Sgomberato questa mattina, martedì 13 gennaio, l’ex Kag di Pisogne, il capannone autogestito in via Neziole occupato da gennaio. Questa mattina intorno alle 8.30 digos, polizia e carabinieri hanno eseguito lo sgombero, sfondando la vetrata. Bloccate anche la botola che dal secondo piano portava al tetto. All’interno del capannone 5 compagni, ascolta la corrispondenza con uno di loro. http://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2015/01/rec0113-083826.mp3 Aggiornamento ore 9.40: i 5 compagni vengono portati alla caserma di Breno per le foto segnaletiche e per prendere le impronte digitali. Ascolta la corrispondenza con Elena del collettivo Provincialotta. http://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2015/01/rec0113-093235.mp3 Indetto per questo pomeriggio alle 17 un presidio e una conferenza stampa alle 17.30 Sabato 17 manifestazione in difesa dell’ex Kag di Pisogne e di tutti gli spazi sociali. Di seguito il comunicato: VOGLIAMO (UNO) SPAZIO La neonata occupazione di “Via Neziole 4”, situata nello stabile che per cinque anni ha ospitato l’associazione culturale “KAG”, indice un corteo dimostrativo SABATO 17 GENNAIO con concentramento presso Piazza San Costanzo a Pisogne alle 14:30. La manifestazione avrà come obiettivi: •DIFENDERE L’OCCUPAZIONE DI VIA NEZIOLE 4 •RIVENDICARE L’ESIGENZA DI UNO SPAZIO SOCIALE IN VALLE CAMONICA LIBERO DALLE LOGICHE DI PROFITTO E SFRUTTAMENTO •COSTRUIRE UNA BASE DI SOLIDARIETÀ TRA LE DIVERSE REALTÀ CAMUNE IMPEGNATE NELLE LOTTE SOCIALI, NEL CONFRONTO CULTURALE , NELLA DIFESA DEL TERRITORIO DALLE SPECULAZIONI CHE STANNO MUTANDO INEVITABILMENTE LA NOSTRA VALLE •OPPORCI ALLE POLITICHE REPRESSIVE ESPRESSE DALLA GIUNTA COMUNALE CON IL NUOVO REGOLAMENTO DI POLIZIA MUNICIPALE A seguito dello sfratto dell’Associazione KAG abbiamo collettivamente deciso di occupare lo stabile in Via Neziole per proseguire il percorso di iniziative aggregative, culturali e sociali che dal 2009 si sono svolte tra le mura di questo capannone, gettando le basi per una nuova esperienza. Scenderemo in piazza perché riteniamo che il mancato rinnovamento del bando comunale non sia altro che una decisione politica repressiva e ingiustificata. Il capannone di via Neziole ha per anni rappresentato un’alternativa politica e culturale autogestita in Valle Camonica che rischia ora di essere eliminata e messa a tacere. Continueremo ostinatamente a lottare per una società diversa, basata sulla solidarietà e sull’uguaglianza, contro lo sfruttamento e il sistema economico che lo produce promuovendo ogni forma di attività culturale, politica e sociale finalizzate a questo scopo. Sono note a tutti le simpatie fascistoidi di Invernici. Il regolamento di polizia municipale colmo di divieti degni del ventennio dimostra l’attitudine del primo cittadino al controllo e alla repressione della cittadinanza: vietato stendere i panni, vietato bagnare i fiori in luogo pubblico, vietato chiedere l’elemosina. Manca solo il divieto di essere poveri. Resistere per esistere. Contro le politiche repressive: un altro mondo è possibile. CONCENTRAMENTO ORE 14:30 IN PIAZZA SAN COSTANZO (LA PIAZZA PRINCIPALE DI PISOGNE). Via Neziole 4 Occupata #N4O #vogliamounospazio Vogliamounospazio@inventati.org
Autore: Kavarna
Su Charlie, barbarie e libertà…
In questo momento dove l'unità nazionale (quella stessa che produce guerre sparse per le strade e per il mondo, quella stessa che ha prodotto e produce ancora il sanguinario colonialismo occidentale in terre lontane), sta unendo oppressori e oppressi, riportiamo due voci fuori dal coro menzognero sulla questione Charlie, barbarie e libertà...,
C'è un errore, io non sono Charlie...
No, vaffanculo, io non sono Charlie
Ancora su delazione e sabotaggi… Due spunti interessanti! Contro le delazioni, sempre!
