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Da un' idea di Giovanni Uggeri
Microconferenze, letture, autobiografie,
omaggi a, racconti, esperienze, ipotesi,
visioni

ORALITÀ, COMUNICAZIONE , CONDIVISIONE

Giovedì 28 Maggio 2015 ore 18:30
Libreria Ponchielli, piazza S. Antonio Maria Zaccaria, 10, Cremona
(e se piove? E se piove “è tempo di bagnarsi” come diceva Jack London)

Pier, “Momotaro” di Akutagawa Ryunosuke

Andrea,"Esperienze bandite”

Jacopo Narros, “Tifosi teppisti”

“Momotaro”

Scritto nel 1924 da Akutagawa Ryunosuke è uno dei più bei racconti giapponesi.
Sulle vette più inaccessibili di una montagna, vi era un gigantesco pesco, così esteso da raggiungere le nuvole e dalle radici così profonde da raggiungere il centro della Terra. La particolarità dell’albero consisteva nel fatto che i suoi frutti nascessero ogni diecimila anni e che al loro interno si sviluppassero, per creazione spontanea, dei neonati.
Ma non tutti i bambini sono buoni...

"Esperienze bandite"

Andrea leggerà "Esperienze bandite" scritto tratto da
"In Incognito. Esperienze che sfidano l'identificazione".

Uno squarcio nel buio, un salto nel segreto. Emozioni e mondi altri che
nella dimensione clandestina vivono o hanno vissuto.
Lettura di Andrea in memoria dei 900 migranti morti nel Mar
Mediterraneo dedicata ai nemici di qualunque frontiera, agli abitanti
del paese che non appartiene a nessuno.

"Tifosi teppisti"

Jacopo Narros, ha pubblicato racconti con diverse case editrici tra cui Fuoco fuochino, Pulcino elefante e Marcos y Marcos .
Appassionato e profondo conoscitore di Edoardo Sanguineti primaria passione che influenza la sua poetica e visione del mondo , ci presenta oggi il suo ultimo lavoro "Tifosi teppisti"

Cosa sono i tifosi? Elementi del circo? Tribù nomade? Magari un'itinerante accademia filosofica?

 

http://libreriaponchiellicremona.blogspot.it/2015/05/unora.html

Fonte: Macerie

Arresti all’alba a Torino. Cinque mandati di cattura e quattro divieti di dimora sono stati emessi dal Gip Loretta Bianco contro nove compagni di Porta Palazzo, accusati di aver tentato di bloccare una retata contro i senza-documenti del quartiere il 2 febbraio passato. Non sappiamo ancora se abbiano arrestato tutti e cinque i ricercati o solo quattro. Tra di loro c’è Paolo, che domani avrà l’udienza per la Sorveglianza speciale. Tra qualche ora saremo in grado sicuramente di raccontarvi di più.

Appuntamento questo pomeriggio all’Asilo di via Alessandria alle 17,30 per rispondere agli arrestati di questa mattina. Tenetevi anche liberi domani mattina, per andare a salutare Paolo alla udienza per la Sorveglianza speciale (ore 10, aula 4), e domenica pomeriggio per il presidio già previsto alle Vallette durante il quale potremo salutare chi, dei quattro arrestati, risulterà essere detenuto lì.

Tutti alle Vallette

Dopo l’operazione di stamattina i quattro arrestati sono stati tutti portati al carcere delle Vallette e ci rimarranno almeno fino a venerdì, giorno dell’interrogatorio di garanzia.

Per scrivere a tutti loro:

Erika Carretto  C.C. Lorusso e Cotugno - Via Maria Adelaide Aglietta 35 10151 Torino

Paolo Milan  C.C. Lorusso e Cotugno - Via Maria Adelaide Aglietta 35 10151 Torino

Toshiyuki Hosokawa  C.C. Lorusso e Cotugno - Via Maria Adelaide Aglietta 35 10151 Torino

Luigi Giroldo  C.C. Lorusso e Cotugno - Via Maria Adelaide Aglietta 35 10151 Torino

 

