Vai al contenuto

Una dichiarazione davanti ai collaboratori degli aguzzini

Per la cronaca, il nostro compagno Paska si è beccato 8 mesi per essersi difeso come poteva da un pestaggio delle guardie. Come risuona al di fuori di molte gabbie, fuoco alle galere e secondino pezzo di merda...

DICHIARAZIONE DI PASKA

Dal 3 Ottobre 2018 al 20 marzo 2019 sono stato detenuto presso il Carcere di La Spezia. Non entrerò nei più specifici dettagli delle modalità detentive che ho subito, cosa di cui tra l’altro non mi lamento poiché essendo libertario era più che prevedibile il trattamento riservatomi. Citerò quindi solo le cose più eclatanti accadutemi. Riportare dei fatti non vuol dire né reclamare né piangersi addosso: sono solo avvenimenti accaduti, e la realtà delle cose non ha mai fatto male a nessuno. Anzi questa dichiarazione potrà forse infastidire qualcuno che vuole che me ne stia zitto e buono solo ad aspettare questa sentenza, quindi benvenga.

Appena arrivato a Fontevivo ho avuto subito seri rallentamenti della posta senza avere la censura richiesta né dal pm né dalgiudice né dal DAP: probabilmente la penitenziaria si sentiva in dovere di monitorare le mie lettere per chissà quale motivo. Dopo 6 giorni dal mio arrivo mi è stato comunicato che avevo un divieto di incontro con un altro compagno ivi recluso, cosa stabilita sicuramente dalla Direzione del carcere senza nessuna sollecitazione esterna, quindi che lor signore non si nascondano dietro frasi di sorta: il DAP non ha chiesto nessun divieto, tanto che il giorno prima di questa famigerata imposizione mi sono incontrato con il compagno a messa.

Sono stato collocato in una cella insieme ad una persona con cui non condividevo di sicuro le mie idee politiche né tantomeno erano minimamente affini, e questo lo sapeva tutta la direzione carceraria e tutta la polizia penitenziaria di Spezia: abbiamo soprasseduto entrambe a questo disguido ed in altro modo abbiamo risolto la problematica creatasi dopo pochi giorni. Durante le traduzioni, ed in particolare quella del 18 Ottobre 2018 sono stato trasportato, o meglio sballottato come un pacco postale riportando enormi dolori costali, che ancora oggi riaffiorano, solo per la spavalderia delle guardie che erano particolarmente gasate nel trasportare un detenuto con furgoncino, macchina di scorta davanti e mitraglietta in bella vista: che emozione avranno vissuto gli aguzzini che sono quasi riusciti a spaccarmi la testa con le loro eroiche gesta frutto di una guida da formula uno in centro città! Dopo pochi giorni sono anche riusciti a spaccarmi la testa davvero, ma ci arriveremo.

Sono entrato in sciopero della fame per 20 giorni perdendo 15Kg., ho chiesto il trasferimento in altro luogo perché non era assolutamente né accettabile né sopportabile andare a processo con la loro scorta, l’unica con la quale abbia mai avuto problemi di traduzione nonostante i numerosi “viaggi”, se così si possono chiamare, che ho subito durante la mia breve detenzione. Teramo-Lecce, Teramo-La Spezia, Lecce-La Spezia, Firenze-Teramo-La Spezia in un sol giorno, Viterbo-Firenze, Lecce-Viterbo e viceversa, tutti sempre senza manette o comunque senza riportare lividi o bozzi per la traduzione.

Per non parlare dell’essere fuori regione e a 150km dal luogo del processo per il quale all’epoca ero detenuto, processo con calendarizzazione praticamente bisettimanale e molto lungo, e a 520km dal mio luogo di residenza e quello di mia madre, che di certo non è una signorina giovane e forte visti i suoi (all’epoca) 71 anni di età e i non pochi problemi fisici, quali il suo ancora attuale monitoraggio per la guarigione da un tumore e le altre svariate operazioni che ha affrontato negli ultimi anni che non starò qui ad elencare.

