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In questi giorni tutta l'Italia è diventata, più che mai, un carcere a cielo aperto di sperimentazione sociale.

Negli occhi dei politici, dei giornalisti, degli scienziati e degli economisti non si può che notare la paura. Occhi terrorizzati da un luogo del mondo che potrebbe essere l'epicentro di un sogno di tutte le persone sensibili: il crollo della civiltà.

Carceri in fiamme dove chi è recluso tenta la cosa più bella che ci sia: evadere dalla gabbia. Pestilenze e possibili untori che vagano nelle città della rovina endemica. Gabbie di vetro che dividono sofferenti e santificatori, in un continuo susseguirsi giornaliero di impennate di numeri degli infetti, come le morti provocate da una brutale guerra. Le minacce di selezione sulla vita e la morte fanno il resto. Grida avulse e stanche degli oppressori e dei loro tirapiedi dello spettacolo passano dallo state a casa al dobbiamo cambiare il nostro stile di vita. E le domande che sorgono sono le seguenti: e chi una casa non ce l'ha? E per i fortunati, se quella casa è sempre stata una gabbia? Di quale stile di vita stiamo parlando? Da che pulpito viene la predica, da chi tuttora non si fa scrupoli a sfruttare, devastare e uccidere questo mondo.

Il dominio è la realtà. Essa sta fagocitando tutto. Se la cultura si plasma sulla continua informazione data in tempo reale, giocando sulla presunta evidenza e non sulla sensibilità, l'effetto è quello di azzerare la riflessione. Il falso si innesta nei sensi per occupare terreno nel nostro sempre più ristretto spazio immaginario. Una realtà dove l'informazione ha occultato la conoscenza, non permettendo più di cogliere i fatti, faticando a metterli in relazione con le idee. Quando niente si inventa, ci si accontenta di essere replicanti dell'approssimazione.

Disimparare a sentire è lo spirito del tempo. Ma, oggi più che mai, fuori dagli schermi è buio pesto. E non è detto che dalle macerie di questa putrida civiltà infettata dal virus del potere, e della suadente servitù che la regge, non possano sbocciare germogli di vita appassionata. E qui torna alla mente una congiunzione storica. Uno dei primi attacchi della Comune di Parigi al fuggi fuggi dei padroni parigini nel 1871 fu l'incendio dell'anagrafe della città: un buon modo di bruciare ogni riconoscimento. L'altro ieri, nel carcere di Foggia, prima dell'evasione di una settantina di prigionieri, i ribelli hanno distrutto tutti gli incartamenti e documenti che riguardavano le loro identità. Come dire, quando la vita brucia cercare di rendersi non identificabili è una questione di saggia sicurezza individuale.

Ecco l'ennesimo atto di come sia chiaro che la sedizione attizzi la creatività di chi insorge contro le proprie condizioni di oppressione. Per spezzare il proprio contagio della servitù e scatenare l'ammutinamento di chi ancora riesce a sentire.

Come approcciarsi a questo insieme di eventi straordinari che sta colpendo l’Italia oggi ed il mondo domani? Della Cina poco si può sapere anche a causa del pesante filtro di notizie che sappiamo esserci su quel paese.

Oggi 9 marzo, 27 carceri bruciavano in rivolta

Oggi 9 marzo sono stati bruciati 51 miliardi di euro a Piazza Affari.

Oggi 9 marzo è andata in fumo la trattativa sul prezzo del petrolio e ne è crollato il prezzo.

Oggi 9 marzo tutta Italia si ritrova in un’esistenza equiparabile all’obbligo di dimora.

Come alimentare e diffondere il germe dell’insubordinazione? Come rendere la situazione irrecuperabile per lo Stato? Come dare corpo ad un’idea di mondo e di vita radicalmente differente?

Alcuni spunti potrebbero provenire dal modo in cui pensiamo la lotta contro il carcere. Il carcere non è un problema in quanto disorganizzato. Non critichiamo il carcere perché è un modo di controllare e pacificare gli individui. Non si può discutere se il carcere sia più o meno adeguato come punizione o modo di intenderla. O meglio, questi temi sono solo una parzialità del problema, parzialità che non ricrea la totalità per semplice addizione delle sue parti.