Straccetti di benzina, stracci politici e delazione
Non essendo particolarmente internettari, abbiamo letto diversi giorni dopo la loro pubblicazione l'articolo redazionale I burabacio uscito sul sito notav.info e il comunicato, pubblicato sullo stesso sito, del magistrato Imposimato a proposito dei recenti sabotaggi avvenuti contro l'Alta Velocità in Italia. Mentre stavamo ragionando di scrivere una critica ai contenuti del primo articolo e al fatto stesso di pubblicare una presa di posizione su cosa fanno o non fanno i no tav da parte di un magistrato (e nemmemo uno qualsiasi, bensì un PM responsabile di aver seppellito sotto anni di galere decine di rivoluzionari), abbiamo saputo che la prima versione de I burabacio (prontamente sostituita, senza dirlo, cercando in tal modo di cancellare le tracce) era ben peggiore. Ci sarebbe piaciuto che le nostre critiche circolassero anche in Valsusa in modo diretto (a voce e su carta), poco interessati come siamo ai "dibattiti" virtuali tra militanti e componenti politiche. Ma la faccenda è così grave da spingerci alla forma-tempo del comunicato in internet, con tutti i suoi limiti.
Nella prima versione de I burabacio, la redazione di notav.info indica i redattori del sito finimondo.org come coloro che "fino a qualche annetto fa usavano i loro petardoni postali che qualche rintocco facevano, ora usano qualche straccetto di benzina inneggiando alla rabbia generale..." (la seconda versione diventa "andavano in estasi per i petardoni postali ... e ora per qualche straccetto di benzina ...").
Indicare pubblicamente degli individui quali autori di determinati reati è, a casa nostra, delazione, pratica indegna per chiunque si consideri rivoluzionario o anche solo genericamente "compagno". Quando si criticano (o si dileggiano) delle pratiche di azione diretta, c'è la polemica, anche dura, anche aspra. Quando si afferma che Tizio o Caio hanno compiuto questo o quel sabotaggio, si fa qualcosa che è semplicemente inaccettabile. "Delazione" non è parola che usiamo alla leggera, ma con quel peso e con quella precisione che scavano fossati tra chi accetta e chi rifiuta un tale modo di fare.
E siccome in queste faccende la precisione è fondamentale, va detto che di quell'articolo sono responsabili i redattori di notav.info (cioè alcuni militanti del centro sociale Askatasuna e del comitato di lotta popolare di Bussoleno), certo non un generico e inesistente "Signor Movimento No Tav". Ci sono decine e decine di compagni (e non) che nella lotta valsusina contro il TAV hanno messo idee, impegno e cuore, che non si sono mai dissociati da alcuna pratica di attacco al potere e che non hanno mai indicato nessuno – né direttamente né indirettamente – alla polizia.
Detto ciò, e con la consapevolezza che una simile questione non si affronta attraverso un semplice, ancorché doveroso, comunicato, vogliamo aggiungere qualcosa sulle saccenti e sprezzanti parole con cui i redattori di no tav.info parlano dei "fan di due cavi bruciati" o "qualche straccetto imbevuto di benzina", loro che sanno, dall'alto della loro scienza, che "il sabotaggio è una pratica seria".
I sabotaggi di dicembre (come vari altri che li hanno preceduti) hanno dimostrato che l'Alta Velcità è un gigante dai piedi di argilla, che può essere bloccato, danneggiato, sabotato anche con mezzi alla portata di chiunque. Proprio come molte delle azioni che sono avvenute in Valsusa. Questo difendere o condannare la benzina (cos'hanno usato i compagni che si sono rivendicati l'attacco al cantiere di Chiomonte? Le bottiglie hanno più "dignità politica" degli stracci, oppure è la "narrazione tossica" dei media che decide quale sabotaggio sia legittimo e quale no?) a seconda dell'opportunismo del momento (che si spinge fino a far da cassa di risonanza a "uno che di terrorismo se ne intende"... come Imposimato) nasconde ben altro timore: quello di non poter centralizzare, e quindi controllare, la lotta contro il TAV. Per quanto ci riguarda, invece, difendiamo i blocchi di massa come le azioni in pochi, le bottiglie contro i macchinari di un cantiere come gli stracci contro i cavi dei Frecciarossa, le manifestazioni tranquille come i sassi contro la sbirraglia, i sabotaggi in Valsusa come sull'Appennino (e cogliamo anche l'occasione per esprimere tutta la nostra solidarietà ai compagni anarchici perquisiti a Bologna).
Questo, e altro ancora, avremmo voluto dire.
Ma l'attacco contro i redattori di finimondo si è spinto ben oltre.
Saremmo antiquati, ma chiamiamo gatto un gatto. E delazione la delazione.
Che nessuno provi a liquidare tutto ciò come "polemica tra componenti politiche". Ci sono princìpi che vanno difesi come le barricate.
