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In c.so Giulio Cesare è solo l’inizio

Il potere ormai a briglia sciolta della polizia si è manifestato oggi in maniera esemplificativa in un fermo che aveva il sapore di un’aggressione. Poco dopo pranzo, sotto all’occupazione di c.so Giulio Cesare 45 una decina di poliziotti hanno fermato due uomini con un esercizio di forza esagerato e senza badare alle misure precauzionali anti-contagio. La violenza dell’azione è stata tale da aver destato l’attenzione delle persone della zona che, seppur rinchiuse in casa, non sono rimaste zitte e molte sono scese in strada. Tra loro anche alcuni compagni che hanno iniziato a inveire contro quella brutalità aggravata dalla totale e sprezzante noncuranza del possibile contagio. Proprio coloro che impongono fattualmente il lockdown e hanno la gestione completa di ciò che avviene nelle strade delle città rappresentano un ulteriore pericolo alla salute, oltre quello che il loro ruolo gli concede normalmente. Numerosi mezzi della polizia e dell’esercito sono arrivati di rinforzo e, di fronte a un quartiere a loro palesemente ostile, hanno iniziato a far pressione sui compagni che sono stati buttati a terra, trascinati e portati via.

Decine e decine di individui sono rimasti in strada e insieme a qualche solidale arrivato dopo e a centinaia di residenti alle finestre hanno inscenato una vera e propria protesta .

Con incredibile velocità sono arrivate le prime dichiarazioni dei politici cittadini che da destra e sinistra si contendono in maniera scomposta il titolo di chi avesse invocato la repressione degli anarchici più tenacemente negli anni. Sembra palese che siano spaventati da scenari che non riescono neanche a immaginare perché in Aurora la misura pare essere colma e dopo settimane di domiciliamento forzato in angusti appartamenti, una vita ridotta ormai letteralmente alla fame, verso lo Stato e i suoi rappresentanti in divisa si iniziano a vedere inequivocabili segni d’insopportazione.

Nei quartieri popolari delle città potrebbe essere solo l’inizio. Si ha infatti notizia di un gruppo di compagni che a Milano, nel tardo pomeriggio, sono andati di cortile in cortile, in zona ticinese, a raccontare degli avvenimenti di Torino col megafono e che la risposta dalle case sia stata di accorata e rumorosa solidarietà ai compagni arrestati.

Di loro ancora non si hanno notizie certe, riporteremo presto aggiornamenti. Intanto i giornali dicono che sarebbero in arresto e che quaranta persone sarebbero state denunciate per violazione delle norme della pandemia.

Quello che è avvenuto oggi, come dicavamo, sembrerebbe essere solo l’inizio e non è un caso che sia avvenuto tra le vie più povere della città.

Giordana, Marifra, Samu e Daniele liberi!

Tutti liberi, tutte libere!

Fonte: Macerie

I compagni e le compagne fermate sono stati tutti portati al carcere delle Vallette. In attesa di ulteriori aggiornamenti nella giornata di domani, l'invito per il momento è quello di far arrivare loro un po' di calore anche solo con un telegramma.

Daniele Altoè
Giordana Laera
Maria Francesca Giordano
Samuele Cattini

Via Maria Adelaide Aglietta 35
10151 Torino

TUTTE LIBERE TUTTI LIBERI

Anestesia. Qualcosa che rende inermi. Non pensare. Te lo dicono loro. Non uscire. Ti proteggono loro. Tu sei l'untore. Sei il rischio. Il rischio non fa parte di un mondo programmato. Il programma sta nella realizzazione del dominio. E buonanotte ai suonatori.

Balconi. Se ti dicessero buttati giù. Tu lo faresti? Ormai loro detengono il verbo. Tutto è neutrale. Il virus colpisce tutti. Il tutto diviene il totalitarismo. C'è chi lotta dai balconi. E chi un balcone non ce l'ha? Ecco la perdita dell'immaginario. La morte della creatività. Se il balcone diviene la prigionia. Non sarebbe meglio evaderlo? Buttandosi. Non per morire. Ma per provare a vivere.

