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A proposito di Kavarna

...la passione per la libertà è più forte d'ogni autorità...

Venerdì 12 aprile il nostro compagno Tommy era in videoconferenza dal carcere di Cremona per un'udienza sul processo del Brennero in cui è imputato. Qui di seguito trovate alcune informazioni...

Oggi si è tenuta al Bolzano l'udienza filtro per la manifestazione del‭ ‬2016‭ ‬al Brennero. Partiamo da una fotografia.‭ ‬Di fronte al tribunale c'è un gigantesco monumento fascista al quale la Provincia di Bolzano‭ – ‬soprattutto su pressione degli autonomisti sudtirolesi‭ – ‬ha fatto giustapporre una frase di Hannah Arendt:‭ “‬Nessuno ha il diritto di obbedire‭”‬.‭ ‬Sotto la scritta,‭ ‬c'erano blindati della Celere e dei carabinieri e un tank dell'esercito‭ (‬nonostante a Bolzano non ci sia‭ “‬strade sicure‭”‬,‭ ‬i militari stazionavano nella piazza da un mese appositamente per il processo‭)‬.‭ ‬E poi parcheggi rimossi,‭ ‬furgoni e auto di polizia e carabinieri ovunque a chiudere la zona del tribunale. Gli imputati in carcere non erano presenti al processo perché gli è stata imposta la videoconferenza,‭ ‬su disposizione del DAP e su richiesta del presidente del tribunale.‭ ‬In una decina di imputati a piede libero‭ (‬o ai domiciliari‭) ‬siamo entrati in aula.‭ ‬Indossando in diversi delle magliette con scritto‭ “‬No videoconferenza‭” ‬abbiamo interrotto l'udienza in solidarietà con i compagni arrestati urlando‭ “‬terrorista è lo Stato‭”‬.‭ ‬Al giudice che diceva:‭ “‬La videoconferenza è prevista dalla normativa‭”‬,‭ ‬un compagno ha riposto:‭ “‬Anche i campi di concentramento nazisti erano previsti dalla normativa.‭ ‬Voi continuate a obbedire,‭ ‬alla faccia della frase di Hannah Arendt qui di fronte.‭ ‬I terroristi siete voi‭”‬. Qualche imputato in carcere ha rifiutato la videoconferenza.‭ ‬Altri l'hanno usata per esporre dei cartelli e denunciare questa misura di ulteriore isolamento.‭ ‬Agnese ne ha approfittato per dire che la sezione dell'Aquila in cui sono rinchiuse è una tomba e per far sapere che stanno subendo il blocco totale della posta. L'impronta del‭ ‬41‭ ‬bis‭ – ‬all'Aquila e a Tolmezzo‭ – ‬si estende al resto del carcere.‭ ‬Un carcere di guerra. Dobbiamo fare una battaglia anche contro tutto ciò.

Apprendiamo dai giornali che il pomeriggio stesso dell'udienza un treno è stato bloccato a Trento da un gruppo di‭ “‬incappucciati‭”‬:‭ ‬striscione in solidarietà con gli arrestati e gli imputati del Brennero e e catene sui binari.‭ ‬Causati‭ ‬90‭ ‬minuti di ritardi ferroviari.‭

Di seguito il volantino distribuito da imputati e altri compagni fuori dal tribunale.