Trento, 6 gennaio 2015
anarchiche e anarchici di Trento e Rovereto
SLALOM NO TAV, TRA OPPORTUNISTI, PRESTIDIGITATORI E SICOFANTI
Tempo di vacanze. In genere, tutti i governi di ogni Stato approfittano di questi periodi per far passare in sordina le peggio leggi, i peggio decreti, le peggio nefandezze.
In questo mondo all’incontrario è una pratica utilizzata non solo dagli stati, ma anche da coloro che aspirano ad una simile organizzazione sociale. Lo Stato, appunto, con i suoi Ministeri, da quello della Paura a quello della Messainriga passando per quello della Formazione delle Coscienze.
Facciamo un balzo indietro, al finire dello scorso anno. L’antefatto:
Dei cavi che scorrono lungo la linea dell’Alta Velocità, nei pressi di Bologna, vengono dati alle fiamme. “Sabotaggio No Tav” si mormora per le strade, nei bar, lungo i sentieri. “Terrorismo No Tav” sbraita qualche politico, i mass-media riportano ora un termine ora l’altro, a seconda dell’indicazione del proprio padrone. Qualcuno però non ci sta e afferma che NO, un No Tav non può averlo fatto, e se non lui, chi? Ma i servizi segreti, è ovvio. Ma perché afferma ciò?
Perché lo ha dichiarato il magistrato Ferdinando Imposimato [1], ex-gendarme e cerbero di molti rivoluzionari negli anni ’70 e ’80 (come Gian Carlo Caselli del resto), ed ora “sostenitore delle politiche No Tav”;
perché la protesta è genuina se è “spontanea e non violenta”;
perché “nessuno di noi è a conoscenza di azioni come quella di questi giorni”;
perché non è il momento di sabotare visto che l’accusa di terrorismo è caduta per tutti/e i sette No Tav agli arresti;
perché sono cose che accadono lontano dalla valle.
[fonte: http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/12/26/ARbpc4zC-sabotaggi_velocita_strategia.shtml]
Queste misere considerazioni sarebbero sufficienti per affermare che un atto di sabotaggio è “strategia della tensione”!
Che diamine, solo un paio d’anni fa, forse tre, si coniava l’espressione, poi divenuta per alcuni/e pratica attiva, di “PORTARE LA VALLE IN CITTÀ” e viceversa.
Solo un paio d’anni fa, forse tre, gli stessi che oggi fanno dietrologia, affermavano da un palco che non è importante venire in Val Susa per lottare contro il Tav, perché il Tav è ovunque.
“IL TAV È OVUNQUE” è un’espressione che non è stata inventata sul finire del 2014, ma alcuni anni fa e, soprattutto, praticata.
Ferdi (al contrario del Carlin) dice che è “strategia della tensione”, e voi scordate la sofferenza di centinaia di ragazzi e ragazze, torturati/e dai suoi sgherri (e da quelli del Carlin e dell’Armand) nelle questure e nelle carceri e gli date credibilità e legittimità?
Sono stati i servizi perché la protesta genuina è non violenta, cioè non deve far male a nessun essere umano. A parte che mi piacerebbe sapere il motivo per cui io posso perdere un occhio grazie ad un razzo al cs sparato ad altezza d’uomo, o sputare sangue per giorni, dalla gola o dalla vagina, grazie a migliaia di lacrimogeni al cs sparati in poche ore, o avere il volto tumefatto per mesi grazie alle sprangate degli sbirri……e i responsabili di ciò devono ricevere da me un trattamento differente, a parte queste mie considerazioni, a voi risulta che sui binari bolognesi qualcuno si sia fatto del male a causa di quell’incendio?
Sono stati i servizi perché noi non ne eravamo a “conoscenza”. Perché, eravate forse a conoscenza dell’attacco al cantiere del 13 maggio 2013 o di altri sabotaggi avvenuti in valle, o altrove? E che differenza c’è tra il cremare un compressore o dei cavi?
È caduta l’accusa di terrorismo, bene, e allora andiamo tutti/e al mare e lasciamo che continuino a devastare quella che adesso è anche la mia Valle?
Possibile che con inchieste e processi ancora in corso, con la quotidiana verifica dell’asservimento dei mass-media al Partito del Tav, con la consapevolezza della generosità di tanti nemici del Tav e non solo, si è ancora così ingenui?
Ma non è finita, perché adesso arriva il peggio, e qui torniamo all’inizio di questo testo, al vero e proprio nocciolo della questione.
