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Ventinaia Migranti, sudanesi, eritrei e Pakistani, non ce l'hanno fatta a raggiungere gli scogli questa mattina. Fermati dalla polizia, sono stati portati di forza a Genova dove li hanno messi in un aerio per una destinazione sconosciuta. Al stesso tempo, il Vescovo ha negoziato l'uscita dei scogli da parte dei occupanti in cambio della promessa che non ci sarebbero identificazioni né fogli di via per loro. L'attivista francese arrestato questa mattina è stato entrambe picchiato dalla polizia in questura.
Le cammionette di polizia hanno portato i migranti al centro della Croce Rossa di Ventimiglia, senza identificazione. Gli attivisti sono stati invece portati in caserna per essere identificati e ricevere una denuncia per occupazione, pero a quanto pare senza fogli di via.

Une Vingtaine de Migrants, soudanais, erythréens et Pakistanais n'ont pas réussi à rejoindre les rochers depuis le camp no border à temps ce matin. Ils ont été arrêtés, reconduits de force à Gênes, où ils ont été embarqués dans un avion pour une destination inconnue. L'évêque a quant à lui négocié la sortie des rochers de la part des occupant.e.s en échange de la promesse qu'illes ne seraient pas identifiés et ne recevraient pas d'interdiction du territoire de la commune de Vintimille. L'activiste français arrêté ce matin aurait été maltraité durant son arrestation.
Les migrant.e.s ont été reconduits au centre d'accueil de la Croix Rouge de Vintimille, sans être identifiés. Les activistes quant à eux ont été conduits au comico pour être identifiés. Ils recevront l'accusation d'occupation illégale, mais à priori pas d'interdiction de rester sur la commune.

Around twenty migrants, soudanees, erythreans and Pakistanees did not make it to join the rocks from the no border camp this morning. They have been arrested, taken by force to Genoa, Where they have been deported by plane to an unknown destination. The bishop of Ventimiglia negociated the exit from the rocks in exchange of promess that they would not be identified and would not receive prohibitions of staying on the Ventimiglia zone. The French activist arrested this morning has been beated by police during his arrest in the Police station.
The Migrants have been taken by police to the Ventimiglia Red Cross Center, but without beeing identified. The activists have been taken to police station where they will be identified and receive the accusal for occupying illegally the place. Nevertheless, they should not be prohibited to stay on the Land of Ventimiglia City.

حوالي عشرون مهاجرا من السودان واريتريا وافغانستان لم يستطيعوا الوصول الي الصخور للاحتماء
من الشرطة في معسكر لا حدود نوبوردر الواقعة في الحدود الايطالية الفرنسية وتم اعتقالهم
واخذهم بالقوة الي جينوا ومن ثم ترحيلهم الي بالطائرة الي جهة غير معروفة في حين ان القس
في فانتميليا تفاوض مع الاخرين و وعدهم بعدم تحديد هوياتهم اذا خرجوا من الصخور ويمكنهم
التواجد في فانتميليا
اعتقلت الشرطة ناشطين وتم ضرب احدهم في مركز الشرطة اثناء اعتقاله

اخذت الشرطة المهاجرين الي معسكر الصليب الاحمر دون تحديد هوياتهم بينما تم اخذ
الناشطين الي مركز الشرطة لتحديد هوياتهم بزعم انهم اتوا الي هناك بطريقة غير قانونية
بالرغم من انهم لهم الحق بالتوجد في مدينة فانتميليا الايطاية

Chiudere gli O.P.G (ospedali psichiatrici giudiziari o manicomi criminali) senza cambiare la legge che li sostiene vuol dire creare nuove strutture, forse più accoglienti, ma all’interno delle quali finirebbero sempre rinchiuse persone giudicate incapaci d’ intendere e volere. La questione, insomma, non può essere risolta con un tratto di penna, non è sufficiente stabilire che quello che è stato non deve più essere, e pensare che il problema si risolva da sé.

Per abolire realmente gli OPG bisogna non riproporre i criteri e i modelli di custodia ma occorre metter mano a una riforma degli articoli del codice penale e di procedura penale che si riferiscono ai concetti di pericolosità sociale del “folle reo, di incapacità e di non imputabilità”, che determinano il percorso di invio alle REMS regionali(mini OPG,definite REMS residenze esecuzione misure sicurezza)

Viene ribadito, oltretutto, il collegamento inaccettabile cura-custodia riproponendo uno stigma manicomiale; dall’altro ci si collega a sistemi di sorveglianza e gestione esclusiva da parte degli psichiatri, ricostituendo in queste strutture tutte le caratteristiche dei manicomi. La proliferazione di residenze ad alta sorveglianza, dichiaratamente sanitarie, consegna agli psichiatri la responsabilità della custodia, ricostruendo in concreto il dispositivo cura-custodia, e quindi responsabilità penale del curante-custode.

