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cremona lancioNelle ultime settimane, fra Torino, Cremona e Bari sono stati eseguiti undici arresti fra quanti si oppongono ai fascio-leghisti.
Cercare di impedire un corteo di Lega e CasaPound, difendersi da un’aggressione squadrista, esprimere la giusta rabbia contro i fascisti e i poteri di cui sono i servitori, attaccare direttamente una sede di Forza Nuova e i suoi militanti…sono tutte pratiche da difendere e rivendicare con orgoglio.
Contro la repressione la migliore solidarietà consiste nell’affermare e nel continuare una scelta di campo.
Agli arresti con l’accusa di aver contrastato una parata fascio-leghista, rispondiamo: guerra al nazional-populismo, peste di ogni emancipazione!
Agli arresti con l’accusa di devastazione e saccheggio per la bella giornata cremonese del 24 gennaio, rispondiamo: quel giorno c’eravamo tutte e tutti!
All’arresto persino di un compagno appena uscito dal coma per le spranghe dei fascisti di CasaPound, rispondiamo: torneremo nelle strade!
Agli arresti con l’accusa di aver attaccato gli squadristi di Forza Nuova, rispondiamo: solo l’azione diretta ferma le lame degli infami in camicia nera.
In tutta Italia propaganda razzista e fascisti nel libro paga delle Questure sono strumenti per spingere gli sfruttati alla guerra fra poveri e i ribelli a deviare dal piano rivoluzionario (di attacco) a quello antifascista (di difesa). Ogni indugio nel contrastare i fascio-leghisti, ogni cedimento verso le sirene democratico-legalitarie, ogni distinguo di comodo o di parrochia di fronte alla repressione non fa che aggravare il problema.
Viceversa, ogni avanzamento nelle pratiche di azione diretta va difeso e diffuso.
Libertà per tutte e tutti.

Assemblea Antifascista di Trento

Ancora un'aula di tribunale. Non più il bunker, questa volta, ma un'aula qualsiasi del tribunale di Torino.
Ancora dei compagni davanti a una corte, che si apprestano a essere giudicati per quella
splendida notte di maggio del 2013 quando la triste area militarizzata del cantiere di Chiomonte venne illuminata non dai fari della polizia, ma dai fuochi di un attacco vòlto a sabotarne il funzionamento.
La vittima più illustre fu, in quell'occasione, l'ormai celebre compressore.
Lucio, Francesco e Graziano sono stati arrestati l’11 luglio 2014
con l’accusa di aver partecipato a quell'attacco. A chi ha ribadito a chiare lettere che “quella notte c'eravamo tutti” non interessa in alcun modo se i tre compagni fossero o non fossero presenti quella notte a Chiomonte. Perché in quell'occasione, come in tante altre, c'erano tutti coloro che si oppongono al Tav in Val di Susa, tutti coloro che vogliono concretamente opporsi alla devastazione dei territori, all'arroganza dei potenti, alle
menzogne e alla prepotenza militare con cui sostengono e difendono i loro
interessi. In quell'occasione, come in tante altre. In quel luogo, come in tanti altri. In questo come in altri casi la solidarietà non è una semplice attestazione formale di vici
nanza del cuore: è una dichiarazione di complicità, con gli imputati
e con le pratiche di cui vengono accusati.
Per i fatti di quel maggio si è già consumato un primo processo, ai danni di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Derubricata allo stato attuale dell'iter processuale l'assurda accusa di terrorismo, alla sbarra resta oggi il sabotaggio.
Il sabotaggio, vecchio compagno di chi lotta contro le varie forme di occupazione militare, contro lo sfruttamento delle persone e dei territori, contro l'arroganza militarizzata del potere e dei suoi portavoce.
Un compagno prezioso, tra gli altri, perché capace di colpire inaspettatamente e con efficacia, perché mobile e potenzialmente ubiquo, perché diretto e anonimo, cioè potenzialmente di tutti e ciascuno.
Importante fu pertanto il momento in cui il movimento No Tav, subito dopo quella notte di maggio, lo adottò deliberatamente tra le sue molteplici e variegate forme di lotta, dando ulteriore prova della sua determinazione e credibilità nell'intento di perseguir
e concretamente il suo NO.
Anche perché, potendo intervenire come, dove e quando crede,
il sabotaggio rappresenta un utile suggerimento pratico non solo a tutti
i potenziali Giacu di Valle (giacché la logistica del cantiere si
articola in luoghi concreti non tutti militarizzati come la val Clarea), ma anche ai No Tav di ogni dove (giacché è noto: il sistema del Tav è ovunque) e a chiunque sul proprio territorio deve vedersela con gli scellerati progetti del Capitale (giacché devastazione, arroganza e prepotenza non sono certo un'esclusiva della Val di Susa da cui non pochi traggono esempio).
Resta pertanto fondamentale ribadirne, oggi come ieri, la legittimità etica e la rilevanza pratica.
Distinguo o ipotesi dietrologiche non possono che generare confusione e indebolimento delle possibilità di lotta.
Il teorema messo in atto dalla procura di Torino con l’arresto di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, avvenuto il 9 dicembre 2013, non si è concluso; ha certo avuto un duro colpo con la sentenza del 17 dicembre 2014, quando i quattro compagni sono stati assolti dalle deliranti accuse di attentato e condotta con finalità di terrorismo, ma intende proseguire nel suo farneticante discorso, tanto che un’udienza di cassazione, prevista per questa estate, dovrà esprimersi circa le stesse accuse di terrorismo anche nei
confronti di Lucio, Francesco e Graziano, per i quali per ora il tribunale del riesame di Torino ha respinto tali accuse.
Occorre stare in campana.
Francesco Lucio Graziano liberi!
Liberi tutti, libere tutte!
Complici e solidali