Gli aspiranti autocrati a cui mi riferisco, cioè i curatori del sito NOTAV.INFO, per zittire dei loro rivali di web arrivano alla vera e propria delazione. Come differentemente definire la seguente frase in un loro post dal titolo “I burabacio”:
<< […] Ma tanto a loro che importa, gli interessa solo mantenere accesa la fiammella sempre più tenua (la fobia sessista a volte gioca brutti scherzi, n.d.r.) del prossimo gesto individuale che saprà guadagnarsi qualche prima pagina dei tanto disprezzati giornali….fino a qualche annetto fa usavano i loro petardoni postali che qualche rintocco facevano, ora usano qualche straccetto imbevuto di benzina inneggiando alla rabbia generale…chissà che Finimondo! […] >>.
Come si pensa di essere definiti, infami? Collaborazionisti? Sicofanti? Informatori? Merde? Che termine preferite, io li odio tutti.
Quando dite e/o scrivete queste considerazioni, quando le condividete e le diffondete (vedi “Dans Le Rue”, “NoTavGenova” e persino un redattore di Radio Black Out), siete dei pusillanimi.
Antonio Gramsci e Rosa Luxemburg si rivolterebbero nella tomba ad avere degli epigoni simili.
Probabilmente qualcuno/a gli ha fatto notare che “sì, forse, magari, potrebbe essere che stavolta avete cacato a chilometri di distanza dal vasino, esagerato un tantino, che magari qualcuno/a potrebbe davvero essere arrestato grazie alla vostra soffiata”, e quindi loro che fanno? Mettono un cappello su quel post? Si scusano? Avvisano il Ministero della Paura che non volevano affermare ciò che hanno scritto? Nooo, nulla di tutto ciò.
Eliminano dalla Home Page l’articolo in questione, “I burabacio” non si trova più, e quando lo scovi non ha più quel passaggio infame.
Che abilità questi aspiranti leninini, chissà che corsi hanno fatto, o forse le loro arti prestidigitatorie le hanno apprese dalla CMC che, all’indomani del crollo del viadotto sulla Palermo-Agrigento ha fatto scomparire dal proprio sito la pagina dove annunciava la costruzione del viadotto crollato:
oppure lo hanno imparato da quei “rivoluzionari” milanesi che dopo aver ricevuto aspre critiche per l’opuscolo (diffuso il 10 maggio 2014 “in occasione del corteo di Torino in solidarietà ai quattro e a tutti i No Tav sotto processo”, sich), dal titolo “NO TAV, TERRORISMO E CONTRO-INSURREZIONE PARTE 1. WELCOME TO THE TERRORDOME SMONTARE IL DISCORSO SUL TERRORISMO” [link]
lo hanno tolto dalla circolazione e sostituito con un altro pressoché identico dove erano stati tolti (senza scuse, tantomeno autocritiche) dei passaggi davvero osceni, quali “[…] Il discorso antiterrorista cerca di creare confusione, ma per chi lotta quotidianamente, per chi ha i piedi per terra, non è difficile riconoscere quali gesti sono dalla parte della lotta e quali gesti sono di fatto dalla parte dell’ordine, che siano opera di uno sbirro, di un fascista, di un nichilista o semplicemente di un idiota. […]”
Abilità prestidigitatorie sulle quali è bene riflettere.
Situazioni spiacevoli, che aggiungono merda alla merda già circolante.
Qui non si tratta di aver toccato il fondo, e nemmeno di raschiarlo. Qui, notav.info, ha iniziato proprio a scavare.
Un anarchico attivo contro il Tav, ovunque.
Epifania 2015
Tra sabotaggi e delazione… Riportiamo il discorso sui binari…
Riportiamo alcuni scritti per un'orrenda situazione che si è creata.
Contro tutte le delazioni, sempre. Il sabotaggio è nostro compagno di lotta, in qualunque lotta!
No Tav - Sabotaggi, prese di distanza e delazione: uno scritto dalla Francia
da non-fides.fr
Certo, le prese di distanza nei confronti di alcuni sabotaggi o i discorsi dietrologici (che parlano di servizi segreti, della mafia, di provocatori o di macchinari bruciati per intascare i premi delle assicurazioni…) non sono una novità per il sito notav.info, né per altre parti del movimento No TAV. E lasciamo da parte il disprezzo che i redattori di notav.info provano verso i sabotaggi (“qualche straccetto imbevuto di benzina”) e la mancanza di memoria storica che fa dimenticare loro cos’era l’opposizione al TAV verso la metà degli anni ’90 (quando alcuni individui risoluti sabotavano delle infrastrutture nella valle, mentre le loro tanto amate masse erano davanti alle loro televisioni…).
Però questa volta è stato superato un limite. In un articolo pubblicato sul sito notav.info per criticare le tesi di finimondo.org, gli autori (che si presentano come la redazione) arrivano alla delazione. Scrivono che in passato i compagni avrebbero spedito dei pacchi bomba e che sarebbero loro gli autori dei sabotaggi di dicembre.
