PORTARE LA GUERRA A CASA
"In tutto il mondo coloro che si battono contro l’imperialismo americano guardano alla gioventù d’America e attendono che essa sfrutti la sua posizione strategica dietro le linee del nemico e unisca le proprie forze per la distruzione dell’impero.
I neri hanno combattuto da soli per anni. Sapevamo che il nostro compito era di guidare i ragazzi bianchi alla rivoluzione armata. Non è mai stata nostra intenzione trascorrere i nostri prossimi cinque o venticinque anni in galera. Da quando l’SDS è diventata un’organizzazione rivoluzionaria abbiamo cercato di mostrare come è possibile superare la frustrazione e il senso di impotenza che colpiscono chiunque cerchi di riformare questo sistema. I ragazzi sanno che oggi il gioco è fatto: la rivoluzione investa la vita di tutti noi. Decine di migliaia hanno imparato che proteste e marce sono lettera morta. L’unica strada da seguire è quella della violenza rivoluzionaria.
Noi oggi stiamo adattando la strategia classica della guerriglia Vietcong e la strategia della guerriglia urbana dei Tupamaros alla nostra situazione qui, nel paese tecnologicamente più avanzato del mondo.
Il Che ci ha insegnato che "i rivoluzionari si muovono come il pesce nell’acqua". L’alienazione e il disprezzo che i giovani provano per questo paese hanno creato l’oceano per la rivoluzione.
Le centinaia, e poi le migliaia di giovani che manifestarono negli anni Sessanta contro la guerra e per i diritti civili sono diventati le centinaia di migliaia che in queste ultime settimane si sono battuti contro l’invasione della Cambogia ordinata da Nixon e il tentativo di genocidio contro i neri. La follia della ‘giustizia’ americana ha aggiunto alla lista delle sue atrocità l’uccisione di sei neri ad Augusta, di altri neri a Jackson e di quattro studenti bianchi della Kent State University, trasformando migliaia di altri giovani in rivoluzionari.
I genitori dei ragazzi ‘privilegiati’ hanno continuato a dire che per noi la rivoluzione era un gioco. Ma la guerra e il razzismo ci mostrano che questa società è definitivamente marcia. Noi non vivremo mai pacificamente sotto questo sistema.
Questo si è dimostrato totalmente vero per i tre che sono morti nell’esplosione di New York. La terza persona che vi è rimasta uccisa era Terry Robbins, che guidò la prima ribellione alla Kent State meno di due anni fa.
I dodici Weathermen incriminati per aver diretto gli scontri dello scorso ottobre a Chicago non hanno mai lasciato il paese. Terry è morto, Linda [Evans] è stata catturata da un informatore dei porci, ma il resto di noi va e viene liberamente in ogni città, dovunque esistono liberi aggregati di giovani in questo paese. Non ci nascondiamo, ma siamo invisibili.
Ci sono parecchie centinaia di Weathermen nella clandestinità, e alcuni di noi rischiano più anni di galera di tutti i cinquantamila disertori e i renitenti alla leva che si trovano in questo momento in Canada. Parecchi di loro stanno già rientrando per unirsi a noi nella clandestinità o per ritornare nell’esercito dell’avversario e unirsi a coloro che vi sono sempre rimasti, e scatenarvi il caos.
Combattiamo in molti modi. L’‘erba’ è una delle nostre armi. Le leggi contro la marijuana fanno di noi dei fuorilegge prima ancora che rompiamo definitivamente con il sistema. Il fucile e l’‘erba’ sono uniti nel movimento giovanile clandestino.
I freaks sono rivoluzionari e i rivoluzionari sono freaks. Se ci volete trovare, ecco dove siamo: in ogni tribù, comune, dormitorio studentesco, fattoria, baracca dell’esercito e appartamento dove i ragazzi fanno l’amore, fumano ‘erba’ e caricano le pistole – in tutti questi posti i fuggiaschi dell’America possono liberamente andare.
Per Diana Oughton, Ted Gold e Terry Robbins una cosa era ormai chiara da tempo, ed è chiara per tutti i rivoluzionari che sono ancora in movimento: non torneremo mai indietro.
Nelle prossime due settimane attaccheremo un simbolo o un’istituzione dell’ingiustizia americana. E’ in questo modo che celebreremo l’esempio di Eldrige Cleaver e di H. Rap Brown e di tutti i rivoluzionari neri che per primi ci ispirarono lottando dietro le linee del nemico per la liberazione del loro popolo.
Essi non combatteranno mai più soli.
21 maggio 1970"
Questo è il primo comunicato dei Weathermen in clandestinità (cioè dei Weather Underground). Il 9 giugno 1970, la centrale della polizia di New York viene fatta saltare in aria. Il gioco è cominciato.
Ma da dove provengono i Weathermen?