Allo stesso modo non si può porre la questione intorno alla gestione organizzata o meno da parte dello Stato dell’emergenza sanitaria, l’adeguatezza delle cure e del sistema diagnostico. Come non si può ridurre la questione n-COVID 19 ad una paranoia collettiva, fobia di massa, manipolazione mediatica. Altrettanto non si può scendere nel tecnicismo di definire la malattia, paragonarla all’influenza, guardare all’eziologia o all’incidenza statistica. Superficialità che porta poco lontano.

Il campo anarchico è quello di un mondo altro e conseguentemente di un modo altro di intendere la vita.

Critichiamo il carcere perché è parte di questa società, elemento risolutivo di problematiche generate da questo mondo. Come applicare lo stesso principio alla questione della salute?

Forse dovremmo guardare davvero a quelle che sono le cause, l’eziologia, ma per criticarla, per distruggere la mitologia del determinismo biologico e per evidenziare la molteplicità della causalità possibile.

Per questo abbiamo voluto rendere pubblico questo testo sulla filosofia della scienza, redatto molti anni fa e mai uscito per evidente specificità dell’oggetto del discorso.

Specificità che forse avremmo dovuto affrontare prima, per non farci trovare ora cognitivamente impreparati all’impensabile che ci troviamo a dover affrontare.

Se non troviamo un modo altro di guardare alla questione, allora meglio accettare la gestione dello Stato di questa epidemia. Meglio stare in casa. Se invece critichiamo queste misure è perché pensiamo che ad essere malata sia la società, e far morire la società possa dare la possibilità di far sopravvivere un’umanità diversa.

Le questioni sono molte, ed occorre trovare i modi per affrontarle. In primo luogo un senso dell’esistenza qualitativo e non quantitativo. Una visione globale del rapporto tra specie umana ed ambiente circostante, compreso il ruolo ecologico della malattia. L’accettazione della morte come scotto della libertà e l’ineluttabilità del ritorno inesorabile del mondo naturale all’interno del mondo antropizzato.

Occorre ragionare sul ruolo sociale all’interno dell’insorgenza e diffusione di questo virus, approfondendo ad esempio le relazioni tra sovraffollamento urbano, assuefazione agli antibiotici, flussi globalizzati di persone e merci, inquinamento atmosferico ed omologazione di abitudini e caratteristiche corporee.

Il senso della questione, come per la lotta contro il carcere è quello di rifiutare questo mondo perché genera gabbie e vogliamo assistere quindi al suo crollo, così dovrebbe essere quello di riuscire a comunicare che anche in questo caso è sempre questa organizzazione sociale a generare i disastri ed a volerne gestire le soluzioni. Distruggere questa organizzazione del mondo abbiamo sempre saputo sarebbe stato doloroso e terribile, frutto come siamo di questo esistente e come siamo profondamente legati ad esso ed al suo funzionamento.

Sappiamo tuttavia anche che il disastro avviene già ogni giorno.

Ogni giorno che non succede nulla.

Per raccogliere riflessioni, esperienze e contributi è possibile contattare la mail editricecirtide@autistici.org

Qui di seguito il link per scaricare il libro: Riflessioni epistemologiche sulla scienza ed i concetti di verità e causa

P.S. Il testo non viene proposto in una forma rielaborata ed impaginata per l’urgenza di proporre materiale di riflessione ed approfondimento, accettando il rischio della parzialità e delle lacune. Si consigliano, in particolare, i riferimenti al testo del genetista R. Lewontin.

Uno sguardo sulla rivolta nel carcere di ieri a Modena da parte di alcuni solidali. Ricordiamo che anche in altre carceri sono scoppiate le rivolte, come in quello di Cremona dove un'intera sezione è stata distrutta dagli insorti e in altre due sono andati a fuoco materassi e suppellettili. E se scattasse il contagio della rivolta?

