenti repressivi sempre più accuminati.
Nella società della comunicazione, la fucina di questi attrezzi si trova nel discorso della Paura veicolato dai media.
Lentamente, ma con costanza, manifestazioni, is nze, idee, azioni e qualunque altro atto che porti alla luce un'alternativa all'esistente si colora di un'inquietante patina criminal-offensiva che mette a repentaglio l'incolumità.

E così, pian pianino si lasciano cadere affermazioni sempre più infamanti e spaventose fino ad arrivare al terrorismo; parola che dopo l'11 settembre ha fatto registrare molte vendite ai giornali pronti ad utilizzarla ad ogni pié sospinto. Si sa infatti che nulla vende di più delle emozioni e del sensazionalismo, il terrorismo riesce a far
confluire entrambe in un unico termine.

Soltanto fino a pochi anni fa “terrorismo” era un termine che si associava unicamente a stragi indiscriminate contro la popolazione civile (la più famosa delle quali, guarda caso, fu orchestrata ad uso e consumo di chi voleva una svolta reazionaria...). Ma con sempre maggiore frequenza vediamo come il termine sia utilizzato con disinvoltura dai cosiddetti organi di informazione, e parallelamente,
sempre più spesso,gli eroici apparati Anti-Terrorismo sono chiamati ad allargare il loro campo d'azione fino ad includere recentemente anche gli sgomberi di case occupate.
Come si è detto, in tempi incerti e di crisi ogni minimo accenno di insubordinazione deve essere redarguito pesantemente e qualunque ipotesi alternativa di organizzazione della vita, rispetto a quella vigente, diventa immediatamente scandalosa. E, come si è visto, di
fronte a tutto ciò la risposta del Potere è isterica, scomposta e vendicativa.

Un simile comportamento da parte di un'istituzione è il segno più evidente di quanto poco essa abbia da offrire ai suoi sudditi, se non l'incessante riproduzione di se stessa.
Chi ha a cuore l'emancipazione umana e crede in comunità tenute insieme dalla solidarietà mutua e dagli affetti personali, ha poco a che spartire con chi crede in una società d'individui accostati e tenuti insieme dalla paura del prossimo e da vincoli economici di convenienza.

Terrorismo e Vittimismo (il suo doppio speculare) sono concetti utili per chi vuole governare, con i pochi strumenti rimastigli a disposizione, la mucillagine sociale in cui si è trasformata la società grazie all'azione incontrastata di un capitalismo di rapina e saccheggio.
Il paradigma economico liberista ha creato l'attuale (triste) organizzazione sociale, che per perpetuarsi necessita di una violenza quotidiana verso gli esclusi dai benefici della sua economia, e di un costante senso di incertezza (che esso stesso ha contribuito a creare)
che renda le persone più disponibili all'obbedienza.

Questo è ciò che offre l'esistente.

Chi crede che l'economia sia un mezzo per sopperire alle necessità materiali e non uno strumento di arricchimento per esproprio, chi crede che l'affettività travalichi i rigidi schemi della famiglia, chi crede che l'orologio non sia che uno strumento per sezionare il cadavere di giornate sempre uguali, in definitiva chi crede nell'alternativa scandalosa dell'emancipazione umana, deve sentire
l'urgenza di organizzarsi per dare vita ai sogni che lo alimentano, e per creare un'alternativa reale che resista al crollo delle macerie di una realtà miserabile.

Cominciamo oggi.

Amor y Rabia

Fra

Cremona, 30/11/2014

A circa cinque mesi dagli arresti di Francesco, Graziano e Lucio, la procura di Torino, tramite ordinanza firmata dalla PM Federica Bompieri, ha deciso di estendere ai tre l'accusa di terrorismo, già utilizzata contro gli altri prigionieri No Tav in carcere per l'attacco al cantiere del 13 maggio 2013.
A pochi giorni dalla sentenza di primo grado contro Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, la notifica di questo nuovo capo di imputazione contro Francesco, Graziano e Lucio, potrebbe inasprirne la carcerazione, consentendone il trasferimento in circuiti Alta Sicurezza (AS2); al contempo conferma la volontà, da parte della procura, di insistere sul tasto repressivo e mediatico del terrorismo.

Fonte: informa-azione

da radioblackout

Il 6 dicembre del 2008, il poliziotto trentasettenne Epaminondas Korkoneas scendeva dalla sua autopattuglia accompagnato da un altro agente, si avvicinava ad un gruppo di adolescenti nel quartiere ateniese di Exarchia, puntava la sua pistola e sparava da pochi metri al quindicenne Alexandros Andreas Grigoropoulos, uccidendolo. Nelle seguenti tre settimane centinaia di migliaia di greci scesero in piazza quotidianamente dando vita ad un moto popolare e a tratti insurrezionale senza precedenti contro il governo, lo Stato, i suoi apparati repressivi.

In questi giorni, a sei anni esatti da un omicidio che ha segnato la storia recente di una Grecia che di li a poco avrebbe cominciato a subire la dittatura della Troika e dei cosiddetti ‘creditori internazionali’, migliaia di persone hanno manifestato in diverse città del paese.

Il clima quest'anno era più pesante del solito: alla vigilia dell’anniversario il giovane anarchico Nikos Romanos, che quel 6 dicembre del 2008 vide morire il suo amico Alexis, e che dal 10 novembre sta portando avanti uno sciopero della fame ad oltranza per ottenere il diritto di poter studiare all’università nonostante la sua condizione di carcerato, ha annunciato anche l’inizio dello sciopero della sete.

Circa 10 mila persone hanno manifestato sabato pomeriggio nel centro della capitale ellenica dopo che una dimostrazione aveva già sfilato in mattinata per lo stesso motivo: ricordare Alexis, chiedere il rispetto dei diritti del detenuto politico Nikos Romanos, denunciare la repressione e l’asservimento della Grecia ai diktat delle banche e delle istituzioni europee. Quando il corteo stava per arrivare a destinazione, vicino a Piazza Syntagma sede del Parlamento, violenti scontri sono scoppiati quando la coda del corteo è stata attaccata dalla polizia in assetto antisommossa con idranti, granate assordanti e gas lacrimogeni.

A tarda sera i comandi ateniesi della polizia hanno comunicato di aver eseguito più di 200 arresti (anche se ieri mattina si è parlato di addirittura 600 tra fermi e arresti in tutto il paese). Molti dei quali sono stati realizzati da parte di agenti infiltrati tra i manifestanti e incappucciati oppure durante i blitz dei Mat – i reparti speciali – nei quartieri di Exarchia e Omonia.

Una parte del corteo è riuscito a rimanere relativamente compatto e si è diretto verso il quartiere di Exarchia: attaccati dai reparti della polizia in motocicletta – le squadre Delta – i dimostranti delle aree anarchiche e libertarie hanno risposto lanciando molotov ed erigendo barricate.
Un bilancio ancora provvisorio parla di decine di feriti e contusi. Si registra anche la protesta in alcune carceri elleniche, dove centinaia di detenuti politici e sociali si sono rifiutati ieri di rientrare nelle celle in solidarietà con lo sciopero della fame di Nikos Romanos.

Manifestazioni e scontri anche a Salonicco, a Volos, a Patrasso, a Kalamata, ad Agrinio, a Mytilini, a Ioannina, a Creta.