Cosa significa tutto ciò? Che chi non si dissocia immediatamente da ogni attacco, come fanno regolarmente su notav.info, potrà essere accusato un giorno di esserne l’autore? Che chi dà visibilità a degli attacchi, al contrario di chi invece li sminuisce, li nasconde o li ignora, ne sta facendo la rivendicazione? Che chi tiene un discorso coerente di sovversione dell’esistente con ogni mezzo necessario sarà condannato come terrorista?
Che sbirri e giudici ragionino così è logico: è il loro lavoro. Che a fare lo stesso siano i redattori di un sito che è una delle voci del movimento No TAV la dice lunga su di loro. Ma la dice lunga anche sulle prospettive di un movimento all’interno del quale si producono tali comportamenti senza che vi sia alcuna critica (quantomeno nessuna critica pubblica, che è quello che conta), cioè col consenso generale, almeno implicito.
Ma una parte non piccola dei “No TAV” sono anarchici.
Per l’appunto, quello che ci stupisce ancor di più è il silenzio dei compagni e delle compagne anarchici. Restare in silenzio significa lasciare che le cose seguano il loro corso (e prendere la posizione più facile). In un caso come questo, ciò vuol dire avallare il comportamento di qualcuno che indica alcuni compagni come autori di delitti precisi. Se vogliamo farla breve, i redattori di Finimondo vengono infamati agli sbirri, pubblicamente e nell’indifferenza generale. Per essere più precisi, vengono lasciati soli da altre parti del movimento anarchico nel momento in cui qualcuno li accusa di aver detto e fatto quello che ogni anarchico dovrebbe dire e fare.
Un tale silenzio è estremamente grave. Non ha nulla a che vedere col fatto che ci piacciano o meno degli individui ben precisi e non dovrebbe nemmeno avere nulla a che vedere con le critiche acerbe ed insistenti che i redattori di Finimondo (fra gli altri) hanno portato al movimento No TAV. Non si tratta qui di prendere posizione nelle eterne guerre di parrocchia, ma piuttosto di dire chiaramente due cose molto precise. Innanzitutto, che la delazione non è accettabile e non deve essere accettata in silenzio. E che ciò dovrebbe significare anche, per gli anarchici che prendono parte alla lotta contro il TAV, difendere pubblicamente, anche contro altri “No TAV”, un’idea ben precisa: la necessità dell’attacco senza mediazioni contro questo mondo. Un’idea che è uno dei fondamenti dell’anarchismo.
Forse questa necessità non viene accettata da tutte le componenti della lotta No TAV? In effetti. Ma allora che i compagni e le compagne scelgano il loro campo.
Alcun* anarchic* di Parigi e dintorni
Segue da finimondo.org
I buoni di Natale
Dicembre è un mese birichino. Comincia come tutti gli altri ma poi, inutile nasconderlo, assume un’aria frizzantina tutta particolare. È il mese delle festività, dei doni, il mese di Natale e dell’ultimo dell’anno. Il mese in cui tutti sono un po’ più buoni. Dai, siamo a Natale. È nato Gesù il caritatevole, ricordate? Massì, nella stalla proletaria, il figlio di Dio-padrone riscaldato dal bue-popolo e dall’asino-ignoranza... Non sentite anche voi l’irresistibile bisogno d’essere più buoni? Chissà che non sia anche per questo che lo scorso 17 dicembre il Tribunale di Torino ha respinto l’aggravante di «terrorismo» nel condannare i quattro compagni sabotatori No Tav. Perché siamo a Natale, e bisogna essere più buoni.
Ecco perché quando alcuni giorni dopo si sono verificati alcuni sabotaggi contro il Tav, a Firenze e a Bologna, perfino il premier Babbeo Renzi ha parlato di sabotaggio. Non ha parlato di terrorismo, esasperando gli animi, no no, lo ha detto chiaro e tondo: è sabotaggio. Ma perché lui è stato anche lupetto, e siamo a Natale, e bisogna essere più buoni. Del resto, fosse stato davvero terrorismo, i treni sarebbero saltati in aria come accadde in quel brutto Natale di trent’anni fa. Che poi, qualcuno la butta lì, questi sabotaggi saranno autocostruiti e autoprodotti dal basso oppure costruiti e prodotti dall’alto? Boh, chissà se ce lo dirà la Befana.
Intanto è Natale, e bisogna essere più buoni. I mass media infatti per un giorno hanno dato risalto persino ad un nostro articolo, «A stormo!». Devono averlo fatto perché sono buoni, sì, buoni a nulla in cerca di scoop. Per fare un regalo al loro direttore e ai questurini? Per obbedire ad una certa Ragione di Stato, mettere al bando il No Stato cattivo e mettere in riga il No Tav buono? Chissà. Ma è Natale, bisogna capirli. Auguri, auguri!