Sulla rivolta e il massacro nel carcere di Modena

Nel primo pomeriggio di oggi, 8 Marzo 2020, è scoppiata una rivolta nel carcere di S.Anna di Modena. Il fatto è stato chiaramente percepito dall' esterno in quanto si elevavano dai bracci della struttura tre colonne di fumo, nonchè per il via-vai importante di guardie, oltre che per la presenza di un elicottero della Polizia che sorvegliava l' area. Si sono così radunati vari parenti dei reclusi, solidali e altri spettatori nelle zone adiacenti, vedendo sfilare i GOM in antisommossa e sentendo distintamente alcuni spari. Dopo qualche tentativo di allontanamento da parte dei Vigili, le persone si sono comunque radunate davanti al carcere; dove si sono viste sfilare camionette, ambulanze a pulmini della Penitenziaria. A una certa, dopo varie richieste di notizie da parte dei parenti, sono usciti il Maggiore della Penitenziaria e un' emissaria della direttrice del carcere dicendo loro che, durante le contrattazioni coi rivoltosi chiusi nel braccio, sono stati loro riconsegnati i cellulari per chiamare i loro cari. Domandavano quindi ai familiari di rispondere al telefono invitandoli a uscire. Verso sera, davanti un nutrito gruppo di antisommossa, sono usciti gli sbirri scortando alcuni dei detenuti e delle detenute dando loro colpi da ammanettati, qualcuno è uscito in barella. Già in quelle ore qualcuno ha scorto un sacco contenente un corpo morto. Si è riuscito a parlare con alcuni reclusi nel braccio adiacente il campo durante i fatti, che davano notizie di trasferimenti e di essere gli ultimi ancora da trasferire dalla sezione, edicendo che li stavano massacrando. Sono state trasferite 80 persone, pare a Bologna, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Ascoli, per mezzo di almeno quattro pulman di penitenziaria e altre camionette. I media di regime, ricostruiscono la vicenda come partita dalla sezione lavoranti, ed estesasi poi a tutto il carcere; dove i detenuti avrebbero bruciato materassi e si sarebbero asserragliati in almeno una delle strutture, pare da qualche video impossessandosi dell' armeria. Durante la rivolta sarebbero morte tre persone, la cui identità non è stata precisata, così come la causa esatta del decesso.Due sarebbero invece in rianimazione. Si parla di gravi danni alla struttura e di distruzione di documenti. Salienti tra le cause dello scoppiare della rivolta sarebbero la negazione dei colloqui e la mancanza di mediatori causa IL virus, oltre che la sicurezza sanitaria interna alla struttura. A sera inoltrata parevano esserci ancora rivoltosX asserragliatX; LA SITUAZIONE è IN CONTINUO EVOLVERSI.

Dalla rivolta di San Vittore a Milano

A Milano, nel carcere di San Vittore i detenuti sono sul tetto e stanno dando fuoco alla sezione. Alcuni compagni e compagne sono in presidio sotto il carcere e per stasera è chiamato un appuntamento alle 19.00 alla fermata di Sant’Agostino.

Nel frattempo la leader dell’Associazione nazionale dei dirigenti e funzionari di polizia penitenziaria Daniela Caputo propone: “l’esercito intorno a tutti i muri di cinta, punizione severa di coloro che stanno fomentando le rivolte, interdizione da subito di ogni accesso a esponenti o associazioni che in ragione delle loro campagne storiche di tutela e promozione dei diritti dei detenuti possano vedere la loro voce strumentalizzata da facinorosi e violenti” (fonte: media di regime).

Qui sotto alcuni aggiornamenti sulla situazione:

Da questa mattina sono 27 le carceri dove si stanno svolgendo proteste da parte dei detenuti, alcuni dei quali chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza Coronavirus. E’ di otto detenuti morti il nuovo bilancio ufficiale diffuso dopo le rivolte di questi giorni: sei di questi sono detenuti deceduti nel carcere di Modena durante la rivolta dei detenuti di ieri pomeriggio. Per tre di questi ieri le fonti istituzionali sostengono che uno dei tre è morto per abuso di sostanze oppioidi, l’altro di benzodiazepine, mentre il terzo è stato rinvenuto cianotico, ma non si conosce il motivo di questo stato. Per gli altri 3 non ci sono notizie mentre in tutto sono 18 i detenuti ricoverati, in gran parte per intossicazione. Altri due morti per un’overdose da psicofarmaci si registrano negli Istituti penitenziari di Verona e Alessandria nella notte. I due erano stati protagonisti delle proteste e avrebbero, secondo le motivazioni ufficiali diffuse dai penitenziari, sottratto psicofarmaci dall’infermeria.