Carcere. Morti nelle carceri. Omicidi di Stato. Lo stesso panegirico senza morfina. Rivolta nelle gabbie. Chi sta peggio. Punta al meglio. La libertà. Un momento di sprigionamento. Con i suoi ribelli. Al di fuori. Avere la fierezza di affermare se stessi. Per andare contro se stessi. Il ruolo imposto. Fuori dalle scuole. Fuori dalle parrocchie. Che ciascuno cammini per il proprio piacere. Non abbiamo il tempo di stare al chiuso. Nella gabbia. La vita è breve.

Delatore. Droni nei cieli. Telecamere accese. Sbirri nelle strade. Sempre di più. Sempre più violenti. Spie dalle finestre. Il controllo è il cittadinismo. Oggi con in mano il telefono. Alla ricerca dell'applicazione giusta. Domani con un fucile. Alla ricerca dell'infame bossolo.

Effrazione. Scassare. Scassinare. Sabotaggi. Il virus non ferma chi si vuole riprendere quello che gli è stato tolto. Il silenzio dell'informazione. Non ne sappiamo un granché. Il tasto del giornalista. Come il manganello della guardia. Il coronadigos dilaga. Immunizzare questo morbo. Difficile ma possibile. Con la fine della sicurezza. La dimora dell'identico. Dell'ordinario. E l'inizio della libertà. La casa senza porte dell'imprevisto. Dello straordinario. La fine della merce.

Filo. Ricamare oppressione. Richiede sfruttamento. Tagliare i fili. I collegamenti. Non ricucire. Ormai c'è chi si vede solo in pixel. Se non lo si potrebbe fare. Usciremmo. Relazioni robotiche nell'era della tecnica. Relazioni faccia a faccia nell'era della passione. Si andrà a faccia a faccia con il nemico. Per trovare chi siamo. Intanto. Stacchiamo la spina.

Guanti. Socialmente senza contatto. Forte odore di artificialità. Non sappiamo più toccare le questioni. Un guanto è per sempre. Ma i guanti possono servire anche a proteggersi. Non da un'epidemia. Ma da un mondo di indizi. Buoni per i soliti repressori. Repressione e civiltà. Con i guanti.

Ho. Avere. Possedere. Detenere. E il divenire? Meglio essere. Esserci. Nel tempo. Contarsi. E via di Martin Heidegger senza rendersene conto. Quanti siamo. Si può fare. Siamo pochi. Non si può agire. Essere in pochi. Un altro modo di interpretare la vita. Essere in tanti. Accomodamento. Sentirsi un io perché si è noi. Ed ecco la disciplina. Le secchiate in faccia di realismo. La bruttura del bisogno. Dove il sacrilegio? E l'inimmaginabile? La dissonanza? Andare fuori ritmo. Per non stare al passo del potere. Preferendo l'inesprimibile. Meglio le vertigini. Grazie Arthur Rimbaud.

Invisibile. Qualcosa che non si può vedere. Impercettibile. Ti prende. Ne sei adulato. Certe volte ti spaventa. Mette in quarantena. Il corpo. Diventi un oggetto intoccabile. Come un soggetto. Sotto l'oggetto. Il ruolo. L'untore. La fandonia. Prima e ancora le radiazioni. Il mostro dell'annichilimento. Per fare la guerra al mondo. In una pace fra chi sfrutta. E chi è sfruttato. La sedizione. Oltrepassamento. Non se ne può più del genocidio. Ci avevano detto invisibilità. Ci hanno dato mitopoiesi. Contro tutti i nemici della libertà. Inimicizia cospiratrice. Che pugnali la politica. La sovversione è visibile.

Latente. Rimane nel circostante. Non riesce ad andarsene. Lo strumento. Per non trasformare. Qualcosa che dura da troppo tempo. Ci hanno provato. Dei ribelli. Le sovversive. Hanno attaccato. Altro che difesa. Altro che resistere. Ogni limite è da distruggere. La forza del potere è l'esistenza della sottomissione. Volontaria. Partecipata. Come un valore. In mezzo ad un mondo rinnovabile. Verde come il progresso. Rosso come il sangue delle sue conseguenze. Spazzare via Il virus. Che fa rima con servitù. Non sentite?

Morsa. Da una parte lo Stato ci schiaccia. Dall'altra il virus ci immobilizza. E allora ritorna Bazarov. Un pensiero. Il nulla. Crea. E allora Max Stirner. Partiamo dall'io. Per poi attraversare. Un viaggio. Nelle nostre passioni sfrenate. La catastrofe procede a balzi. Come la storia.

