Ci sono rimasti male, proprio male. Il governo non ha accolto le ragioni degli oppositori come si deve al Tap, il mega-gasdotto che dovrà far passare anche in Italia il gas azero. Il Tap si può e si deve fare, magari non perché quel gas sia effettivamente indispensabile, ma di sicuro perché l'Italia non può permettersi di pagare le penali previste in caso di non adempimento di certi obblighi contrattuali. Non è una motivazione fantastica? Sì, il progetto è inutile e nocivo, ma dato che fare la cosa sbagliata è più economico che fare la cosa giusta, tanto vale continuare a fare la cosa sbagliata fino in fondo! Ragionamento politico-contabil-burocratico per altro già usato per il Tav e che ha già scatenato i contro politici-contabili-burocrati di movimento, i quali calcolatrice alla mano e comma in bocca accatastano precisazioni su precisazioni...
Ma oggi in Salento non è ancora il giorno di fare i conti. Oggi è il giorno della delusione e della rabbia. Sarà per l'arietta transalpina zadista che aveva illuso circa le possibilità governative di tornare sulle proprie decisioni, sarà perché loro ce l'avevano messa proprio tutta a seguire con scrupolo democratico le norme di una opposizione come si deve ad una Grande Opera (attuazione di una bassa conflittualità, banalizzazione delle ragioni della lotta al fine di adescare ogni possibile simpatizzante, recupero o isolamento delle teste calde, gioco di sponda con interlocutori altolocati...), fatto sta che gli oppositori No Tap come si deve ci credevano: la lotta cittadinista paga perché spinge lo Stato ad offrire (che geniale controsenso, eh?). La pressione dal basso spingerà chi sta in alto a fare il proprio lavoro, ovvero... ehm... mettersi al servizio di chi sta in basso?
Non vi permettiamo di credere che gli oppositori No Tap come si deve siano dei babbei, nossignori. Loro lo sanno che non esistono «governi amici», lo ripetono di continuo, mica sono ingenui, loro, infatti li considerano composti da liberi professionisti a cui pagare regolare parcella. I governi sono come broker, non devono essere simpatici amici, devono solo fare investimenti sul mercato di cui sono esperti con il capitale altrui. Se l'investimento va a buon fine, ci guadagnano tutti, chi più chi meno. Altrimenti... ci guadagna solo il broker, che qualcosina in tasca gli rimane sempre.
Ecco, gli oppositori No Tap come si deve avevano investito il loro gruzzoletto di voti e consenso, affidandolo a certi partiti-broker nella poca speranza e tanta certezza di diventare domani ricchi di salute e dignità. Ci avevano parlato con quei broker, li avevano invitati a cene popolari, li avevano guardati dritto negli occhi, avevano creduto in loro, perché sembravano sicuri di sé ed esperti nel loro ramo. Ed invece?! Invece, niente! L'investimento si è rivelato un disastro, la Borsa della politica ha appena annunciato il tracollo delle azioni No Tap e l'impennata di quelle Tap! E adesso, cosa rimane da fare agli oppositori No Tap come si deve? Affidarsi ai miracoli di Padre Pio? Tenersi stretti quei titoli senza valore e sperare in futuro nei flussi e riflussi della Borsa? Buttarli via e dimenticare tutto, salute e dignità comprese? Aspettare l'arrivo di un nuovo broker più efficiente nell'aprire Parlamenti come scatolette di tonno?
Per il momento danno sfogo a tutta la loro delusione e rabbia: «Governanti, dimettetevi!». Ehhh, che pretese però, avrebbero pur dovuto saperlo che gli investimenti in borsa sono sempre ad alto rischio. Di che si lamentano? No, davvero, tutto questo loro rancore non ci sembra giusto. Se si sono affidati alle speculazioni altrui anziché alla propria determinazione, chi è che dovrebbe dimettersi? In effetti, noi un'idea ce l'avremmo.
È il cittadinismo come si deve a doversi dimettere, anzi, a doversi disperdere. Che si tolga di mezzo la cretinizzante fiducia nelle istituzioni e nei tribunali. Che spariscano gli insulsi ricorsi giuridici e le controperizie tecniche. Che si levino di torno gli infami (non)amici sindaci, vigili urbani, magistrati, parlamentari. Che il governo, qualsiasi governo, venga riconosciuto per ciò che è, ciò che è sempre stato e ciò che sempre sarà: un vero e proprio nemico. Che l'opposizione al Tap torni ai suoi primi entusiasmanti giorni, incontrollabili prima della calata dei parassiti della politica come si deve. Che si straccino i titoli di borsa e si torni ad impedire la costruzione delle Grandi Opere del potere — quelle dell'alienazione umana, dello sfruttamento economico, della devastazione ambientale — nel solo modo possibile. Attraverso l'azione diretta, individuale o collettiva, diurna o notturna, a seconda delle attitudini, delle circostanze, delle occasioni.
Finimondo, 27/10/2018