Tanti dei promotori della legge 81, appartenenti all'area della psichiatria che si autoproclama “democratica, alternativa e comunitaria”, pensano ancora che il manicomio sia esclusivamente una struttura chiusa ma in realtà il manicomio è una logica psichiatrica ben presente anche oltre alle pareti delle strutture, in ogni luogo dove la psichiatria è presente. La logica manicomiale può essere contrastata solo nel momento in cui si punti il dito sulla natura stessa della psichiatria, pseudoscienza finalizzata al controllo sociale e non certamente ad affrontare le cause delle numerose problematiche esistenziali che molti soggetti incontrano nella propria vita.
La psichiatria è professionalmente abile nel classificare tali condizioni esistenziali o vissuti
in sintomi di una fantomatica “malattia mentale” i quali a loro volta saranno oggetto della “terapia farmacologica”ovverosia sostanze psicotrope legalizzate in grado di cancellare il sintomo del disagio ma non ad affrontare la causa del conflitto con se stessi o con il mondo che ci circonda, troppo spesso indifferente e opprimente.
Sulla base dell' esperienza quotidiana dei Telefoni Viola, riteniamo doveroso smascherare quotidianamente le pratiche definite di “cura e riabilitazione” che in realtà sono escludenti, spersonalizzanti e coercitive. Per esempio il T.S.O(trattamento sanitario obbligatorio, ovverosia una delle pratiche più violente e traumatiche per chi lo subisce) è spesso adoperato come minaccia per i “pazienti” che hanno intenzione di allontanarsi dalle “cure” a loro abusivamente imposte.

Pensiamo che la critica radicale alla psichiatria debba affrontare l'argomento al lato pratico

Continueremo a sporcarci le mani nel rendere sempre più agibili i percorsi di chi esprime la volontà di liberarsi una volta per tutte dalla morsa psichiatrica.
Continueremo sempre con maggior tenacia ed impegno ad offrire un concreto sostegno umano,legale e medico a chi lo riterrà opportuno in pieno rispetto della libertà e della dignità dell'individuo.

Fin quando non si avrà la volontà di cancellare dal codice penale la cosiddetta “pericolosità sociale” i giudici sulla base dell'”incapacità di intendere e volere” definita da un perito psichiatra all'interno di un processo penale, applicheranno una “misura di sicurezza detentiva” ovverosia un internamento nelle REMS o “non detentiva”(libertà vigilata) con la presa in carico troppo spesso vitalizia e asfissiante dei servizi psichiatrici territoriali (collocati presso comunità psichiatriche o seguiti a livello ambulatoriale e centri diurni).

La psichiatria sta gradualmente mutando la sua immagine esteriore, affinché possa predisporre servizi, in primis le REMS, più accettabili dall'opinione pubblica ben contraria alle situazioni di estremo degrado riscontrate negli anni scorsi all'interno degli OPG.
Rimbiancare le pareti o le mura di cinta, sostituire le inferiate con vetri antisfondamento e capillari sistemi di sorveglianza, sostituire le porte blindate con alti dosi di psicofarmaci e l'uso dei letti di contenzione, diminuire il numero delle persone internate, sostituire l'ergoterapia ovverosia il lavoro imposto nei vecchi manicomi alle “attività occupazionali terapeutiche”(solo efficaci nel sopportare il misero e lento trascorrere del tempo) sostituire le divise della polizia penitenziaria con le divise della sicurezza privata,i camici bianchi dei “medici” e degli operatori sanitari (oltre a un numero insignificante di figure educative troppo spesso appartenenti alla ciurma dei sorveglianti), sono tutte misure utili a mistificare la conservazione dello status quò.

Emblematico è il caso dell'ex OPG di Castiglione delle Stiviere(Mn)...
Non sarà un cambio di targa all'ingresso del manicomio (sistema polimodulare rems provvisorie) a modificare sostanzialmente la vita dei soggetti reclusi in questi luoghi di sofferenza dove la sottomissione dell'individuo alle denigranti regole del manicomio sono obiettivi terapeutici...ma solo per chi li impone o li fa diligentemente rispettare.
Numerose sono le restrizioni di natura carceraria dettate per “motivi di sicurezza” incomprensibili e denigranti a cui sono quotidianamente sottoposti i reclusi, tra cui le perquisizioni che si verificano al rientro in “reparto” dopo un incontro con familiari/amici e la non possibilità di usufruire liberamente di un telefono, oltre alla totale assenza di predisposizione del personale a fornire un concreto supporto emotivo sulla base di un necessario ascolto e una reale comunicazione con la persona ormai da tempo declassata come “malata mentale”.

