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A proposito di Kavarna

...la passione per la libertà è più forte d'ogni autorità...

da Il Pipandro

Perché no (?)

Lo scorso 9 giugno, pioveva ed era l'inizio di un gioioso giovedì, la polizia anticrimine di Venezia ha notificato a chi scrive la richiesta di Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza. Un nome da pessimo film-noir che designa la misura di prevenzione più gravosa prevista per chi, come nel mio caso, appartiene alla categoria di persone sospettate di "essere dedite alla commissione di reati che mettono in pericolo l'integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica". Minorenni e lsd negli acquedotti a parte, la richiesta in questione è costruita mettendo insieme una lunga serie di fatti riguardanti la mia persona dal 2008 in avanti, rilevanti o meno da un punto di vista penale, e delle considerazioni generali della Questura tese a dimostrare la mia "pericolosità sociale", requisito fondamentale per l'applicazione di ogni misura preventiva. Un elenco di "indizi e sospetti" che, oltre a ricordarmi un certo numero di bei momenti altrimenti passati nel dimenticatoio, sono definiti "altamente sintomatici", con piena appropriazione del linguaggio medico, di una patologia a cui la polizia si sta prodigando a trovare una cura.

Ora, che la mancata lealtà verso l'ordine costituito venga perseguitata anche tramite la costruzione di un immaginario di "devianza" non è più una novità dai tempi dell'Inquisizione ma, prerogativa squisitamente democratica spruzzata di stalinismo, la Sorveglianza fa un passo ulteriore: si propone di mettermi da parte per il mio bene, oltre che per preservare "la pacifica coesione sociale tra le parti".

Nelle 16 pagine di morbosa e voyeuristica compilazione non è dato sapere quale tipo di coesione sociale tra le parti sarebbe da preservare, se quella tra sfruttati e sfruttatori o, ad esempio, quella tra i detenuti e i loro carcerieri o, per non andare troppo in là, quella tra i ricchi di questa città e chi è costretto ad andarsene.

Così la mia partecipazione ai cortei No Tav in Val di Susa, o a molti presidi sotto il carcere di Santa Maria Maggiore, sarebbero sintomi di pericolosità non di per sè stessi, ma in relazione all' aver abbandonato gli studi o al non possedere un contratto di lavoro stabile. Conseguentemente, con peloso quanto insopportabile paternalismo, viene proposta una guarigione attraverso quella che è, a tutti gli effetti, una pena senza reato.

Il giudizio del Tribunale del Riesame, che si esprimerà sulla convalida della misura il prossimo 20 settembre in mancanza di dati giuridici oggettivi, non potrà quindi che avere un carattere essenzialmente psichiatrico: ad essere valutate saranno le intere condotte della mia vita, sulla base della suggestione proposta da chi, per mestiere, la spia dal buco di una serratura.

La Sorveglianza, una volta convalidata da un giudice, impedisce la frequentazione di assemblee e locali pubblici, quella delle bettole e delle osterie, obbliga il sorvegliato a stare a casa dall'alba al tramonto e, una specifica del mio e di altri casi, a non lasciare il proprio comune di residenza. Inoltre poichè la Sorveglianza vieta l'incontro con pregiudicati e destinatari di misure di prevenzione, ed essendo praticamente la totalità dei miei compagni affetti da fogli di via o avvisi orali, l'effetto (o lo scopo?) di questa misura sarebbe quello di isolarmi completamente dalle persone con cui ho scelto di vivere e lottare. Il tutto per due anni.

In mancanza di altri strumenti legali per mettermi fuori gioco, la Questura di Venezia cerca di farmi fare lo sbirro di me stesso, delegandomi il controllo delle mie abitudini e delle mie frequentazioni, sotto il costante ricatto di commettere una violazione punibile con la reclusione da 1 a 5 anni.

Un ricatto inaccettabile e un ruolo che non intendo ricoprire.

Per questi, e per molti altri motivi, voglio dire ai miei amici e ai miei compagni che, qualora il giudice dovesse confermare questa misura, non ho nessuna intenzione di sottostarvici. Portare fino in fondo questa scelta significa necessariamente assumersi le conseguenze che potrebbe comportare, non ultima la reclusione. Una prospettiva che non mi fa più paura di passare i prossimi due anni a stare attento a chi incontro per strada, lontano da tutte le cose che faccio, cercando di vivere come la polizia ha detto che dovrei. Del resto, come ci hanno dimostrato le lotte dei detenuti dell'ultimo anno, il carcere non è la fine di niente.

