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Questo è il testo di un volantino distribuito oggi a Montichiari in provincia di Brescia, durante il mercato di paese, sull'apertura di un nuovo lager per indesiderabili:

Il 12 aprile 2017 è stato approvato dalla camera il decreto Minniti-Orlando che contiene nuove disposizioni in materia di protezione internazionale, con lo scopo di aumentare il tasso delle espulsioni di migranti irregolari.

In poche parole la costruzione di veri e propri lager a cielo aperto sotto il nuovo nome di CPR (centri permanenti per il rimpatrio) a sostituzione dei vecchi CIE (centri d’ identificazione ed espulsione- decreto Bossi-Fini del 2002). I CPR saranno designati uno per regione, per un totale di 1600 posti ed ogni centro avrà una capienza di massimo 100 persone. A seguito di proteste di associazioni umanitarie, Minniti ha rassicurato che verranno istituiti lontano dalle città e vicino ad aeroporti per velocizzare l’espulsione e rasserenare le coscienze sopite.

Un contesto ideale per accogliere il futuro CPR della regione Lombardia è proprio quello individuato nella ex caserma Serini di Montichiari, dove l’aeroporto potrà essere direttamente collegato al centro di detenzione: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Difatti, a maggio, Montichiari è stato indicato come comune collaborazionista per ospitare il CPR lombardo proponendo la fine dei lavori e l’apertura del centro detentivo il prossimo autunno. Il governo italiano, allineandosi ad altri governi europei, partecipa quindi all’innalzamento di muri e filo spinato, inasprendo le leggi sull’immigrazione e sul controllo della popolazione interna. Il CPR di Montichiari perciò, non è altro che uno dei tanti contesti di repressione sociale che porterà ad un'ulteriore militarizzazione locale come pretesto per una maggiore e subdola sicurezza.

Queste migrazioni forzate, non sono altro che la conseguenza di decenni di terribili guerre e bombe, che devastano la terra per interessi economici e di potere. Desideriamo lottare contro l’apertura del CPR, lontani dall’odio identitario e razzista che ha mosso movimenti di pulsione leghista e fascista a presidiare la caserma Serini nei mesi scorsi. Ci sentiamo lontani anche dalla cosiddetta buona accoglienza, la quale ha l’obbiettivo di gestire, schedare, catalogare e smistare come fossero merci persone senza documenti, al fine di poterle meglio controllare, nonché infantilizzare ciò che viene percepito come diverso. La storia si ripete: esistono individui di serie A e di serie B. Dai centri di accoglienza ai CPR un’altra ruota che accresce l’efficacia dell’ingranaggio per definire un sistema fondato sempre di più sull’isolamento degli individui.

La scelta: essere ingranaggio o sabbia per inceppare questo meccanismo di segregazione e schiavitù?

Nemiche di qualunque gabbia

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1) SULLA SENTENZA DEL CASO DI AACHEN