Purtroppo queste dinamiche si replicano in modo capillare anche nei contesti gestiti direttamente o indirettamente dai servizi psichiatrici territoriali.

Riguardo a una reale abolizione dei manicomi criminali, OPG o REMS che siano pensiamo che sia strettamente necessario definire un preciso percorso che prenda in considerazione alcuni passaggi che riportiamo:

obiettivi generali

1. abolizione delle norme che regolano il proscioglimento per vizio totale di mente.
Ciascun individuo va ritenuto sempre pienamente responsabile delle sue azioni e ha diritto ad essere giudicato secondo le norme vigenti, mantenendo tutti i diritti propri della difesa.

2. superamento dell'uso, nell'ambito del processo penale, della perizia psichiatrica

3. abbandono, in quanto arbitrario, del giudizio di pericolosità sociale

obiettivi intermedi

1. Per i soggetti prosciolti per “vizio totale di mente”: equiparazione tempo massimo della misura di sicurezza (detentiva e non detentiva) in atto, al massimo della pena prevista per il reato di cui l'individuo è accusato. La normativa in vigore effettua questa equiparazione solo per quanto riguarda la misura di sicurezza detentiva per cui nessun soggetto internato in una Rems può permanere nella struttura per un periodo superiore a quello previsto come massimo della pena per il reato commesso.
Ciò non vale per quelle forme di controllo più “soft”(ma non per questo meno liberticide) come la “libertà vigilata”(con l'obbligo di domicilio presso la propria abitazione o presso strutture psichiatriche,il rispetto di prescrizioni che limitano la libertà della persona e obbligano a seguire le “cure” predisposte dal DSM (dipartimento salute mentale).
Ad oggi tale misura di sicurezza può estendersi all'infinito.

2. Uilizzo dei fondi individualizzati (budget di salute) previsti dalla normativa per facilitare la fuoriuscita dal circuito giudiziario, ad accesso diretto degli interessati, per la realizzazione di percorsi di reinserimento sociale proposti dagli stessi all'autorità giudiziaria.
I fondi dovrebbero essere gestiti dagli enti locali(Servizi sociali) invece che dai DSM.
Trasformazione dei “bugdget di salute” in "budget di vita indipendente" ed estensione degli stessi "aiuti" a quanti  sono in procinto di fuoriuscire dal circuito carcerario,in prospettiva di una piena e consapevole indipendenza dell'individuo riguardo le scelte terapeutiche.

Liberiamoci dai manicomi, liberiamoci dalla psichiatria !

Telefono Viola di Bergamo,Piacenza e Reggio Emilia
Centro di Relazioni Umane -Bologna
Collettivo antipsichiatrico Camap- Brescia

settembre 2015 per contatti: antipsichiatriapc@autistici.org

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Allo scopo di trovare una soluzione alla loro ingestibilità, per affrontare preventivamente un aumento delle problematicità legate alla tipologia e quantità dei futuri flussi migratori, i Cie, lungi dall’aver mai avuto una funzione altra rispetto a quella di deterrente collettivo, stanno subendo delle modifiche parziali, sia strutturali che gestionali. La direzione seguita è quella di un processo ipotetico di maggiore razionalizzazione, funzionalità, economicità gestionale e controllo interno.
Lo scopo per cui è nata la detenzione amministrativa degli immigrati si può dire raggiunto?

La risposta a tale quesito è estremamente difficile. Ciò che possiamo fare è cercare di fotografare la situazione attuale, cercare di mettere insieme i diversi accadimenti relativi alla detenzione amministrativa in Italia e comprendere quale direzione i Cie stiano intraprendendo. Lo scopo di una ricerca come questa, è inutile dirlo, resta sempre e comunque quello di conoscere meglio il nostro obiettivo, capirne meglio le caratteristiche per comprenderne meglio i punti deboli.

Di Cie tanti ne parlano, ne versano lacrime e ne denunciano le angherie, tanti, davvero tanti, anche i più improbabili ne chiedono la chiusura. Questo sembrerebbe giusto e animato da buoni propositi, ma non è proprio tutto oro quel che luccica. Le richieste di chiusura, senza considerare l’assurdità del fatto che sono indirizzate alle stesse istituzioni che i Cpt/Cie hanno istituito, non fanno che proporre un diverso modo di gestione dell’immigrazione, una riforma che renda forse più umani i Centri o che ne proponga altre versioni.