Nei tanti contesti di lotta che ho avuto la fortuna di attraversare ho sempre pensato che l'essenziale, ciò che rende uno slancio generoso realmente rivoluzionario, fosse quanto di noi da quei momenti non sarebbe più tornato indietro come prima. Quante ansie e barriere saremmo riusciti a lasciarci alle spalle, dischiudendo altre possibilità dove prima avremmo visto solo muri.

Più di qualcuno, prima di me, si è trovato per scelta o per necessità ad affrontare a viso aperto lo spinoso terreno della repressione cautelare e preventiva, avendo il coraggio di aprire nuove strade che restano ancora per molti versi inesplorate. Al di là dell'efficacia o meno di questo tipo di risposta, il merito è stato senz'altro quello di rivelare un nuovo campo in cui è possibile battersi, proprio lì dove sembrava più difficile (o nessuno aveva ancora pensato di andare).

Proseguire su questa strada non sarà, per forza di cose, un affare soltanto mio. Ritengo sia imprescindibile un confronto, fra compagni e non, su cosa significa continuare con ciò che si sta portando avanti nonostante le imposizioni poliziesche, e come far fronte ai rischi che comporta la loro violazione trasformandoli, per quanto possibile, in altrettante occasioni di rilancio.

Per ora, semplicemente, intendo proseguire questa discussione non temendo di incontrare i miei affetti, seduto al tavolo di qualche bettola e senza l'ansia di dove tornare a casa la sera.

Nicholas

Da informa-azione:

Dall'introduzione del libro:

Avviso ai viandanti

«Si tratta di arrivare all'ignoto
mediante la sregolatezza di tutti i sensi»
Arthur Rimbaud

Questo è un tentativo di scrittura su fatti avvenuti in un determinato contesto, per andare oltre al solito punto di vista della morale militante.
Per fare a pezzi la ragione politica che tutto vuol cambiare senza cambiare niente, questa sperimentazione è volta a esplorare, attraverso un pensiero libero (per quanto è possibile) dai tempi, una particolare tensione etica.
Va da sé rendere necessario scavalcare ogni idolo, abbandonare ogni modello, evadere da qualsiasi parrocchia, per intraprendere un sentiero del tutto ignoto.
L'obiettivo non è quello di narrare e cronicizzare dei momenti specifici sotto la lente di ingrandimento, ma di prendere quello che è successo il ventiquattro gennaio a Cremona, cercando di mettere in discussione alcune fantomatiche certezze, volgendo lo sguardo altrove.
Un testo che non vuole mitizzare una giornata di rivolta ma vuole attraversare un contesto di ammutinamento, elemento indelebile per vivere il lungo viaggio verso l'utopia.
La mia gratitudine di pensiero va a tutte e a tutti i rivoluzionari che hanno scritto e continuano a scrivere di insurrezione, di libertà e di rivolte, individuali e collettive. In questo testo non si inventa nulla di nuovo, ma si cerca di mettere l'accento su alcune accattivanti folgorazioni scritte e praticate nel passato, anche quello più recente, per aprire il presente al sogno di liberarsi da questo mondo.
I sensi esperienziali che si fondano con alcuni consigli teorici per praticare un qualcosa di totalmente altro.
Errico Malatesta, citando un vecchio proverbio nel suo esilio londinese, sussurrava: il desiderio è il padre del pensiero. Si teorizza ciò che si desidera.
Ecco perché il flusso delle idee attraversano una stravolgente essenzialità: in questa epoca dove troppo fa merda, l'insurrezione è ancora la situazione necessaria per porre domande da tempo inespresse, negando le solite risposte della brodaglia politica.
Questa sregolatezza tanto basta per parlare a chi vuole ascoltare.

per ricevere delle copie e per presentazioni scrivere a:
s-edizioni@logorroici.org

 

Seditiones volant et manent

Un nuovo consulente si aggira nei corridoi della Procura e della Questura di Torino. Più scheletrico di Fassino, più nauseabondo di Borghezio, più decrepito di Matusalemme, si aggira in quelle sale proprio come un fantasma. Anche perché è un fantasma. Quand'era in vita lo chiamavano Caio Tito ed officiava al Senato romano. Era lui, si vocifera, l'autore del detto «Verba volant scripta manent». Solo che — contrariamente a quanto si pensa — l'antico senatore non intendeva affatto consigliare di lasciare traccia di pensieri che altrimenti rischiano di svanire nel vento, tutt'altro! Il suo era piuttosto un invito alla cautela, alla prudenza, rivolto agli onorevoli colleghi di misfatti. Le parole pronunciate si possono sempre smentire, quelle impresse no.