Una rivolta intanto è in corso nel carcere di Foggia dove alcuni detenuti sarebbero riusciti ad evadere, ma sono stati bloccati poco dopo all’esterno dell’istituto penitenziario dalle forze di polizia . A quanto si apprende i detenuti hanno divelto un cancello della ‘block house’, la zona che li separa dalla strada. Alcuni detenuti sono saliti sul tetto, altri hanno rotto le finestre, e all’ingresso della casa circondariale è stato appiccato un incendio. Negli scontri con la polizia un detenuto è rimasto ferito alla testa ed è stato portato via in barella. A San Vittore a Milano proteste sul tetto e incendi dentro il carcere, mentre a Palermo un tentativo di evasione dal carcere Ucciardone è stato bloccato dalla polizia penitenziaria. Le strade attorno a vecchio carcere borbonico sono chiuse. Ieri sera la protesta era scattata anche al Pagliarelli, il secondo carcere di Palermo. A Rebibbia a Roma, oltre a bruciare diversi materassi – alcuni reclusi avrebbero assaltato le infermerie.

A Pavia ieri sera i detenuti hanno bloccato per alcune ore due agenti di polizia penitenziaria, hanno rubato le chiavi delle celle agli agenti e hanno inscenato una forte protesta devastando diversi locali del penitenziario. […]

fonte: radiondadurto.org

di John Brunner

Autore britannico noto per mescolare fantascienza e questioni sociali, John Brunner (1934-1995) pubblicò nel 1972 quello che è forse il suo romanzo migliore: Il gregge alza la testa. Lo sfruttamento delle risorse naturali del pianeta ha spinto l'umanità sull'orlo del baratro dell'autodistruzione, tra epidemie diffuse dai prodotti di un'industria che si vanta di far avanzare il progresso, misteriose diffusioni di parassiti nocivi, ed un'atmosfera con livelli di inquinamento così elevati da sviluppare allergie e malattie praticamente in tutti gli abitanti (il Mediterraneo è diventato una fogna, il sud-est asiatico un deserto chimico, l'Africa un'enorme discarica...). Se in basso molti fanno disperati tentativi per evitare o impedire il disastro (attraverso la creazione di comunità o l'attuazione di sabotaggi), se in alto pochi continuano la loro corsa sfrenata verso il profitto ed il potere, la maggior parte della popolazione cerca semplicemente di sopravvivere in situazioni sempre più intollerabili. Condividendo tutti lo stesso pianeta, sfruttati e sfruttatori condivideranno anche lo stesso destino — è inutile che il gregge alzi la testa, quando si trova invischiato in una spirale senza ritorno. A meno di non mettere in atto ciò che, con notevole provocazione, Brunner propone al termine del romanzo: eliminare i 200 milioni di esseri umani più nocivi del pianeta.

