Se esiste il furto è perché "tutto" appartiene solamente a "qualcuno".
La lotta scomparirà solo quando gli uomini metteranno in comune
gioie e pene, lavori e ricchezze, quando tutto apparterrà a tutti".
Alexander Marius Jacob
Il 17 novembre, un compagno di Cremona dovrà affrontare un processo con vari capi di imputazione (danneggiamento, imbrattamento e lesioni), in merito ad un gesto di solidarietà nei confronti dei detenuti, che nel settembre 2013 lanciarono una mobilitazione dentro le carceri, cercando la complicità dei solidali. Era la prima volta, da molto tempo, che vari prigionieri di diversi carceri si misero insieme per lanciare dei momenti di solidarietà, fuori e dentro le mura.
Durante quel periodo di protesta dei prigionieri, alcuni nemici di ogni reclusione entrarono nel ristorante più rinomato della città di Cremona (rinomato, nell'odioso gergo da ricchi, vuol dire molto costoso, dove per mangiare, come minimo, si spende 100€ a cranio) muniti di desiderio e qualche secchiata di merda. Quella sera i clienti del ristorante, difensori acerrimi del sistema imperante, perché lontani da qualunque istinto di libertà, ebbero una serata un po' tumultuosa. Fu lasciato un volantino a terra, ripreso assiduamente per giorni dai giornali locali, che recitava così: “Tra il 10 e il 30 settembre i detenuti in lotta hanno indetto delle mobilitazioni di protesta contro il sistema carcere all’interno delle patrie galere. Questo è il nostro modo complice e solidale per attaccare la società carceraria in cui esistiamo ma non respiriamo! Da una parte i ricchi che mangiano e ingrassano a dismisura, dall’altra segregati di stato che combattono anche attraverso lo sciopero della fame e del carrello in alcune carceri e anche in quello di Cremona. Sappiamo da che parte stare. Dietro quella barricata ci siamo tutte e tutti, oppressi dentro le gabbie e sfruttati all’interno di questo mondo invivibile”.
Peccato che, nel trambusto, un solidale rimase per terra nel parapiglia che ne seguì. A testa alta, il nostro compagno tornò un pochino acciaccato da quella serata alquanto particolare. I solidali, purtroppo, fecero un errore di valutazione.
Questo fatto ha un suo significato importante perché dà il senso ad una prospettiva fondamentale per chi vuole insorgere contro questo mondo ignobile: se esiste una protesta in un luogo, non è detto che in altri luoghi non si possa cercare di fomentarla e farla precipitare. Per esempio, chi lo dice che i disoccupati non possono criticare il regime lavorativo durante uno sciopero?
Essere altrove, quando esiste una protesta potenzialmente rivoltosa in un luogo ben definito, può aprire mondi inesplorati. In fin dei conti, questo fatto ripercorre un vecchio adagio: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.
Per questo, tutta la nostra solidarietà e complicità va al compagno inquisito, a tutti i detenuti in lotta, e alle compagne e ai compagni costretti in prigione. Oltre alle preziose parole, per distruggere la guerra fra poveri non può bastare la solidarietà fra sfruttati. In questo momento torbido, fatto di depressione economica ed emozionale, rivendicare la propria ostilità contro i ricchi e chi comanda fa bene al cuore.
alcuni nemici di qualunque gabbia