C'è da domandarsi quale sia il senso attribuito alle sue celebri parole dalla sbirraglia savoiarda, la quale le ha appena riprese per battezzare l'operazione — Scripta Manent — che ha portato all'arresto di alcuni anarchici accusati di far parte della Federazione Anarchica Informale, responsabile nel corso degli ultimi anni di una serie di azioni dirette. Forse che il senso è proprio quello più moderno entrato nell'uso comune, come se fino ad oggi tutte le mega-inchieste contro anarchici ritenuti a vario titolo coinvolti nella Federazione Anarchica Informale si fossero dimostrate fallimentari perché basate su chiacchiere effimere, mentre questa volta la Procura torinese avrebbe in mano prove inconfutabili? Chissà, magari il riferimento è al significato che il motto latino ha posseduto per molti secoli: non un invito alla prudenza, né alla scrittura, bensì a parole alate in grado di andare lontano. Questo perché nell'antichità la scrittura era operazione lunga e faticosa, la cui attuazione e consultazione erano riservate a pochi eletti. Forse che le carte scritte dai magistrati, opera di anni ed anni di travaglio, sono riservate soltanto agli occhi di giornalisti e giudici, mentre sono soltanto le loro chiacchiere quelle che possano trovare un pubblico plaudente per le inchieste giudiziarie? Chissà, è un mistero.
Non è un mistero invece il fatto che a noi non interessa minimamente sapere se le parole e le carte della Procura di Torino siano più o meno attendibili. Così, di primo acchito, ci sembrano l'ennesima rimasticatura dei soliti vecchi teoremi finiti in un nulla di fatto (già formulati per l'operazione Cervantes nel 2004 o l'operazione Ardire nel 2012, segnate entrambe da alcuni arresti e decine di indagati), ritenuti presentabili solo perché conditi dalla Digos anziché ruttati dai Ros. La cosa non ci sorprende affatto, vista l'impossibilità congenita dei funzionari dello Stato di comprendere anche solo l'aria che si respira quando si è senza servi né padroni. Chi ha fatto dell'obbedienza una carriera non potrà mai capire chi ha fatto della libertà una vita. È condannato a vedere il mondo con gli stessi occhi con cui un pappone guarda l'amore. Per chi crede ancora nelle elucubrazioni dei magistrati, esse restano comunque tutte da dimostrare, fastidioso passaggio di cui gli uomini e le donne in toga farebbero volentieri a meno.
A fronte di quanto sta accadendo, diventano secondarie le eventuali differenze di prospettive, metodi ed obiettivi di lotta, perché non è questo ad essere in gioco. Oggi a venir presa di mira non è tanto una singola bandiera organizzativa con il suo colore particolare, quanto una possibile incarnazione di un'idea che è anche la nostra idea. Che è l'idea di ogni anarchismo orgoglioso di esserlo. Ovvero che la lotta contro lo Stato possa e debba essere condotta ovunque con furore, sempre e comunque, perché ovunque lo Stato impone il proprio ordine mortifero. Che passare alle vie di fatto contro i diretti responsabili dello sfruttamento e della alienazione della vita umana era significativo nel 1871, come nel 1919, come nel 1936, come nel 1945, come nel 1968, come nel 1977,… come lo è oggi nel 2016. Che lo Stato va abbattuto ad ogni longitudine e latitudine, sia a 3.400 chilometri di distanza che sotto casa, sia che tagli gole come quello islamico sia che prosciughi cervelli come quello democratico. Che l'attacco contro chi devasta e saccheggia non solo il pianeta ma la stessa esistenza umana è necessario e travalica ogni contesto sociale, essendo una urgenza che può essere sentita dai tanti come dai pochi.
È questa l'idea finita oggi nel mirino della repressione, un'idea che va difesa fino all'ultimo respiro.
Finimondo.org

 

Rilanciamo da Croce Nera gli indirizzi e il conto corrente per sostenere le compagne e i compagni arrestati nel corso dell'operazione repressiva "Scripta Manent":

