da http://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=1724
Quella che state per leggere è una storia come tante. Prendetevi 5
minuti e leggetela con attenzione poiché pur essendo una storia come tante esemplifica al meglio l’operato di guardie e giudici.
La storia di Carlo è la storia di uno dei tanti compagni che il 15
Ottobre si è ribellato alla violenza dello polizia e che oggi continua a subire la persecuzione giudiziaria dello Stato.
Carlo è stato arrestato il 27 ottobre 2011 dopo gli scontri in piazza San Giovanni a Roma con l’accusa di resistenza pluriaggravata e devastazione.
Il riconoscimento di Carlo sarebbe avvenuto grazie ad una foto
pubblicata dall’edizione on line de Il Giornale. Dopo aver visto lo scatto che immortala un ragazzo vicino alla camionetta blu, un
carabiniere lettore toscano del quotidiano avrebbe identificato Carlo e chiamato i suoi colleghi che poi si sono presentati a casa di Carlo, mostrando la foto che lo ritrae appunto mentre getta liquido, incendiario secondo gli inquirenti, all’interno della camionetta dei Carabinieri data alle fiamme in Piazza San Giovanni. Per i carabinieri, Carlo sarebbe corresponsabile dell’incendio al blindato ed è accusato anche di resistenza a pubblico ufficiale, ossia al carabiniere Fabio Tartaglione che era alla guida del mezzo e che è stato lasciato uscire dal mezzo senza problemi. Carlo avrebbe ammesso di essere lui quello nella foto, ma nello stesso tempo ha sottolineato che il liquido in questione era una semplice bevanda. Nessun liquido infiammabile.
Il 10 dicembre 2011, dopo aver scontato 1 mese e mezzo di carcere
preventivo Carlo viene messo ai domiciliari. Il 23 marzo 2012 il
Tribunale di Roma autorizza Carlo ad allontanarsi dall’abitazione pur restando in custodia cautelare in attesa di processo ai domiciliari
Il 4 Ottobre 2012, Carlo viene condannato a 5 anni. Non viene citato il liquido infiammabile poiché nessuno lo aveva analizzato: era stato
definito così da una supposizione dei Carabinieri.
Il 20 Giugno del 2013 con l’accusa di aver violato i domiciliari viene riportato in carcere. Carlo non aveva evaso i domiciliari:
semplicemente, vivendo in campagna, era uscito a recuperare i suoi cani fuggiti nel bosco ed era poi tornato a casa, avvisando lui stesso i carabinieri di essere uscito temporaneamente.
Il 10 Ottobre del 2013 viene confermata la condanna a 5 anni in Appello.
Il 31 gennaio 2014 il Tribunale del Riesame di Roma accoglie l’appello dell’avvocata di Carlo e dispone il ripristino degli arresti
domiciliari con divieto di incontro e di colloquio.
Il 6 maggio 2014 la Cassazione annulla con rinvio la sentenza
d’appello. Il 15 maggio 2014 la stessa Corte d’Appello ripristina la custodia in carcere in quanto è stato violato il divieto di incontro pur essendo Carlo presso la propria abitazione. La Corte d’Appello di Roma ha quindi disposto il suo ritorno in carcere al Don Bosco di Pisa.
In realtà la Cassazione il 6 Maggio 2014 ha annullato la sentenza della III Sezione della Corte di Appello di Roma e Carlo dovrebbe essere già libero da mesi e mesi. Ma in attesa dell’uscita delle motivazioni
della sentenza affinché la sua avvocata possa presentare istanza di scarcerazione lo stato si è preso di nuovo la sua meschina vendetta e con una scusa banale ha riportato Carlo in carcere per la terza volta.
Libertà per Carlo!
Libertà per tutte e tutti!
Per scrivere a Carlo:
Carlo Seppia, c/o Casa Circondariale “Don Bosco” di Pisa
Via San Giovanni Bosco, 43
56127 Pisa