Comunicato di solidarietà agli antifascisti colpiti dalla repressione a Cremona e Bari

Il 10 aprile a Cremona sono stati arrestati 7 compagni, accusati di aver partecipato allo scontro avvenuto a gennaio con alcuni esponenti di Casapound. In quell'occasione un compagno, Emilio, venne colpito alla testa con calci e spranghe
che gli causarono gravi ferite e il coma. Cinque compagni sono ai domiciliari, mentre due sono nel carcere “Ca' del Ferro”, insieme agli altri due arrestati in seguito al grosso corteo antifascista del 24 gennaio scorso, con la pesante accusa di devastazione e saccheggio. Un bilancio estremamente pesante per una cittadina come Cremona.Di fronte al riemergere di gruppi di estrema destra come Casapound e Forza Nuova è indispensabile arginare l'agibilità politica e di strada che il potere costituito ha invece tutto l'interesse di agevolare. Questo perché i gruppi fascisti da sempre hanno svolto la funzione di salvaguardia dello status quo, diventando spesso il braccio armato della reazione.
Nelle metropoli come in provincia si assiste ad un acutizzarsi della guerra tra poveri; in questo scontro già in atto i fascisti sono a fianco dello Stato e dei padroni nel difendere tutto cià che ci opprime: razzismo, proprietà, denaro e legge.

È da sottolineare anche come lo Stato abbia colto la palla al balzo per togliersi di torno parte della presenza conflittuale a Cremona in vista del 25 aprile (dove si preannuncia una provocatoria presenza fascista) ed in vista del 1 maggio milanese per l'inizio di Expo. L'applicazione di queste misure è preoccupante perché estendibile a chiunque sul proprio territorio resiste e lotta contro devastazione, sgomberi, sfratti, speculazione ed ogni forma di oppressione.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai compagni arrestati a Cremona ed a quelli arrestati a Bari qualche giorno fa (accusati di un attacco alla sede locale di Forza Nuova), oltre che ai compagni fuori che devono affrontare questa situazione.

Contro la repressione diffondiamo mille pratiche di libertà ed autogestione.
ARE, ALBERTO, EMILIO, GIAN, ROMA, JONNY, PIPPO, TIDE, SBOB LIBERI SUBITO!

Assemblea delle realtà di movimento della provincia di Varese.

 