BISESTI MARCO C.R. REBIBBIA via Bartolo Longo n. 72 – 00156 ROMA

MERCOGLIANO ALESSANDRO
C.R. REBIBBIA via Bartolo Longo n. 72 00156 ROMA

BENIAMINO ANNA
C.C. CIVITAVECCHIA via Aurelia nord km 79,500 n. snc 00053

CREMONESE DANILO EMILIANO C.C. via San Donato n.2- 65129 PESCARA

SPEZIALE VALENTINA C.C. via Ettore Ianni n.30 – 66100 CHIETI

ALFREDO COSPITO E NICOLA GAI SI TROVANO SEMPRE A FERRARA IN AS2

Mentre Daniele, compagno redattore di CROCE NERA ANARCHICA, è stato arrestato secondo altro procedimento, con l’accusa di detenzione di materiale atto alla fabbricazione di ordigni esplosivi. In seguito al ritrovamento nel suo appartamento di alcune batterie e un manuale da elettricista.

CORTELLI DANIELE C.C. Regina Coeli  Via della lungara n29 – 00165 roma

Per inviare contributi solidali

N° Carta PostePay: 4023 6009 1934 2891
Intestato a: Omar Nioi

Segue una raccolta di testi sulla prosecuzione del conflitto contro la Loi Travail e lo sfruttamento salariato in Francia:

Una primavera francese, parte seconda (e non ultima!)

A partire da maggio, qualcosa cambia nella contestazione della "Legge Lavoro" (Loi Travail). I sindacati, probabilmente spinti dalla base, si agitano un po’ di più, le manifestazioni “ufficiali” da loro indette sono più numerose, alcune sono enormi, vengono dichiarati degli scioperi (ferrovie, trasporti pubblici di Parigi, energia). Gli scioperi sono abbastanza partecipati, ci sono disagi nei trasporti pubblici della capitale e per qualche giorno si paventa una penuria di carburanti a causa dello sciopero delle raffinerie e dei camionisti. Nulla di impressionante, né di comparabile ad altri scioperi del passato, ma qualcosa di nuovo nel panorama di questo movimento.

Per quanto riguarda, le manifestazioni, a Parigi (mi limito a questa città, non conoscendo direttamente la situazione altrove) lo “spezzone di testa” prende una valenza nuova. Non si tratta più di un piccolo corteo guidato da un gruppo politico preciso, ma di qualcosa di molto più grosso e determinato, (quasi) impossibile a manipolare da un’avanguardia. Anche i sindacati si accontentano di sfilare dietro, senza più cercare di prendere la testa (com’era successo in marzo, con botte dalle due parti). Moltissime persone che prima si limitavano al ruolo spettatori vengono in manifestazione con quello che serve per coprirsi e spesso anche con quello che serve per attaccare gli sbirri e il mondo che difendono. Il 14 giungo, migliaia di persone (venute da tutta la Francia) hanno preso a sassate la polizia, a martellate tutto quello che poteva essere distrutto lungo un percorso che ha attraversato alcuni fra i quartieri più ricchi di Parigi. Anche le manifestazioni spontanee sono più numerose, più partecipate e più “efficaci”. Come si dice, divertendosi si impara… a divertirsi meglio!

Ma non facciamoci illusioni. Restano dei limiti molto grossi. Innanzitutto il fatto che non si è riusciti ad immaginare altre forme di conflittualità, diverse dalla manifestazione (“ufficiale” o “spontanea” che sia). All’inizio di questo movimento, alcune scuole superiori sono state bloccate dagli studenti, che si sono presi una certa repressione (pestaggi da parte della polizia e denunce), dopo le vacanze di Pasqua nulla più si è mosso nelle scuole superiori. Le università sono rimaste tranquille, nonostante qualche tentativo di occupazione qua e là, sempre verso marzo-aprile. Anche quando i lavoratori di alcuni settori produttivi o dei trasporti hanno scioperato, non ci sono stati blocchi di strade o di fabbriche (com’era successo per esempio nel 2010, durante l’opposizione al prolungamento dell’età pensionabile).
Gli attacchi “sparsi” qua e là, in piccoli gruppi, restano poco diffusi e i loro obiettivi abbastanza prevedibili. Ciò denota anche una mancanza di approfondimento della critica. Va benissimo spaccare le vetrine di un locale del PS, ma non dobbiamo dimenticare tutte le altre strutture del potere. Per esempio : perché il PS sì e il PCF no? Perché i comunisti sfilano dietro di noi? Appunto: cercano di recuperare politicamente la lotta! Un altro esempio è la difesa del negozio di un’associazione umanitaria, Emmaüs, durante la manifestazione del 26 maggio a Parigi o le prese di distanza dalla distruzione delle vetrate di un ospedale, il 14 giugno (a questo proposito si leggeranno i testi in allegato). Certo, le cose si fanno poco a poco e l’evoluzione nei modi di ragionare e di rapportarsi a questo mondo, che è più importante dei sassi che volano, procede lentamente. Speriamo che proceda (è lo scopo di alcuni testi!).