Il 7 giugno si è concluso il processo contro le compagne accusate di
aver rapinato una filiale di Pax Bank ad Aquisgrana, nel novembre 2014.
Dopo cinque minuti dall'ingresso in aula il giudice ha emesso la
sentenza, prima di leggerne le motivazioni: assoluzione per il compagno
che era incarcerato ad Aquisgrana e condanna di 7 anni e mezzo per la
compagna incarcerata a Colonia. Nonostante la tensione creatasi in quel
momento in sala, dove eravamo in una quarantina di solidali, il giudice
ha proseguito nelle due ore seguenti nella lettura delle motivazioni di
questa sentenza.
Per quanto riguarda il compagno si è trattato di un'assoluzione "In
dubio pro reo", poiché la procura non ha potuto dimostrare chiaramente
la sua partecipazione ai fatti.
Per la compagna, invece, questo stesso principio non è stato
considerato valido, nonostante non sia stata riconosciuta da nessun
testimone e il supposto DNA rinvenuto sia stato trovato su una borsa che
era fuori dalla banca; inoltre, l'esperto biometrico (chiamato a
testimoniare dalla stessa procura) ha affermato che poteva trattarsi
della compagna accusata, ma anche no.
Il giudice ha valutato in modo completamente soggettivo che la persona
ripresa dalle telecamere della banca indossasse la stessa giacca
ritrovata nella borsa con il DNA della compagna e ha negato la
possibilità di considerare che la stessa potesse essere arrivata ad
Aquisgrana con il suo DNA in un altro modo. Il fatto che non si siano
potute trovare tracce del passaggio della compagna in quelle zone è
stato considerato dal giudice come prova di una buona pianificazione;
con le stesse motivazioni è stato spiegato il fatto che la borsa sia
stata ritrovata fuori dalla banca ( e non più lontano) e non al suo
interno. Il fatto che secondo gli esperti si siano incontrate 4 tracce
di DNA su differenti oggetti contenuti nella borsa è, secondo il
giudice, un' altra prova della sua colpevolezza. Non è stata quindi
presa in considerazione l'ipotesi del passaggio di DNA per contatto tra
gli oggetti presenti nella borsa, tesi sostenuta dalla difesa sin
dall'inizio.
Oltre alle motivazioni tecniche, il giudice (grazie al pressante apporto
della procura) ha dato molta importanza alle idee e all' atteggiamento
fermo e non collaborativo della compagna, per giustificare ancora di più
la sua condanna.
Il fatto di essere anarchica, di muoversi in un contesto di legami e
complicità internazionali, e la solidarietà ricevuta, sono state tutte
motivazioni chiave secondo il giudice: da un lato perché l'esproprio è
considerato una pratica storicamente accettata e/o praticata -tra gli
altri- dagli anarchici di diversi paesi e in diverse epoche storiche;
dall' altro lato perché la compagna non ha preso distanza da queste
pratiche. Nonostante l'archivio dell'operazione Pandora I il giudice ha
fatto riferimento al possibile finanziamento di GAC e/o di altri gruppi
anarchici. La sensazione che molte di noi hanno provato durante la
sentenza è stata che, molto piú in lá ai tecnicismi, il giudice avesse
la necessità, di fronte al Potere e alla stampa, di incarcerare la
compagna non solo per condannare le sue idee ma anche quelle del
movimento anarchico. Inoltre c'era la necessità che qualcuno fosse
condannato per questi processi per rapina (compreso quello della
compagna olandese).
Al termine della lettura delle motivazioni del giudice, prima che la
compagna fosse nuovamente portata al carcere di Colonia, le solidali
presenti hanno provato, anche se solo con le loro urla, a trasmetterle
tutto l'appoggio, la forza e la rabbia per la sua condanna. La compagna
è stata portata fuori dall'aula a testa alta e con il pugno alzato.
Nonostante la felicità di poter abbracciare il compagno scarcerato, ci
resta molta rabbia per non poter essere con lei in strada, continuando
la lotta.
Entro il termine massimo di 3 mesi uscirà la sentenza scritta e da lì si
potrà fare ricorso i cui risultati potrebbero aversi circa fra un anno.
Intanto invitiamo alla solidarietà con tutti i mezzi che si ritengano
opportuni e a scrivere alla compagna

Lisa, nº 2893/16/7
Justizvollzuganstanlt (JVA) Köln
Rochusstrasse 350
50827 Köln (Germany)

