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da macerie

Abito a Porta Palazzo ed inevitabilmente incrocio la ronda interforze che va a caccia di senza documenti da ingabbiare in un CIE, svolto l’angolo, entro in piazza e vedo un gruppo di vigili che fanno smontare i piccoli banchetti dei venditori abusivi di menta, fanno fuggire le signore con i carrellini pieni di pane, msemen e botbot. Salgo sul 4 per arrivare velocemente fino in Barriera, lì i controllori aggressivi tachentano e spintonano fuori chi non ha i soldi per il biglietto. Rimane da prendere il 51, lento, con passaggi più radi, carico di persone.

Chi ogni giorno minaccia e spaventa?

I padroni di lavoro ricattano: o accetti di essere sfruttato o niente impiego. Chi di essere sfruttato non ne ha voglia tenta un furto, una rapina, una truffa e fa incombere su ogni suo gesto l’ombra di una cella dentro un carcere.

Sempre più di frequente mancano i soldi per pagare un affitto, sempre appare un palazzinaro o un padroncino a minacciare gli inquilini morosi di sbatterli in strada, a seguire viene la polizia a sfondare la porta e a buttare le valige sui marciapiedi, poi gli assistenti sociali con la minaccia di togliere i bambini dalla tutela dei genitori considerati così scriteriati nell’aver deciso non di pagare un padrone, ma di mangiare. E se la paura cambiasse di campo?

Si aprono così possibilità, bisogni condivisi, crucci comuni dialogano tra di loro. Il suggerimento sta sulla bocca di chi ha già vissuto delle lotte ed è irrequieto. Organizzarsi.

Da una parte cresce la densità degli sfratti tra Porta Palazzo e Barriera, la difficoltà di recuperare soldi aumenta per chi popola questi quartieri, dall’altra processi di riqualificazione puliscono e cacciano, rinnovano palazzine e aumentano i canoni d’affitto negli stessi angoli di città.

Per difendere le case dallo sfratto si organizzano picchetti davanti ai portoni attendendo l’ufficiale giudiziario per strappargli una proroga, coinvolgendo parenti, vicini di casa e amici.

Quello è il luogo dove ci si incontra e ci si conosce, dove s’intrecciano e stringono intese e complicità tra ed intorno a chi è sotto sfratto, dove inizia a crearsi una rete di mutuo appoggio capace di reggersi sulle proprie gambe.

Per organizzarsi logisticamente, affrontare problemi e paure, discutere una proposta, si forma un’assemblea, ci si divide mansioni e responsabilità, le voci che prendono parola sono sempre di più. “Chi già sapeva lottare” lascia spazio ai diretti interessati, non c’è uno specialista in “risoluzione sfratti”, né la voglia di avere la funzione di un ente assistenziale. Si vuole lottare insieme, tendendo ad avere reciprocità nei rapporti.

Ho conosciuto le vie del quartiere attraverso la lotta. Ho scoperto come orientarmi, che scorciatoia prendere vivendo quelle vie, andando di corsa verso una casa sotto sfratto, ritornandoci camminando, facendo cortei felici per aver strappato un lungo rinvio, incazzati quando qualcuno veniva buttato in strada.

Oltre a conoscere dove si dirigeva il mio passo sull’asfalto, ho imparato a riconoscere volti amici e luoghi solidali. Nel caldo di relazioni reali la lotta è cresciuta, inasprendo al contempo le inimicizie verso chi vuole controllare questo pezzo di città e chi li serve. Si prende un caffè nel bar vicino alla barricata, si ascoltano i racconti densi della vita operaia di Barriera dalla signora dietro il bancone, emigrata dal Friuli Venezia Giulia negli Anni ‘50, poco dopo, passando davanti al laboratorio del fabbro che non smette di collaborare con la polizia e con i padroni, si lancia un insulto e si fa una pernacchia.

Abbiamo preferito non chiedere nulla al Comune, sapevamo che aveva poco e quel poco lo avrebbe dato per dividerci. Qualcuno ha provato lo stesso, non ha ottenuto nulla, se non il consiglio di aprire un’associazione di sfrattati.

Per soddisfare direttamente il bisogno di un tetto che non c’era più, abbiamo occupato case vuote che sono diventate anche spazio per vivere ed incontrarsi, crocevia di storie, vedette sul quartiere. Ebbene sì, organizzandoci ad affrontare ogni evenienza, allargando ed approfondendo le conoscenze, mettevamo in campo una forza.