E questo è niente. Perché – non ci crederete mai, davvero – sapete chi si è ricordato di noi per farci un bel regalo? Ma sì, sì, lui, proprio lui, il Capo-Popolo, la Bocca della Protesta, lo Stratega della Lotta, il Comitato Centrale della Rivoluzione... che emozione... il Signor Movimento No Tav!!!
Non potevamo crederci, lui si è proprio precipitato a mettersi in riga e nel suo post domenicale ci ha omaggiato pubblicando pari pari quello stesso nostro articolo! Se i mass media ne avevano riportato solo stralci senza citare la fonte, lui – che è meglio e più dei mass media – ci fa il servizio completo. Che umiltà, che bontà, il compiaciuto leader di un movimento di massa che si abbassa a fare gli auguri a minuscoli individui come noi. E dire che ne abbiamo dette tante sul suo conto... meriteremmo il carbone, meriteremmo... Ma lui è un proprio un Signore, sapete. Non serba rancore verso nessuno, mica a caso accoglie benevolmente un Vittorio Agnoletto o un Giulietto Chiesa, delatori di black bloc a Genova 2001; mica a caso scodinzola davanti a un Ferdinando Imposimato, boia di rivoluzionari negli anni 70 e seguenti.
Infatti fa precedere il nostro testo da una presentazione lusinghiera che ci ha fatto arrossire come scolarette. Sfoderando tutta la sua fine dialettica e la sua possente argomentazione, egli ci dipinge così: Spaventapasseri! Nemici del mondo tutto! (adulatore) Professori dell’estetica dei gesti! Millantatori delle miccette che fanno “puff”! (grazie, grazie, che gentile) Frustrati delle mancate rivolte individuali! Cattedratici giudica tutti! Alfieri dell’anarco-nichilismo! (ma no, davvero, è troppo) Sputasentenze! Disprezzatori dei movimenti popolari! Sfigati! (oddio, così ci metti in imbarazzo, sciocchino) Deliranti quaquaraquà! Fan di due cavi bruciati! Interessati solo alla fiammella sempre più "tenua" [fiammella-a, tenua-a, ovvio] del prossimo gesto individuale! (ma n’zomma, quanti complimenti, con quegli occhietti malandrini che ci scrutano).
Quale onore, quale onore! E tutto perché i giornalisti lo hanno per un giorno tradito, preferendo sfruttare bestemmie anziché preghiere. E tutto perché qualche consigliere del Re gli ha stuzzicato i sensi, anzi, il senso di (altro) Stato, evocandogli la nostra esistenza. Basta così poco per diventare desiderabili? Ma chi se ne frega: Lui ci conosce, ci diffonde, ci ama. Che uomo questo Signor Movimento No Tav! Ha un cuore così grande e generoso – è Natale, è Natale – che non si è accontentato di fare un regalo solo a noi. No, macché, lui ha pensato anche agli amici inquirenti. Poverini, chiusi in Procura a lavorare sotto le feste, che tristezza. E allora, cosa ha fatto per rallegrarli il Signor Movimento No Tav? In quella stessa presentazione ha dato sfoggio delle sue capacità deduttive nei nostri confronti: «fino a qualche annetto fa usavano i loro petardoni postali che qualche rintocco facevano, ora usano qualche straccetto imbevuto di benzina inneggiando alla rabbia generale... chissà che Finimondo!».
È Natale, dio maiale, e questo è proprio un bel regalo. Anche alcuni giornalisti sono rimasti così deliziati da un simile colpo di scena da pubblicizzarlo, e per questo inaspettato dono il Signor Movimento ha subito ripreso posto nei loro cuori. Considerato che all’epoca della morte di Sole e Baleno alcuni di noi furono inquisiti per i primi pacchi bomba inviati, gli inquirenti gliene saranno doppiamente grati. In archelingua il termine «delatore» sarebbe stato fuori luogo in questo caso solo perché la delazione è la denuncia segreta di un reato commesso, al di là della sua veridicità. Abituato ad una neolingua in cui tutto ciò è al massimo libera opinione o banale constatazione il Signor Movimento No Tav ci mette la faccia, ci mette, e la sua denuncia contro di noi l’ha fatta pubblicamente!
