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A proposito di Kavarna

...la passione per la libertà è più forte d'ogni autorità...

In attesa di maggiori informazioni, apprendiamo di una nuova fase dello strascico repressivo conseguente al corteo rabbioso che attraversò Cremona lo scorso 24 gennaio, pochi giorni dopo l'aggressione da parte di esponenti di Casapound contro militanti del CSA Dordoni e il grave ferimento di Emilio. Per le pratiche messe in atto nel corso di quella manifestazione, quattro ragazzi sono tuttora sottoposti ad arresti domiciliari e obbligo di dimora.

La mattina del 20 ottobre, a distanza di nove mesi dagli eventi, una serie di perquisizioni e misure cautelari ha colpito compagni residenti in diverse parti di Italia. Per il momento vengono confermati almeno 3 arresti in carcere e diverse intrusioni nelle abitazioni di compagni di Cremona, Milano, Brescia e Palermo.

Aggiornamento:

Si apprende che i tre arresti sono stati effettuati a Cremona, Milano e Palermo, mentre risulta irreperibile il destinatario delle misure cautelari residente a Brescia.

Dalle veline della questura si apprende che all'identificazione di uno degli arrestati avrebbe contribuito il ritrovamento di caschi e altro materiale abbandonati a termine del corteo, attraverso i quali gli sbirri sarebbero risaliti al negozio e quindi all'acquirente.

Per diffondere i nomi degli antifascisti arrestati attendiamo di conoscere le carceri in cui sono stati imprigionati, nonostante siano già stati pubblicati sui media locali.

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Oggi un gruppo di persone ha bloccato una via centrale della città per protesta contro le proprie condizioni di sfruttamento. E' stato bellissimo vedere come le persone si possono autorganizzare e bloccare in un attimo un parte della città. Anche in questa città i confini esistono e questo gruppo di persone lo ha capito è si è organizzato per sensibilizzare una parte della città, quella solidale contro il razzismo, e per evidenziare quali siano veramente le condizioni in cui sono lasciati.

Come risuonato da Ventimiglia al presidio No Borders: every cop is a border. One solution revolution!

Bloccare tutto contro razzismo e frontiere! Solidarietà ai ragazzi scesi in strada oggi!

Come nemici delle galere abbiamo deciso di far uscire "Fibbia", un foglio anticarcerario in cui condividere lettere riflessioni e aggiornamenti su alcune carceri del territorio emiliano e delle zone limitrofe. "Fibbia" nel linguaggio carcerario significa "parola criptata". Questo foglio vuole essere uno strumento di comunicazione con chi si trova al di là di un muro, per favorire la divulgazione di situazioni conflittuali che avvengono dentro le carceri.

Scarica FIBBIA n°0 oppure file di stampa [ottobre 2015]