Da parte dello Stato, c’è stata una stretta. La si è vista progressivamente, nei tre livelli che sono la gestione della piazza, la repressione preventiva (amministrativa) e quella giudiziaria.  Almeno a Parigi, la gestione della piazza è diventata sempre più dura, a partire da inizio maggio in poi. Il comportamento degli sbirri è diventato sempre più violento, i feriti sempre più numerosi. Già durante la tradizionale manifestazione del 1 maggio la polizia a tagliato in due il corteo, bloccandone una parte sotto i lacrimogeni e le granate di disaccerchamento (delle specie di bombe a mano che, scoppiando, “sparano” pezzi di plastica tutto intorno e possono causare gravi ferite - non dimentichiamo poi i flash ball, anche se vengono usati di rado durante le manifestazioni). Il 14 giugno le cariche (meno utilizzate qui che in Italia) sono state numerose e molto dure, nella maggior parte dei casi gli sbirri manganellavano le teste, per fare più male possibile. Tutto il corteo, poi è stato fatto sotto delle nuvole di gas lacrimogeni e in due momenti (quando gli scontri sono stati più forti e alla fine) la polizia ha utilizzato dei camion idranti anche questi insoliti nella capitale.
Dal punto di vista della repressione preventiva, i divieti di manifestare (autorizzati dallo stato d’emergenza) piovono a dirotto. A Parigi si contano in un centinaio ad ogni manifestazione. Ad alcuni compagni con processi in corso, che abitano nella periferia, poi, è stato vietato completamente l’accesso alla capitale. Altri compagni parigini sono stati perquisiti il 28 giugno, in relazione a quella che sembrerebbe essere une grossa inchiesta che comprenderebbe tutte le manifestazioni da novembre (data della proclamazione dello stato d’emergenza) in qua, fondandosi su una fantomatica “associazione di malfattori” (ci sono pochissime informazioni a proposito di questa inchiesta).
La macchina giudiziaria funziona poi a pieno regime per punire quelle e quelli che hanno avuto la sfortuna di farsi prendere (la maggior parte per delle sciocchezze : le accuse sono spesso minime, come partecipazione a manifestazione non autorizzata, piccole violenze su agenti di polizia, etc.). Non so se c’è stato un inasprimento nelle condanne, ma due episodi mostrano che le accuse sono pesanti (tentato omicidio) anche per fatti relativamente poco gravi. In questo momento (metà agosto) restano infatti in detenzione preventiva i manifestanti nei confronti dei quali ci sono queste accuse più gravi. Tentato omicidio per il ragazzo di Nantes che ha fatto lo sgambetto ad uno sbirro che ha voluto fare l’eroe entrando da solo nel mezzo del corteo del 3 maggio ed è stato pestato dai manifestanti. A Parigi, delle sei persone accusate dell’incendio della macchina della polizia del 18 maggio e arrestate nel pomeriggio stesso (per quattro di loro) o settimane dopo (per altri due), quattro sono ancora in carcere.
Un bilancio fatto dal Ministero della giustizia a inizio luglio parla di 900 persone arrestate (la maggior parte rilasciate) dall’inizio della contestazione contro la Legge lavoro. 32 persone sono state condannate a pene di prigione senza condizionale, 59 con condizionale.

Di fronte alla repressione, non possiamo certo abbandonare le persone a cui lo Stato vuol far pagare per tutti. C’è però il rischio di cadere nella trappola del’antirepressione. Si lascia da parte il motivo per cui si lotta e la prospettiva più larga di sovvertire l’esistente, per limitarsi a chiedere la liberazione dei prigionieri. Da una posizione di attacco, vincente, si passa ad una posizione difensiva, perdente per definizione perché giocata su un terreno delimitato dall’azione delle forze repressive. Le assemblee “contro la repressione” hanno permesso, in questi ultimi mesi come troppo spesso nel passato e anche altrove, l’emergere di forme di leadership. “Esperti” dell’antirepressione, ch’essa sia giuridica o “antigiuridica” cominciano a utilizzare queste assemblee come un trampolino politico. Esperti, rossi, neri (meno numerosi) o “comunitari” (sedicenti portavoce di supposti “quartieri popolari”) che non abbiamo mai visto là dove li sbirri si prendevano le sassate e le vetrine le martellate. Purtroppo questo riflesso al ripiegamento difensivo è diffuso e la scommessa di continuare con delle proposizioni offensive (che comunque contribuiscono a dare “forza” ai compagni e alle compagne arrestati o sotto processo) diventa sempre meno condivisa.