Non eravamo più continuamente sotto scacco, ma riuscivamo a respirare di più vivendo come ci era necessario, iniziando a parlare di desideri. In un mondo alla rovescia dove i padroni non ricevono l’affitto, dove la polizia non fa paura, dove lo Stato è di troppo.

Il 3 giugno la polizia irrompe in innumerevoli case, perquisisce e arresta. 111 sono gli indagati, tutti lottano contro gli sfratti a Torino. 12 di loro sono in carcere, 5 agli arresti domiciliari, 4 con l’obbligo di dimora, 4 con il divieto di dimora dal comune di Torino e 4 con l’obbligo quotidiano di firma.

Con il nuovo “Piano casa” appena approvato non c’è via di scampo per chi non ha soldi per un affitto. Con il continuo aumentare delle differenze sociali, l’acuirsi del conflitto tra chi ha e chi non ha, tra chi ruba e chi reprime, la cura migliore che consiglia e attua chi vuol mantenere tutto tranquillo e in ordine è levare di torno i possibili catalizzatori di rabbia latente, chi ha alle spalle esperienze di lotta, sulla lingua un suggerimento e nelle mani pratiche che non hanno bisogno di alcun sostegno politico.

Disseminare gli arrestati in carceri lontane dalla città dove vivevano e lottavano, soli in istituti sparsi per il Piemonte, fa sì che le narrazioni e gli strumenti si atomizzino; chiudendo in casa e allontanando dalla città altri, tentano di rompere la forza e la possibilità di comunicazione che fino all’altroieri c’era per le vie del quartiere.

Chi fuori rimane a lottare non avrà tempo di organizzare saluti sotto le mura delle svariate carceri, ma riuscirà a essere contagioso con il proprio coraggio e testardaggine nel continuare a lottare contro padroni e polizia?

Sorrido e penso di sì. Penso ad una nuova occupazione.
12/6/2014

Marianna

Per scrivere a Marianna:
Marianna Valenti
C.C. Via del Rollone, 19 - 13100 Vercelli

Martedì 17 giugno le forze dell'ordine, cani al guinzaglio dei padroni,
hanno attuato l'ennesima manovra repressiva in Bolognina. Alle 8 del
mattino un ingente schieramento di sbirri ha completamente bloccato la
strada di Via della Beverara per sgomberare "casa Mannaja". Lo stabile,
di proprietà del comune, era sfitto da anni e 6 mesi fa un gruppo di
compagni, con la necessità di un tetto e la voglia di riappropriarsi di
uno spazio di autogestione, aveva deciso di farlo rivivere. Lo sgombero
è avvenuto sotto regia della digos e per mano dei pompieri che, nel
tentativo di aprire le grate delle finestre, hanno ferito con un
flessibile la mano di un compagno che resisteva dentro l'abitazione.
Dopo questo eroico gesto hanno ben deciso di usare gli idranti sparando
getti d'acqua contro i resistenti, mentre la digos non perdeva istante
per continuare a minacciare di arresto gli occupanti. Lo sgombero è
durato oltre 5 ore, al termine delle quali i 5 occupanti sono stati
identificati, portati in questura e lì trattenuti. Dopo 4 ore di fermo
2 compagni sono usciti, mentre per i restanti 3 è stato disposto
l'arresto. In serata sono stati portati al carcere della Dozza.

Nella stessa giornata, conclusa lo sgombero di "Casa Mannaja", gli
sbirri si sono spostati in via Zampieri 14 A (sempre in Bolognina) dove
uno stabile di proprietà dell'ACER vuoto da anni era stato occupato
appena 2 giorni fa. Il posto era stato riaperto per farne un circoletto
di quartiere, punto di aggregazione e socialità, laboratorio di lotta
per incontrarsi e organizzarsi insieme contro sfratti, sgomberi e contro
la polizia che infesta le nostre strade.

Immediatamente nelle strade intorno al circoletto AcerChiata molti
solidali sono accorsi, improvvisando un pranzo, creando striscioni e poi
partendo in corteo per le vie del quartiere.