Alla successiva traduzione, l’8 Novembre 2018 dopo aver chiesto in tutti i modi un trasferimento ed aver fatto presente l’incompatibilità con il Nucleo Traduzioni, mi hanno assegnato nuovamente la stessa scorta del 18 Ottobre. A quel punto, ho ridato ai gentili signori la botta in testa e le manette sul costato che mi hanno regalato il mese prima sotto forma di due spinte a due agenti. Di certo non negherò di aver spinto due guardie poiché, dopo aver subito tutte queste vicissitudini, il livello di sopportazione era più che esaurito. Dopo aver spinto quindi prima una guardia sul piano della sezione, ed un’altra nel corridoio della matricola, senza tra l’altro aver fatto cadere proprio nessuno, sono stato messo al muro da due agenti (che piano piano sono diventati una dozzina, partecipi tutti al pestaggio), e mi hanno iniziato a riempire di calci, pugni e schiaffi. Ho potuto solo ripararmi il più possibile finché non sono stato scaraventato a terra, e ho continuato a ricevere colpi in faccia, sulle ginocchia, sul costato, sulla schiena, con uno dei testimoni dell’accusa (che si è fatto anche refertare!), che si è seduto sul mio petto con le ginocchia, mentre i suoi colleghi mi calpestavano le braccia con gli anfibi per evitare che mi proteggessi, e ha continuato per 2-3 minuti a colpirmi in faccia con schiaffi, pugni e sputi. Il tutto è continuato per una decina di minuti.

Un appunto per chi mi ha così definito: meglio figlio di puttana in caso che figlio di picchiatore in divisa sempre! Ed altri appunti per altri picchiatori: hai visto che il pezzo di merda (come mi ha definito uno dei testimoni dell’accusa per codesto processo) non è rimasto a Spezia fino alla fine delle udienze del processo di Firenze, anche se il procedimento è terminato dopo Maggio? Questo mi è stato detto nel retro dell’aula di Tribunale di Firenze l’8 Novembre 2018, in seguito al pestaggio ed alla mia “cacciata” dall’aula decisa dal giudice, mentre ero ammanettato e mi spintonavano. Peccato che il viaggetto me l’abbiano fatto fare solo il 20 Marzo, speravo di partire un po’ prima sinceramente.

In seguito, sempre il 18 Novembre, il medico mi ha dato il nulla osta di traduzione su mia richiesta, dopo avermi assicurato che avrebbe riportato gli evidenti lividi e bozzi sul mio corpo. Logicamente non ha fatto ciò, ed io aspettandomelo sono andato ugualmente a processo per mostrare come mi avevano combinato, nonostante il mio evidente stato di stordimento (ero anche in sciopero della fame già da 5 giorni). Mi hanno visto tutti e tutte in aula, ho chiesto di leggere una dichiarazione dove informavo i presenti e le presenti che ero stato pestato dalle guardie, ma il giudice, evidentemente, dopo aver visto lo stato in cui ero ridotto si sarà stizzito nel dover ammettere che la penitenziaria mi avesse picchiato, e mi ha fatto portare via dall’aula. A quel punto i secondini hanno stracciato la mia dichiarazione e mi hanno stretto le manette ai polsi a più non posso, con le mai che erano diventate viola e che mi si gonfiavano, relazionandosi con me con gli epiteti sopra citati. Di questo il signor PM dubito abbia chiesto, ma poco importa. Forse la Procura era troppo impegnata a richiedere 14 rinvii a giudizio e altrettanti fogli di via per un imbrattamento ed un volantinaggio in centro a La Spezia? O ad aprire un procedimento di 4 sorveglianze speciali per questi avvenimenti del 5 Gennaio 2019? Oppure accumulare in maniera frettolosa e sconclusionata materiale per un 270bis,dato che alcune ed alcuni hanno deciso di portare solidarietà ad un loro amico e compagno pestato in carcere?

O più che altro, forse, dico forse, era fastidioso che tutta la situazione creatasi dopo il pestaggio portasse a galla verità inconfutabili e rendesse noto alla popolazione di La Spezia che in quel carcere avvengono ripetuti e frequenti pestaggi? Ma tutto sommato, fa più paura un volantino, uno scritto, che un imbrattamento, perché è la realtà a fare più paura di tutto il resto. Cosa palese che si denota anche per le misure di sicurezza adottate per lo svolgimento di questo processo: militarizzazione completa della città ed al contempo continui silenzi su ciò che sta accadendo. Nessuno e nessuna deve sapere che questo processo si sta svolgendo, né che i secondini di Spezia pestano i detenuti. Insabbiare, zittire nascondere: ecco cosa fa il potere con la realtà. Ma si sa, che esiste sempre la realtà che è una cosa, e la realtà accusatoria che ne è un’altra. Ritornato in carcere dopo 8 ore di processo ho provato a farmi visitare da un altro medico, sperando in un esito differente, ma circondato da 8 guardie intorno ed al lume di candela perché era andata via la luce, la risposta è stata: “No, non si vede niente, io non li vedo i bozzi, mi dispiace, non posso basarmi su quello che mi dici tu”. Tipico. Il giorno dopo ho avuto il consiglio disciplinare, dove ho dichiarato che di aver dato la spinta a due guardie e poi sono stato pestato (e calpestato), ma nonostante gli evidenti segni in faccia mi è stato pure detto, da qualcuno che ha ammesso in questa sede di non essere presente al Consiglio di disciplina, “Questo lo insinua lei Fallanca”. Eh bè. Ho chiesto quindi di farmi refertare ancora una volta ma il nuovo medico mi ha consigliato di assumere psicofarmaci per calmarmi dato che non avevo lividi addosso. Nel frattempo continuavo lo sciopero della fame. Il pomeriggio sono andato di nuovo in infermeria e sempre la stessa cosa. Il giorno successivo, il medico di turno, che poi ha spudoratamente mentito in quest’aula, ha segnalato che sì c’erano dei bozzi in testa e dei lividi: solo dopo 4 visite sono riusciti a scrivere qualcosina, non tutto di certo, né hanno prenotato una lastra alla schiena come da me richiesto. Per la cronaca i dolori alla schiena ancora me li riporto da più di 2 anni, comunque.. Da quel momento in poi non ho più voluto avere rapporti con il personale medico di La Spezia, visto che incarna l’essenza della buffonaggine e sono il braccio destro della penitenziaria coprendo svariati pestaggi.