Ma non perdiamo la determinazione. L’estate sta finendo, la data simbolica della riapertura delle scuole é il 1 settembre. E in tanti, durante i mesi d’estate, ci si è detti che qualcosa ricomincerà. Ci sono già alcuni appuntamenti, vedremo se l’autunno sarà “caldo” quanto la primavera è stata piovosa (soprattutto di pietre per gli sbirri)…

Non è finita qui!


Altri testi in formato .pdf:

La festa è già finita?

La nostra rabbia non è cieca

Emmaus sì o Emmaus no?


AGGIORNAMENTO DELLA CRONOLOGIA [da metà maggio circa a metà agosto]

In massa, di giorno o di notte:

17 maggio, Besançon : blocco di una scuola superiore, blocco anche di un Quick (ristorante rapido di cibo-spazzatura). Alla fine della manifestazione sindacale del pomeriggio, 200 persone partono in corteo selvaggio in direzione della stazione per bloccarla.

19 maggio : Manifestazioini in tutta la Francia. (400.000persone, secondo gli organizzatori). A Besançon, ancora blocco di un liceo. Un piccolo ma rumoroso corteo spontaneo parte per raggiungere il logo di partenza della manifestazione sindacale del pomeriggio

20 maggio : manifestazione spontanea a Lille. Una cinquantina di persone si danno appuntamento la sera e partono in corteo. Scritte sul locale del PS (dove una scritta era stata già fatta pochi giorni prima, accompagnata da colla nella serratura). Scritte anche su banche, sul locale di un deputato e su un’agenzia dell’impresa di costruzioni Bouygues, che costruisce prigioni. Barricate con cassonetti incendiati. A Brest, la sera un piccolo corteo parte dall’università e va gridare contro gli sbirri. Più tardi nella notte vengono rotti alcuni vetri di un posto di polizia, poi fatte delle scritte ingiuriose. Stessa cosa sui muri di un altro posto di polizia.

26 maggio : manifestazioni sindacali in tutte le grandi città. Scontri a Parigi, molti danneggiamenti di negozi lungo il percorso. Un tentativo di partire in corteo spontaneo su un altro percorso viene bloccato dalla polizia. Qualche manifestante cerca di prendersela con un negozio dell’associazione umanitaria “Emmaüs”, ma altri fanno un cordone per difenderlo [Cfr. il test “Emmaüs si o Emmaüs no”; NdT.] La sera, una manifestazione spontanea parte da Place de la République per andare agli studi televisivi dove la ministra del Lavoro, Myriam El-Khomri, sta rilasciando un’intervista. Ci manca poco che le 200 persone riescano a entrare nello studio. Anche da fuori, riescono a perturbare la trasmissione (in diretta) che viene sospesa, la ministra portata via in tutta fretta dalla sua scorta! Gli sbirri arrivano, il corteo riparte con numerosi danni nel quartiere, come le vetrate dell’ufficio che si occupa dei permessi di soggiorno (più precisamente, delle espulsioni) per gli stranieri senza documenti, poi si disperde senza alcun arresto. Bel corteo anche a Nantes, nonostante sia vietato dalla Prefettura, con danneggiamenti (fra l’altro i vetri della sede del giornale Ouest France, che da sempre sputa sul movimento contro la Legge Lavoro, la ZAD, etc.). Scontro anche a Dijon, a Caen, a Bordeaux, dove un palo metallico viene lanciato attraverso i vetri della porta di un commissariato (anche una macchina di sbirri viene danneggiata). A Lione, un tentativo di corteo spontaneo dopo la manifestazione ufficiale viene bloccato dalla polizia. Ad Amiens, circonvallazione bloccata il mattino e stazione bloccata il pomeriggio. A Rennes, la polizia ce la mette tutta e la manifestazione si svolge senza grandi danneggiamenti (c’è da dire che non rimane più granché da sfasciare). I manifestanti vanno bloccare la stazione. Durante la manifestazione, numerose persone sono entrate in una stazione della metro ed hanno sabotato le macchinette dei biglietti con della schiuma espansiva attacchinando dei manifesti in solidarietà con i 20 arrestati del 29 maggio “Siamo tutti sabotatori. Solidarietà con gli arrestati”.