Nel 1960 nasce l’organizzazione Studenti per una Società Democratica (Students for a Democratic Society, SDS). Si tratta di un’associazione liberal (cioè riformista) di studenti bianchi attivi soprattutto contro la povertà e il razzismo, i due aspetti più visibili (e più ‘emotivi’) del capitalismo americano. Le loro azioni dirette per i diritti civili maturano durante le lotte di autodeterminazione dei neri. La feroce repressione contro questi ultimi e poi, a partire dal 1965, i bombardamenti nel nord del Vietnam mettono sempre più in luce i limiti dell’azione legale, spingendo molti giovani bianchi a radicalizzarsi. La nascita del Black Panther Party e l’entrata nell’SDS del Progressive Labor, un partito "marxista-leninista-maoista", trasformano l’organizzazione studentesca in un vasto movimento rivoluzionario. Soprattutto per il linguaggio usato dalle Pantere nere, molti giovani bianchi pensano che essere rivoluzionari significhi essere marxisti-leninisti, o per lo meno mimarne i concetti. Nel ’69 il Progressive Labor viene espulso, soprattutto per le pressioni delle Pantere Nere che non ne tollerano le posizioni (circa il ruolo centrale della classe operaia e, soprattutto, circa il carattere reazionario di ogni lotta di liberazione nazionale, compresa quella dei neri). E’ contro il PL che si forma, all’interno dell’SDS, la tendenza dei Weathermen, i quali prendono il nome da un verso di una canzone di Bob Dylan: "Non c’è bisogno di un metereologo [weatherman, appunto] per sapere da che parte tira il vento". I Weathermen, che si pongono lo scopo di organizzare la gioventù rivoluzionaria della classe oppressa, si assicurano la direzione dell’SDS. La loro ideologia è un miscuglio assai disinvolto (e inconcepibile per un marxista-leninista europeo). Vediamone i tratti principali. Sulla base delle tesi dell’ultimo Malcom X, i neri vengono considerati una colonia interna dell’imperialismo americano, una nazione oppressa. La loro liberazione nazionale, come quella dei popoli del cosiddetto Terzo Mondo, viene interpretata come antimperialista e anticapitalista allo stesso tempo. Sono questi popoli l’avanguardia del movimento rivoluzionario a cui i bianchi possono fornire unicamente un appoggio. Se la classe operaia americana è sfruttata, essa gode nondimeno dei vantaggi dell’imperialismo USA. Lo sviluppo tecnologico ha trasformato la stessa natura dello sfruttamento, unendo gli operai e gli studenti sul piano della precarietà e dell’alienazione quotidiana. Si aggiungano a ciò il tema della liberazione femminile e le esigenze nate all’interno della controcultura americana (vita comunitaria, sperimentazione sessuale e libero uso delle droghe, fusione del personale e del politico).
La spinta più forte al movimento viene dalle sommosse dei quartieri neri di Watts (1965), Newark e Detroit (1967), nel corso delle quali lo Stato assassina rispettivamente 30, 27 e 40 proletari neri.
Vista l’inconcludenza delle proteste e delle marce contro la guerra, i Weathermen decidono di organizzare, per l’ottobre del 1969, un incontro a Chicago all’insegna del loro slogan "Portiamo la guerra a casa!". Quelli che passeranno alla storia come i "giorni della rabbia" sono una sommossa scatenata contro le proprietà dei ricchi nel centro di Chicago. Nonostante si raduni solo qualche centinaio di giovani – invece delle migliaia attese dai promotori –, gli studenti bianchi, suddivisi su basi regionali e organizzati in piccoli gruppi di affinità, sfasciano tutto e si scontrano con centinaia di poliziotti allibiti.
In seguito ai mandati di cattura spiccati contro alcuni Weathermen, e visto il contesto di repressione crescente che rende difficile conciliare l’attività pubblica con quella nascosta, il gruppo decide di passare alla clandestinità. Prima però un tragico evento ne segna la storia. Nel marzo del ’70, tre di loro – Ted Gold, Diana Oughton e Terry Robbins – saltano in aria mentre preparano una bomba in un appartamento del Greenwich Village, a New York. Il contraccolpo è pesante Ne segue una dolorosa analisi sui metodi e sulle prospettive. I Weathermen decidono di attaccare le strutture del dominio senza colpire le persone (ed è quello che riusciranno a fare nelle decine di azioni dinamitarde che realizzeranno).
I loro comunicati ne riflettono bene la mentalità e lo stesso linguaggio (incomparabilmente più vivace del triste gergo marxista-leninista delle organizzazioni combattenti europee) esprime un movimento assai multiforme, non riducibile all’antimperialismo. I riferimenti alla vita quotidiana (l’‘erba’, le comuni), le espressioni mutuate dalle Pantere Nere ("fratelli e sorelle", "Amerika", i "porci" per indicare i padroni e gli sbirri), da un lato, e i riferimenti a Ho Chi Min e a Fidel Castro, dall’altro, ne indicano rispettivamente le aperture e le rigidità, le esigenze di vita e le illusioni ideologiche, la rivolta totale e l’autoritarismo.