Bologna - Comunicato dall'Aula C sotto attacco

Un'enorme marea di cagate. Solo così si può sintetizzare la sentezza del tribunale del riesame di Bologna, che dà l'ok al sequestro dell'Aula C a Scienze Politiche.
C'avevano provato già un mese fa i Pm Gustapane e Scandellari, noti perditempo, che assicuratosi con chissà quali favori il posto di Pm, giustificano il loro impiego passando il tempo ad inventare teoremi sugli anarchici Bolognesi; ma il gip allora gli aveva rifiutato la gloria.
Il giudice del riesame invece, forse in cerca di notorietà anche lui, ha accolto la richiesta della procura, in barba alle testimonianze di rettore e preside e sostenendo un'accusa che ha a dir poco del ridicolo.
La litania è sempre la stessa: “Anarchici, brutti e cattivi, occupano abusivamente i posti della povera università pubblica, sottraendoli agli studenti, per commettere atti illeciti e preparare chissà quale attentato terroritico”. Chissà come scalpitano già i giornalisti del Resto del Carlino che hanno finalmente trovato qualcuno che da retta alle loro idozie?
Peccato che le uniche attività illecite che ci vengono contestate sono le feste organizzate in facoltà, non in Aula C, organizzate da studenti, frequentate da studenti e che forse contribuiscono non poco a richiamare altri studenti nell'ateneo Bolognese, e che comunque se il problema sono le feste, allora il problema sono gli studenti, non l'aula!
Peccato che noi le chiavi dell'Aula C non le abbiamo mai avute, ed è difficile appropriarsi di un posto, tenerlo chiuso al pubblico, sottrarlo alla fruizione di altra gente, ecc ecc. senza le chiavi!
Peccato che quell'Aula è stata destinata dal 1995 agli studenti, e che da allora, seguendo o non seguendo il regolamente dell'ateneo, è stata frequentata innanzitutto da studenti e ha riempito uno spazio universitari di quella parte di cultura che ormai nei corsi ordinari te la sogni: anti-psichiatria, attualità politica locale e internazionale, analisi sull'esistente, storia contemporanea (non come quella a S.Giovanni in Monte che si ferma al 1970) questioni di genere, riflessioni sull'organizzazione sociale, sulle strutture del potere, sulle strutture culturali, ecc.
Tematiche che, in effetti è vero, come sostengono i pm perditempo, con l'università non hanno niente a che fare visto che ormai nelle aule delle facoltà si punta a formare automi senza alcuna coscienza critica, ma buoni solo a funzionare come impiegati nelle maglie del sistema!
E ancora meno hanno qualcosa in comune con l'attività dell'università bolognese, la cultura pratica che si è creata e diffusa in Aula C, i workshop per autoproduzioni di saponi, formaggi, orti, manufatti in legno e stampe serigrafate. Una conoscenza pratica che è di troppo basso rango per entrare nei meandri dell'Alma Mater Studiorum, nonché una minaccia per quella separazione tra la mano e il cervello, tanto cara al modello di produzione attuale e tanto funzionale a tenere l'uomo ancorato alle catene del consumismo e dello specialismo, che proprio non può trovare posto in facoltà. Bisogna assolutamente sequestrare i posti dove vengono commessi questi abomini!
Inutile poi parlare del fatto che l'Aula fosse un luogo di socialità, dove sedersi su un divano tra una lezione e l'altra, prepararsi un caffè prima di un esame, o dove riempire quel vuoto che le giornate spesso portano con se con un libro, un film o una partita a biliardino.
Ecco, quest'ultima immagine di quattro amici che ridono ed esultano appresso ad una pallina è davvero inconciliabile con il rigore e l'austerità che l'università vorrebbe ergere a propria immagine, con le aule silenziose, dove l'unica voce è quella egemone della carta stampata, con gli studenti rimessi e sottomessi alla figura titanica del professore/giudice. L'austerità che vorrebbero imporre a tutto il centro universitario, spostando gli studenti in periferia nei campus, ammazzando la gioia che nei giorni di primavera riempie Piazza Verdi e via Zamboni.
Morte, ecco un'immagine che rende bene se accostata all'Alma Mater. La morte della vità che si riproduce noiosa e uguale ogni giorno tra aule studio e lezioni in ateneo, la morte della pratica che viene soffocata da una cultura monca, acritica, assolutamente teorica, la morte della vita nelle strade repressa dalla gentrification e dall'antidegrado, la morte, quella vera, di cui l'Alma Mater si è resa compice attraverso le collaborazioni con la Concerta quando questa gestiva la mensa dei CIE, con Finmeccanica, primo produttore in Italia di armamenti, con l'Eni, fornendogli ingegneri per l'estrazione petrolifera che ora, dopo aver sventrato mezzo continente africano, si preparano ad abusare anche dei territori del Sud Italia.
Forse non hanno tutti i torti i noti perditempo di cui sopra, in effetti l'Aula C, non c'entra niente con l'Alma Mater.
L'Aula C è stata, e sarà ancora, vita, gioia, festa, amore, lotta e passione, e non sarà una carogna di 800 anni come l'Alma Mater ad ucciderla!Se ci chiudete un Aula, noi saremo ovunque!