2) CRONACA DEL CORTEO DEL 7 GIUGNO IN SOLIDARIETA' ALLE ANARCHICHE DEL CASO DI AACHEN

Alle 20.30 del 7 giugno 2017 a Barcellona circa 250 persone si sono
riunite davanti alla biblioteca di piazza Lesseps, nel quartiere di
Gracia, per esprimere la loro rabbia per la condanna a 7 anni e mezzo
di galera inflitta alla compagna anarchica accusata di aver rapinato
una filiale della Pax Bank nel novembre 2014 nella città tedesca di
Aquisgrana.
Il corteo è iniziato verso le 20.45 con la lettura di un comunicato
che esprimeva tutto il disprezzo per le strutture dello stato e della
chiesa, attori principali, una volta ancora, di questo spettacolo
giudiziario.
Sin dall'inizio il carattere del corteo è stato chiaro, poiché
eravamo in strada per mostrare la nostra rabbia ai nemici di sempre,
accresciuta questa volta dal sequestro da parte dello stato tedesco
della nostra compagna.
Le strade di Gracia si sono riempite di odio al grido di "LIBERTA' PER
LE ANARCHICHE ARRESTATE", percorrendo la via Princep d'Asturies dove è
stato attaccato il primo obiettivo, la Camera di Commercio della
Catalogna. Da qui il corteo è
avanzato in modo combattivo attraverso le strade principali del
quartiere, spaccando le vetrine, attaccando i bancomat di diverse
entità bancarie, diversi enti immobiliari e altri simboli del
capitalismo. Tutto ciò che rientra negli ingranaggi del capitalismo è
stato preso di mira. Il corteo è terminato in Plaza del Sol con la
lettura del comunicato, senza nessuna carica da parte degli sbirri, né
alcun fermo.
Nessuna condanna, nessun giudice, nessuna forza di polizia, nessuno
stato potranno frenare la nostra voglia di libertà.
Resteremo a fianco della nostra compagna anche se i nostri nemici vorrebbero isolarla.
Sappiamo bene che la solidarietà non si deve esprimere solo in momenti
specifici come questi, ma che è la base delle nostre lotte. Non la
lasceremo sola, perché se toccano una toccano tutte.
Che la solidarietà, il nostro odio e la nostra passione abbattano le
mura che rinchiudono tutt* le/i nostr* compagn* in qualsiasi parte del
mondo.

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In un comunicato stampa pubblicato qualche giorno fa dal sito di PosteItaliane la Mistral Air afferma di «non effettuare alcun servizio di trasferimento migranti né rimpatri di cittadini extracomunitari dall’Italia». La compagnia aerea di Posteitaliane, addirittura, ribadisce che «la sua attività consiste nel trasporto aereo di corrispondenza e pacchi oltre a servizio passeggeri a corto e medio raggio e qualsiasi riferimento ad operazioni che esulino da tali servizi è privo di fondamento». Vi accenniamo a questo comunicato per due ragioni, semplici entrambe. La prima è per sottolineare la mirabile faccia di bronzo di chi, dopo aver guadagnato fior di quattrini (venti milioni di euro dal 2013, tanto per fare un esempio, con circa quattrocento voli) trasportando gente incatenata come si trattasse di corrispondenza e pacchi, ora fischietta e fa finta di nulla. La seconda è per segnalarvi che, in effetti, è dal settembre scorso che non abbiam più trovato notizia di voli di espulsione gestiti da questa compagnia, dopo tre mesi durante i quali si erano man mano diradati: potrebbe essere, dunque, che la Mistral Air si sia ritirata dall’affare e che quel comunicato - con qualche aggiustamento di tempi verbali - contenga un fondo di verità.

Avran trovato affari più lucrosi? Si saran convertiti improvvisamente alla causa della Libertà per tutti? Avranno avuto altre difficoltà, rivisto il piano industriale, rimaneggiato il management? Si saranno stufati di tutti i gesti di ostilità che si son procurati in questi anni a causa dell’impegno diretto della compagnia nella macchina delle espulsioni? Si tratta di una interruzione solo temporanea? È invece una bufala, una menzogna bella e buona? Non abbiamo i mezzi, adesso come adesso, per capire cosa passi per la testa dei dirigenti della Mistral Air, e non è detto che li avremo mai.
L’unica ipotesi che ci sentiamo di escludere a priori è che in buona fede sian rimasti folgorati, come si usa dire, sulla Via di Damasco. E l’unica che non vorremmo mai escludere, alla quale teniamo da sempre, è quella che invece dimostra come sia possibile, con gli sforzi e la pazienza e l’insistenza e il coraggio di tanti, bloccare qualcuno dei mille piccoli ingranaggi che fan girare le grosse ruote delle ingiustizie.

macerie @ Giugno 4, 2017