L’inaccettabilità dei fatti di Parma
-scritto aperto a tutte/i quelle/i che vogliono ascoltare-
“Nessuna delle rivoluzioni che appartengono alla storia è riuscita a ristabilire la libertà dell’individualità. Tutte hanno fatto fiasco, tutte si sono concluse con un frettoloso reinserimento nella normalità generalmente ammessa. Hanno fallito perché il rivoluzionario di ieri recava con sé l’autorità. Solo oggi si scorge che il focolaio di ogni autorità risiede nella famiglia, e che il legame tra autorità e sessualità, per come si manifesta nella famiglia con la perpetuazione del patriarcato, assoggetta ogni individualità.”
Otto Gross
Qualcosa su cui interrogarsi
La questione della reciprocità delle relazioni è base necessaria per una prospettiva di liberazione senza limiti. Chi non riesce a riconoscere l’elemento patriarcale, quindi autoritario, come punto da distruggere all’interno di noi e in ciò che ci circonda come può definirsi compagna o compagno? Per questo, il silenzio sulla questione di genere, dei ruoli e la sua conseguente eteronormazione, con l’omertà che ne deriva, è elemento multiforme e dirompente che blocca una critica radicale all’esistente.
Si può definire compagna o compagno chi non ha mai ragionato sulla questione dell’autorità, sia quelle visibili che quelle nascoste? Si può definire compagna o compagno chi dice che frequentando certi ambienti, cioè quelli che si definiscono liberati, è impossibile che accadano certe cose? E’ possibile affrontare la questione della violenza di genere in una prospettiva che decostruisca l’intero mondo intorno a noi?
Quando parliamo di consenso fra due o più persone che vogliono viversi un rapporto sessuale parliamo di libertà: fare l’amore in qualunque luogo e in qualunque modo, con l’intensa reciprocità di corpi che si incontrano, per voler sperimentare quella serenità dell’attimo che è incontrarsi nel desiderio. Se manca la reciprocità prima, mentre e dopo aver fatto qualcosa insieme di sessualmente condiviso, le uniche parole che mi vengono in mente sono violenza sessuale, autoritarismo, patriarcato, machismo, supremazia di qualcuno nei confronti di qualcun altro, tutte questioni in antitesi con la libertà. Non voglio essere definito antifascista, antisessista o anticapitalista: non voglio assumere dei ruoli militanti e non voglio parcellizzare il mio desiderio. Sono anarchico e questa tensione sviluppa il mio odio contro autoritari e autorità, contro merce e capitalismo, contro lo Stato, le sue leggi e le sue polizie, e contro la cultura dello stupro, insita nell’organizzazione di questa società.
Liberare se stessi dall’idra autoritaria è il primo passo per tentare di liberarsi con gli altri.
Stupro e stupratori
Francesco Cavalca, Francesco Concari, stupratori che vivono a Parma, e Valerio Pucci, stupratore che vive a Roma, in una sera dell’anno 2010 hanno abusato e usato sessualmente una ragazza che nei momenti di quel rapporto, in ampi tratti, era diventata un corpo inerme, svilito e oggettivato da questi tre luridi personaggi.
Questo fatto è avvenuto in una sede politica. Aggravante? Può darsi, ma un abuso sessuale ovunque avviene è una questione che travalica i confini del dove per stabilizzarsi nella merda dell’atto.
Poi, negli ambienti di movimento parmensi cala il silenzio. Dopo, avviene la derisione sessista e machista: chiamando la ragazza “fumogeno”, facendo girare un video all’insaputa della stessa. In un atto sessuale di gruppo tutto dovrebbe essere fatto in condivisione. Se qualcosa viene filmato, il consenso di tutti è base necessaria. Stesso discorso se si usano degli oggetti a scopo sessuale, il consenso è imprescindibile. Se dei corpi non si incontrano nell’armonia erotica si riduce l’essere a qualcosa di non senziente, a qualcosa del tutto consumabile, come un oggetto. L’oggettivazione dell’individuo produce il corpo violentato, proprio come fa questo mondo con la maggior parte dei suoi abitanti.