Nascosto. Alla ricerca dell'oro del tempo. Una vita in lotta per fare a cazzotti con le nostre certezze. Una congiura. Anche verso quello che lasciamo di noi. Al Dominio. Inesorabile. Come questo mondo. Omologante. Similare. Dove tutto. Convive con tutto. Altro. Per andare. Dove nessuno è mai passato. Per evocare. Quello che nessuno osa pronunciare.

Onniscienza. Hanno ragione. Il periodo dei Lumi. Con la scienza. Come con la religione. Gli individui sono polvere. E torneranno alla polvere. Basta ragioni. Incatenati all'empirismo. Alle provette. Il mondo. Il laboratorio di sperimentazione del controllo scientifico. Sterile. Come il più insensibile. Darsi all'irragionevolezza della rivolta. Esistenziale. Il salto. Si trova l'onestà. Di guardarsi allo specchio al mattino. Per non vedere il falso. Ma chi nel dolore. Provoca le sue ragioni. Perse nell'ignoto dei sensi. Che ancora si sentono.

Punire. Il sogno di vivere liberi. Minaccia chi? Il potere. L'autorità. Chi è guardia della legge. Qualcosa che sembra immutabile. Scolpita nel tempo. A loro il dovere di reprimere. Il loro vaccino. Sempre quello. Agli amanti della libertà. Il piacere di portare il caos. Scombussolare i piani del nemico. Portare il disordine fra le sue fila. Una scommessa. Niente certezze. Che queste le si lascino ai preti.

Qualità. Dati. Modalità d'uso. Istruzioni. Una sopravvivenza all'insegna dei tecnicismi. Dove la poesia diviene incomprensibile. Facilitazione nel già dato. Fidatevi. Ormai è tutta tecnica. Abbiamo tanti mezzi. Solo mezzi. Ricerchiamo mezzi. E per quale fine? C'è ancora un fine? Questione sconosciuta. Meglio essere replicanti. Funzioni su funzioni. La vita che assomiglia ad una cosa. Profonda materialità. Devastazione dei sensi. Apoteosi dell'oggettivazione. Incubando la fine. Senza un fine. Il gregge. Anche se il lupo inizia a belare. Sempre il gregge. Rinchiuso in confini. Le manette dentro le menti.

Respirare. Gas tossici. Devastazione rinnovabile. Effetti da contagio. I chiavistelli imposti. Le serrature. L'incubo dentro una stanza. Le porte chiuse. I confini si ergono. Fuori è buio pesto. Affannati nell'incredulità. La peste avanza. Eppure la catastrofe è già qui. Le possibilità? O Il possibilismo? Differenza. Abissale. I riverberi. Il ticchettio degli orologi. Da naufraghi ad ammutinati. Per sentire a pieno i polmoni. Per assaporare la vendetta della carne umana. Contro la macchina. E chi la fa funzionare.

SS. Un richiamo. Rimando storico. Nel contemporaneo. Niente di cui preoccuparsi. Ci sarà un ritorno. Alla normalità. All'abitudine. Il ritorno al lager. Il ritorno all'eugenetica. Il ritorno alla difesa dei privilegi. Il ritorno al manganello. Il ritorno al presente che non se n'è mai andato con i suoi lager della democrazia. Con i suoi privilegi dei ricchi. Con la sua eugenetica del dominio tecno-scientifico. Non preoccupatevi. Ieri Schutzstaffel. Oggi Sorveglianza Sanitaria.

Tecnologia. Legati agli schermi. Impantanati alle informazioni. Imbambolati a colpi di touch. O di click. Streaming. La festa della separazione. Il contatto è stato escluso. L'emozione elusa. Senza corpi. Senza pensieri. Pensare? Macché. Ripetere. Meccanicismo. Lo scientismo come unica ancora di salvezza. Sommersi dagli avanzi tecnologici quotidiani. Banalità che si susseguono. Dove c'è banalità si nasconde l'orrore. Il problema non è la tecnica. Ma il suo cattivo uso. Ecco la menzogna contemporanea. La tecnica ingloba l'esistenza. La fa avanzare. Inesorabile. Fetore di carogna. Senza un barlume di critica. Collegati e connessi. Vivi, mai!

