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Avete già provato il desiderio di bruciare una organizzazione commerciale di distribuzione (supermercato, magazzino di vaste dimensioni, deposito)?

In questo caso avete capito che:

  1. Il vero inquinamento è l’inquinamento attraverso la merce universalizzata, estesa a tutti gli aspetti della vita. Ogni merce esposta in un supermercato è l’elogio cinico dell’oppressione salariale, della menzogna che fa vendere, dello scambio, del capo e del poliziotto che servono a proteggerli.
  2. L’esposizione delle merci è un momento della sopravvivenza e la glorificazione della sua miseria: elogio della vita perduta in ore di lavoro forzato; di sacrifici consentiti per acquistare della merda (cibo sofisticato, oggetti inutili, automobili-sarcofaghi, oggetti concepiti per realizzare la propria autodistruzione...); di inibizioni; di piaceri-angoscia; di immagini derisorie proposte in cambio di un’assenza della vera vita e comprate per compensazione.
  3. L’incendio di un grande magazzino non è un atto terrorista. In effetti, poiché la merce è concepita per distruggersi da se stessa e venire rimpiazzata, l’incendio non distrugge il sistema mercantile ma vi partecipa solo con un poco di brutalità in più. Ora, non si tratta che la merce ci distrugge distruggendo se stessa. Bisogna distruggerla totalmente per costruire l’autogestione generalizzata.

In sostanza voi siete stufi delle apparenze, della noia e dell’essere spettatori; stufi di un mondo in cui ciò che si vede impedisce di vivere e in cui ciò che impedisce di vivere si fa vedere come caricatura astratta della vita. E voi lottate di già, coscientemente o no, per una società in cui la vera fine della merce è nel libero uso dei prodotti creati attraverso la fine del lavoro forzato. Contro il lavoro che impedisce l’abbondanza e produce solo il riflesso menzognero, noi vogliamo l’abbondanza che invita alla creatività e alle passioni.

Tratto da qui:

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