Ogni mattina, mentre ondeggiava verso il proprio ufficio, Moses Greenbriar elargiva di solito saluti a destra e a manca, come beneficenze. Oggi distribuì brontolii. Era inzuppato di sudore (fuori, l'aria era spaventosamente calda e umida) e in ritardo di oltre un'ora. Irruppe nel proprio ufficio e sbatté la porta.  — Il dottor Grey l'aspetta da più di mezz'ora — disse la segretaria, agitata, attraverso l'interfonico.  — Zitta! Lo so.  Tolse con dita impazienti il coperchio di una bottiglietta di capsule, ne ingoiò una, e in capo a pochi minuti si senti un po' meglio. Ma anche là dentro c'era caldo e umido. Richiamò la segretaria. — Che diavolo ha, il condizionatore?  — Euh... Sovraccarico, signore. È già regolato sul massimo. La ditta ha promesso di mandare qualcuno ad aggiustarlo la settimana prossima.  — La settimana prossima!  — Sì, signore. Non hanno ancora smaltito l'arretrato accumulatosi durante l'epidemia d'enterite.  — Ah, diavolo! — Greenbriar s'asciugò il volto e si tolse la giacca. Che importava se la camicia era bagnata. Era così per tutti, in una giornata simile. — Va bene, faccia entrare il dottor Grey.  Quando il dottor Grey apparve sulla soglia, era riuscito a ricomporsi, con l'aiuto della pillola, fino ad avere un'apparenza affabile abbastanza simile all'usuale.  — Tom, si sieda, la prego. Mi scusi d'averla fatta aspettare: di nuovo quegli sporchi Trainiti.  — Non mi era giunto all'orecchio che ci fossero state dell'altre dimostrazioni, anche oggi — disse Grey, accavallando le gambe.  Greenbriar lo guardò con rabbia; costui non faceva una grinza, tanto meno aveva chiazze di sudore. Disse: — Non si trattava d'una dimostrazione. A quanto pare, hanno lasciato perdere quelle bravate innocue, no? Lei avrà saputo, immagino, che Hector Bamberley è stato rapito?  Grey annui. — Lei ha avuto delle noie in relazione a...  — No, cavolo. — Greenbriar afferrò un sigaro e ne morse con ferocia la punta. — Anche se non posso certo dire che questo non ci abbia procurato delle noie grossissime: morto Jack Bamberley, in cura sotto sedativi Maud, speravamo che Roland intervenisse, per aiutarci a tenere l'organizzazione in assetto e a fermare la disastrosa caduta dei titoli… Ma a me è accaduto che la polizia ha saputo d'un pazzo che voleva far saltare in aria il Queens Midtown Tunnel passandoci con una bomba nell'auto. E saltando anche lui, immagino. Perciò fermano e perquisiscono tutti. Scommetto ch'è uno dei soliti falsi allarmi.  — Sì, le minacce costituiscono, in sé e per sé, un'eccellente tecnica di sabotaggio — disse Grey con interesse clinico. — Una cosa molto simile alle V1 tedesche, come lei sa. I missili portavano delle testate esplosive troppo piccole per fare molto danno; ma ognuno correva nei rifugi. Perciò, risultavano d'una efficacia notevole nell'intralciare la produzione bellica e i pubblici servizi.  Greenbriar lo guardò attonito. Dopo un attimo di silenzio, disse: — Beh, può darsi; è comunque una maledetta seccatura... Ma mi scusi, avrei dovuto congratularmi, per prima cosa, di vederla rimesso. È stato indisposto, vero?  — Nulla di grave — disse Grey, ma sembrava, ed era, arrabbiato. Non beveva, non fumava, era celibe e seguiva una dieta equilibrata; inconsciamente, perciò, partiva dal presupposto che i microbi si rendessero conto che lui era un osso duro, e stessero alla larga. Invece, si era presa la febbre maltese. Lui, Tom Grey, che non toccava mai latte non pastorizzato e che invariabilmente mangiava non burro ma margarina!  Adesso, naturalmente, era guarito; esistevano degli ottimi specifici ad effetto rapido. Ma quelle tre settimane che gli erano state sottratte le avrebbe volute dedicare al suo progetto. All'Angel City aveva avuto molto tempo a disposizione per seguirne gli aspetti che considerava più importanti. Qui, viceversa, assunto apposta per lavorare al progetto come occupazione principale e non più come iniziativa privata, era costretto a subordinare le proprie preferenze alle richieste prioritarie dei suoi datori di lavoro.  — Credevo che lei volesse vedermi in relazione alla triste dipartita di Jacob — disse.  