Utopia. L'amore dell'imprevidibilità. Le avventure. Qualcosa di inaudito. Ostile a questo mondo. Gli orizzonti illimitati. Nessun risultato previsto. Eresia. Non approva. Non aderisce. Non reclama il consenso. Vive di critica. Non vuole mantenere. Meglio aprire nuovi sentieri. Lontano da strade già battute. Dove finisce la certezza. Si allunga l'ombra del dubbio. Biglietti dall'inferno per poter cogliere le stelle. Come evocò Charles Baudelaire. L'azione è sorella del sogno.

Vaccino. Si nutre di menzogne. Adattarsi alla norma. Contro l'obbedienza. La singolarità. Purtroppo schedati. Marchiati. Limitare i movimenti. Dissuadere l'autonomia. Rendersi sopportabili. La democratica tolleranza. Prima ci volevano spezzare. Oggi ci vogliono curare. Fra controllo e cura. Dove sta la differenza? Come disse Ivan Illich. L'aumento della cura aumenta il numero delle medicine. Sarà contento Big Pharma. Prima e ancora il mondo in uno sputo. Attraverso l'ispezione del DNA. Adesso. Dopo aver incatenato i corpi. Colonizzato le menti. Lo Stato vorrebbe scorrerci nelle vene.

Zattera. Complesso passionale l'individuo. Regresso tumorale il cittadino. Un mondo senza Dominio è impossibile da prevedere. Ogni volta che si riduce a programmare. Un rito. Per esorcizzare la paura dell'ignoto. La gioia è l'avventura del viaggio. Cantare il piacere della rivolta. Contro i pastori della felice novella. Ricercatrici dell'oltre. Sobillatori di idee. L'irriverenza che lancia sfide. Piuttosto che ristagnare. Dove le rovine stanno per seppellirci. Apprestarsi alla demolizione dell'edificio sociale. Evadere dalla realtà. Per aprirsi. Alla deriva.

È ovvio, le centrali atomiche sono del tutto affidabili. È ovvio, i missili ammassati, i sottomarini e i razzi, le bombe al neutrone e quelle all'idrogeno, i prodotti tossici al di fuori della guerra, i fusti e i contenitori di scorie radioattive e diossina, i cumuli di piombo e mercurio, lo strato sempre più spesso di anidride carbonica, tutto ciò non è pericoloso. Non più, ci verrà detto, di quanto lo fossero i gas dell'illuminazione nel 1850 o le prime ferrovie.  

Poveri imbecilli traditori del progresso che non siamo altro, non abbiamo capito nulla. Mai qualcuno farà l'ultima delle ultime guerre.

Mai affonderanno le petroliere da 500.000 tonnellate, né perforeranno in modo irreparabile a tremila metri le sonde offshore.

Mai l'ingegneria genetica devierà per produrre mostri o esseri perfettamente conformi al modello fissato.

Mai i tranquillanti, gli eccitanti, gli ansiolitici saranno una camicia di forza chimica generalizzata.

Mai cibi artificiali prodotti da agili batteri in azione andranno in putrefazione.

Mai l'informatica sarà strumento di una polizia universale.

Mai le telecamere poste sui viali saranno l'occhio che non si trova più nella tomba e che non è più di Dio.

Mai lo Stato diventerà totalitario.

Mai il gulag si espanderà.  

Fidatevi.

Fidatevi quindi degli scienziati, dei laboratori, degli uomini di Stato, dei tecnici, degli amministratori, degli urbanisti, che vogliono tutti solo il bene dell'umanità, che tengono bene in pugno il dispositivo e conoscono la giusta direzione.

Fidatevi degli analisti, degli informatici, degli igienisti, degli economisti, dei guardiani della Città (oh Platone, adesso li abbiamo!).

Fidatevi, perché la vostra fiducia è indispensabile a questa stregoneria.

Jacques Ellul (1980)

L’intento del bollettino è quello di stimolare analisi e portare spunti di riflessione sull’attuale instaurazione dello stato d’emergenza. All’interno c’è una sezione dedicata alle rivolte e resistenze che si stanno diffondendo all’interno di carceri e centri di detenzione per persone migranti di tutto il mondo, contro l’ulteriore repressione imposta dalla situazione d’emergenza legata al coronavirus. Solidali con le persone recluse rivoltose, questa rubrica cerca di dare un minimo di voce a tutto ciò che sta succedendo, con la possibilità anche di creare contatti tra l’interno e l’esterno delle mura.