Chi ha visto quel video e non si è fermato a pensare, chi ha deriso quella ragazza, chi ha consentito che tutto questo continuasse deve riflettere. Senza una riflessione, c’è collaborazionismo e non posso biasimare chi considera associati in questo letamaio chi ha consentito, oltre ai tre stupratori, che questo schifo continuasse senza fermarsi a ragionare su quello che si stava facendo, senza opporsi a quello che si stava vedendo.
Far girare un video di un atto sessuale senza consenso di tutti quelli che lo hanno vissuto è violenza gregaria e sessuale, la quale non ha niente a che fare con la libertà e la sua buona dose di violenza liberatrice contro il dominio.
Le violenze indiscriminate vengono fomentate dalle guerre e il mondo che le produce. Se in guerra tutto viene concesso attraverso il dominio e la tortura, chi vuole rivoltare la propria esistenza non può non avere come assillo, oltre che la libertà, anche l’etica. La guerra è orrore e fa parte dello stesso mondo che produce lo stupro. Personalmente non auguro neanche al peggior nemico la galera e neanche lo stupro. Chi accetta, invece, questo modo di intendere la guerra sociale sta riproducendo il potere nella sua forma più miserrima.
La coerenza tra mezzi e fini, prima di tutto!
Un corpo che viene strumentalizzato
Si sa che il corpo svilito, ridotto a cosa, può essere facilmente strumentalizzato. Succede che in questa storia orribile sbirri, fascisti e giornalisti trovino sbocchi per la loro propaganda di dominio.
Gli sbirri, naturalmente, non vedono l’ora di indagare su un tentato sabotaggio ad una sede fascista di Parma e trovarsi in mano una storia raccapricciante. E’ da questo fatto che parte l’indagine anche sullo stupro e come capitato a chi scrive questo testo (insieme a tante e tanti...), solo cinque anni dopo si viene a conoscere di cosa è effettivamente successo nella sede della RAF di Parma. Venire a sapere di questa questione delicata dagli ambiti repressivi e non dalle compagne e dai compagni è un fatto del tutto inaccettabile.
I primi che fanno vedere una serie di video della sera dello stupro subito alla ragazza, non solo quello dell’oggetto infilato in una vagina senza consenso, sono gli sbirri. Terrificante, dalla merda al letamaio...
La ragazza viene chiamata in questura come persona informata sui fatti sul tentato sabotaggio, non sullo stupro subito cinque anni prima.
Naturalmente fascisti e giornalisti prendono la palla al balzo per strumentalizzare l’intera vicenda, prima di tutto su quel corpo svilito, poi sulla violenza sessuale di gruppo avvenuta in una sede dichiaratasi antifascista (sic!).
Di conseguenza, a processo iniziato, immagino che domande potrà subire questa ragazza in un luogo infame e sessista come può essere un tribunale. Immagino già le solita retorica inquisitrice tipo: “ma lei porta la mini-gonna? Quella sera portava le calze a rete? Lei è abituata ad avere rapporti sessuali di gruppo? Ecc...”. Una schifezza immonda, il solito piano del potere per far trasformare chi ha subito violenza come potenziale corresponsabile del carnefice. La banalità del male, nella sua forma più infima.
Altro che stato, altro che dio, il corpo è mio e me lo gestisco io
Ognuno gestisce il proprio corpo come più le/gli aggrada. Da qui parte una pratica esagerata di libertà.
Chi ha deriso e usato epiteti sessisti su gusti sessuali e pulsioni passionali di una ragazza non è una mia compagna o un mio compagno. Chi ha definito questa ragazza come una puttana in senso dispregiativo è mio nemico. Chi vuole svilire le persone con termini sessisti non può stare al mio fianco. Chi dimostra una sensibilità verso l’irripetibile percorso della libertà, qualunque essa sia, dovrebbe erigere barricate contro questi atteggiamenti. Non esistono puttane o siamo tutte puttane. Ai giudizi lesivi su testicoli e ovaie, peni e vagine, istinti sessuali di coppia o di gruppo facciamo delle grandi pernacchie ed è necessario lottare affinché questo non avvenga mai più, almeno negli ambienti in cui desideriamo vivere. Chi definisce troia una ragazza riproduce questa società, la società dove le vite vengono stuprate da oppressione e sfruttamento.