«Portate la guerra? Temete il vostro vicino? Allora eliminate le frontiere – Così non avrete più vicini.
Ma voi volete la guerra, ed è per questo che per prima cosa allestite delle frontiere»
F. Nietzsche
L'Ungheria sta per realizzare una recinzione attorno alle sue frontiere con la Serbia: alta quattro metri e lunga 175 chilometri, rappresenterà una chiara posizione contraria ai vicini indesiderabili — no entry! La giustificazione è la seguente: l'Ungheria avrebbe già fatto troppe concessioni nel mercato annuale europeo della migrazione in rapporto a tutti gli altri Stati, e perciò non è disposta a immagazzinare ulteriori merci inutilizzabili. La Spagna ha la stessa posizione: nelle due enclave di Ceuta e Melilla a nord del Marocco, le numerose cancellate già esistenti di sei metri di altezza vengono regolarmente raddoppiate. Per di più, nuove leggi consentono ormai ufficialmente alla Guardia Civil di bastonare e respingere direttamente sul lato marocchino la merce straniera inutilizzabile che riesce malgrado tutto a superare quella barriera teoricamente ermetica. Vivi o morti. La Grecia, la cui crisi capitalista naviga verso il suo zenith, lascia i rifugiati a crepare per strada o li incarcera nei campi o li porta in celle che restano chiuse 23 ore al giorno. E quando il risultato non è l’assassinio per mancanza di cure mediche come è accaduto a un siriano il 24 luglio in un campo di Lesbos, cosa si vuole di più? Calais, cittadina portuaria, è un altro esempio dell'ospitalità europea. Da anni, questa piccola città addormentata è la strozzatura che collega il continente europeo all'Inghilterra. Nell’ultima settimana, centinaia di rifugiati hanno tentato di dare l’assalto all'Eurotunnel: pestaggi, ferimenti e morti (undici morti dall'inizio del giugno 2015) erano e sono le conseguenze dell'azione di sbirri francesi e inglesi — e questo da anni! Intanto in Germania alcuni neonazisti moltiplicano i loro attacchi incendiari contro i centri di accoglienza per richiedenti asilo, mentre gli amministratori di questi stessi luoghi agiscono in maniera non meno fascista. Alla frontiera del Canton Ticino (Svizzera/Italia), vengono utilizzati droni per snidare e arrestare gli indesiderabili. Attraverso tutta la Svizzera sono previsti nuovi campi, con l’allestimento di villaggi di tende o il riutilizzo di bunker della protezione civile. Anche qui si procede in conformità col detto: «Le buone nel pentolino, le cattive nel gozzino»* e in maniera ancora più efficace rispetto a quasi dappertutto in Europa. L'importante è che tutto avvenga senza intoppi, in fretta e con discrezione.
Di fronte a questa guerra interna dell'Europa contro gli indesiderabili, di cui ciò che viene sopra descritto costituisce solo la punta dell'iceberg, l'emozione dovrebbe essere quanto meno opportuna.
Emozione?
No, non parlo dell'emozione umanitaria che provoca surrogati d'azione quali concessioni utili a risollevare la propria cattiva coscienza, o il fatto di occuparsi delle «vittime» passive. Ciò di cui parlo, e che manca palesemente, è una emozione rivoluzionaria che, sospinta dalla chiarezza, l'empatia e la rabbia, s’indirizzi contro le strutture che esercitano questo terrore quotidiano. Non basta avere consapevolezza delle strutture glaciali e assassine dello Stato e dell'economia, così come non si tratta di accettare in silenzio la guerra sociale che qui incombe. Lo sconforto e la lamentela non fanno che alimentare una servile rassegnazione che finisce per ingoiare tutto, comprese le nostre pene. Affinché l'emozione divenga rivoluzionaria, ha bisogno di idee sovversive; della prospettiva di una vita improntata alla dignità per tutti; e di conseguenza del rifiuto di tutti i meccanismi autoritari che costituiscono questa società. Questo processo significa intraprendere un confronto quotidiano con se stessi e con la società, creare ed approfondire legami sociali diretti e coltivare una certa audacia. Solo così questa specie di emozione potrà trasformarsi in azione diretta, che produrrà a sua volta nuove idee per altre azioni.
Una cosa è chiara: le frontiere devono sparire; quelli che le costruiscono, le trasportano, le approntano, le proteggono, le possiedono, le gestiscono, devono sloggiare; quelli che ordinano e pianificano la loro messa in atto devono levarsi dai piedi; quelli che ne testano e ne migliorano la qualità devono smammare. Tutto ciò deve cessare!
* Espressione popolare tratta da Cenerentola dei fratelli Grimm, allorché la sventurata si fa aiutare dagli uccelli per fare la cernita delle lenticchie rovesciate nella cenere. L'espressione significa selezionare la piccola parte interessante all'interno di una massa sporca e informe.
Dissonanz, n. 7, agosto 2015

Nonostante la pioggia, Ottobre è un mese caldo. Comunicato Antimilitariste e Antimilitaristi sul campeggio e il corteo antimilitarista a Cagliari

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Nonostante la pioggia, Ottobre è un mese caldo. Le mobilitazioni si stanno susseguendo su vari fronti aperti nella città di Cagliari e sul territorio: Antifascismo, Antimilitarismo, Movimento di lotta per la casa, Supporto alle lotte dei migranti e contestazioni studentesche. 

La rete no basi né qui né altrove, dopo un anno di mobilitazioni antimilitariste in Sardegna, ha lanciato una campagna di iniziative che è partita il 3 ottobre con la giornata No War – No border in solidarietà alla resistenza delle frontiere in Italia e in Europa. Ha proseguito con l’organizzazione del campeggio antimilitarista in vista della mobilitazione contro l’esercitazione Trident juncture, la più imponente esercitazione NATO degli ultimi 15 anni. Programmata dall’alleanza, prevede una intensissima stagione di esercitazioni e addestramenti anche in Sardegna, dove avverranno pesanti bombardamenti di aria, mare e terra con le conseguenze devastanti per il territorio e per la salute che qui già ben conosciamo. Questa esercitazione si inserisce nella strategia generale di riarmo e sviluppo di nuovi strumenti aggressivi intrapresa a partire dal vertice NATO tenutosi in Galles a settembre 2014, con la progettazione di nuove guerre e altri morti.

In risposta a questo fermento, è emersa chiaramente la volontà delle forze repressive di soffocare qualsiasi forma di opposizione.