Il bollettino è stato realizzato in versione cartacea, distribuita per strada e nelle bucalettere, cosi come in versione digitale. È possibile richiedere delle copie presso l’indirizzo e-mail: ruggiti@riseup.net e trovarlo in versione digitale sul blog https://frecciaspezzata.noblogs.org/

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Stiamo vivendo una difficile situazione data dalla diffusione di un virus nominato Covid-19. Rispetto alla sua genesi non crediamo a nessuna “ipotesi di complotto”: semplicistica soluzione, per non leggere la situazione per quel che è. A conferma, il fatto che nessuno ne sta giovando, anzi. A causare l’epidemia è una tipica condizione di ultra-sviluppo industriale e mercantile. Milioni di contadini deportati in Cina per affollare le nuove metropoli, con stili di vita ancora agresti (animali selvatici, animali da allevamento e avicoli smembrati vivi in mercati malsani affollati di persone) e condizioni di sovraffollamento urbano sono state il detonatore di questa pandemia. La globalizzazione degli spostamenti umani (basta un passeggero su un aereo a portare un virus in 6 ore dall’altra parte del mondo) ha fatto il resto, contaminando l’intero pianeta. Gli imprenditori e i loro viaggi d’affari sono stati appunto i primi untori in giro per il mondo. L’ipotesi complottista è per certi aspetti un’ipotesi consolatoria. In fin dei conti è più facile credere che ci siano delle persone massimamente cattive, in grado di fare una simile perfidia. Più difficile è accettare che sia l’intera società a essere massimamente cattiva. Il vero lato oscuro, che il complottismo cerca di oscurare ancora di più.

Ci preme dire che governi, politici, capitalisti, le annesse mafie, imprenditori e tirapiedi, sfruttano tutte le situazioni ed eventi per il loro tornaconto. Poco o niente interessa loro di sfruttati e poveri, se non il fatto che rimangano tali: sfruttabili e “forza lavoro”.
Tanti esempi si possono citare, come le “ricostruzioni” dopo i terremoti e altri eventi naturali, quando i costruttori si sfregano le mani per gli appalti mentre sta finendo di tremare la terra; o durante e dopo le Guerre ecc.
Purtroppo abbiamo la memoria corta. Lo stato d’emergenza concentra ancora di più il pensare agli affari propri, a fregarsene di tutto e di tutti, a rimbecillirsi davanti alla TV e ai “social”, e a mandare giù tutto quello che ci imboccano. La peggiore abitudine a cui ci ha costretti il sistema è l’ignoranza, l’abbandono all’informazione di massa e alla disinformazione “social”. Così un virus più che annidarsi nei nostri corpi è sicuramente entrato nelle nostre teste. Certo una pandemia, tra le tante nella storia umana, si è sviluppata, ha fatto e continua a fare morti tragiche, lasciando conseguenze per chi si ammala e non solo. Si accompagna a questo un bombardamento mediatico di regime, più che chiarificatore, confusionario e di convenienza.