Greenbriar esaminò attentamente la punta del suo sigaro con critica concentrazione. Disse: — Beh... sì. Non è un segreto che questo colpo sia stato l'ultimo di una serie; ed esistono dei limiti anche alla dose di batoste che un'organizzazione immensamente ricca come il Bamberley Trust è in grado di sopportare. La faccenda africana, il pasticcio onduregno, il tumulto allo stabilimento idroponico, ora questo... Tutto ciò ci ha inimicato la pubblica opinione e ha cancellato, in pratica, la fiducia nelle nostre azioni. Abbiamo un bisogno disperato di qualcosa di sensazionale, per migliorare la nostra fama. All'ultima riunione di consiglio ho sollevato l'argomento di questo suo... programma cautelativo, e tutti hanno ritenuto che contenesse delle forti opportunità per questa contingenza. C'è qualche possibilità di metterlo a disposizione per uso pubblico in un futuro immediato?  Grey esitò. Aveva un po' temuto questa richiesta; ma...  — Beh, in realtà ciò mi riporta alla mente un suggerimento avanzato, qualche settimana fa, da Anderson. Sa, quel giovane programmatore che mi avete assegnato come aiutante. Ho il sospetto che l'abbia detto un po' per scherzo; ma, durante la mia degenza, ci ho riflettuto. In pratica egli asseriva che, per i nostri bisogni, le analisi estrapolate per impedire che si compiano nuovi errori sono meno necessarie delle soluzioni d'emergenza per le difficoltà già esistenti. S'intende ch'egli non si esprimeva con queste parole.  — E con quali, dunque?  — In realtà, ha detto questo — rispose Grey, e Greenbriar (non per la prima volta) si disse che quell'uomo mancava totalmente del senso dell'umorismo: di fronte a una domanda, si sentiva in dovere di rispondere minuziosamente. — Ha detto: «Dottore, perché non cerca, anziché il modo d'evitare altri e più grossi pasticci, quello d'uscire dal pasticcio in cui siamo? Così come vanno le cose, forse non vivremo abbastanza a lungo da commettere altri errori!». — Prudentemente, aggiunse: — Come dicevo, ho il sospetto che celiasse.  — Celia o no, lei pensa che avesse ragione?  — Beh... Sa, io sono stato talvolta accusato di vivere in una torre d'avorio ed è vero che ho tendenza alla quiete; ma mi tengo aggiornato. Non posso esimermi dal credere che qualcosa di simile alla proposta di Anderson sarebbe bene accolto dal largo pubblico. Non posso concordare con i nostri leader politici quando affermano che le preoccupazioni per la deteriorazione ambientale siano una moda, ormai vecchia, che annoia gli ascoltatori in un discorso propagandistico. Sono giunto piuttosto alla conclusione che il pubblico, vedendo che i politici se ne sono annoiati, si rivolga a misure più estreme. Ha notato quante azioni di sabotaggio, ultimamente?  — Certo, maledizione! — disse secco Greenbriar. Fra i grossi pacchetti azionari del Trust, concentrati sulle industrie chimiche per l'agricoltura, molti avevano subito delle perdite.  — Una cosa si può dire, a scarico dei sabotatori, non le pare? Colpiscono le industrie che danno alti tassi d'inquinamento. Petrolio, plastica, vetro, cemento, e in genere tutti i prodotti non soggetti a putrefazione. Più la carta, naturalmente, in quanto consuma alberi insostituibili. — Mi pareva che lei fosse dalla parte del progresso — mormorò Greenbriar. — Questa mattina sembra che lei faccia l'apologia dei Trainiti.  — Oh, no. — Un pallido sorriso. — Ho dovuto, sì, rileggere l'opera di Train per incorporare i dati nel mio programma, come ho fatto per ogni altro pensatore che abbia avuto un grande influsso sul mondo moderno: Lenin, Gandhi, Mao e compagnia bella. Ma la cosa che voglio dire è un'altra. Dopo secoli di progresso non pianificato, i risultati si possono giustamente definire caotici. I non addetti ai lavori, gli «ignoranti» che formano la gente comune, sanno solo che la loro vita può essere rivoluzionata senza preavviso e perciò hanno un'impressione d'insicurezza. Giungono anche a non aver fiducia nei capi, per motivi che trovano una dimostrazione in quel ch'è accaduto al vostro stabilimento idroponico, dove s'è distrutto del cibo per un controvalore di mezzo milione di dollari, e nonostante l'assicurazione governativa che fosse perfettamente commestibile, mentre c'è un panorama di carestia in Asia, in Africa, persino in Europa. E per di più — si sporse avanti, con intensità, — mentre quei jigras seminano la rovina attraverso tutti gli Stati agricoli. Si sta mettendo in piedi un'enorme campagna pubblicitaria per invitare tutti a stare all'erta e segnalarne le nuove comparse; ma chi la prenderà sul serio, dal momento che il governo autorizza che si bruci una tal quantità di sostanza alimentare, unicamente per segnare un punto a proprio favore sul piano politico?  