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Venerdì 12 dicembre, a 45 anni dalla strage fascista di piazza Fontana, a Formigine in provincia di Modena, i neofascisti di Forza Nuova hanno tenuto un presidio di stampo razzista nei pressi di un albergo in cui sono ospitati profughi, persone scappate da paesi in guerra.

Un gruppo di antifascisti è intervenuto con determinazione, con l' intento di impedire, la solita infame vigliaccata. Il fine del presidio fascista era quello di addossare le colpe di questo sistema ai profughi e agli immigrati fomentando così la guerra tra poveri.
Il becero nazionalismo ha come obiettivi: dividere i popoli in lotta, unire oppressi e oppressori, e disarticolare la solidarietà fra sfruttati. A questo non si può stare fermi e in silenzio.
L' obiettivo della protesta antifascista è stato quello di opporsi concretamente, per evitare momenti di razzismo analoghi a quelli accaduti a Tor Sapienza (Roma) qualche settimana fa.

Atti come l'opposizione in piazza contro i fascisti (o leghisti…), la controinformazione antirazzista per le strade e per i quartieri, gli attacchi avvenuti contro chi propaga il razzismo alla luce del sole (esempio lampante la fuga del leghista piagnucolone Salvini a Bologna), sono diversi modi che uniscono tensioni e individui, tutti accomunati dallo spirito antifascista.

Oggi come ieri, la polizia manganella e difende l'ordine costituito.
Oggi come ieri, due antifascisti, nostri compagni, sono stati arrestati negli scontri con la polizia avvenuti a Formigine.

Questi due compagni non sono stati lasciati mai soli. La sera stessa molti solidali si sono radunati fuori dalla questura di Modena per portare solidarietà (dove non è mancata ancora la tensione con la sbirraglia…).
Poi, domenica un nutrito gruppo di compagni ha salutato Vivi, Aro e tutte/i le/i detenute/i con gridi di libertà e fuochi d'artificio sotto il carcere di Modena.
Nella giornata di lunedì, i compagni sono stati scarcerati con delle restrizioni sulla propria libertà di movimento e con le accuse di resistenza, violenza, lesioni aggravate, uso di oggetti atti ad offendere e manifestazione non autorizzata.

Le accuse non possono arrestare gli spiriti di ribellione.
Contro ogni fascismo e contro questo marcio esistente.
Solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione! Libere/i tutte/i!
Chi si rivolta non sarà mai solo!

antifasciste e antifascisti

Aro e Vivi sono liberi con restrizioni:
obbligo di dimora nella provincia di Cremona con rientro notturno a casa.

Le accuse a loro carico sono:
resistenza, violenza, lesioni aggravate, uso di oggetti atti ad offendere e
manifestazione non autorizzata.

Loro e tutte/i le kavernicole/i ringraziano per gli infiniti
attestati di solidarietà vicina e lontana.

Sempre contro ogni fascismo e contro l'esistente.
ACAB

Seguiranno approfondimenti...

Ieri sera, 12 dicembre a 45 anni dalla strage fascista di piazza fontana,
sono stati tratti in arresto due compagni di Cremona.
Durante un contropresidio antifascista in opposizione ad una "pagliacciata" anti-immigrati di forza nuova a Formigine, in provincia di Modena, la celere e la digos non hanno esitato a caricare subito gli antifascisti presenti.
Durante la carica due compagni sono stati fermati, portati in questura a Modena, e trattenuti.

ARO E VIVI LIBERI! TUTTI E TUTTE LIBERI

Aggiornamenti:

Ore 13,30 del 13 dicembre:

i compagni sono stati tratti in arresto con i reati contestati di resistenza, violenza e travisamento. Nel pomeriggio saranno trasferiti nel carcere di Modena, in attesa della convalida dell'arresto, dove il GIP si esprimerà lunedì mattina.

Vivi e Aro liberi subito!

La vostra lotta è la nostra lotta!

Anarchici

Non c'è tempo da perdere

L'unica cosa di cui tutti erano certi sul processo del “compressore” è che avrebbe fatto scuola.
Ne erano sicuri i dottori della legge, che avrebbero avuto altre sentenze di Cassazione da citare nei loro ragionamenti per confortare le proprie tesi.
Ne erano sicuri gli avvocati, che mai avevano fronteggiato un'accusa così creativamente formulata.
I giornalisti poi (e la cosa è molto indicativa) furono i primi ad usare la parola terrorismo in un ambito così popolare com'è il movimento No Tav.
Con così tante novità si capisce bene come a Torino, più che ad un processo, si stia assistendo ad un esperimento repressivo di grande portata.