Memoria corta dicevamo. Sui politici soprattutto, quegli stessi che si sono sempre arricchiti sulle spalle altrui, che speculano attraverso le banche, nel riproporsi di scandali finanziari, potere e privilegi. Ora si fanno passare per “salvatori della patria”, tra corali appelli all’unità conditi da una retorica di “guerra”. Non è però la vera guerra militare e le tante altre guerre che finanziano o fanno direttamente questi sinceri democratici al potere. Quelle migliaia di morti civili sono numeri?
Ci viene detto che “siamo tutti sulla stessa barca”, ma sappiamo bene chi è impegnato a mantenere i propri profitti e i propri interessi, quindi sarebbe il momento di buttare a mare parecchia gente: politici, banchieri, capitalisti, e i loro sbirri, padroni, prelati e tanti altri.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, organo indiscusso di quel potere politico della Scienza, sembra essere l’unica salvezza. La stessa che tra i suoi vertici ha dirigenti legati agli interessi delle lobby per la produzione di vaccini o forniture mediche diventano i buoni samaritani della situazione. Come quelli che in piena emergenza (febbraio 2020) hanno trovato il tempo per dare il via libera al 5G in Italia e in Europa, e all’aumento dell’utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale e delle reti di controllo sociale, facendo passare come “innocui” per la salute gli incrementi esponenziali di campi elettromagnetici su vasta scala. Ma come, non era nocivo un singolo telefonino?
Che dire poi degli industriali, dei ricchi padroni, che si mostrano filantropi quando conviene, pur di continuare a produrre profitto. Un esempio sono alcuni colossi automobilistici, anche di lusso, che hanno “convertito” temporaneamente la produzione per assemblare parti di apparecchiature sanitarie e mascherine. Questo sia chiaro più come propaganda che come effettiva produzione sistemica. I numeri sono comunque irrisori. Un “gesto simbolico” di stampo nazional-imprenditoriale, comodo a gettare altro fumo negli occhi. A proposito di fumo, queste industrie, appena torna la “normalità”, torneranno a sfornare automobili che inquinano sia per le emissioni di idrocarburi che per la produzione dell’energia necessaria alle auto elettriche (già, l’energia non piove dal cielo ma viene prodotta nelle centrali), e continueranno a mantenere il livello di insalubrità della terra nella quale potenzialmente prolificherà qualche altra epidemia. Allora ci vorranno le mascherine per l’aria inquinata.

La filantropia dei ricchi non ci imbroglia. Torneranno loro, come i padroni, la Chiesa e i politici, a imporre quella “normalità” dell’economia globale capitalista, fatta di tasse, produzione-consumo, guerre, sfruttamento e speculazioni.
Il sistema capitalista e lo Stato non hanno mai reso “tutti uguali”. Mai lo faranno. Padroni e sfruttati si combattono da sempre, e il servilismo volontario di qualcuno non significa che sia giusto o normale piegarsi a chi comanda. E’ importante non delegare alle istituzioni la propria esistenza, già schiacciata in una vita di regole, leggi, paure indotte, “emergenze” e doveri. L’unità e la solidarietà deve esserci tra sfruttati e oppressi di tutto il mondo, per la realizzazione dell’ autogestione delle proprie vite in una prospettiva di autonomia e liberazione.
Alla pandemia lo Stato ha risposto con la polizia. Imprenditori e gli industriali si sono fatti minacciosi con gli organi predisposti a proteggerli: polizia, militari e Ministero dell’Interno. Alla ribellione dei tanti lavoratori che minacciano lo sciopero (e lo fanno) per le condizioni di lavoro, gettati al macello nelle fabbriche, nei campi e nelle imprese in piena pandemia, lo Stato democratico è ricorso alla possibile precettazione, alle denunce/multe per chi sciopera. La repressione la sentiamo anche per le strade, è viva nelle carceri che hanno ammazzato 12 detenuti. La sentono i migranti che nelle campagne del centro-sud Italia lavorano come schiavi nei campi per la raccolta agricola, e vivono in baraccopoli in condizioni disumane anche in tempi di pandemia, per garantire il nostro pasto. Certo, i migranti “fanno comodo” finché si fanno sfruttare e finché si trovano i prodotti sul bancone del supermercato. Altrimenti si invoca l’esclusione e il razzismo, e voti per chi grida all’”invasione”…
Sindaci, politici e pennivendoli della stampa, a turno reclamano in coro la polizia e l’esercito; repressione e controllo tecnologico individuale e di massa, arresti e denunce. E poi appelli alla delazione per chi avvista assembramenti e chissà cos’altro, inviti a diventare cittadini-poliziotti, cioè spie. A chi si adegua ubbidiente a queste infami pratiche delatorie va tutto il nostro sincero disprezzo e i più sinceri auguri di ripercussioni vendicative.