Chi non vuole fare i conti con le proprie gabbie esca dal gioco della rivolta o non ne metta le cosiddette sempre schifose stellette, perché la liberazione passa anche dalla libertà di corpi che si incontrano consensualmente, in quel barlume di felicità che è l’atto sessuale libero fra uomo e donna, donna e donna, uomo e uomo, o fra tante donne e tanti uomini.
Basta sguazzare nel fango dei bisogni, diamoci al cielo stellato dei desideri.
La cultura del rimosso come foglia di fico
Esiste in questa storia un rimosso, un tragico dimenticatoio in cui finisce un momento che non vuoi più rivivere. Si è detto che la ragazza in questione abbia frequentato gli stessi ambienti e le stesse persone anche dopo lo stupro avvenuto. Questa dicitura è stata intesa e fatta passare come se questo giustificasse il fatto che di stupro non si può parlare. La megalomania di questa storia ha superato la cortina del ridicolo, imbandendo i commensali nella narrazione che tutta questa storia abbia, a quanto pare, solo un fine ben preciso: distruggere gli antifascisti di Parma. Che questo sia l’obiettivo di ogni questura, cioè fermare le lotte con ogni mezzo necessario, è una grossa banalità di base. Che questa storia abbia parti oscure, niente di più limpido.
Per questo mi faccio due domande: ma non sarà che questo fatidico movimento parmense non si sia distrutto da solo, essendo miope su questo fatto? E come mai ci sono compagne e compagni anarchici di Parma che hanno fatto sapere, anche se con un ritardo elefantiaco, del machismo e sessismo presenti nella RAF? Come mai comportarsi da branco ha distorto l’obiettivo sincero di ogni lotta che si respiri a pieni polmoni: la libertà?
Secondo me a Parma ci sono compagne e compagni di cui fidarsi, vedi chi ha scritto il comunicato intitolato “Sui fatti di via Testi”, (gli unici che si sono sempre discostati, criticandoli fortemente, dai momenti di raccolta fondi fatti a Parma per i tre stupratori, perché purtroppo è successo anche questo fatto gravissimo) degli altri mi sembra che l’enormità degli errori fin qui commessi abbiano travalicato la decenza.
Per tutti gli individui con una certa sensibilità di Parma, che non sono stati collaboratori né degli stupratori né della derisione verso la ragazza: come è possibile che i due stupratori di Parma girino indisturbati per le vie della città? Domanda atroce che ha bisogno di un sacco di risposte pratiche a cui io oggi non posso rispondere.
Subire una violenza sessuale e fare errori
Chi subisce una violenza può fare errori ed è giusto dire quello che è successo anche in questa storia. Ribadire che comunque la ragazza ha fatto una delazione non è sottrarsi allo scempio mortifero dello stupro. La ragazza in questione davanti agli sbirri ha fatto tre nomi di persone che non c’erano la sera dello stupro. Io capisco benissimo che davanti al sadismo delle questure si può essere letteralmente in mano agli sbirri. Fare dei nomi di persone che niente hanno a che fare su una questione delicata come lo stupro, però, rimane un fatto grave. Solo delle prove portate da queste persone hanno fatto luce sulla loro posizione di completa estraneità durante la serata della vergogna. Lasciare passare questa specificità, sottovalutandola, in secondo piano è molto pericoloso: non può passare il fatto che firmare contro altre persone in una qualsiasi questura non sia delazione. Ribadisco: firmare contro altre persone un verbale della questura è delazione.
Possiamo capire lo stato d’animo in cui è avvenuto il fatto, ma questo non può giustificare quello che è successo. Possiamo cercare di comprendere, sforzarci di cercare in noi delle giustificazioni, ma il fatto di vendere delle persone alla polizia, soprattutto di questi tempi dove la delazione (e conseguenti delatori) delle volte viene presa come qualcosa del passato, la quale non può avvenire nel presente in ambiti di lotta, ma che purtroppo continua ad accadere anche di recente, rimane pur sempre un fatto di una gravità pesantissima.