Appuntamenti per domani, in attesa di maggiori notizie di FRA, TOM e
NICO:

MERCOLEDI' 18 GIUGNO:

- ORE 13.30: PRANZO SOLIDALE ANGOLO VIA ZAMPIERI-VIA A. DI VINCENZO
QUARTIERE BOLOGNINA CON LA MENSA AUTOGESTITA "EAT THE RICH"

- ORE 16.00: ASSEMBLEA PER RILANCIARE LA LOTTA PER GLI SPAZI, CONTRO
SGOMBERI E RIQUALIFICAZIONE DEL QUARTIERE

- ORE 19.00: PRESIDIO SOLIDALE CON FRA, TOM E NICO AL CARCERE DELLA
DOZZA (STRADINA ANGOLO VIA DEL GOMITO, CAPOLINEA AUTOBUS 25 A)

Centinaia di persone (poche o molte, a seconda che si leggano i giornali o si sia visto passare il corteo sotto casa) hanno ripercorso, nel pomeriggio di ieri, le strade di Barriera di Milano, Aurora e Porta Palazzo, i quartieri in cui, negli ultimi anni, si sono intrecciate lotte e resistenze contro gli sfratti, gli sgomberi e i rastrellamenti di chi non ha i documenti in regola. Ma non solo.
Sono gli stessi quartieri su cui, ogni giorno, camminano persone che, per tirare avanti, si arrangiano come possono, alcuni stendendo un telo ad un mercato abusivo, alcuni rubacchiando. Quelle che, insomma, hanno più probabilità di finire in carcere.

Ad abitare queste stesse strade c’erano, armati dei migliori sogni, Chiara, Mattia, Nicco e Claudio, fino a che, il 9 dicembre, la Polizia li ha arrestati, con l’accusa di aver attaccato, nottetempo, il cantiere dell’Alta Velocità di Chiomonte.
Loro, ovviamente, non c’erano. E neanche Daniele, Toshi, Paolo, Andrea, Fabio, Michele, Beppe, Fra, Marianna, Marco, Gabrio, Maria e Simona, arrestati lo scorso 3 giugno, nell’ambito di un’inchiesta che ruota tutta intorno alla resistenza organizzata contro gli sfratti in queste strade. La lista si allunga ancora, se pensiamo a quanti hanno lottato in questo pezzo di città e sono costretti a stare fuori Torino, chi con un obbligo o un divieto di dimora, chi con firme quotidiane in questure sparse per l’Italia.

Il corteo, ricordando le assenze, si è snodato, colorato e rumoroso, da Piazza Crispi a Corso Giulio Cesare, passando proprio davanti alla palazzina che, recentemente occupata, dà un tetto a quanti hanno deciso che il migliore piano per la casa era prendersela. Si è proseguito poi fino in Piazza Vittorio con scritte, striscioni, volantini e discorsi al megafono contro sgomberi, sfratti, Alta Velocità, militarizzazione delle strade e galera.

A unire argomenti così apparentemente disparati, il filo della lotta, alla quale è dedicata questa filastrocca:

«Faccenda bizzarra
tanto non era
buscare gazzarra
tra Aurora e Barriera;
dicevan in tanti
“ma questi so’ matti
con slogan tonanti
non vogliono sfratti!”
Non solo proteste
di urla e fischietti,
pur voi li vedeste
legar cassonetti.
Stranieri e italiani
non più rancorosi
con cuor, mente, mani
contro i danarosi;
“Leguleio, ufficiale,
padroncino, polizia
io col mio sodale
vi spazzerò via!”
Non servon le masse
ma i liberi e uguali,
la lotta di classe
ha piene, ha cali.
Tin tin di manette
porta ‘l brigadiere
ché da camionette
pulimmo il quartiere.
Ma niente è finito
l’ingiustizia: un’evidenza
affina l’udito
qualcun fa resistenza.
Le valli, la strada,
fin dalla prigione,
in ogni contrada
si pugna il tenzone.

Lo sappiamo bene, sia chiaro, sia tondo
quel che vogliamo
è squassare ’sto mondo;
senza potenti, denaro e polizia
una vita più giusta
può dirsi anarchia.»

