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Per farla finita

Ieri notte un altro ragazzo afroamericano ucciso a Minneapolis. La risposta: rivolta nelle strade. Giusto così. E tutte quelle persone che odiano polizia, razzismo e autorità cosa potrebbero pensare? George Floyd (ucciso un anno fa) e Daunte Wright (ucciso ieri, nella stessa città) non sono i primi massacrati dagli sbirri e non saranno gli ultimi. Per esempio, le torture e gli stupri avvenuti nella caserma di Piacenza da parte di uomini in divisa non hanno lo stesso sapore del disgusto? E che dire della morte di Matteo Tenni ad Ala in Trentino, freddato in questo fine settimana dai carabinieri davanti alla propria abitazione? A tutti i cuori pensanti una riflessione tratta da Barbari, un libro di NN edizioni uscito qualche tempo fa che scommette sull'insurrezione, ciò che trasforma ogni tempo e qualunque spazio in una possibilità di liberarsi da questo mondo.

È inutile cercare di insegnare a parlare a chi non ha una lingua. È inutile spaventarsi di fronte a suoni gutturali e a gesti inconsulti. È inutile proporre mediazioni a chi vuole l’impossibile. È inutile implorare libertà a chi impone schiavitù. Lasciamo la pedagogia ai due emissari, assieme al loro spirito poliziesco e missionario. Che i barbari si scatenino. Che affilino le spade, che brandiscano le asce, che colpiscano senza pietà i propri nemici. Che l’odio prenda il posto della tolleranza, che il furore prenda il posto della rassegnazione, che l’oltraggio prenda il posto del rispetto. Che le orde barbariche vadano all’assalto, autonomamente, nei modi che decideranno, e che dopo il loro passaggio non cresca più un parlamento, un istituto di credito, un supermercato, una caserma, una fabbrica. Di fronte al cemento che prende a schiaffi il cielo e all’inquinamento che lo sporca si può ben dire, con Déjacque, che: «Non sono le tenebre questa volta che i Barbari porteranno al mondo, è la luce». La distruzione dell’Impero difficilmente potrà assumere le consuete forme della rivoluzione sociale, così come ci è dato conoscerle dai libri di storia (la conquista del Palazzo d’Inverno, la reazione popolare a un golpe, lo sciopero generale selvaggio). Non ci sono più nobili Idee in grado di smuovere grandi masse proletarie, non ci sono più dolci Utopie pronte ad essere fecondate dai loro amanti, non ci sono più radicali Teorie che aspettano solo di essere messe in pratica. Tutto ciò è stato sommerso, spazzato via dalla melma imperiale. C’è solo il disgusto, la disperazione, la ripugnanza di trascinare la propria esistenza nel sangue sparso dal potere e nel fango sollevato dall’obbedienza. Eppure è in mezzo a questo stesso sangue e al fango che può nascere la volontà — confusa in alcuni, più nitida in altri — di farla finita una volta per sempre con l’Impero ed il suo ordine letale.

«E allora, tutte le sofferenze, tutto il passato, tutti gli orrori ed i tormenti che hanno segnato il mio corpo, li gettavo al vento come se fossero di altri tempi, e mi abbandonavo allegramente a sogni di avventura vedendo con la febbre dell’immaginazione un mondo diverso da quello in cui ero vissuto, ma che desideravo; un mondo dove nessuno di noi aveva vissuto, ma che molti di noi avevano sognato. E il tempo passava volando, e le fatiche non entravano nel mio corpo, e il mio entusiasmo aumentava, e diventavo temerario e al mattino uscivo in ricognizione per scoprire il nemico, e... tutto per cambiare la vita; per imprimere un altro ritmo a questa nostra vita; perché gli uomini, ed io tra loro, possono essere fratelli; perché l’allegria, almeno una volta, esplodendo nei nostri petti esplodesse sulla terra...»

Un incontrollato della Colonna di Ferro marzo 1937, Spagna

Inoltre segnaliamo un'iniziativa ad Ala: