No, ma davvero tu ami gli sbirri?
Li si vede tutti i giorni, in borghese annidati all’angolo di una strada, oppure in forze sui vialoni, a volte nascosti nelle loro macchine o al riparo nei loro commissariati. Qualche volta li si vede che corrono dietro un venditore ambulante, un ladro di brioche, una prostituta o qualcuno che ha frodato i trasporti pubblici. Sono fieri di mostrarci la loro forza, di insultarci, di minacciarci, di molestarci, di portarci via. Sono fieri del loro potere corporativistico, che permette loro di cavarsela sempre, giocando con le leggi che a noi impongono a colpi di manganello. Se il loro è un piccolo mondo a parte, con il proprio linguaggio, le proprie pose da macho, la loro andatura da cowboy, la loro mentalità da schiavi, però il loro lavoro è invasivo per tutti. Sono loro contro il resto del mondo, a parte i ricchi che sono lì per proteggere ed i cittadini-sbirri che fanno una parte del lavoro al loro posto. Sempre spalleggiati dalla giustizia, sanno bene che senza di loro quest’ultima non sarebbe nulla, e pure i giudici lo sanno bene, al caldo nei loro uffici lussuosi, fra le due consegne quotidiane di bestiame umano che gli fanno i loro scagnozzi. I politici e la borghesia che essi rappresentano vogliono civilizzarci a colpi di carota e la polizia tiene il bastone per i refrattari.
Ma la più subdola e, alla fine, la più efficace delle polizie è quella che non indossa la divisa. Dal portinaio che racconta loro quello che vede, alla spia prezzolata. Dal cittadino che si sente in dovere di filmare o di chiamarli appena è testimone di una fessura nella sua piccola normalità, al commerciante che installa delle telecamere nel suo negozio, fino a sequestrare lui stesso i ladri.
Dalla televisione che ci diffonde in continuazione la sua propaganda di pace sociale, allo psichiatra che addormenta la rabbia a colpi di medicinali. Dal lavoro, che ci tiene occupati ed al nostro posto, intenti a sopravvivere piuttosto che vivere, al professore che ci insegna ad abbassare gli occhi di fronte all’autorità. Dalla politica che ci fa credere che votare possa far cambiare qualcosa in tutta questa merda, allo stadio che ci permette di urlare dietro un pallone per evitare di urlare contro il nostro padrone. Dal patriottismo, che ci mantiene nell’illusione dei ranghi serrati dietro una bandiera, uniti da un interesse comune, ai militari che ci parlano di viaggi, d’avventura e di cameratismo mentre si tratta solo di essere un assassino in nome di quella stessa bandiera insanguinata. Dal prete che ci fa ingoiare le sue ostie scadute e le vecchie promesse di paradiso dopo la morte, allo spacciatore che ci vende la morte prima ancora di aver vissuto. Non tutti hanno bisogno del salario dello sbirro per fare questo sporco lavoro di integrazione sociale, che ha il prezzo della disintegrazione della libertà individuale e della nostra singolarità. Anche se non c’è una divisa su ogni spalla, è sempre la stessa divisa che ci intimano di indossare. Tutti cittadini, tutti sbirri.
Non servirebbe a nulla sbarazzarsi degli sbirri, della giustizia e delle prigioni, se è per lasciare la società intatta, ecco perché dobbiamo minare le fondamenta morali così come le strutture fisiche di questo mondo di dominio, cominciando per esempio coll’imparare a gestire i nostri conflitti fra di noi invece che chiamare il 113, fare appello al sindacato, al padrone o ad una persona influente. Ma per fare ciò, bisognerebbe già far cadere tutti i muri che rinchiudono i nostri immaginari ed i nostri sogni, supposto che siamo ancora capaci di sognare dopo tanti secoli di servitù e di rapporti alienati.
Gli sbirri sono delle merde, proprio come questa società, ed il buon senso dice a tutti di non amare la merda.
Sarà loro oppure la nostra libertà.
Prendiamone atto.
Per un mondo senza sbirri e senza autorità.
Per l’insurrezione...
Alcuni/e selvaggi/e