Quando il‭ “‬mostro‭” ‬non si deve neanche vedere…

Come se non bastassero il carcere speciale,‭ ‬i continui trasferimenti e il blocco della posta,‭ ‬ora ai nostri compagni arrestati il‭ ‬19‭ ‬febbraio si vuole persino impedire di essere presenti ai processi nei quali sono imputati,‭ ‬come quello di oggi per la manifestazione del‭ ‬2016‭ ‬contro le frontiere al Brennero.‭ ‬In che modo‭? ‬Con la videoconferenza‭ (‬l’imputato‭ “‬partecipa‭” ‬al processo da una saletta del carcere in cui è detenuto‭)‬.‭ ‬Inizialmente prevista per i detenuti accusati di‭ “‬associazione mafiosa‭” ‬e sottoposti al‭ ‬41‭ ‬bis‭ (‬una sorta di tortura legalizzata‭)‬,‭ ‬dal‭ ‬2002‭ ‬questa misura processuale può essere applicata anche a chi è accusato di‭ “‬terrorismo‭”‬.‭ ‬Non bastava.‭ ‬Dal‭ ‬2014‭ ‬può essere estesa a tutti i detenuti ritenuti‭ “‬pericolosi‭”‬.‭ ‬Non basta.‭ ‬A richiederla può essere anche un giudice per‭ “‬ragioni di sicurezza e di ordine pubblico‭”‬,‭ ‬indipendentemente dai reati contestati durante il processo.‭ ‬Lo scopo dichiarato è risparmiare sui costi per le traduzioni dei detenuti‭ (‬se così fosse basterebbe spostare i detenuti nelle carceri più vicine ai tribunali dove si svolgono i processi‭)‬,‭ ‬quello reale è isolarli dalla solidarietà,‭ ‬ostacolare la loro difesa,‭ ‬toglier loro la parola:‭ ‬provare ad annientarli. Con la videoconferenza un imputato non può più vedere e salutare i propri compagni in aula‭ (‬un’occasione che un carcerato aspetta sempre con emozione‭)‬,‭ ‬non può parlare in privato con il proprio avvocato durante il processo,‭ ‬non può fare dichiarazioni spontanee perché solo il giudice può stabilire e interrompere il collegamento audio e video.‭ ‬Non vede tutta l’aula e la sua immagine arriva in differita.‭ ‬Si tratta di‭ ‬una deprivazione tecnologicamente equipaggiata. Fuori dall’ambito del‭ ‬41‭ ‬bis,‭ ‬la videoconferenza è stata applicata nel‭ ‬2014‭ ‬ai compagni in carcere per un attacco al cantiere del TAV in Valsusa‭ (‬nella sentenza contro di loro è poi caduta l’accusa di‭ “‬terrorismo‭”) ‬e in seguito ad altri anarchici.‭ ‬Facciamo notare che il Riesame di Trento,‭ ‬il‭ ‬14‭ ‬marzo scorso,‭ ‬ha fatto cadere le‭ “‬finalità di terrorismo‭” ‬contro i sette compagni arrestati il‭ ‬19‭ ‬febbraio.‭ ‬Eppure,‭ ‬come successo in altri casi e come sta succedendo anche ad altri compagni,‭ ‬rimangono ancora in carcere speciale‭ (‬Alta Sorveglianza‭ ‬2,‭ ‬regime istituito formalmente per gli accusati di‭ “‬terrorismo‭”)‬,‭ ‬ed ora li si vuole privare persino della possibilità di presenziare ai processi. Come ha dichiarato un’avvocatessa:‭ «‬Ma che tipo di processo pubblico si può fare se manca addirittura l’accusato‭? ‬Neanche l’Inquisizione si sognò mai di fare una cosa del genere‭»‬. Qui non si tratta solo dei nostri compagni.‭ ‬Questa è una prassi di guerra,‭ ‬volta all’annientamento di ogni dissenso reale. Gli imputati devono poter presenziare ai processi‭! Non possiamo accettare in silenzio questo ennesimo attacco alle lotte e alla solidarietà‭!

Sasha,‭ ‬Agnese,‭ ‬Rupert,‭ ‬Stecco,‭ ‬Giulio,‭ ‬Poza e Nico liberi‭! Terrorista è lo Stato‭! ‬

anarchiche e anarchici

Nella mattinata di mercoledì 10 aprile si è svolto il processo a carico di Tommy, un nostro compagno che ha tentato di resistere ad un fermo di polizia sotto casa di un fascista (che nei giorni precedenti si era messo in mostra con alcune provocazioni vigliacche) nel pomeriggio di venerdì 5 aprile. Fuori da un tribunale militarizzato, un gruppo di compagne e compagni ha espresso la propria solidarietà ribadendo che è giusto attaccare polizia e fascisti. Durante il presidio alcuni giornalisti hanno cercato di rendere omaggio al loro lavoro di infami (ben protetti dalla polizia) ed è volato qualche insulto nei loro confronti, soprattutto alla nota giornalista de ''La Provincia'' Francesca Morandi, confermandosi avanguardia dei pennivendoli di regime nostrani.

Dopo circa un'ora è uscita la sentenza: un anno, otto mesi e dieci giorni di reclusione per Tommy per le accuse di resistenza, danneggiamento aggravato, lesioni, minacce e oltraggio. Nelle prossime ore capiremo se verrà accolta la richiesta di scarcerazione, se dovrà scontare la detenzione domiciliare o rimarrà in carcere.

Dopo la sentenza alcuni refrattari all'autorità hanno passeggiato nelle vie del mercato, volantinando e passando a trovare l'amato Sindaco Galimberti davanti alla sua sede elettorale insieme ad una soave musica di protesta. Ci si è fermati inoltre nel luogo dove è stato arrestato Tommy ribadendo la propria complicità con il compagno e l'odio per i fascisti, senza dimenticarsi qualche regalino sul portone di casa della merda fascista (luogo trasformatosi magicamente in bar per la stampa locale).

Nel ringraziare tutte le amiche e gli amici, i compagni e le compagne che hanno portato la loro preziosissima solidarietà a Tommy, non resta che ribadire: «… Contro sbirri e fascisti, più vetri rotti! Ribaltiamo questo mondo… Tommy libero! Tutte e tutti liberi!».

Ieri pomeriggio un compagno di Cremona è stato fermato da tre volanti della polizia e da due digossini sotto casa di un fascista. Nei giorni scorsi quest'ultimo si è messo in mostra per alcune provocazioni.

Gli sbirri hanno cercato di portarsi via il compagno e nel mentre è stato buttato a terra al rifiuto di entrare in una delle macchina della polizia. Ne è nato un parapiglia, nel quale un finestrino di una macchina delle merde in divisa è andato in frantumi. Gli sbirri hanno usato anche lo spray al peperoncino contro un persona già ammanettata. Portato via, si è formato un presidio di solidarietà sotto la questura di Cremona, per non lasciare solo il fermato.