Ora è importante chiarire il contesto di conflittualità diffusa in cui matura la scelta dei Weathermen. Basteranno alcuni dati (resi pubblici dallo stesso governo americano). Fra il ’69 e il ’70, negli Stati Uniti i ROTC (i Riserve Officer Tranig Corps, centri di ricerca militare legati all’università) subiscono circa 5000 attacchi. Nel solo ’69, 86 poliziotti vengono uccisi e le forze dell’ordine sono oggetto di circa 33.000 attentati. A questo vanno aggiunte le grandi sommosse nelle carceri, gli arresti di massa (1800 persone solo a metà maggio del ’69), ed azioni come la totale distruzione dello stabilimento della compagnia petrolifera Standard Oil, l’abbattimento di un elicottero della polizia a Tucson e i numerosi sabotaggi nelle industrie belliche (la classe operaia è molto meno sottomessa di quanto non pensino i Weathermen…); e poi le decine di migliaia di disertori, gli attentati contro gli ufficiali da parte della truppa in Vietnam. Insomma, la "guerra a casa" non è soltanto un auspicio dei "metereologi", ma anche una realtà sociale. E’ un continuo fiorire di gruppi armati dai nomi fantasiosi (come le New Year’s Gang o i Motherfuckers) e di attacchi anonimi. E, contemporaneamente, costanti sono le esecuzioni di rivoluzionari neri, le torture e le brutalità poliziesche pianificate in un disegno di controspionaggio (il famigerato Cointelpro) dell’FBI.
La parabola dei Weathermen segue l’ascesa e il riflusso di questo movimento. A metà degli anni Settanta, l’organizzazione entra in crisi. Nel giro di qualche anno, alcuni si costituiranno (ma, in base alle numerose illegalità commesse dall’FBI per incastrali, usciranno dopo qualche mese dal carcere), altri raggiungeranno nuove organizzazioni rivoluzionarie (Marilyn Buck e Laura Withehorn, ad esempio, entreranno nella Revolutionary Armed Task Force, lo stesso gruppo di cui faceva parte Silvia Baraldini). Qualcuno oggi è professore universitario, qualcun altro, come David Gilbert, è ancora in carcere, condannato all’ergastolo per una sparatoria durante una rapina di autofinanziamento, sempre determinato nel rivendicare il proprio percorso. Una vicenda conclusa, direbbero gli storici.
Perché allora parlare dei Weathermen oggi, perché proiettare il film "The Weather Underground"?
Non certo per il loro modello organizzativo fortemente gerarchico, né per i loro tratti profondamente gauchistes (alla fine di Prateria in fiamme, il loro documento ideologico-politico del ’74, ad esempio, affermano che bisognerebbe… incarcerare Nixon, dopo aver elencato mille ragioni per abbattere il governo degli Stati Uniti!). Quello che ci sembra attuale, dolorosamente attuale, è il loro "Portiamo la guerra a casa". Dopo i 180 milioni di persone scesi in piazza in tutto il mondo contro la guerra in Iraq; dopo le proteste, le marce, le fiaccolate; dopo le petizioni, gli appelli, i digiuni, il genocidio della popolazione irachena continua. Dopo tanta retorica sulla Resistenza, gli arabi insorti contro le truppe del capitale mondiale sono disperatamente soli, sempre più aspirati nel vortice integralista.
Forse non esistono anche in Italia le compagnie petrolifere, le industrie belliche, i finanziatori dell’esercito, i centri di ricerca militare legati alle università? E’ accettabile una "nonviolenza" che trasforma la frase "Stop the war" in un vuoto slogan e noi in semplici spettatori di un massacro? E’ forse troppo vecchia e ingenua, per milioni di dannati della Terra, l’affermazione "I ricchi, ecco i nemici", scritta e urlata durante i giorni della rabbia di Chicago?
"Non abbiamo scuse – hanno scritto di recente alcuni compagni –; qualcuno un giorno di fronte alle guerre, ai genocidi del nostro tempo dirà: come potevamo non sapere? In fondo bastava cliccare". E una volta venuti a conoscenza, cosa facciamo?
Fuori da ogni intento incensatorio o banalmente apologetico, riflettere sull’opposizione pratica alla guerra del Vietnam e sull’esperienza dei Weathermen è un buon modo per capire la distanza che ci separa dalle rivolte di quegli anni; e anche la strada che ci resta da percorrere.
Breve cronologia delle azioni dei Weather Underground
27 luglio 1970. Attacco esplosivo contro una filiale della Banca d’America.
