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La peste della partecipazione democratica

Cosa potranno avere in comune l’intelligenza e la sensibilità di Albert Camus con la mostruosità dell’abominevole esortatore di masse Joseph Goebbels? Uno ha paragonato il rivoluzionario a Sisifo e l’altro ha creato un sistema di propaganda all’epoca del nazismo che ancora oggi miete carneficine nella colonizzazione democratica delle menti. L’esistenzialista anarchico e il gelido mostro ministro della propaganda nazista non possono essere accomunati, ma sono due pensatori che vale la pena approfondire: il primo per darsi gioiosamente all’assurdo, il secondo per capire e colpire il sistema totalitario che ha prodotto.

Questo continuo parlare di leggi come quella sulla riforma del voto, il Rosatellum, o quella che riguarda la cittadinanza chiamata Ius Soli, per non parlare della legge sulla legalizzazione delle sostanze cosiddette leggere, hanno due obiettivi: attivare i cittadini alla contagiosa efficacia dell’oppressione democratica e tentare di spegnere la possibile rabbia degli individui. I media si dimenano con ferocia per far partecipare i sudditi alla politica. Inondano il quotidiano con il continuo bombardamento di notizie sulle leggi che cambieranno solo in pochissima parte quella questione di vita che non si può trasformare a colpi di decreto: il mondo. E qui che tornano in mente trame di pensieri riferiti a Camus. Davvero vogliamo tutti morire di peste democratica? Davvero vogliamo contagiarci con la malattia della partecipazione da bravi servi alle decisioni del potere? Davvero vogliamo trovare dei vaccini a portata di siringa, con laccio emostatico alla vena creativa che anestetizza la selva oscura del proprio io?

Quando Goebbels eccitava Hitler e il popolo tedesco dicendo: «Noi non parliamo per dire qualcosa, ma per ottenere un certo effetto», non sentite una sinistra similitudine con la formazione dell’opinione pubblica da parte dei media ai giorni nostri? La psico-polizia di orwelliana memoria è sempre all’inseguimento di nuovi adepti. La democrazia è il dominio dove alcuni hanno il monopolio della violenza, grazie alle divise in giro per le strade e ai cittadini che fanno gli sbirri senza divisa, governando sul resto dei sudditi e imponendo qualsiasi decisioni, condite dal megafono incessante prodotto dai mass-media. Qualcuno diceva di essere informato ma di non sapere un granché...

La farsa della partecipazione serve solo a consolidare lo sfruttamento, dove ormai l’idiozia è al potere. Essa, però, non esisterebbe se la servitù più becera non continuasse a reggere incessantemente i tentacoli dell’obbedienza. E allora dovremmo chiederci: a quando il sasso di Sisifo verrà lanciato contro chi ci opprime per distruggere il mito democratico ed inoltrarsi nell’assurdo dell’utopia?

Parlateci di desideri, non di diritti.

Pest Ifera

(Tratto da Frangenti n. 11, 27 ottobre 2017)