Che le istanze portate avanti dai movimenti vengano derubricate dal Potere vigente a questioni di ordine pubblico, non è di per sé una grande novità... Da Spartaco in poi non c'è sovversivo che non sia stato trattato come criminale.
Ma lo slittamento concettuale verso un'idea di terrorismo
omnicomprensivo che questa inchiesta vuole mettere a segno credo meriti attenzione.

Oggi, nei nuovi assetti dell'economia globale dei flussi, lo Stato ha perso ogni residuo di quell'aggettivo “sociale” che spesso, in decadi precedenti, aveva utilizzato come contraltare della repressione. Il suo ruolo si sta riducendo a quello di gendarme di una società sempre
più frammentata e sempre meno gestibile. Ma un Potere che sa governare solo tramite lo strumento giacobino della paura va in panico per ogni piccola virgola fuori posto che potrebbe potenzialmente minacciare il suo ordine, è per questo che ha una fame incessante di strumenti repressivi sempre più accuminati.
Nella società della comunicazione, la fucina di questi attrezzi si trova nel discorso della Paura veicolato dai media.
Lentamente, ma con costanza, manifestazioni, is nze, idee, azioni e qualunque altro atto che porti alla luce un'alternativa all'esistente si colora di un'inquietante patina criminal-offensiva che mette a repentaglio l'incolumità.

E così, pian pianino si lasciano cadere affermazioni sempre più infamanti e spaventose fino ad arrivare al terrorismo; parola che dopo l'11 settembre ha fatto registrare molte vendite ai giornali pronti ad utilizzarla ad ogni pié sospinto. Si sa infatti che nulla vende di più delle emozioni e del sensazionalismo, il terrorismo riesce a far
confluire entrambe in un unico termine.

Soltanto fino a pochi anni fa “terrorismo” era un termine che si associava unicamente a stragi indiscriminate contro la popolazione civile (la più famosa delle quali, guarda caso, fu orchestrata ad uso e consumo di chi voleva una svolta reazionaria...). Ma con sempre maggiore frequenza vediamo come il termine sia utilizzato con disinvoltura dai cosiddetti organi di informazione, e parallelamente,
sempre più spesso,gli eroici apparati Anti-Terrorismo sono chiamati ad allargare il loro campo d'azione fino ad includere recentemente anche gli sgomberi di case occupate.
Come si è detto, in tempi incerti e di crisi ogni minimo accenno di insubordinazione deve essere redarguito pesantemente e qualunque ipotesi alternativa di organizzazione della vita, rispetto a quella vigente, diventa immediatamente scandalosa. E, come si è visto, di
fronte a tutto ciò la risposta del Potere è isterica, scomposta e vendicativa.

Un simile comportamento da parte di un'istituzione è il segno più evidente di quanto poco essa abbia da offrire ai suoi sudditi, se non l'incessante riproduzione di se stessa.
Chi ha a cuore l'emancipazione umana e crede in comunità tenute insieme dalla solidarietà mutua e dagli affetti personali, ha poco a che spartire con chi crede in una società d'individui accostati e tenuti insieme dalla paura del prossimo e da vincoli economici di convenienza.

Terrorismo e Vittimismo (il suo doppio speculare) sono concetti utili per chi vuole governare, con i pochi strumenti rimastigli a disposizione, la mucillagine sociale in cui si è trasformata la società grazie all'azione incontrastata di un capitalismo di rapina e saccheggio.
Il paradigma economico liberista ha creato l'attuale (triste) organizzazione sociale, che per perpetuarsi necessita di una violenza quotidiana verso gli esclusi dai benefici della sua economia, e di un costante senso di incertezza (che esso stesso ha contribuito a creare)
che renda le persone più disponibili all'obbedienza.

Questo è ciò che offre l'esistente.

Chi crede che l'economia sia un mezzo per sopperire alle necessità materiali e non uno strumento di arricchimento per esproprio, chi crede che l'affettività travalichi i rigidi schemi della famiglia, chi crede che l'orologio non sia che uno strumento per sezionare il cadavere di giornate sempre uguali, in definitiva chi crede nell'alternativa scandalosa dell'emancipazione umana, deve sentire
l'urgenza di organizzarsi per dare vita ai sogni che lo alimentano, e per creare un'alternativa reale che resista al crollo delle macerie di una realtà miserabile.

Cominciamo oggi.

Amor y Rabia

Fra

Cremona, 30/11/2014