L’esperienza della riforma degli Opg dovrebbe aver insegnato molto in merito. Una prigione non può essere resa più umana, non esiste un modo più giusto per identificare e controllare. Le frontiere dovrebbero solo scomparire, tutte le carceri essere abbattute. Per questo i Cie non dovrebbero essere chiusi, ma distrutti, incendiati, danneggiati.
“Fuoco ai Cie” al posto di “chiudere i Cie”, come tanti reclusi in rivolta ci hanno insegnato, ci sembra il modo migliore per affrontare la questione.

ti ricordiAlla fine c’è riuscito.

Nonostante i tanti tentativi degli avvocati e delle avvocate della difesa di ostacolare  e rimandare questo momento, giovedì 24 settembre il PM riprenderà la sua squallida requisitoria.

Ci eravamo lasciati a una requisitoria farsa affidata completamente alle immagini di un filmato.
Un montaggio stile giornalismo d’assalto, che va tanto di moda oggi, sugli avvenimenti avvenuti il 15 ottobre 2011 per le strade di Roma. Un filmato che descriveva quella giornata di rivolta con la chiara volontà di utilizzare, ancora una volta, il reato di “devastazione e saccheggio” per condannare chi ha partecipato al corteo
.
Nell’udienza dell’11 maggio era stata di nuovo impedita la requisitoria del P.M. Era stata infatti presentata un’istanza della difesa in merito ai video della scientifica, su cui si basava la requisitoria dello scorso 27 febbraio: quei video erano davvero un pastrocchio mal orchestrato, anche per i valenti uomini della Questura e della Procura. Alcuni senza audio, altri montati a casaccio, altri ancora non corrispondenti al montato finale. Veramente una zozzeria il lavoro consegnato dalla scientifica alla difesa.

Una schifezza a cui la Procura ha tentato di rimediare non depositando la copia completa dei video utilizzati, ma sferrando un colpo basso: sono stati depositati nuovi video a pochi giorni dall’udienza.
A quel punto, all’istanza di richiesta di acquisizione del materiale completo della polizia scientifica, si è aggiunta la protesta degli avvocati e il Tribunale non ha potuto che prendere atto del casino fatto dal P.M. Minisci e annullare in primis l’udienza del 12 Maggio, confermare quella dell’8 giugno e aggiungendone una per il 6 luglio.
In entrambe si è discusso della questione dei video presentati dall’accusa per dare il tempo necessario alla difesa di analizzarli e contestarli.

Il risultato finale è stato… il blocco della requisitoria.

Il P.M. ha ripetuto che una cosa del genere era inaudita, che non era quasi mai capitato che una requisitoria fosse interrotta… E’ vero. E’ una cosa rara.
Noi siamo ben felici che sia accaduto, contenti che sia stata rallentata la macchina repressiva dello stato.

Poi la prima doccia fredda: lo scorso 5 giugno la Cassazione ha confermato le condanne per alcuni compagni dell’Azione Antifascista Teramo per il secondo filone del processo 15 ottobre. In seguito alla conferma Davide Rosci è stato nuovamente portato in carcere dopo aver già scontato una lunga prigionia fra galera e domiciliari.

Infine, lo scorso 6 luglio il Tribunale ha rigettato tutte le istanze della difesa senza nessuna eccezione e ha fissato la nuova requisitoria per il 24 settembre, alla quale seguiranno le richieste di condanna.

E noi saremo lì, come sempre in questi 4 anni, a lottare al fianco dei compagni e della compagna che rischiano condanne pesantissime.

Giovedì 24 settembre, ore 9, presidio a Piazzale Clodio.

Perché chi si ribella non è mai sola/⁠o.
Complici e Solidali

Rete Evasioni

Lucio a casa

Lucio è nuovamente ristretto agli arresti domiciliari, dopo due mesi di carcere per essere evaso dai domiciliari uscendo sul pianerottolo davanti al proprio appartamento. Il giudice ha inoltre disposto che questa misura cautelare sia gravata dall’impossibilità di incontrare e parlare con persone diverse dai propri conviventi. A Francesco e Graziano, suoi coimputati nella seconda tranche del processo per il sabotaggio al cantiere di Chiomonte, è stato invece tolto questo divieto e possono così rincontrare e riabbracciare i propri amici e compagni.

macerie @ Settembre 20, 2015