Il 9 ottobre è iniziata l’operazione “Sorgente di pace”, scatenata dalla Turchia di Erdogan nel Nordest della Siria, il cui intento è spezzare la Resistenza curda.
In Siria è in corso una guerra in cui le potenze internazionali si contendono la spartizione di petrolio e materie prime.
La Turchia, a cavallo tra Europa e Medio Oriente, è la seconda forza armata della NATO. Stima affari da record con i paesi occidentali per quanto riguarda la vendita di armi e materiale bellico.
Lo Stato turco è legato a doppio filo con l’Italia, negli ultimi 4 anni sono state autorizzate forniture militari per 890 milioni di euro ed è stato consegnato materiale bellico per 463 milioni di euro.
A Tal proposito, il professore e giornalista Antonio Mazzeo riporta alcuni dei ricchi contratti che l’italiana Leonardo, ex Finmeccanica, intrattiene con le forze armate di Erdogan:
<< La filiale turca di Leonardo Finmeccanica (Turkey Havacılık, Savunma ve Güvenlik Sistemleri – Leonardo Turkey Aviation, Defence and Security Systems), produce l’elicottero d’attacco T129 utilizzato per gli attacchi contro i kurdi, radar per la difesa aerea, sensori navali, il programma satellitare Göktürk. All’ultima fiera di guerra ad Ankara, Leonardo ha offerto in vendita alle forze armate turche l’International Flight Training School (IFTS), lanciata con l’Aeronautica militare italiana e basata sull’ addestratore avanzato M-346 (quello acquistato da Israele), e il grande areo da trasporto armi, truppe e mezzi C-27J.
Da “Rivista Italiana Difesa” dopo IDEF 2019: “Per chiudere un accenno anche ad un’eventuale cooperazione tra Italia e Turchia sugli elicotteri da combattimento. Dopo il successo dell’operazione T-129 ATAK, che ha fruttato a Leonardo un notevole introito economico (senza dimenticare il mantenimento del controllo su alcune tecnologie core quali le trasmissioni), non è da escludere pure una cooperazione sul nuovo elicottero d’attacco pesante ATAK 2 con una possibile convergenza tra i requisiti turchi e quelli italiani rappresentati dall’AW-249” >>.
Questa è solo una parte delle relazioni tra l’Italia e le forze armate turche. Queste ultime infatti vantano una presenza non marginale proprio a Vicenza, all’interno delle agenzie di polizia internazionali dislocate presso la caserma dei carabinieri Chinotto.
In questa struttura, hanno la propria sede la Gendarmeria Europea, il Centro di Eccellenza per la Polizia di Stabilità della NATO e il Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità dei Carabinieri.
Con ciascuna di queste agenzie collabora la Jandarma, la Gendarmeria turca che fornisce uomini e mezzi all’Eurogendfor, così come alla NATO SP COE, il cui vicedirettore è il colonnello della Jandarma turca Tamer Sert.
Invece presso il Coespu la gendarmeria turca riceve formazione e addestramento. Negli ultimi due anni, sono stati formati più di 1500 militari turchi all’interno di un corso di formazione denominato “Rafforzare la capacità istituzionale del Comando Generale della Gendarmeria turca in materia di gestione dell’ordine pubblico e controllo della folla”, iniziato nel 2017 e conclusosi a febbraio 2019.
Il corso di formazione è stato sviluppato all’interno del progetto di gemellaggio europeo EUTwinning 2016-18 promosso da “Studiare Sviluppo”, società del Ministero dell’Economia e Finanza, specializzata nel supporto alle politiche pubbliche per lo sviluppo e la cooperazione internazionale che tra le altre cose, si occupa anche di “Tutela della salute, sicurezza interna e dei confini” degli stati beneficiari attraverso la stretta collaborazione attivata proprio con i Carabinieri del Coespu. Questi ultimi si sono occupati dell’addestramento dei militari turchi alternando lezioni nella sede di Vicenza ad altre tenutesi in Turchia.
La mission di agenzie come il Coespu è quella di formare unità di polizia da impiegare nelle missioni di “peace-keeping”, un modo subdolo per definire interventi militari che prevedono lo schieramento di forze armate volte a ristabilire l’ordine negli scenari di cosiddetta crisi.
La guerra, quindi, non è un’entità distante dai nostri luoghi quotidiani. Nel caso di Vicenza, è qui che la guerra viene orchestrata, insegnata e poi esportata dove si consumano i conflitti. Il caso turco, a sua volta, è emblematico. La Turchia è, da sempre in prima linea, nella repressione dei movimenti di piazza, come successe nel 2013 al Gezi Park, dove il movimento di protesta contro il premier Erdogan venne stroncato nel sangue, piuttosto che contro la minoranza curda che rivendica indipendenza e autonomia. La repressione parte dal nostro cortile di casa e lo Stato turco presta il fianco alla sperimentazione di pratiche repressive che poi impiega a casa propria contro chiunque metta in discussione l’autorità preposta.
Vicenza
ottobre 2019