“Sono di fronte al mio avversario resto immobile poiché egli cerca di confondermi
e nelle finte è convinto di uccidermi avverto l' odore del sangue,
la consistenza dell'odio che lo spinge, l'energia che lo costringe a confrontarsi”
Melma&Merda – Trilogia Del Tatami

Negli ultimi giorni a Cremona stanno succedendo dei fatti. L'agguato fascista del 18 gennaio dove Emilio ha rischiato la vita e tutto quello che è successo dopo con il corteo rivoltoso del 24 gennaio hanno posto un significato alla questione delle lotte in questa città: da li tutto è cambiato e, volente o nolente, un ritorno alla normalità non potrà più esserci.
Questo “non ritorno” è sicuramente un buon auspicio per compagni, sfruttati e ribelli che in questi ultimi anni hanno portato in questa piccola cittadina un radicalità e un'alterità che ha inciso anche sui fatti sopracitati.
Naturalmente a quegli attimi di serenità che vengono assunti da momenti dove le lotte sembrano incrinare (di poco, purtroppo...) il corso degli eventi di potere e l'eterna ripetizione dello spazio dell'oppressione, la repressione non resta a guardare.
In questi giorni con gli arresti prima di Tide e Sbob, due ragazzi legati al Kavarna per simpatia e come luogo altro, con l'accusa pesantissima di “devastazione e saccheggio” per i fatti del corteo del 24 gennaio, e poi, gli arresti di Are e Alberto (con altri 5 compagni ai domiciliari, tra cui lo stesso Emilio...), per l'aggressione fascista del 18 gennaio avvenuta davanti al Dordoni, il potere inquisitorio, cioè la sinergia fra Questura e Comune di Cremona, ha evidenziato un fatto: quello di voler eseguire una punizione esemplare a gruppi e individui che vorrebbero far crollare questo sistema di dominio per creare qualcosa di totalmente altro, nelle sue smisurate possibilità che da la lotta esistenziale.

Oltre a Questura e Comune di Cremona, un ruolo fondamentale lo rivestono i media locali. Essi fanno il lavoro più difficile ma allo stesso tempo quello che serve fondamentalmente per creare un becero consenso negli atti repressivi.
Essi narrano delle storie che fanno a cazzotti con la realtà, abboccano consensualmente in modo totalizzante ai racconti del potere e tracciano un immaginario difficilmente incerto e dato per vero, come se i più attenti non sapessero veramente il ruolo primo dei media: essere, con dialettica e linguaggio, lo strumento del potere per formare l'opinione pubblica, fatta non da individui pensanti ma da una massa che viene informata ma che non sa niente.
Informati di fandonie, per non disturbare le reale decadenza di questo mondo.
I racconti allucinanti sugli interrogatori dei due ragazzi arrestati per “devastazione e saccheggio”, il continuare a ribadire la pericolosità sociale anche degli ultimi arresti, creare ad arte paura e incertezza per avvenimenti di bassa conflittualità come il 25 aprile e rimandare ad un opposizione molto più grande come quella di Expo a Milano, sono tutti atti per creare una narrazione delinquenziale di lotte e individui.

Infine, l'opera mediatica della Questura di Cremona di colpire in due settimane tutti, dagli anarchici (anche con le denunce, chiamate condanne, per la manifestazione antifascista del febbraio dell'anno scorso contro la commemorazione fascista delle foibe a tre compagni), agli autonomi con gli arresti di giovedì. Anche i fascisti di Casa Pound, per ribadire che la legge è uguale per tutti, quando si sa benissimo che il legame fra fascisti e polizia è sempre stato evidentissimo, qua a Cremona come altrove. Come dimenticare la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969?
Oltre al legame fra fascisti e polizia, è un dato che la legge è funzionale a difendere i ricchi dai poveri, che la legge è a difesa dell'unica comunità possibile oggi: quella del denaro, dell'oppressione e della miseria generalizzata.
Chi dimostra di volere un altro modo di vivere insieme, incontra la repressione a difesa dell'esistente: sarà un caso?
Molte lotte ci hanno insegnato che la becera dicotomia fra legale e illegale è comoda per chi sta in difesa degli interessi dei soliti noti e di chi usa manovalanza fascista in difesa dei propri profitti a discapito delle vite di molti.
Sappiamo bene che chi devasta e saccheggia le nostre vite è chi sta in alto nella gerarchia sociale, oltre ai loro servi e ai falsi critici di quello che abbiamo intorno a noi.
Adesso per chi lotta in questa città avviene la difficoltà maggiore: rispondere alla repressione e cercare di rivedere Are, Alberto, Roma, Tide, Sbob, Gian, Emilio, Jonny e Pippo nelle strade, nei sentieri e nei luoghi dove la pesantezza di questo mondo è più leggera.
I saluti al carcere dopo gli arresti sono stati partecipati, per portare solidarietà diretta agli arrestati e, perché no, anche a tutti i detenuti che non si piegano alle proprie condizioni di oppressione carceraria.
Allargare la solidarietà con intelligenza, cercare di portare un linguaggio in città che possa arrivare a chi ci vuole ascoltare e assumersi di essere “socialmente pericolosi” perché la libertà è la tensione che sta tra pensiero e azione.
Tutto questo mi sembra urgente e assolutamente indispensabile da affrontare.

Cremona, 13 aprile 2015
un compagno