L’autore di queste rime è Toshi. Per scrivere a lui e agli altri:

Daniele Altoè C.C. Piazza Don Soria, 37 - 15121 Alessandria;
Andrea Ventrella C.C. Via Port’aurea, 57 - 48121 Ravenna;
Paolo Milan e Toshiyuki Hosokawa C.C. Località Les Iles, 14 - 11020 Brissogne (Aosta);
Giuseppe De Salvatore C.C. via dei Tigli, 14 - 13900, Biella;
Francesco Di Berardo C.C. via Roncata, 75 - 12100, Cuneo;
Nicolò Angelino C.C.Via Maria Adelaide Aglietta, 35 - 10151, Torino;
Michele Garau C.C. Strada Quarto Inferiore, 266 - 14030, località Quarto d’Asti, Asti;
Marianna Valenti e Fabio Milan C.C. Via del Rollone, 19 - 13100 Vercelli;
Niccolò Blasi e Mattia Zanotti C.C. San Michele strada Casale, 50/A - 15121 Alessandria;
Chiara Zenobi e Claudio Alberto C.C Via Maria Adelaide Aglietta, 35 - 10151, Torino;

Fonte: Macerie-Torino

“Se le scintille che fanno esplodere la polveriera non sono
in genere avvenimenti eccezionali, ma fatti purtroppo relativamente comuni, come l’uccisione
di un ragazzo da parte della polizia, non si può ignorare che questi episodi gettano benzina su
braci accese che da tempo ardono nascoste.
Sentirne la temperatura per tempo ci consentirà allora
di non farci trovare impreparati, affacciati alla finestra e per di più sulla piazza sbagliata.”

Tratto da “La casa è di chi la abita”

All'alba della mattina di martedì 3 Giugno, nella città di Torino, un manipolo di sbirraglia si è presentato all'Asilo Occupato, alla casa occupata di Via Lanino e in abitazioni private per eseguire 29 misure cautelari, delle quali 11 con detenzione carceraria (tra cui Nicco, Claudio e Chiara già in carcere in regime di Alta Sorveglianza per l'accusa di terrorismo nella lotta No Tav) e per indagare 111 fra compagne, compagni e chi resiste agli sfratti e alla polizia in strada, non solo a Torino ma anche di altre città. I reati contestati sono violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale, aggravati dalla reiterazione, sequestro di persona e tentata estorsione di “proroga”. Tutte accuse per colpire la lotta contro gli sfratti nel corso degli ultimi due anni avvenuta tra Porta Palazzo e Barriera di Milano. Le compagne e i compagni tratti in arresto e portati in carcere sono definiti “pericolosi soggetti sociali” e questo giustifica la detenzione preventiva, secondo lorsignori...
Tutto questo enorme castello repressivo viene attivato per fermare una determinata lotta che ha creato non pochi problemi al maggior partito della città piemontese, cioè quello della polizia, e a banchieri targati Intesa-San Paolo e padroni di tutte le risme.
Non ultimo per ordine di importanza, anche questa inchiesta vede in campo Rinaudo, si proprio lui, il non tanto giovane rampollo della potente procura di Torino, in campo anche nel reprimere lotte come quella No Tav o contro i CIE.
Quello che balza subito all'occhio dopo l'ondata di arresti è la dispersione premeditata fatta dal potere nel portare i compagni in diversi carceri, con il fine di spezzare solidarietà interna alle mura e esterna in strada; undici detenzioni e nove carceri sparpagliati con Le Vallette, carcere di Torino, minimamente toccato da questa ondata di arresti. Qualcuno nei piani alti si ricorda ancora, forse, il presidio risoluto del 14 dicembre scorso, quando in gabbia a Torino c'erano Claudio, Mattia, Nicco e Chiara a cinque giorni dall'arresto del 9 dicembre e tutta la solidarietà mostrata nel corso di questi mesi ovunque? Noi crediamo proprio di si...
Questa operazione non riguarda solamente la vitale lotta contro gli sfratti, ma, non ci vuole molto a capirlo, cerca anche di zittire e fiaccare altre lotte presenti in città, portate avanti da compagne e compagni generosi a Torino: la lotta contro l'alta velocità e la solidarietà ai 4 accusati di terrorismo, la lotta contro il CIE di Via Brunelleschi, la lotta contro il carcere e lotta contro ogni fascismo, tema purtroppo ancora caldo dopo la coltellata di un nazi, coperto da altri cinque, rifilata domenica sera ad un individuo che aveva “segni visibili” di essere un compagno.
Ma c'è di più... Questo ennesimo tentativo di colpire individui che lottano contro l'esistente, tentando la via del concorso e non dei reati associativi (dopo che quest'ultima accusa è andata male anche nei processi contro i compagni anarchici di Bologna e Trento), viene fatto per spezzare relazioni variegate intercorse, dove la mediazione dello Stato non è più la base per costruire le proprie vite, dove il contratto sociale che nessuno ha mai firmato con qualsiasi autorità viene disatteso continuamente, dove la becera dicotomia fra legale e illegale viene negata dalla scelta individuale e collettiva di dare un'intensità altra alle proprie vite, che è in antitesi con un'esistenza fatta di sfratti, alta velocità, razzismo e gabbie.
Se tutto questo viene attaccato, nessuno può rimanere fermo a guardare, perché con questo atto vengono attaccate tutte le passioni di vivere una vita realmente vissuta senza sbirri, senza Stato, senza autorità, senza galere e senza questo mondo dominato dalla merce.
Un caldo abbraccio a Fabio, Paolo, Andrea, Fra, Michele, Toshi, Daniele, Nicco, Beppe, Chiara, Nico, Claudio, Gabrio, Marco, Marianna, Maria, Simona, Moski, Rasta, Sofia, Davide, Simone, Claudia, Graziano, Pier, Cam, Mattia, Fabi e Sabbo.
Libere/i tutte/i e subito!