Le carte e le lotte. Ancora sugli arresti di questa mattina

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A qualche ora di distanza siamo in grado di dirvi qualche cosa di più dettagliato intorno agli arresti di questa mattina. I dati, i nomi e le accuse, intanto: la polizia è riuscita ad arrestare Erika, Paolo, Toshi e Luigi mentre Marco, fortunatamente, è uccel di bosco. Qualcuno è stato preso a casa propria, qualcun altro - pedinato, evidentemente, dagli scorsi giorni - a casa di amici. La polizia ha fatto irruzione anche nella casa occupata di via Lanino a cercare chi mancava e a notificare il divieto di dimora a un suo coimputato. Non sappiamo ancora se saranno portati alle Vallette o, come è già successo in passato in casi analoghi, in altre carceri più lontane: ve lo comunicheremo appena possibile. I divieti di dimora, cinque in tutto, sono da Torino e provincia. L’episodio che viene contestato ai compagni ve l’abbiamo già raccontato al tempo qui su Macerie: i fatti di quella sera sono stati riassunti dall’accusa nei capi di imputazione di resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e violenza privata, con tutte le aggravanti del caso (il numero di persone intervenute, e il fatto che qualcuno degli intervenuti fosse “travisato”). Loretta Bianco, il Gip che ha convalidato gli arresti, ha firmato le carte esattamente tre settimane fa rimandandole al Pm - che secondo quanto dicono i lanci di agenzia sarebbe il solito Rinaudo - per l’esecuzione. Ad arresti convalidati, dunque, bisognerà aspettare qualche settimana per avere novità da un punto di vista giudiziario.

Nelle carte che abbiamo potuto leggere, l’accusa inscrive i fatti del 2 febbraio nella lotta contro i Cie e le retate: si arriva addirittura a ricordare rivolte in corso Brunelleschi del 2007, incendi dei moduli abitativi e presidi fuori dalle gabbie. L’accusa ha ragione: esiste a Torino gente disposta a combattere contro le prigioni per senza-documenti e i rastrellamenti che permettono alla polizia di riempirle, queste prigioni; esiste da ben prima del 2007 e continuerà ad essercene fino a quando queste prigioni non verranno chiuse. Gli arrestati ne fanno parte. L’esistenza stessa di questi luoghi è, tra le tante ingiustizie che danno forma alle nostre città, una delle più immediatamente odiose, una di quelle che fanno fremere il sangue nelle vene: non c’è da stupirsi che qualcuno cerchi i modi per opporsi e mettersi in mezzo. C’è da stupirsi, semmai, di chi sistematicamente si volta dall’altra parte, anche quando ad esser portato via e rinchiuso è un vicino di casa, un conoscente, o solo un passante qualsiasi che ha come unica colpa quella di essere incappato in un controllo avendo in tasca un documento scaduto. E c’è da stupirsi ancora di più di chi su questo tema si lascia abbindolare dalle acrobazie verbali di assessori e consiglieri municipali, che più forte condannano i Centri e ne auspicano la chiusura più ne permettono invece la rimessa in moto, dopo un periodo lungo nel quale il loro accantonamento poteva sembrare dietro l’angolo. I nostri sono accusati, tra le altre cose, di aver provato ad aprire gli sportelli di una camionetta dove sei senza-documenti erano stati parcheggiati in attesa di essere portati in Questura e quindi, presumibilmente, al Cie. Il problema dell’accusa sarà quello di provare che qualcuno di loro ci abbia tentato veramente, pur senza riuscirci; il nostro problema, e speriamo non solo nostro, rimane quello di capire come riuscire ad aprirle veramente, quelle porte, la prossima volta che ce ne sarà occasione. Che i giornali scrivano pure le loro corbellerie e stuzzichino quanto vogliono i temi sensibili delle paure urbane, con gli anarchici schierati a difesa degli spacciatori e amenità del genere. La verità è questa che vi abbiamo detto e che riportano pure le carte, molto più semplice e lineare: basta volerla e poterla capire.

Non poteva mancare, nell’ordinanza di custodia cautelare, il riferimento agli sfratti, agli arresti di un anno fa e alla lotta per la casa a Torino. Brillante intuizione a Palazzo di giustizia: le lotte, soprattutto in un quartiere come questo, son quasi tutte collegate e giusto ieri, a conferma di ciò, due degli occupanti sgomberati da via Soana son finiti in corso Brunelleschi perché senza documenti. Sappiamo del resto che la Procura si è presa come punto d’onore l’incarico di perseguire puntualmente ogni lotta sociale cittadina e con tutta la durezza della quale è capace: ce ne siamo fatti una ragione e non ce ne lamentiamo di certo. Facciamo notare però come questa volta abbia trovato un Gip talmente obbediente ed ansioso di carriera da convalidare l’arresto di una incensurata esclusivamente perché l’accusa la ritiene essere colei che, avvistata la polizia, ha telefonato ai compagni per avvertirli della retata in corso. Oppure di descrivere per senza “stabili legami sul territorio”, e quindi a tangibile rischio di fuga, e quindi meritevoli di aspettare il processo in galera, compagni che qui in città hanno casa, lavoro, affetti e lotte.