No, anzi no. La faccia la mette e poi la toglie. Qualcuno deve averlo avvisato che l’archelingua non per tutti è ormai desueta, e che un proprietario di una trionfale lotta popolare non può apparire al tempo stesso un confidente di polizia. Così ha pensato bene di modificare la rivelazione contenuta nel suo testo, che adesso suona così: «fino a qualche annetto fa andavano in estasi per i petardoni postali che qualche rintocco facevano, ora per qualche straccetto imbevuto di benzina inneggiando alla rabbia generale...». Da vecchia volpe con la coda di paglia, ha provveduto a lasciare immutate l’ora e la data di pubblicazione. Nessuna correzione, nessun sospetto! Il Signor Movimento No Tav non è un indicatore di polizia, giammai – tant’è che per lui il sabotaggio è una cosa seria – sono i giornalisti che hanno pubblicato la precedente versione a farlo passare per tale!
È Natale, e dobbiamo essere tutti più buoni. Noi infatti non ci preoccupiamo di cosa possano pensare gli inquirenti al riguardo. La magistratura per toglierci di mezzo non ha certo bisogno di usare come prova a carico i post domenicali non ancora taroccati degli ammiratori del Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. È noto che isteria e verità non sempre coincidono, anche se certe indicazioni corroborano e fortificano. E queste indicazioni, il Signor Movimento No Tav le ha già date. Il suo taroccamento non serve per proteggere noi dalla magistratura, serve solo a proteggere la sua reputazione. Così nessuno potrà sostenere pubblicamente che a partire dalle 18.29 del 28 dicembre 2014 la definizione infame calza al Signor Movimento No Tav come un guanto. E questo al di là delle conclusioni che potrebbero trarre i lettori ermellinati del blog notav.info (occasionalmente notav.infam).
È Natale, e dobbiamo essere tutti più buoni. Ma, disgraziatamente per il Signor Movimento No Tav, noi la schermata originale l’abbiamo conservata (chi volesse vederla con i propri occhi non ha che da chiedercela). Il suo revisionismo di staliniana memoria che cerca di far sparire cose imbarazzanti dalle immagini di famiglia è stato inutile, già.
A noi le attenzioni degli sbirri, e sia.
Ma al Signor Movimento No Tav, tutto il disprezzo che si meritano gli infami, fossero anche occasionali!
[30/12/14]
No Tav - Riportiamo il discorso sui binari
Riceviamo e diffondiamo:
Riportiamo il discorso sui binari
I fatti avvenuti il 21 dicembre a Firenze e il 23 a Bologna hanno avuto un grande risalto mediatico a livello nazionale e in tanti hanno sentito l’esigenza di prendere parola, lanciandosi in più o meno fantasiosi voli pindarici, per cercare di analizzare e spiegare gli eventi. Dal momento che da più parti -sbirri, media e non solo- siamo stati chiamati in causa (vedi perquisizioni, dichiarazioni, allusioni…) ci sentiamo di dire la nostra per provare, con un po’ di lucidità, a ri-centrare il discorso e a riportarlo sui binari.
Partiamo dai fatti: tutti abbiamo letto di cavi del sistema di gestione e controllo del traffico ferroviario incendiati nei pozzetti accanto ai binari e, nel caso di Bologna, di scritte no tav in vernice verde (diverse dalle tag “tau” ) su un muro lungo i binari.
La conseguenza: treni AV con enormi ritardi o soppressi e anche treni di altre categorie (anche perché le Ferrovie, pur di ridurre i ritardi delle frecce, posticipavano la partenza dei regionali sfruttandone le linee).
Tempistiche: qualcuno può vedere la vicinanza dei fatti con il giorno di Natale, e dispiacersene per i passeggeri che hanno subito disagi; questo, del resto, avviene anche per gli sfortunati automobilisti che incappano nei blocchi autostradali, altra pratica spesso usata in valle e a fianco della valle (ci ricordiamo quanto avvenuto in tutta Italia dopo l’indotta caduta di Luca Abbà dal traliccio da parte degli sbirri?). Qualcun altro, invece, può rintracciare la vicinanza dei fatti con la sentenza di primo grado che ha portato alla condanna di 3 anni e 6 mesi Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, seppur contestualmente alla loro assoluzione dal reato di terrorismo. Lo stesso reato, pochi giorni prima, era stato contestato anche a Francesco, Graziano e Lucio in carcere per gli stessi fatti, con conseguente inasprimento delle misure detentive.
Al di là dei commenti di politicanti vari che hanno subito soffiato sul fuoco per alimentare letture farcite di terrore, e delle tesi complottiste che si sono fatte lentamente strada anche tra i nemici del tav, ci piacerebbe riprendere quanto oggettivamente accaduto per tornare a ragionare sulla pratica del sabotaggio. Ai tempi delle prime azioni di sabotaggio in Val Susa alla fine degli anni ’90, diverse voci erano distanti dal sentire questa pratica come “compagna di lotta”. Nel tempo, forse e soprattutto in seguito all’attacco al cantiere del 13 maggio 2013 e ai conseguenti arresti, molti hanno iniziato a considerarla come tale.