15 settembre 1970. I Weather fanno evadere dal carcere Timothy Leary, il ‘padre dell’LSD’.
8 ottobre-fine ottobre 1970. "Offensiva d’autunno". Attacco dinamitardo contro l’edificio del ROTC (centro di ricerca militare) della marina all’università dello Stato di Washington. "La cultura della morte non potrà più usare liberamente le università come basi dell’imperialismo". Firmato: Tribù del quarto della luna. Il gruppo rivendica anche un attacco contro una banca della regione e la distruzione della sede dell’American Legion. Lo stesso giorno un’esplosione devasta l’armeria della Guardia Nazionale di Santa Barbara (California). Firmato: Società del giardinaggio casalingo del Perfect Park. Sempre l’8 ottobre, salta in aria l’aula del tribunale della contea di Marin (California), dove qualche mese prima Jonathan Jackson aveva cercato di liberare dei detenuti neri durante il loro processo. "Dedichiamo questa azione ai prigionieri delle carceri di San Quentin, di Soledad e di New York … e a tutti i prigionieri di guerra neri …". Firmato: Weather Underground. Gli stessi rivendicano la distruzione della sezione penale del tribunale di Long Island, sempre in solidarietà con i prigionieri in rivolta. Il 15 ottobre una bomba esplode contro il Center for International Affairs di Harvard. Firmato: Tribù dell’aquila superba, un gruppo di donne rivoluzionarie. Un’altra bomba esplode nell’istituto di ricerca della Standford University, "addetto alla ricerca e preparazione di defolianti chimici da usarsi non solo in Vietnam ma in tutta l’Asia, in Africa e in America Latina". Firmato: Cospirazione comunista internazionale della contea di Orange. Il 30 ottobre due bombe esplodono contro il centro della riserva miliare a Jamaica e all’armeria della marina a Whitestone in solidarietà con la rivolta in Porto Rico. Firmato: Tribù della volpe sorridente.
4 febbraio 1971. Una bomba scoppia al Campidoglio di Washington, nei locali adiacenti gli uffici senatoriali. "… I B-52 sganciano ogni due giorni sul Laos una quantità di bombe equivalenti all’esplosione di Hiroshima. Abbiamo attaccato il Campidoglio perché esso è in tutto il mondo, con la Casa Bianca e il Pentagono, il simbolo del governo che sta assalendo l’Indocina …". Firmato: Weather Underground.
27 agosto 1971. Attacco dinamitardo dei Weathermen contro gli uffici dell’amministrazione penitenziaria californiana a San Francisco e a Sacramento, in risposta all’assassinio in carcere del rivoluzionario nero George Jackson e in solidarietà con le rivolte dei prigionieri di San Quentin. "… Noi consideriamo le nostre azioni semplicemente come una prima risposta di amore e di rispetto per Gorge Jackson e per i guerrieri di San Quentin …".
9-13 settembre 1971. In appoggio a una furiosa sommossa nella prigione di Attica (New York), i Weathermen fanno esplodere una bomba negli uffici dell’amministrazione carceraria di New York.
19 maggio 1972. I Weathermen attaccano un’ala del Pentagono contro la guerra in Vietnam nell’ottantaduesimo anniversario della nascita di Ho Chi Min.
18 maggio 1973. Attacco dei WU contro una centrale di polizia di New York in risposta all’assassinio di un ragazzino nero di dieci anni.
28 settembre 1973. I Weathermen attaccano la sede centrale dell’ITT dopo il golpe fascista in Cile.
6 marzo 1974. I WU attaccano il dipartimento centrale di Assistenza, Educazione e Sanità di San Francisco contro la sterilizzazione delle donne povere.
31 maggio 1974. I WU attaccano l’ufficio del procuratore generale della California in risposta all’assassinio di 6 membri dell’Esercito Simbionese di Liberazione.
17 giugno 1974. Bomba dei WU contro il quartier generale della Gulf Oil’s Pittsburgh per protesta contro le sue responsabilità in Angola.
28 gennaio 1975. Attacco al dipartimento di Stato contro la recrudescenza dei bombardamenti in Vietnam.
16 giugno 1975. Bomba contro il Banco de Ponce di New York in solidarietà con la lotta dei lavoratori di Porto Rico.
In italiano è possibile leggere:
Weathermen, Prateria in fiamme, edito nel 1977 dal Collettivo Librirossi e ristampato da Calusca City Lights, Archivio Moroni e Cox 18, Milano, 2004;
Weathermen. I fuorilegge d’America, a cura di Harold Jacobs (ed. italiana a cura di Sandro Sarti), Feltrinelli, Milano, 1973. In questo libro sono contenuti quasi tutti i comunicati dalla clandestinità.
alcuni anarchici
Fonte: http://guerrasociale.altervista.org/weathermen.htm