Con l’aria che tira in città e a Palazzo di giustizia, arresti come questi è abbastanza normale che vengano effettuati: anche di questo ce ne siamo fatti una ragione, non ce ne lamentiamo e da parte nostra siamo ancora qui, testardi, che continuiamo a lottare. Vogliamo sottolinearne, però, la tempistica. Convalidati a fine aprile, sono stati eseguiti solo stamattina, il giorno prima dell’udienza durante la quale Rinaudo chiederà al Tribunale di sottoporre alla Sorveglianza speciale sette di noi. Casi della vita? O il tentativo invece di essere più convincente, portando in aula uno degli aspiranti sorvegliati in catene a conferma della sua pericolosità? - A voi la risposta, ma anche questo non non è un quesito difficile.

Vi ripetiamo allora qualche appuntamento, oltre a quello di discussione per le cinque e mezza di oggi all’Asilo occupato. Domani mattina l’udienza per la Sorveglianza, alle 10 in aula 4 del Palagiustizia: sarà a porte aperte ed è una occasione per salutare Paolo. Domenica pomeriggio il presidio, già indetto, per Francesco, Lucio e Graziano: non sappiamo chi, degli arrestati di oggi, sarà alle Vallette, e sarà una occasione per salutarlo. L’appuntamento è alle 17 al capolinea del 3. Di appuntamenti ve ne daremo senz’altro di ulteriori nei prossimi giorni. Ma la cosa più importante, come sempre, è continuare a lottare. Tutti.

Qui sotto, un altro racconto della mattinata e altre valutazioni, trasmesse questa volta da Radio Onda d’Urto:

Mercoledì mattina, ore 10,00. Polizia, carabinieri e vigili del fuoco (questi ultimi con il passamontagna, forse per la vergogna della loro collaborazione infame) sgomberano l'Assillo, spazio occupato a Trento da quasi due mesi.
Prima ancora che arrivino le camionette di celere e carabinieri, i vigili del fuoco sono già sul tetto, il che non permette agli occupanti di salire e resistere.
Una quarantina di compagni si raduna poco distante (tutta la zona è presidiata da più di cento agenti). Quando i compagni sgomberati raggiungono gli altri, il gruppo comincia un blocco del traffico. La Celere carica, i compagni restano compatti e partono in corteo rovesciando cassonetti per rallentare gli sbirri. Il corteo, dopo un giro in città, si conclude a Sociologia, dove ci si confronta in assemblea, mentre gli sbirri sono presenti in forza ai due lati della strada.
Alle 18,00, sempre a Sociologia, si svolge l'assemblea già annunciata in caso di sgombero. Buona la partecipazione. Si discute delle risposte immediate. L'ipotesi che trova tutti d'accordo è quella di uscire in corteo e di spostarsi in una piazza, dove fare interventi, mettere musica e contemporaneamente aprire le saracinesche di una casa della Curia abbandonata da anni. Così avviene. In circa un centinaio si raggiunge piazza S. Maria, a quell'ora affollata di ragazzi. Vengono aperte le saracinesche dello spazio vuoto, si calano striscioni dal piano superiore e cominciano gli interventi. Nel giro di pochi minuti arrivano la Celere e il battaglione dei carabinieri di Laives. Gli sbirri si posizionano in tenuta antisommossa a una cinquantina di metri dal presidio. Subito dopo, fanno partire a freddo una carica verso i compagni, tra lo stupore della folla. Alla carica si reagisce compatti, nonostante alcuni feriti, impedendo che gli sbirri si portino via dei compagni. Poco dopo parte una seconda carica e poi una terza con il lancio di lacrimogeni. Il presidio arretra velocemente, mentre alcuni lanciano dei petardoni verso gli sbirri e altri cominciano a rovesciare un po' di arredo urbano in mezzo alla strada per distanziare la Celere che avanza di corsa. Tra pause e accelerazioni, un corteo si muove per le strade. La Celere è preceduta dalla Digos, un dirigente della quale arriva trafelato nella centralissima piazza Duomo con un bastone di legno in mano.
Il corteo dei compagni torna di nuovo davanti a Sociologia, dove continuano gli interventi al megafono e il volantinaggio. Il presidio si scioglie un’ora più tardi.
Sgombero e cariche sono arrivati tre giorni dopo le elezioni. Il sindaco Andreatta (PD, comitato d’affari degli industriali) evidentemente non voleva troppi problemi in campagna elettorale. Invitiamo gli amanti della “Settimana Enigmistica” a trovare le differenze tra le sue parole di elogio della polizia e quelle della Lega.
Come scritto nel volantino distribuito ieri, “se i padroni pensano di aver fermato l’assillo in città, si sbagliano di grosso. Continueremo a lottare, a occupare, a resistere, ad attaccare: le e gli assillanti”.

Si manterranno le iniziative annunciate:

Venerdì 15 maggio, ore 18,00 a Sociologia, incontro-dibattito sulla lotta antimilitarista in Sardegna

Sabato 16 e domenica 17 maggio, due giorni punk hc benefiti detenuti, dalle ore 16,00, allo Skatepark di Trento (zona Clarina)