Greenbriar annuì. Tra l'altro, nel suo ristorante preferito, le bistecche erano aumentate da $7.50 a $9.50, quella estate.  Grey continuava a macinare: — Ho il sospetto che i giovani, in genere, desiderino credere nella buona fede dei loro capi. Dopo tutto, molti sono orgogliosi del fatto che la massima organizzazione d'aiuti del mondo sia americana. Ma invece di far tesoro del capitale di buona volontà esistente, il governo si ostina a calpestarlo. Invece di gettare un grido d'orrore per la morte della moglie del suo amico, la signora Thorne, i governanti respingono ogni addebito, cercano persino di negare che esista un pericolo reale. E, tornando al tumulto nel vostro stabilimento: non è uno spaventoso errore tattico, quello d'impiegare dei laser da battaglia? Il loro impiego in Honduras ha suscitato notevole indignazione, e bisogna convenire che le notizie sui loro effetti non erano piacevoli a leggersi. È da credere che i giovani fossero profondamente turbati dalla descrizione di come una persona, ai margini del fascio di potenza, possa trovarsi istantaneamente con un braccio o una gamba amputati e cauterizzati.  — Lei comincia a ricordarmi Gerry Thorne — disse adagio Greenbriar. A un certo punto di quello sproloquio, Grey doveva avergli toccato una piaga dolente. — Lui, naturalmente, diceva la cosa con... maggiore energia: «Siamo in mano a dei mentecatti, bisogna fermarli!».  Guardò Grey, e l'uomo magro annuì sobriamente.  Sì, verissimo, maledizione. Che cosa sarebbe accaduto se al più presto non si fosse fatto avanti qualcuno con un piano razionale, scientifico, pratico, per guarire i mali del paese? Da quel fantoccio del Presidente e dal suo gabinetto d'individui mediocri non ci si poteva aspettare nulla di utile, all'infuori di pie banalità. Sembrava che si attenessero al «Beh, non ha funzionato questa volta nonostante dovesse senz'altro funzionare, perciò lo rifaremo»! Intanto, fra la popolazione, l'appoggio silenzioso d'un tempo si spostava ininterrottamente verso l'ala estremista dei Trainiti, o verso la destra radicale, o verso i marxisti. Sembrava che il pubblico si adeguasse al primo atteggiamento che capitava, purché fosse un atteggiamento che potesse mettere fine a quel rimbalzare inerte da un giorno al successivo.  Disse, abbassando lo sguardo sulle sue mani grasse appoggiate sulla scrivania e notando che erano lucide di sudore: — Ritiene che ci sia la possibilità di adattare il suo programma per offrire soluzioni... concrete?  Grey rimase a meditare. Infine rispose: — Sarò schietto. Fin dall'inizio del mio lavoro sono partito dal presupposto che quel ch'è fatto è fatto, e che al massimo possiamo evitare di moltiplicare i nostri errori. È ovvio, tuttavia, che i dati già accumulati possono venire impiegati per altri scopi, anche se certi aggiustamenti indispensabili per i quali forse occorrerebbe un certo tempo...  — Ma lei sarebbe disposto a permetterci di annunciare che il Bamberley Trust finanzierà uno studio computerizzato dal quale potrebbero scaturire delle idee nuove e utili? Le garantisco che ci limiteremo al «potrebbero». — Greenbriar sudava più che mai. — Ad essere sincero, Tom, ci mettiamo nelle sue mani. Siamo in guai terribili. E sarà ancora peggio l'anno prossimo, se non incocciamo in qualcosa che migliori la disposizione del pubblico nei nostri confronti.  — Mi occorreranno più fondi, più personale. — Li avrà. Ci penso io. 

[Il gregge alza la testa, 1972]

Tratto da Finimondo

“Negavano tranquillamente, contro ogni evidenza, che noi avessimo mai conosciuto un mondo insensato, in cui l’uccisione d’un uomo era quotidiana al pari di quella delle mosche, negavano quella barbarie ben definita, quel calcolato delirio, quell’imprigionamento che portava con sé una terribile libertà nei riguardi di tutto quanto non fosse il presente, quell’odore di morte che instupidiva tutti quelli che non uccideva, negavano insomma che noi eravamo stati un popolo stordito, di cui tutti i giorni una parte, stipata nella bocca d’un forno, evaporava in fumi grassi, mentre l’altra, carica delle catene dell’impotenza e della paura, aspettava il suo turno”.

Tratto da La peste di Albert Camus