Nonostante ciò loro mi hanno continuato a cercare. Nel frattempo hanno fatto partire nei miei confronti una procedura di applicazione della misura del 14-bis per 3 mesi, ed al mio diniego di colloquio con la Psichiatra (che voleva somministrarmi psicofarmaci), scontati i 15 giorni di isolamento mi hanno messo in una cella singola con la Grande Sorveglianza Interna, dicitura per chi ha problemi psichici. Ma come, non ho mai preso farmaci se non l’antistaminico per le allergie né mai avuto colloqui con uno psichiatra in 33 anni, e dopo un pestaggio da parte delle guardie, con i medici che non mi refertano, mi appioppate pure una sorveglianza psichiatrica? Dopo un acceso colloquio con il Dirigente Sanitario, mi hanno tolto nel giro di mezz’ora questa inutile dicitura, segno che era solo a scopo repressivo e per avere maggiore controllo autorizzato su di me. La psichiatria all’interno delle carceri è funzionale all’annichilimento delle menti, serve solo a quello, altrimenti perché persone che non hanno mai assunto nessun psicofarmaco in carcere si riempiono di gocce, che il personale sanitario ti dà anche senza prescrizione e nel giro di dieci minuti, facendo chiamare alla guardia l’infermeria? Mentre per un’aspirina o un antidolorifico attendi ore? Provare per credere, e così ho fatto una volta durante il 14-bis: nel giro di 7 minuti, vai con le 20 gocce di Rivotril che mi hanno dato perché “ero nervoso e avevo bisogno di calmarmi”: logicamente ho subito riversato il contenuto del bicchierino nel gabinetto.

Dopo tutto questo ambaradan, mi hanno comminato anche 3 mesi di 14-bis, ovvero l’isolamento senza né tv né fornello in cella: peccato che sul provvedimento non era scritto da nessuna parte che dovessi fare l’aria da solo (ultimamente lor signori hanno compreso che far stare 3 o 6 mesi una persona completamente da sola non è che sia proprio il massimo, e il 14-bis in alcuni casi si restringe a stare in cella da soli con il minimo sindacale di suppellettili, ma è prevista sia la cella nelle sezioni che l’aria in comune con gli altri detenuti).

Dopo aver presentato un reclamo al Magistrato di Sorveglianza il mercoledì 6 Febbraio 2019 per fare l’aria con gli altri, tac: neanche hanno aspettato la risposta della camera di consiglio e prevedendo di fare una figuraccia (per dirlo con eleganza), il lunedì 11 già ero all’aria con i comuni. L’ennesimo dispetto, l’ennesimo sopruso. Finalmente il 20 Marzo sono stato trasferito da questo lager, non per avvicinamento colloqui come qualcuno sempre in questa sede ha insinuato, bensì sono stato mandato in uno dei carceri punitivi più pesanti d’Italia, a Viterbo, il Mammagialla, distante 200km dalla mia sede processuale e a 250km da mia madre, quindi effettivamente più vicino. E’ stato comunque un sollievo per me poter andar via da Spezia, anche se dove mi stavano portando è nettamente peggio a livello di condizioni detentive. Ma questa è un’altra storia. Che si sapesse che fino al 20 Marzo non mi avrebbero trasferito era evidente dato che nell’udienza del processo del 20 Dicembre 2018 per cui ero detenuto, (alla quale mi sono recato solo per comunicare all’avvocato dell’inizio del 14-bis sotto Natale -bel regalo!-), il giudice premeva per far terminare il processo entro e non oltre il 20 Marzo, data della fine del mio 14-bis e del mio già programmato trasferimento. Ma a quanto pare hanno aperto anche un 270bis menzognero e falso sul mio trasferimento.