Intorno a quest’odierna microsituazione c’è la macro economia, o meglio la grande Finanza, che si avvia verso una crisi globale. La pandemia del Covid-19 è un evento casuale che ha accelerato una tendenza già avviata da tempo: la crisi della globalizzazione.
“Un nuovo modello industriale e sociale basato sul futuro delle nuove tecnologie è già in atto e lo stiamo vivendo…”, citano gli esperti. Gli stati-nazione tendono a tornare protagonisti, e sarà peggio. Alcuni governi ricorrono a primi ministri onnipotenti più di prima, e si riaffacciano dittature e nazionalismi qua e là. La recessione è dietro l’angolo, la crisi della moneta ancor di più. Sapranno, come sempre, dove e chi spremere: gli sfruttati. Il velo del “migliore dei mondi possibile” comincia a perdere i pezzi.
La retorica unitaria di salvezza nazionale è una strategia che tenta di mantenere la pace sociale al fine di frenare il conflitto sociale. Se c’è conflitto sociale non c’è crescita economica dicono gli “esperti” nella speranza che la disuguaglianza sociale venga sempre fatta digerire con fasulli ideali identitari aggreganti. A tal proposito urliamo: “Io non canto l’Inno!!!”

Tanta gente è morta e muore, questo purtroppo è vero. Ma non piangeremo per il manager della Porsche o il Principe d’Inghilterra, il ricco industriale o un Primo Ministro, lo sbirro che ci reprime, ci multa, ci manganella durante gli scioperi o spara alle manifestazioni e nelle proteste, che pratica pestaggi nelle caserme e nelle carceri.
I nove anni di guerra in Siria hanno fatto 390.000 morti; 11 milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie case; 4 milioni di profughi in fuga. Gli stessi migranti e profughi vengono usati come ricatto economico-sociale dalla Turchia e duramente repressi alle frontiere con la Grecia. Ce li siamo dimenticati? E le migliaia di morti nella guerra in Yemen, sostenuta dalle forniture di armi dell’Italia e della Francia?
Non ci salveranno le preghiere del Papa e di quei ladri e truffatori morali dei preti. Non cantiamo l’inno, nessun tricolore, ombra dei nazionalismi più beceri che hanno sempre mandato alla rovina guerrafondaia la popolazione e arricchito la borghesia.
Necessario più che mai è una presa di coscienza degli sfruttati. La Storia è sempre raccontata dai vincitori dominanti, dal potere governativo, per tutelarsi e dividere gli sfruttati, usata come strumento per scatenare la guerra tra poveri. Sarà invece la lotta degli sfruttati agli sfruttatori che potrà garantirci l’emancipazione, in totale libertà, e a suggerirci e mostrarci la strada da intraprendere, i momenti da cogliere per rovesciare e distruggere un sistema corrotto e marcio, ribellandoci.

“Le macerie non ci fanno paura. Sappiamo che non erediteremo che rovine, perché la borghesia cercherà di buttare giù il mondo nell’ultima fase della sua storia. Ma, le ripeto, a noi non fanno paura le macerie, perché portiamo un mondo nuovo nei nostri cuori…Questo mondo sta crescendo in questo istante”

Buenaventura Durruti, rivoluzionario anarchico.

L’Ideale anarchico porta in seno il rispetto fraterno fra chi non vuole più servi ne padroni, sfruttati e sfruttatori. La pace fra gli oppressi, la guerra sociale agli oppressori che vogliono mantenere privilegi politici, economici e sociali.
Anarchia come cambiamento rivoluzionario della qualità della vita. Liberi dalla divisione in classi, dai pregiudizi sessuali, dal razzismo, dalla religione, tutti strumenti per dividere e dominare il più debole. Liberi dal ricatto del lavoro salariale, dalle istituzioni repressive (carceri, tribunali, militari) non necessarie dove non ci sono ne potere ne proprietà privata. E’ necessario emanciparsi per liberarsi dallo Stato, autorganizzandosi. Questo attraverso la lotta, senza mediazioni politiche e pacificatrici di sindacati istituzionalizzati e asserviti, senza politicanti di turno.

“Noi invochiamo l’anarchia, questa manifestazione della vita e delle aspirazioni, l’eguaglianza vera di tutte e tutti.
Come noi abbiamo piena fiducia negli istinti delle masse popolari, il nostro mezzo di rivoluzione è nello scatenamento organizzato di ciò che chiamasi cattive passioni, e nella distruzione di ciò che, nel medesimo linguaggio borghese, chiamasi ordine pubblico”.

Michail Bakunin

Alcuni “Anormali”

Testo diffuso in diversi modi a Genova