Le misure adottate dalla forza pubblica prima, durante e dopo il campeggio antimilitarista che si è svolto il 9,10,11 ottobre a Cagliari, sono state un’avvisaglia di come intenda gestire il “problema” di chi lotta contro l’esistente. Sono sopraggiunte diverse richieste di sorveglianza speciale per gli attivisti della rete no basi, i compagni venuti in Sardegna in solidarietà alla lotta antimilitarista sono stati accolti in aeroporto con fogli di via preventivi, avvisi orali, perquisizioni e controlli. Una impressionante militarizzazione del centro della città ha preceduto e accompagnato la 3 giorni del campeggio. Oltre alle operazioni di routine, siamo stati oggetto di azioni intimidatorie degne dei più squallidi film sui gangster: gomme squarciate, minacce verbali e mai troppo velate richieste di collaborazione. Il momento culminante dell’operazione portata avanti dall’apparato poliziesco è stato il corteo della domenica organizzato dal campeggio, di seguito un resoconto.

Breve racconto di una carica, manifestazione antimilitarista a Cagliari, domenica 11 ottobre 2015

La manifestazione è partita regolarmente da piazza d’Armi verso le 19, in una zona universitaria che di domenica sera è poco popolata. 

Il corteo è stato subito seguito da un nutrito gruppo di agenti DIGOS-ROS cui si sono aggiunti quasi subito i reparti celere e poi anche i carabinieri in assetto antisommossa, che comunque si sono limitati a seguirci per tutto viale Merello e viale Fra’ Ignazio e poi in Corso Vittorio Emanuele. 

Mano a mano che ci avvicinavamo alle zone più centrali e trafficate della città, si poteva però notare come l’atteggiamento degli agenti stesse diventando più aggressivo e nervoso, mentre si avvicinavano sempre più alla coda del corteo, che aveva raggiunto un centinaio di persone. 

Quando abbiamo imboccato via Mameli, che ci avrebbe portato nel largo Carlo Felice e in piazza Yenne, è partita quasi subito una violenta carica alle spalle del corteo, cui poi ne sono seguite altre. L’atteggiamento degli sbirri era contraddittorio, da una parte ci intimavano di scioglierci, dall’altra rendevano impossibile lo scioglimento incalzandoci da dietro e schierandosi a bloccare l’uscita della stessa via Mameli nella quale ci trovavamo. Evidentemente avevano l’ordine di non farci raggiungere il centro della città (largo Carlo Felice e piazza Yenne) in quel momento affollato di persone. In qualche modo, nonostante le cariche, il corteo è proseguito sino a piazza del Carmine, dove si è potuto finalmente fermare, ricompattarsi, per poi sciogliersi.

Le forze del dis-ordine a quel punto si sono lanciate in un’ultima ridicola esibizione di forza e di stupidità, lanciandosi (secondo loro) all’inseguimento dei manifestanti che andavano sciogliendosi. Abbiamo assistito all’arrivo di sei furgoni carichi di agenti antisommossa all’imboccatura di via Sardegna, dove gli agenti sono scesi, poi in gran fretta gli sbirri hanno formato una doppia schiera e si sono lanciati in una carica… in mezzo al nulla, tra i tavolini dei bar e la gente impaurita ma anche allibita che li sbeffeggiava.

Nonostante l’aggressività e i pestaggi, siamo riusciti a non subire né feriti gravi né arresti. Il giorno dopo tutte le scritte, vecchie e nuove, che si trovavano lungo il percorso della manifestazione, erano state cancellate dalla squadra imbianchini della questura, mentre erano ancora visibili le macchie prodotte nella facciata della sede della Croce Rossa Italiana, in viale Merello (la C.R.I. risulta coinvolta nella manovra militare Trident Juncture2015, come organizzazione collegata alla NATO). 

Hanno provato ad intimidirci, nascondono le tracce del dissenso con la paura che la mobilitazione si allarghi sempre di più perchè sanno che i poligoni sardi e non solo, producono impoverimento e morte. I nostri obiettivi restano chiari e le iniziative continueranno come da programma.

La migliore risposta è continuare a lottare!

PROSSIME INIZIATIVE:

16 ottobre ore 09.00: presidio fuori dal tribunale di Cagliari in solidarietà a un compagno colpito dalla repressione, 

richiesta di sorveglianza speciale.

16 ottobre 2015 ore 18.30 a Sa Domu, presentazione del libro: CIE e complicità delle organizzazioni umanitarie

di Davide Cadeddu. (Sa Domu Via Lamarmora 126, Cagliari)

23 ottobre Magistero Cagliari ore 17.00 Tavola rotonda su eserciatazioni militari e scenari di guerra, a seguire cena sociale.

24 ottobre Magistero Cagliari ore 17.00 presentazione del corteo contro la Trident Juncture a Teulada,

ore 21 concerto di autofinanziamento.

3 NOVEMBRE TEULADA CORTEO – per informazioni e aggiornamenti consultare http://nobasi.noblogs.org/

Antimilitariste e Antimilitaristi