Arrabbiati da Cremona

Dalle prime ore della mattina di oggi, 3 giugno 2014, è scattata un'operazione repressiva orchestrata dalla pm Pedrotta e dal pm "frammassone" Rinaudo, contro diverse realtà conflittuali anarchiche. Per ora le notizie sono frammentarie, ma sarebbero in corso 25 perquisizioni a Torino e in Piemonte, tra cui quelle dell'Asilo Occupato e dell'occupazione abitativa di via Lanino, oltre alla notifica e all'esecuzione di diverse misure cautelari: 11 in carcere, 6 ai domiciliari, 4 obblighi di dimora, 4 divieti di dimora, 4 obblighi di firma. Vi sarebbero complessivamente 111 indagati e i reati contestati vanno dalla "devastazione e saccheggio" al "vilipendio alla nazione", passando per "invito all'insurrezione armata contro lo Stato", "sequestro di persona", "danneggiamento", "resistenza a pubblico ufficiale" e "occupazione di edifici"; la scelta strategica degli inquisitori non prevede l'utilizzo di strumenti quali i reati associativi, bensì il "concorso" nella commissione dei suddetti reati.

Fondamentalmente un'inchiesta imbastita con la pretesa di compiacere i grandi poteri della città: palazzinari, banchieri, cementificatori e Partito Democratico, che notoriamente a Torino si sovrappongono e si miscelano senza soluzione di continuità.

Le accuse mosse contro compagne e compagni riguarderebbero principalmente le pratiche di resistenza agli sfratti (dai picchetti all'occupazione della sede degli ufficiali giudiziari), i cortei spontanei e gli attacchi alle sedi del Pd degli ultimi mesi, nel tentativo di sedare a colpi di misure cautelari chi, in diversi quartieri cittadini, sta promuovendo l'autorganizzazione di sfruttati e sfrattati nella riappropriazione di spazi abitativi, nella lotta contro la gentrification, contro la speculazione edilizia e contro i soggetti politici e finanziari che saccheggiano ovunque le nostre esistenze.

Aggiornamento: dopo ore di resistenza sul tetto gli sbirri lasciano l'Asilo Occupato e anche via Lanino resta in mano agli occupanti e alle famiglie che la abitano.

L'invito è quello di passare in via Alessandria 12 per contribuire a sistemare la devastazione lasciata dai servi in divisa.

ASSEMBLEA APERTA ALLE 17.30 ALL'ASILO OCCUPATO - a seguire cena benefit arrestati e indagati

Non siamo ancora in grado di sapere con certezza dove siano stati incarcerati. Appena possibile aggiorneremo i contatti.

Fabio Milan
Paolo Milan
Andrea Ventrella
Francesco Di Berardo
Michele Garau
Toshiyuki Hosokawa
Daniele Altoé
Niccolò Angelino
Giuseppe De Salvatore
DA CONFERMARE

Per scrivere agli arrestati:

Claudio Alberto (prigioniero No Tav)
C.C. Via Arginone 327 - 44122 Ferrara

Niccolò Blasi (prigioniero No Tav)
Casa di Reclusione Via Casale San Michele 50 - 15100