Questo è quello che mi è capitato. Per fortuna sono una persona con una salda mentalità e di corporatura robusta, e conosco a cosa si può andare incontro nelle carceri contro questi loschi figuri: se il pestaggio riservatomi l’avessero “regalato” a qualcun’altro, con la metà del mio peso, chissà come sarebbe andata a finire. Finché sono stato nelle sezioni comuni a La Spezia, c’è stato più o meno un pestaggio a settimana, senza che i detenuti dicessero nulla o volessero far uscire la notizia, per paura di rappresaglie interne da parte delle guardie o di perdere il lavoro. Anche se alcuni detenuti si sono subito resi disponibili a venire a testimoniare i lividi che avevo sul corpo, ho preferito non coinvolgerli chiamando piuttosto a riferire medici e personale del carcere che hanno fatto finta di niente, per evidenziare le contraddizioni nel momento in cui avvengono dei pestaggi nei confronti dei detenuti. I luoghi migliori per picchiare sono le scale e i gabbiotti, dove non ci sono le telecamere. Ma anche dove ci sono le telecamere e funzionano (poiché tutte le telecamere del Carcere di La Spezia funzionano, hanno la luce rossa accesa e registrano, e figuriamoci se proprio quella del corridoio tra l’ufficio matricola ed il magazzino sono inattive, una delle zone più importanti del carcere insieme all’area colloqui!), insomma anche se funzionano poi vien fuori che, chissà perché, hanno dei problemi e non c’è un registro ufficiale per sapere quali siano attive o meno! Ma guarda caso, che buffa coincidenza, è proprio ciò che è avvenuto per questo procedimento penale!

Quello che è successo a me succede a centinaia di detenuti e detenute ogni giorno: e sono convinto che non è che serva, ad esempio, l’inchiesta della procura di Siena per smascherare i pestaggi a San Gimignano, oche la procura di Torino si esprima per dire cosa è tortura o cosa è trattamento degradante, nei confronti dei reclusi e delle recluse. Piuttosto che il rinvio a giudizio a Milano di 8 secondini per aver pestato un detenuto all’aria, come dimostra ampiamente un video che ha fatto il giro del web, od ancora la guardia che a Campobasso punta la pistola sulla tempia di un detenuto durante una traduzione. Ed i 14 morti ammazzati delle rivolte di questo Marzo, morti sparati nel carcere di Modena ed in altre patrie galere, morti che il DAP fa risultare per overdose. Penso possa fermarmi qui con gli esempi.

A Fontevivo, c’è stata la media di un morto ogni 3 mesi, da Luglio 2018 ad Ottobre 2019: 5 date, ovvero 31 Luglio 2018, 5 Agosto 2018, 8 Aprile 2019, 25 Luglio 2019, 31 Ottobre 2019. 15 mesi, 5 morti: un po’ troppo per un carcere con 230 detenuti. Forse o c’è qualcosa che non va (e già l’esistenza stessa di un carcere è un qualcosa che non va), oppure la realtà è che a nessuno interessa dei detenuti, che vengono picchiati in continuazione da guardie impunite che hanno mano libera con l’appoggio degli alti funzionari carcerari (che dopo alcune morti sospette vengono guarda caso trasferiti e hanno un piede in due scarpe, o meglio due direzioni in due carceri..). Come al solito i pezzi grossi li coprono insomma, e i medici fanno silenzio assenso, dato che oltre a cercare di rendere la popolazione carceraria apatica e silente grazie alle loro goccette, riescono a negare l’evidenza non refertando chi prende botte quotidianamente. Questo è il quadro della situazione, sia nel carcere spezzino che altrove ovunque, in Italia e nel mondo.

E’ per questo che non ci sarà pace se non ci sarà giustizia, e nessuna giustizia esisterà mai nelle aule di tribunale né tantomeno finché l’essere umano continuerà ad incarcerare i suoi simili e non solo. Chiudo questa dichiarazione, stringendo forte un compagno a cui è stata comminata la Sorveglianza Speciale per gli avvenimenti successivi al pestaggio che ho subito, e che nel carcere di Torino ha subito la perforazione del timpano a causa di altre infami guardie. Cose all’ordine del giorno insomma. La mia solidarietà va a lui e a tutti i compagni reclusi e le compagne recluse, sorvegliati e sorvegliate, ristretti e ristrette, repressi e represse, in Italia, come nel mondo intero.

Resistete, e dato che già so che lo farete, vi abbraccio fortissimo!

PER LA VERITA’

PER LA LIBERTA’

PER L’ANARCHIA

PASKA