La ragazza in questione ha subito una situazione indicibile, nessuno può negare questo fatto. Immaginiamo per un attimo, però, se le tre persone coinvolte dalla ragazza estranee alla vicenda non fossero state scagionate. Cosa sarebbe successo? Mi sembra un’ovvietà rispondere. Per questo, se qualcuno non vuole avere niente a che fare con questa ragazza per questo fatto è comprensibile. Altrettanto comprensibile è chi vuole sospendere il giudizio su di ella perché affossato dalla gravità del fatto successo in quella sede nel 2010.
Due posizioni altamente comprensibili, lontani da chi denigra la ragazza per coprire gli stupratori. Chi ha mischiato questa ultima posizione inaccettabile con le prime due citate (diserzione dalla ragazza perché c’è stata una delazione e sospensione del giudizio per il fatto gravissimo dello stupro) si deve assumere il fatto di aver scritto e detto cose inesatte, quasi sensazionali da propaganda giornalistica. C’è una barricata ben visibile tra le prime due posizioni che entrano nella dimensione dell’etica e la terza, in cui l’unica dimensione che vedo è quella di un comportamento del tutto inaccettabile.
Chi non vuole avere niente a che fare con la ragazza non è amica o amico degli stupratori, perché se si riconosce la violenza sessuale subita siamo su un piano diversissimo di chi ha minacciato, aggredito e offeso la ragazza per coprire il fatto di quella sera e le sue inevitabili conseguenze.
Proposte concrete tra riflessioni e diserzioni possibili
Voler vivere luoghi dove cospirare contro l’esistente, non essere funzionali ad esso, sembra un’ovvietà, ma purtroppo non lo è. In questi luoghi si possono far entrare degli stupratori? Logicamente la risposta è no, quindi credo che sia del tutto consequenziale che i tre stupratori di Parma non dovrebbero entrare mai più in luoghi di movimento e partecipare a momenti di lotta.
Reprimere i propri desideri per farsi accettare dal cittadino qualunque è logica di potere. Luoghi di sovversione, non sezioni di partito. La sovversione non ha niente a che fare con chi stupra e difende gli stupratori. Lo sguardo sovversivo dovrebbe tendere alla vita, non alla mera sopravvivenza. Entrare nei calcoli indigesti per mettere da parte la qualità delle relazioni di affinità è un salto nel fango della politica. Preferisco il pane e le rose.
Ammetto anche un’altra questione: non riesco a redimermi come stanno facendo alcuni in modo pretesco. Rimango dell’idea che la delazione è una cosa su cui non si possa tornare indietro. Per questo, la mia posizione sulla ragazza che ha subito lo stupro rimane quella dell’estraneità, della distanza e della lontananza. Non voglio essere nessuno che non sia io, ma vorrei che le persone che si sono rese responsabili della violenza sessuale sentano ogni giorno della loro vita diserzione e odio per quello che è successo, da chi è realmente contro lo stupro e il suo mondo.
Grande è il mio stupore per alcuni comunicati letti fino adesso ed è per questo che un’esperienza di discussione collettiva su questo fatto sarebbe del tutto auspicabile. Se le 4 crepe hanno avuto il merito di far uscire dall’ignobile torpore questa storia, questo non vuol dire che non esistano compagne e compagni che vogliano andare ancora più in profondità su quello che è avvenuto, nella sua totalità.
La propria sensibilità è terreno di scontro non di cura, tensione che vuole oltrepassare la miseria, non riprodurla. La sensibilità distrugge i ruoli e le manfrine ideologiche che castrano le passioni, che separano i corpi, che negano la reciprocità trovata solamente in certi rapporti. Condividere le proprie ricchezze e saperle amare, per non accumulare le miserie di questo mondo mercificato, dove il corpo viene normalizzato e reso oggetto.
Contro lo stupro delle vite, contro i suoi complici sempre; ma la mia passione per la libertà non farà mai rima con delazione, perché il percorso per liberarsi da questo mondo ignobile è l’unico luogo in cui sto a posto con i miei demoni.
Cremona, gennaio 2017
Un individuo che cerca di essere antiautoritario
Fonte: http://www.informa-azione.info/