Nella lotta contro il treno veloce si intrecciano pratiche diverse e in questo sta la sua grande forza. Dai picchetti davanti alle aziende ai blocchi stradali, dalle marce popolari alle passeggiate notturne, dalle assemblee popolari alle discussioni serali ai campeggi, dall’apertura dei caselli autostradali all’imbrattamento delle sedi dei partiti del tav, dalle azioni di attacco al cantiere agli attacchi incendiari e non diffusi in tutta la penisola contro le aziende del tav, dal blocco dei treni AV nelle stazioni di mezza Italia -e non solo- al blocco delle linee ferroviarie attraverso azioni di sabotaggio di vario genere. Esatto, anche il sabotaggio fra queste pratiche, fra i metodi che un movimento coeso ma plurimo ha fatto proprie. Allora perché volersi girare dall’altra parte e chiamare le cose con un altro nome ora? Terrorismo? Servizi segreti? Vandalismo? Neofascisti? Furti di rame?
Il sabotaggio è stata una pratica di base nella storia dei movimenti di lotta e rivoluzionari. Di volta in volta è servito ad inceppare dei meccanismi, fossero essi di sfruttamento, di produzione, di reclusione, nocività ecc. Qui ed ora ne stiamo parlando nei termini di una pratica che mira a danneggiare ciò che fa parte del sistema di funzionamento di una macchina economica e politica che in questo caso è rinchiusa nelle vesti di un treno che si vuol far passare per quella montagna. Un treno che prima di arrivare in Val Susa ha attraversato mezza penisola, distrutto interi territori (pensiamo agli effetti ambientali oltreché economici che i cantieri del TAV hanno avuto -e si apprestano ad avere- al Terzo Valico, nel bresciano, in Trentino, nel Mugello, oltreché dove sono state realizzate le grandi nuove stazioni) e fruttato fior di quattrini ai soliti noti.
Tanti e tante provenienti da ogni dove in questi anni hanno partecipato a giornate di lotta contro il tav in valle (ricordiamo ad esempio il 27 giugno e il 3 luglio), così come ne hanno organizzate a casa propria in seguito ad appelli arrivati dalla Valle, ma anche per propria spontanea volontà. Tanti e diversi sono stati i contributi che, in ogni dove, si sono fatti sentire a fianco dei valsusini in lotta e di chi, per quella lotta, stava e sta pagando con la privazione della propria libertà. Dal famoso “portiamo la Valle in città”, lo slancio partito con la pratica dei blocchi ha contagiato i solidali di ogni dove che hanno dato così un senso concreto a quelle parole, uscendo dagli slogan ed entrando in autostrada. Dopo gli arresti per il sabotaggio al cantiere di Chiomonte nel maggio 2013 il ragionamento si è ampliato, e come qualcuno ricordava in un bell’opuscolo appositamente redatto, “siccome le parole, quando scaturiscono da un’esperienza reale, fatta da individui reali e non già da sembianti, hanno un senso, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno dello stesso anno ci fu una serie significativa di sabotaggi ai danni delle strutture e delle aziende collegate con l’impresa del Tav”.
Crediamo che ciò che è accaduto parli in modo chiaro e trovi una sua precisa collocazione nel tempo, nello spazio e nelle pratiche di un movimento che lotta contro il tav e che ha sostenuto per oltre un anno i compagni accusati di terrorismo per un atto di sabotaggio contro il cantiere.
A ciascuno le proprie analisi, senza ammettere delazioni e infamie.
E chiamiamo le cose con il proprio nome.
anarchici e anarchiche bolognesi
Al 26 febbraio… Sulla situazione di Vivi e Aro
Oggi, il Tribunale dell'ingiustizia di Modena ha deciso di fissare il processo con giudizio unico e immediato per la data di giovedì 26 febbraio alle ore 11,30, per quanto riguarda le accuse mosse contro Vivi e Aro per i fatti di Formigine.
Oggi le restrizioni sulla loro libertà sono ancora in atto: obbligo di dimora a Cremona e rientro notturno obbligatorio nelle rispettive case.
Qui trovate le noterelle sui fatti: http://www.informa-azione.info/antifascismo_repressione_noterelle_sui_fatti_di_formigine
Sicuramente fino a quella data saremo come al solito nelle strade per portare la nostra voce e la nostra solidarietà e vicinanza ai compagni colpiti dalla repressione.
Contro ogni fascismo, gli spiriti ribelli non si arrestano.
ACAB