31 maggio Ancora una volta a Rennes la manifestazione entra in una stazione della metro, dove le macchinette dei biglietti vengono sabotate con schiuma espansiva (gesto di solidarietà con gli arrestati del 19 maggio).

2 giugno : Manifestazioni ufficiali in diverse città. A Parigi un buon numero di persone abbandona la manifestazione ufficiale e parte in corteo spontaneo nei “bei quartieri”, lasciando delle belle tracce del suo passaggio. Il corteo si dirige verso un’esposizione a Porte de Versailles, dove c’è anche... il presidente Hollande. Non ci arriva e 17 persone vengono arrestate. Manifestazione divertente anche a Ruoen, a Nantes scontri e danni, fra l’altro, al Municipio e alla Corte regionale dei conti. A Rennes la gestione della piazza è sempre più violenta, dei furgoni della polizia si lanciano sulla folla che sta cercando di bloccare la circonvallazione rischiando di schiacciare qualcuno.

14 giungo. Grande manifestazione nazionale indetta dai sindacati a Parigi. Come previsto, un bel bordello. I primi scontri iniziano poco dopo la partenza, con petardoni e sassate contro lacrimogeni e granate di disaccerchiamento in quantità. Di fatto tutto il percorso sarà sommerso dai gas, tutti i muri ricoperti di scritte, tutti i vetri spaccati, pure alcuni pezzi di strada in cui l’asfalto è stato rotto per lanciarlo contro gli sbirri. All’altezza del metro Duroc, gli scontro durante a lungo, finché gli sbirri disperdono i manifestanti con un camion-cannone ad acque, tagliando in due la manifestazione. In quell’occasione, anche le vetrate dell’ospedale Necker pagano la rabbia dei rivoltosi [Cf. il testo “La nostra rabbia non è cieca”; NdT]. Molti arresti, una trentini di sbirri lievemente feriti, fra i manifestanti 4 feriti gravi da granate. La sera, a République, durante un corteo spontaneo, una macchina di servizio dei trasporti pubblici di Parigi viene incendiata, due Autolib’ (macchine elettriche) fanno la stessa fine. Un supermercato e diversi negozi vengono attaccati.

23 giugno : manifestazioni in molte grandi città. A Parigi, impossibile accedere a Place de la Bastille senza essere perquisiti. Tra l’altro, la “manifestazione” autorizzata dalla prefettura sarà un cerchio di 1,4 km… Ma poco dopo, un piccolo corteo spontaneo provoca danni (una macchina elettrica incendiata) nel centro, vicino al Municipio centrale. A fine pomeriggio, corteo spontaneo nel quartiere di Belleville. La sede nazionale del sindacato “giallo” CFDT ha le vetrate distrutte, come un ufficio di collocamento, alcune banche, del mobilio urbano, della macchine di ricchi. Anche a Rennes e Grenoble, i momenti migliori sono i cortei spontanei dopo la fine delle manifestazioni ufficiali. A Le Havre, lungo il percorso della manifestazione vengono distrutti tutti i parchimetri (non è la prima volta : dev’essere una specialità locale – posto che vai, casse che trovi!)

28 giugno : la manifestazione parigina è strettamente controllata dalla polizia. La vigilia un centinaio di persone hanno ricevuto dei divieti di manifestare. Tutte le strade che portano alla Place de la Bastille, luogo di “partenza” della manifestazione, sono presidiate dagli sbirri e tutti quelli che cercavano di passare venivano perquisiti. 81 di questi vengono portati in commissariato per possesso di oggetti proibiti. A Lille, invece, un blocco stradale e un po’ di casino al mattino.

In piccoli gruppi, di notte o di giorno:

12 maggio : a Bordeaux e in un piccolo comune della sua periferia, tre locali del PS vengono vandalizzati con scritte, secchiate di vernice e una pietra in una vetrina.

19 maggio. 19 persone vengono arrestate a Rennes mentre cercano di bloccare, con della schiuma espansiva, le macchinette dei biglietti della metro. Gli sbirri sapevano del sabotaggio previsto e li aspettavano. Una ventesima persona sarà arrestata poco dopo, mentre i media si scatenano. Verranno tutti rilasciati l’indomani, in libertà vigilata. Sulla serranda del PS di Rouen viene scritto : “Valls [il primo ministro; NdT] finirai appeso”. A Besançon, scritte anarchiche sull’ufficio di un parlamentare di destra.