A sera, tramite l'avvocato, abbiamo saputo che al nostro compagno è stato convalidato l'arresto per resistenza, danneggiamento, lesioni, porto di oggetti atti ad offendere e minacce. In serata un caloroso saluto ai detenuti al carcere di Cremona ha rotto la monotonia di quel luogo di tortura, con l'auspicio che l'arrestato abbia sentito da dentro.

Nella giornata di oggi, sabato, il nostro compagno è stato processato per direttissima. Fuori dal tribunale un presidio di solidarietà ha ribadito che è giusto opporsi a fascisti e polizia. Il giudice ha disposto una nuova udienza per mercoledì prossimo 10 aprile. Essa sarà un'altra occasione per portare un pizzico di solidarietà a Tommy che rimarrà in carcere almeno fino alla prossima udienza.

Rimanere a guardare indignati gli scempi del Bullo dell'Interno Salvini, in continuità con lo sbirro mancato Minniti, i morti nel mar Mediterraneo, il funzionamento dei lager di Stato chiamati CPR, gli inetti congressi nazisti di Verona e l'odio razziale di alcuni in quel di Torre Maura non ha senso per noi. Per questo tutta la nostra solidarietà e complicità va a Tommy. Il nostro cuore è con te.

Sappiamo che i tempi sono duri per chi vuole tentare di ribaltare questo mondo, ma la nostra passione per la libertà è più forte di ogni autorità.

Più finestrini delle macchine della polizia rotti!

Tommy libero! Tutte libere!

anarchici

È la metafora con cui per alcuni secoli, a partire da una frase del poeta latino Giovenale, si è indicato un fatto ritenuto impossibile. Poiché l’esperienza comune insegnava che tutti i cigni sono bianchi, l’esistenza di un tale animale dal piumaggio scuro veniva percepita come un’assurdità che mai si sarebbe materializzata. Ma poi, all’inizio dello scorso secolo, alcuni esploratori in Australia si trovarono davanti un esemplare di Chenopis Atrata — un cigno nero.

Da allora con «cigno nero» si intende un fatto inaudito, imprevedibile, inaspettato, il cui verificarsi potrebbe avere un forte impatto giacché con la sua stra-ordinarietà metterebbe fine a quella che viene considerata una norma generale indiscutibile. Ad esempio, in campo finanziario «cigno nero» indica un evento improvviso e catastrofico, impossibile da prevedere in anticipo, temuto dagli speculatori perché avrebbe come effetto il crollo dell’economia.

Ora, se la storia non procede strisciando — come vorrebbe il determinismo — ma a balzi, è proprio perché di tanto in tanto compare un cigno nero. E se ciò fosse possibile anche per il cosiddetto immaginario? L’apparizione di un’idea considerata inverosimile, inconcepibile, non potrebbe minare le fondamenta del pensiero più comune (trogolo di slogan di partito e spot pubblicitari, opinioni giornalistiche e cinguettii telematici), quello che riduce la fantasia più smisurata alle dimensioni di uno schermo?

Forse un’illusione destinata a svanire, comunque una scommessa da azzardare con testardaggine.

Abbiamo quindi deciso di porre sotto l’ala del Cigno Nero alcune iniziative pubbliche (proiezioni di documentari, dibattiti, mostre, rassegne cinematografiche…) che tenteranno di far avvistare il più insolito ed inatteso degli universi mentali, quello che vuole la libertà incompatibile con qualsiasi forma di potere. Sulla necessità, sulla ineluttabilità, sulla eternità di un dominio — in perpetua mutazione nelle sue numerose e talvolta contraddittorie varianti — è stata costruita l’intera civiltà. E la disponibilità alla servitù volontaria, il riflesso condizionato che fa scattare sull’attenti davanti ad un’autorità, si basa proprio sull’intima convinzione che la vita umana non possa fare a meno di gerarchie. Come se un’esistenza priva di ordini a cui obbedire fosse, per l’appunto, un’assurdità.

È nostra ipotesi, e nostro auspicio, che in ogni ambito della vita in questa civiltà, nessuno escluso, possa (e debba) apparire un Cigno Nero capace di sfidare la tradizione, di violare la sacralità, di sbriciolare il luogo comune. Ridando così senso, bellezza ed incanto ai nostri giorni sulla terra ed al mondo stesso che ci ospita, da troppo tempo soffocati da ragioni politiche, leggi di mercato, applicazioni tecniche e dogmi religiosi.

Il Cigno Nero non ha un nido. I suoi avvistamenti dipenderanno, nel tempo come nello spazio, dagli sforzi dei suoi appassionati ricercatori. A stimolo di intraprendenti curiosi che volessero a loro volta «guardare l’impossibile tanto da trasformarlo in una possibilità», le sue tracce verranno raccolte qui:

http://cignonero.noblogs.org

Il primo appuntamento è previsto per l’11 maggio.
I dettagli saranno annunciati nei prossimi giorni.