23 maggio: Grenoble. Dodici impatti di pallottole calibro 9mm nella vetrina del PS… I politici si preoccupano.

26 maggio, Ciboure : un bancomat viene incendiato. A fianco, una scritta contro la Legge lavoro e la grande industria/finanza.

30 maggio, Tourcoing : scritte sui muri e sulle saracinesche del locale del PS.

2 giugno : alla periferia di Parigi, qualcuno che se ne intende ha piazzato dei “petardi di allerta” sui binari di un TGV. Si tratta di uno strumento usato dalle ferrovie per segnalare un problema, ed obbligano i conduttori dei treni a fermarsi. Purtroppo vengono trovati e tolti prima dell’arrivo del treno…

11 giugno : a Tolosa, numerose auto del comune, di Vinci, di agenzie immobiliari, di Orange Telecom, ed un camion di Eiffage [impresa che, come Vinci, costruisce prigioni e altre porcherie; NdT] finiscono con i pneumatici a terra. COmmunicato in solidarietà con le persone incarcerate o sotto processo a causa del movimento contro la Legge lavoro.

18/19 giugno : nel weekend, quattro locali del PS e un municipio vengono attaccati. A Lannion, una pietra sfonda la porta vetrata del comune e delle bocce (quelle del gioco così francese) attraversano tre vetri del PS. Il locale collettivo Nuit Debut si dissocia. Vetri spaccati e scritte sull’ufficio del un deputato a Dijon, idem a Parigi e in una città del Gard.

20 giugno : Limoges : la porta vetrata della sede del sindacato “giallo” CFDT viene sfasciata nella notte.

25 giugno : attacco alla sede centrale del sindacato CGT à Montreuil (periferia di Parigi). Scandalo sui media, la sinistra condanna, anche alcuni anarchici prendono le distanze dagli autori [si veda, in italiano : http://www.autistici.org/cna/2016/07/01/parigi-precisazioni-sullattacco-alla-sede-della-cgt-e-sulla-dissociazione-anonima/ ].

25/26 giugno Tours : all’apertura dell’università il lunedì mattina, sorpresa! Sale e corridoi sono pieni di scritte, un centinaio, contro la Legge lavoro, lo Stato, il capitale, gli sbirri e chi più ne ha più ne metta. Il rettorato annuncia che ci vorranno 70.000 euro per ricoprirli.

29 giugno : con grandissimo piacere, da queste a parte delle Alpi leggiamo che un bancomat è stato incendiato a Genova in solidarietà con i rivoltosi francesi (e le persone che si rivoltano ed evadono dai CIE). Un abbraccio forte ai/le compagni/e laggiù! A buon rendere..

30 giugno, Bordeaux : incendio doloso del locale del sindacato “giallo” CFDT. Gli autori hanno spinto dei cassonetti della spazzatura davanti alla porta e li hanno incendiati. Il fuoco si è poi propagato all’edificio.

1 luglio Cahors : Scritte ingiuriose sulla vetrina del PS e, per non dimenticarli, anche su quella del Front National

6 luglio : vernice e uova sul uro del locale PS di Saint Etienne

7 luglio : una scritta contro al Legge lavoro su un locale del PS a Marsiglia

8 luglio, Parigi : numerosi vetri della sede del PS del XX arrondissement vengono sfondati. Una scritta “Traditori” (come se fossero mai stati dalla parte degli sfruttati…). La sindaca dell’arrondissement, socialista, condanna l’atto (che non è il primo in quella zona, anzi)

9 luglio : la porta di vetro del locale di Rennes del sindacato FO viene sfondata. I sindacalisti affermano che “ogni volta che c’è un movimento sociale, abbiamo questi tipo di problemi”. Imparate a non tirare profitto politico dalla rabbia degli sfruttai! Intanto, a Chailly-sur- Armançon, i partecipanti ad un torneo di golf riservato ai membri del MEDEG [la Confindustria francese; NdT] trovano i campi da golf distrutti ed alcuni striscioni contro la Legge lavoro e contro il lavoro.

26 luglio, Niort : merda sull’ingresso della sede del PS. Le scritte che l’accompagnano fanno riferimento all’utilizzo del voto di fiducia per far passare la Legge lavoro in parlamento.